Polo Natatorio denominato ormai il Dolo Natatorio. Anche sotto le feste non smette di regalare l’ennesimo scandalo. Secondo quanto riferito dal deputato della PDL alla Camera, Marco Marsilio “oggi i rappresentanti della FIN, accompagnati da un ufficiale giudiziario si sono presentati al polo natatorio di Ostia e in virtù di un mandato ottenuto da un giudice hanno chiesto di prendere in consegna l'impianto. Avendovi trovato a custodia dello stesso solo vigilanza privata e non i titolari dell'impresa, si sono impossessati di fatto dell'impianto sostituendo catene e lucchetti."
I lavori non sono mai stati finiti e soprattutto l’impianto sembra non sia mai stato collaudato e senza i collaudi non poteva essere utilizzato. Eppure il Sindaco Alemanno e il Presidente del XIII Municipio lo hanno inaugurato a inizio Luglio, promettendone l’apertura alla cittadinanza, con tanto di consegna delle chiavi dalle mani di Alemanno a quelle Vizzani. Poi l'Ingegner Renato Papagni, Presidente dell'Assobalneari, nonché progettista FIN del Polo Natatorio, ha organizzato nell’impianto, il 17 Luglio, il Lympha Aqua show. Infine si è allenata la Nazionale di Nuoto di Fondo in una piscina (secondo i documenti del CONI) lunga 51,50 metri e non 50, senza contare tutta una serie di attività ed iniziative della FIN svoltesi in questi mesi.
Doveva costare 13 milioni di euro, ma il Commissario Delegato (Claudio Rinaldi) ne ha chiesti il doppio senza mai giustificarne gli aumenti. Sono mesi che denunciamo questi fatti su cui la Procura di Roma sta indagando. Ci siamo anche recentemente indignati che il Presidente del XIII Municipio, Giacomo Vizzani, e tutta la maggioranza del centro destra, abbiano bocciato in aula municipale un documento presentato dall’allora capogruppo del PD Paolo Orneli, che chiedeva l’impegno della Giunta e del Consiglio di controllare l'esistenza dei collaudi necessari per fare aprire al pubblico un centro federale come quello del Polo Natatorio di Ostia.
Dunque ha fallito il Commissario Delegato (indagato per abusivismo), ha fallito la FIN (che non ha soldi per pagare le opere), ma ha fallito soprattutto la politica della Giunta Alemanno incapace di far aprire a Roma ben 3 impianti pubblici. Per ultimo, il Presidente del XIII Municipio, Giacomo Vizzani, che, come un burattino, è comparso sul palco del Polo Natatorio, a chiamata del potente di turno, per dare l'immagine di un consenso territoriale che non c’era. Se la collettività perde, qualche imprenditore locale, 'furbetto' del quartierino, 'aiutato' dalla indifferenza di chi era invece preposto al controllo, forse ci ha guadagnato. I fatti denunciati dal deputato Marsilio sottolineano ancora una volta che Vizzani non ha nessun potere, nemmeno dopo la finta cerimonia del decentramento amministrativo di Ostia da Roma, visto che oggi gli hanno ‘sfilato’ anche le chiavi del Polo Natatorio. Insomma, il Dolo Natatorio assomiglia sempre più ad una partita a carte dove il Presidente del Municipio, che dovrebbe rappresentare i cittadini, conta come il due di coppe quando regna bastoni. Come i cittadini.
lunedì 28 dicembre 2009
Polo Natatorio di Ostia: la FIN sfila le chiavi dell'impianto dalle mani di Alemanno
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martedì 22 dicembre 2009
PD XIII: Il Partito Dellamore del XIII Municipio
Succede anche questo nel nostro Municipio.
Oggi, alla presenza del segretario del PD XIII Municipio (Giuliano Droghei) in aula Massimo Di Somma (assente solo Paolo Orneli per motivi di lavoro), il PD si fa bocciare (con l'astensione della maggioranza) le sue proposte di osservazioni alla proposta di delibera della Giunta Alemanno sul finto decentramento del XIII Municipio e vota a favore di quelle della maggioranza, dove per altro mancavano ben 4 consiglieri del PDL dissidenti. E siccome non bastava la testimonianza d'amore, la consigliera Ornella Bergamini (PD) ha chiesto pure l'applauso finale a fine votazione.
Un capolavoro.
Complimenti vivissimi. Un grande partito di opposizione.
Buon natale, cari democratici.
Oggi, alla presenza del segretario del PD XIII Municipio (Giuliano Droghei) in aula Massimo Di Somma (assente solo Paolo Orneli per motivi di lavoro), il PD si fa bocciare (con l'astensione della maggioranza) le sue proposte di osservazioni alla proposta di delibera della Giunta Alemanno sul finto decentramento del XIII Municipio e vota a favore di quelle della maggioranza, dove per altro mancavano ben 4 consiglieri del PDL dissidenti. E siccome non bastava la testimonianza d'amore, la consigliera Ornella Bergamini (PD) ha chiesto pure l'applauso finale a fine votazione.
Un capolavoro.
Complimenti vivissimi. Un grande partito di opposizione.
Buon natale, cari democratici.
lunedì 21 dicembre 2009
XIII Municipio: la telenovela del decentramento
Il decentramento amministrativo del XIII Municipio assomiglia sempre più ad una telenovela. Annunciato in campagna elettorale e siglato nel c.d.' Patto per Ostia' dall'allora candidati Giacomo Vizzani e Gianni Alemanno, riannunciato a più riprese nel corso degli ultimi 20 mesi, con tanto di minacce di dimissioni di alcuni consiglieri Pdl, il 24 Novembre la Giunta Comunale ha firmato quello che a tutti gli effetti è semplicemente una proposta di delibera del Regolamento Speciale del Decentramento Amministrativo (nr.178/2009, prot. 15914/2009). Nulla di più, senza alcun effetto pratico, brutta imitazione della deliberazione comunale 281 del 1992 voluta nei 100 giorni di M. Pannella come Presidente dell'allora XIII Circoscrizione. Pensavamo che la saga fosse finita con la parata picaresca, melense e strappalacrime di fine novembre, invece colpo di scena. La delibera di Giunta approda martedì in Municipio XIII per il parere non vincolante del consiglio. Insomma, la delibera, partita da Ostia, arrivata a Roma, torna indietro per poi di nuovo riandare in Campidoglio. Ma la cosa davvero stupefacente è che dopo ben 20 mesi di lavoro della commissione decentramento, Vizzani si accorge che si sono dimenticati il capitolo sulle attività produttive che dovrà essere inserito. Chissà cosa ne pensa l’Assessore alle Attività Produttive Davide Bordoni, ostiense doc, nonché delegato allo Sviluppo del Litorale, carica che non risulta essere decaduta. Per altro lo stesso Vizzani sottolinea in un’intervista che questa aggiunta dovrà essere esaminata, insieme alle altre, dalla Commissione di consultazione Comune-Municipio (la famosa ‘cabina di regia’ ?). Insomma, a tre giorni da Natale Vizzani scriverà una bella letterina a Babbo Alemanno con tanto di "Io vorrei...". Peccato che questo genere di cartoline costino e chi paga sono sempre gli stessi: i cittadini. Peccato anche che Babbo Alemanno non abbia portato concretamente nulla per i cittadini del XIII Municipio. Infatti, come lo stesso Vizzani sa (ma lo sanno anche i cittadini, ma questo Vizzani non lo sa), un vero decentramento è possibile solo se sono già state trasferite le corrispondenti risorse. Reperire risorse però costa e questo è un periodo di vacche magre ‘tremontiane’. Se la coperta è corta, qualcuno muore di freddo. Il decentramento non è un bazar e si basa su principi fondamentali chiari e precisi, che prevedono ad esempio la misurazione della ‘performance’ e la partecipazione della cittadinanza. Ora la domanda sorge spontanea: ha senso decentrare alcune attività a qualcuno che fin’ora non ha brillato per risultati con i poteri che già aveva ? Ricordiamo infatti che il XIII Municipio ha da sempre alcune deleghe, come ad esempio quella al verde pubblico. Peccato che il 24 Novembre lo stesso Assessore al Verde G. Innocenzi abbia lamentato davanti al Sindaco la mancanza di fondi e la scarsità di personale. Ora, se Vizzani è stato in fortissima difficoltà nei mesi scorsi, a tal punto che si è parlato a Roma addirittura di un suo avvicendamento, non vorremo che la venuta della corte di Re Alemanno ad Ostia sia servita solo a portare la bombola d’ossigeno ad un presidente in affanno. A rimetterci saranno solo i cittadini a cui toccherà pagare personale in più e finte nuove strutture che in realtà sono dei doppioni di quelle già esistenti, per non avere alcun servizio aggiuntivo o miglioramento di quelli esistenti. Nel frattempo sono 20 mesi che i cittadini aspettano l’istituzione delle consulte e di partecipare alle scelte importanti che riguardano il territorio. Auguriamo dunque a Vizzani Buon Natale e buon capodanno. Ne avrà bisogno perché a Gennaio faremo una assemblea cittadina in cui illustreremo l’analisi dettagliata di questo finto decentramento, mentre Vizzani starà disegnando per 6 mesi l’organigramma e il funzionigramma, come lui stesso ha dichiarato. Martedì, nell’ultimo consiglio municipale di quest’anno, porteremo i primi dati da noi elaborati e li invieremo anche a tutti i municipi di Roma, perché, forse, le critiche dei Presidenti degli altri Municipi non sono proprie campate in aria.
venerdì 18 dicembre 2009
Eau de bufala.
Si continua a parlare di privatizzazione dell’acqua. Falso. Non c’è alcuna privatizzazione bensì l’obbligo per gli enti locali di indire una gara, alla quale potranno partecipare anche le aziende pubbliche. Quindi non è la proprietà a cambiare bensì solo il meccanismo di affidamento. La proprietà già oggi può essere pubblica, privata o mista. Il problema reale è un altro e riguarda il sistema di regolazione del settore idrico. E’ dal 1994 che stiamo aspettando che si facciano gli investimenti stabiliti. Nel frattempo l’Europa ha aperto le procedure di infrazione nei confronti dell'Italia e i nostri fiumi e laghi soffrono per l’inadeguatezza di un sistema di depurazione fatiscente. Altro che acquedotti: sono le fogne e i depuratori le vere emergenze idriche di questo paese, figuriamoci nel XIII Municipio.
Con il nuovo decreto sarà sempre il pubblico a stabilire le condizioni dell’affidamento e fissare le tariffe. Il privato si limiterà a prendere i servizi in affidamento, operando in nome e per conto del pubblico e alle condizioni stabilite dal pubblico. Il decreto non impedisce affatto alle aziende pubbliche di vincere le gare, visto che sono i Sindaci a decidere chi vince. I comuni virtuosi dunque continueranno a vincere, mentre i privati vinceranno solo in quei casi in cui la gestione pubblica sia impossibile già da ora.
Inoltre, non c’è alcuna obbligatorietà per i Comuni di vendita delle quote societarie, possibilità per altro che esisteva ben prima del decreto, tant’è che ci sono da anni diverse aziende pubbliche che hanno perso le quote di maggioranza relativa e nessuno se n’è scandalizzato. Sono anni infatti che le aziende pubbliche si comportano come imprese private per effetto della loro capitalizzazione di borsa.
Quello che invece accadrà sicuramente è l'ulteriore perdita di anni in bandi di gara, carte da bollo, ricorsi al Tar, colpi bassi, alleanze ecc. ecc. in un settore che ha urgenza di investimenti. Tra l’altro la stima di 60 miliardi di euro nei prossimi dieci anni è da considerarsi sottostimata. E chi invoca l'authority come la panacea di tutti i mali è miope. Il problema cruciale è la regolamentazione del settore che attualmente è schizofrenica: troppi regolatori che si intralciano l’un l’altro, regolatori che sono anche controllori, Sindaci in palese conflitto di interesse. Insomma, nebbia fitta su chi abbia diritti, doveri, chi deve fare, chi paga e chi ha la responsabilità soggettiva e oggettiva.
Mentre si continua a perdere tempo in dibattiti populisti basati su un falso, il debito cresce sulle spalle delle generazioni future semplicemente perché non si fa l’unica cosa che si dovrebbe fare: investire. Non esiste un “diritto all’acqua” se non ci accolliamo il dovere di caricarci oggi i costi degli investimenti che per altro, in media, sono dell’ordine di poche decine di euro all’anno per famiglia. Non potremmo parlare di questo ?
Con il nuovo decreto sarà sempre il pubblico a stabilire le condizioni dell’affidamento e fissare le tariffe. Il privato si limiterà a prendere i servizi in affidamento, operando in nome e per conto del pubblico e alle condizioni stabilite dal pubblico. Il decreto non impedisce affatto alle aziende pubbliche di vincere le gare, visto che sono i Sindaci a decidere chi vince. I comuni virtuosi dunque continueranno a vincere, mentre i privati vinceranno solo in quei casi in cui la gestione pubblica sia impossibile già da ora.
Inoltre, non c’è alcuna obbligatorietà per i Comuni di vendita delle quote societarie, possibilità per altro che esisteva ben prima del decreto, tant’è che ci sono da anni diverse aziende pubbliche che hanno perso le quote di maggioranza relativa e nessuno se n’è scandalizzato. Sono anni infatti che le aziende pubbliche si comportano come imprese private per effetto della loro capitalizzazione di borsa.
Quello che invece accadrà sicuramente è l'ulteriore perdita di anni in bandi di gara, carte da bollo, ricorsi al Tar, colpi bassi, alleanze ecc. ecc. in un settore che ha urgenza di investimenti. Tra l’altro la stima di 60 miliardi di euro nei prossimi dieci anni è da considerarsi sottostimata. E chi invoca l'authority come la panacea di tutti i mali è miope. Il problema cruciale è la regolamentazione del settore che attualmente è schizofrenica: troppi regolatori che si intralciano l’un l’altro, regolatori che sono anche controllori, Sindaci in palese conflitto di interesse. Insomma, nebbia fitta su chi abbia diritti, doveri, chi deve fare, chi paga e chi ha la responsabilità soggettiva e oggettiva.
Mentre si continua a perdere tempo in dibattiti populisti basati su un falso, il debito cresce sulle spalle delle generazioni future semplicemente perché non si fa l’unica cosa che si dovrebbe fare: investire. Non esiste un “diritto all’acqua” se non ci accolliamo il dovere di caricarci oggi i costi degli investimenti che per altro, in media, sono dell’ordine di poche decine di euro all’anno per famiglia. Non potremmo parlare di questo ?
giovedì 17 dicembre 2009
SMACK, SMACK, THANK YOU, THANK YOU VERY MUCH !
L’incipit è sempre la parte più difficile. Non ne ho uno originale per questa lettera. Vorrei, come nella scena finale del film ‘the fall’, semplicemente dire “smack, smack, thank you, thank you, thank you very very much” e potermi commuovere liberamente, come si conviene negli addii. Domani sera rassegno ufficialmente le mie dimissioni dal Comitato Civico Entroterra13 che ho fondato insieme a persone che forse non sanno nemmeno quanto sia l’affetto e la stima che ho per loro. Persone speciali, davvero. Due anni intensissimi, di guerriglia urbana (perché di questo si è trattato), in cui ho potuto contare sempre sulla compattezza del gruppo, sulla spirito di lealtà, su rapporti basati sulla stima e la fiducia. Un gruppo di persone per bene. Non andrà più di moda, ma questo genere di tradizioni a noi piacciono moltissimo. Lascio il Comitato perché ho preso la tessera del PD. Anche questo non va di moda, ma una certa dose di coerenza mi sembra necessaria. La libertà prima di tutto e so che se rimanessi all’interno del gruppo, avendo una tessera di partito, metterei in difficoltà il gruppo stesso nel portare avanti le battaglie con la stessa libertà intellettuale che ha avuto in questi anni. E’ arrivato il momento che il Comitato non si concentri solo sull' urbanistica e la nuova linfa che arriverà contribuirà ad allargarne gli orizzonti. Ne sono estremamente felice. Personalmente proseguirò a fare ciò che amo, l’urbanista, anche all’interno di un grande partito, verso cui sono stata fortemente critica, ma che sento il più vicino a me, perché credo che sia troppo facile sentirsi nel giusto fra 'quattro topini', mentre è molto più difficile assumersi delle responsabilità dentro un grande partito. Qualunque cosa pensiate io voglio solo dirvi che ho portato avanti il mio impegno nel Comitato con onestà intellettuale e con professionalità. "Non conosco opportunità né prudenza, ma tant'è: si è quel che si è" (L. Sciascia) e io mi piaccio così. La striscia del film la lascio in chiusura.
sabato 12 dicembre 2009
Illegalità urbanistiche: Mazzoli, Marroni, Paula de Jesus interverranno oggi, alle 16 presso via Torre Argentina, 76, 3° piano.
Roma: ore 16, apertura dell'VII Assemblea annuale dell'associazione Radicaliroma. Partecipa Mario Staderini -- 12 dicembre 2009 --
VII ASSEMBLEA ANNUALE DELL’ASSOCIAZIONE RADICALIROMA
DALLA RESISTENZA ALLA RIVOLTA NONVIOLENTA
SABATO 12 E DOMENICA 13 DICEMBRE
VIA TORRE ARGENTINA 76, III PIANO - SALONE DEL PARTITO RADICALE
Sabato 12 dicembre alle ore 16.00, con la relazione del segretario Demetrio Bacaro, si apriranno i lavori della VII assemblea annuale dell’Associazione Radicali Roma. Sarà l’occasione per discutere sull’anno politico associativo appena concluso e le connesse iniziative intraprese tra le quali l’anagrafe degli eletti e gli otto referendum in Regione Lazio. Inoltre, tenendo ben presente l’analisi politica, e quindi sociale, che l’intera galassia radicale continua da anni ad esternare, sarà utile incentrare il dibattito sulla ormai imminente scadenza elettorale per la Regione Lazio, appuntamento che vedrà concorrere la Lista Bonino Pannella in condizioni lontanissime da una partecipazione ad un confronto elettorale pienamente democratico. L’illegalità diffusa che, oramai da decenni, attanaglia il nostro Paese è la causa principale del disastro che i cittadini vivono tutti i giorni sulla propria pelle, e proprio per questo, così come deliberato nell’ultimo congresso di Radicali Italiani, l’Associazione Radicali Roma si pone l’obiettivo, del probabile contro il possibile, volto alla RIVOLTA gandhiana, sociale, politica e morale anche nel Lazio. Auspichiamo che la nostra assemblea possa essere occasione di dibattito per quegli individui, rappresentati di associazioni e movimenti politici che vogliano raccontarci come, sulla propria pelle, o in rappresentanza di altri, hanno vissuto, e continuano a vivere, lo stato di degrado della non-democrazia romana e laziale, per concordare insieme a costoro gli strumenti adatti alla oramai non più rinviabile RIVOLTA nonviolenta che dovrà avere come obiettivo ultimo il cambio di regime, passando da quello partitocratico ad uno pienamente democratico.
Gli ospiti previsti per un saluto e/o per una relazione che interverranno dopo il discorso di apertura del segretario sono:
Lucky AMATO (segretario di Certi Diritti Roma), Michele BALDI (movimento per Roma), Francesca BARELLI (architetto, comitato ex fiera di Roma), Piero BASSO (ex capoturno GAIAGEST Colleferro), Nando BONESSO (responsabile per Roma dei Verdi), Salvatore DAMANTE (ricercatore ambientale), Alessio D’AMATO (Presidente commissione affari costituzionali e consigliere del PD), Paula DE JENUS (architetto, comitato entroterra XIII), Avv. Alvide DI GIULIO (Comitato via Mastrigli), Daniele FICHERA (assessore piccola e media impresa della Regione Lazio), Maurizio MAROTTA (presidente del consorzio sociale gruppo Darco), Umberto MARRONI (capogruppo del Pd al Comune di Roma), Alessandro MAZZOLI (Segretario del PD Lazio), Luigi NIERI (assessore al bilancio della Regione Lazio), Sen. Stefano PEDICA (Segretario regionale dell’IDV), Ivano PEDUZZI (consigliere regionale del Lazio PRC), Mauro PICHEZZI (presidente dell’associazione Viva la vita onlus), Gianluca QUADRANA (consigliere comunale di Roma, lista civica per Rutelli), Donato ROBILOTTA (consigliere regionale del Lazio PDL), Giuseppe SCARAMUZZA (segretario regionale di Cittadinanzattiva), Mario STADERINI (segretario di Radicali Italiani).
VII ASSEMBLEA ANNUALE DELL’ASSOCIAZIONE RADICALIROMA
DALLA RESISTENZA ALLA RIVOLTA NONVIOLENTA
SABATO 12 E DOMENICA 13 DICEMBRE
VIA TORRE ARGENTINA 76, III PIANO - SALONE DEL PARTITO RADICALE
Sabato 12 dicembre alle ore 16.00, con la relazione del segretario Demetrio Bacaro, si apriranno i lavori della VII assemblea annuale dell’Associazione Radicali Roma. Sarà l’occasione per discutere sull’anno politico associativo appena concluso e le connesse iniziative intraprese tra le quali l’anagrafe degli eletti e gli otto referendum in Regione Lazio. Inoltre, tenendo ben presente l’analisi politica, e quindi sociale, che l’intera galassia radicale continua da anni ad esternare, sarà utile incentrare il dibattito sulla ormai imminente scadenza elettorale per la Regione Lazio, appuntamento che vedrà concorrere la Lista Bonino Pannella in condizioni lontanissime da una partecipazione ad un confronto elettorale pienamente democratico. L’illegalità diffusa che, oramai da decenni, attanaglia il nostro Paese è la causa principale del disastro che i cittadini vivono tutti i giorni sulla propria pelle, e proprio per questo, così come deliberato nell’ultimo congresso di Radicali Italiani, l’Associazione Radicali Roma si pone l’obiettivo, del probabile contro il possibile, volto alla RIVOLTA gandhiana, sociale, politica e morale anche nel Lazio. Auspichiamo che la nostra assemblea possa essere occasione di dibattito per quegli individui, rappresentati di associazioni e movimenti politici che vogliano raccontarci come, sulla propria pelle, o in rappresentanza di altri, hanno vissuto, e continuano a vivere, lo stato di degrado della non-democrazia romana e laziale, per concordare insieme a costoro gli strumenti adatti alla oramai non più rinviabile RIVOLTA nonviolenta che dovrà avere come obiettivo ultimo il cambio di regime, passando da quello partitocratico ad uno pienamente democratico.
Gli ospiti previsti per un saluto e/o per una relazione che interverranno dopo il discorso di apertura del segretario sono:
Lucky AMATO (segretario di Certi Diritti Roma), Michele BALDI (movimento per Roma), Francesca BARELLI (architetto, comitato ex fiera di Roma), Piero BASSO (ex capoturno GAIAGEST Colleferro), Nando BONESSO (responsabile per Roma dei Verdi), Salvatore DAMANTE (ricercatore ambientale), Alessio D’AMATO (Presidente commissione affari costituzionali e consigliere del PD), Paula DE JENUS (architetto, comitato entroterra XIII), Avv. Alvide DI GIULIO (Comitato via Mastrigli), Daniele FICHERA (assessore piccola e media impresa della Regione Lazio), Maurizio MAROTTA (presidente del consorzio sociale gruppo Darco), Umberto MARRONI (capogruppo del Pd al Comune di Roma), Alessandro MAZZOLI (Segretario del PD Lazio), Luigi NIERI (assessore al bilancio della Regione Lazio), Sen. Stefano PEDICA (Segretario regionale dell’IDV), Ivano PEDUZZI (consigliere regionale del Lazio PRC), Mauro PICHEZZI (presidente dell’associazione Viva la vita onlus), Gianluca QUADRANA (consigliere comunale di Roma, lista civica per Rutelli), Donato ROBILOTTA (consigliere regionale del Lazio PDL), Giuseppe SCARAMUZZA (segretario regionale di Cittadinanzattiva), Mario STADERINI (segretario di Radicali Italiani).
lunedì 7 dicembre 2009
Le mille ‘balle’ blu dei partiti sull’acqua.
Dopo settimane di articoli e commenti di ogni genere mi chiedo se qualcuno abbia letto la legge di riforma dei servizi pubblici locali (art. 15, D.L. 135/09), quella che impropriamente viene chiamata la legge sulla privatizzazione dell’acqua, che in realtà riguarda altri due servizi oltre l’acqua: i rifiuti e i trasporti locali. Cominciamo a chiarire alcuni aspetti.
1) La legge non impone la privatizzazione dell’acqua, pertanto il sospetto che qualcuno cerchi politicamente di cavalcare ad arte e in modo strumentale le conseguenze del decreto è fondato.
2) L’acqua non è un bene pubblico come molti sostengono, bensì privato per eccellenza. Infatti, mancano le due condizioni che ne definiscono la natura pubblica: l’assenza di rivalità nel consumo (il consumo di un bene pubblico da parte di un individuo non implica l'impossibilità per un altro individuo di consumarlo allo stesso tempo: se bevo un bicchiere d’acqua nessun altro lo può bere) e la non escludibilità nel consumo (una volta che il bene pubblico è prodotto, è difficile o impossibile impedirne la fruizione da parte di consumatori, cosa che invece non accade con l’acqua visto che la paghiamo).
3) Correttamente si dovrebbe parlare della messa a gara del servizio, cosa ben diversa dalla sua privatizzazione.
Quali sono invece i problemi reali che non vengono affrontati dal decreto legge ? Primo fra tutti la regolamentazione delle gare e poi quella del settore. Attualmente il regolatore è un organo politico locale che subisce forti pressioni politiche. Il livello della qualità del servizio erogato non può essere garantito in ogni comune italiano, dal momento che la maggior parte di essi non hanno le competenze per svolgere il monitoraggio dell’acqua. Vale la pena ricordare che nel 2008 in Italia è stato disperso il 42% del volume dell’acqua erogato, contro il 10% della media europea.
Il fulcro della legge gira attorno al divieto di affidamenti diretti di un comune ad un’azienda interamente pubblica, fatta salva la condizione che il socio privato industriale (dunque non solo finanziario, bensì con compiti di gestione) detenga almeno il 40% delle quote. Sotto quella soglia la gara è obbligatoria.
Ora, le aziende pubbliche vere in Italia sono merce rara e se è vero che tante aziende pubbliche sono efficienti, ce ne sono molte che non lo sono affatto. Le aziende pubbliche efficienti non hanno problemi a vincere le gare in quanto sono in grado di essere più concorrenziali di quelle private. Il problema dunque su cui si dovrebbe concentrare la battaglia politica è un altro: avere delle vere e proprie strutture di controllo, che in Italia non sono così diffuse. Perché i partiti non parlano di questo? Perché le amministrazioni locali nascondono troppo spesso nelle loro aziende i deficit per non farli risultare dai bilanci comunali. Inoltre, è comodo utilizzare queste aziende come salvadanaio per i partiti, decidendo le nomine e la gestione reale degli appalti e delle assunzioni per fini elettorali. Dunque le amministrazioni locali non hanno interesse ad occuparsi solo di legiferare e regolare come sarebbe invece auspicabile.
Non c’è alcuna base economica nell’affermazione che il D.L. ridurrà l’efficienza del servizio e aumenterà le tariffe. E’ dimostrato infatti che le aziende a capitale misto sono più spesso efficienti di quelle totalmente pubbliche, ovviamente se si tratta di aziende “appetibili”. In caso contrario, e qui sta il vero rischio, le aziende pubbliche vengono spesso vendute fintamente a privati che in realtà sono solo soci di comodo. E’ necessario ricordare che il settore idrico ha bisogno di investimenti immensi (si parla di decine di miliardi di euro) e i costi dovranno essere coperti necessariamente da prezzi più alti a prescindere da chi sia il gestore, pubblico o privato. Questo aspetto è noto da almeno quindici anni, cioè dalla legge Galli del 1994, quando al governo c’era C.A.Ciampi, mentre è del ‘96 il provvedimento per l’adeguamento dei prezzi dell’allora ministro A. Di Pietro nel primo governo Prodi, che prevedeva un adeguamento dei prezzi in funzione degli investimenti effettuati con il consenso dell’Autorità di ambito (che è espressione dei Comuni).
La liberalizzazione dei servizi locali è dunque un’operazione corretta, fondamentale ed etica per uno sviluppo industriale di un paese, in grado di portare benefici per tutti. Il ruolo che la politica deve però assumersi è quello di emanare regole e controlli, lasciando l’operatività della programmazione alle aziende private o a partecipazione mista.
Quello che si sta mettendo a gara è il servizio più che la costruzione della rete idrica, che invece può essere gestita come "lavori pubblici". Non ci fa ben sperare il curriculum dell’Italia nell’ ambito delle gare, un po’ perché se ne fanno poche (visto che nella maggioranza dei casi si fanno affidamenti diretti), un po’ perché il quadro di regole, al cui interno queste gare vengono effettuate, è schizzofrenico. Il problema dunque più delicato rimane quello dell’Authority e di questro forse mi aspetterei di sentir parlare i partiti.
Personalmente dunque non condivido il polverone politico che si è alzato sulla necessità che il servizio rimanga nelle mani di imprese pubbliche, che fin’ora hanno gestito in modo inefficiente, anche perché di imprese pubbliche veramente gloriose io non ne ricordo, mentre non ho dimenticato la memoria corta degli italiani, sempre pronti a lamentarsi dei "carrozzoni di stato" che oggi invocano in nome di un ‘bene pubblico’ che i realtà non è. Ma di fronte alla sora Lella che mi dice, “privatizzano l’acqua, c’è scritto sul giornale” , riesco solo a rispondere con la battuta di una famosa bollicina di una nota pubblicità dell’acqua “C’è qualcuno ?”
1) La legge non impone la privatizzazione dell’acqua, pertanto il sospetto che qualcuno cerchi politicamente di cavalcare ad arte e in modo strumentale le conseguenze del decreto è fondato.
2) L’acqua non è un bene pubblico come molti sostengono, bensì privato per eccellenza. Infatti, mancano le due condizioni che ne definiscono la natura pubblica: l’assenza di rivalità nel consumo (il consumo di un bene pubblico da parte di un individuo non implica l'impossibilità per un altro individuo di consumarlo allo stesso tempo: se bevo un bicchiere d’acqua nessun altro lo può bere) e la non escludibilità nel consumo (una volta che il bene pubblico è prodotto, è difficile o impossibile impedirne la fruizione da parte di consumatori, cosa che invece non accade con l’acqua visto che la paghiamo).
3) Correttamente si dovrebbe parlare della messa a gara del servizio, cosa ben diversa dalla sua privatizzazione.
Quali sono invece i problemi reali che non vengono affrontati dal decreto legge ? Primo fra tutti la regolamentazione delle gare e poi quella del settore. Attualmente il regolatore è un organo politico locale che subisce forti pressioni politiche. Il livello della qualità del servizio erogato non può essere garantito in ogni comune italiano, dal momento che la maggior parte di essi non hanno le competenze per svolgere il monitoraggio dell’acqua. Vale la pena ricordare che nel 2008 in Italia è stato disperso il 42% del volume dell’acqua erogato, contro il 10% della media europea.
Il fulcro della legge gira attorno al divieto di affidamenti diretti di un comune ad un’azienda interamente pubblica, fatta salva la condizione che il socio privato industriale (dunque non solo finanziario, bensì con compiti di gestione) detenga almeno il 40% delle quote. Sotto quella soglia la gara è obbligatoria.
Ora, le aziende pubbliche vere in Italia sono merce rara e se è vero che tante aziende pubbliche sono efficienti, ce ne sono molte che non lo sono affatto. Le aziende pubbliche efficienti non hanno problemi a vincere le gare in quanto sono in grado di essere più concorrenziali di quelle private. Il problema dunque su cui si dovrebbe concentrare la battaglia politica è un altro: avere delle vere e proprie strutture di controllo, che in Italia non sono così diffuse. Perché i partiti non parlano di questo? Perché le amministrazioni locali nascondono troppo spesso nelle loro aziende i deficit per non farli risultare dai bilanci comunali. Inoltre, è comodo utilizzare queste aziende come salvadanaio per i partiti, decidendo le nomine e la gestione reale degli appalti e delle assunzioni per fini elettorali. Dunque le amministrazioni locali non hanno interesse ad occuparsi solo di legiferare e regolare come sarebbe invece auspicabile.
Non c’è alcuna base economica nell’affermazione che il D.L. ridurrà l’efficienza del servizio e aumenterà le tariffe. E’ dimostrato infatti che le aziende a capitale misto sono più spesso efficienti di quelle totalmente pubbliche, ovviamente se si tratta di aziende “appetibili”. In caso contrario, e qui sta il vero rischio, le aziende pubbliche vengono spesso vendute fintamente a privati che in realtà sono solo soci di comodo. E’ necessario ricordare che il settore idrico ha bisogno di investimenti immensi (si parla di decine di miliardi di euro) e i costi dovranno essere coperti necessariamente da prezzi più alti a prescindere da chi sia il gestore, pubblico o privato. Questo aspetto è noto da almeno quindici anni, cioè dalla legge Galli del 1994, quando al governo c’era C.A.Ciampi, mentre è del ‘96 il provvedimento per l’adeguamento dei prezzi dell’allora ministro A. Di Pietro nel primo governo Prodi, che prevedeva un adeguamento dei prezzi in funzione degli investimenti effettuati con il consenso dell’Autorità di ambito (che è espressione dei Comuni).
La liberalizzazione dei servizi locali è dunque un’operazione corretta, fondamentale ed etica per uno sviluppo industriale di un paese, in grado di portare benefici per tutti. Il ruolo che la politica deve però assumersi è quello di emanare regole e controlli, lasciando l’operatività della programmazione alle aziende private o a partecipazione mista.
Quello che si sta mettendo a gara è il servizio più che la costruzione della rete idrica, che invece può essere gestita come "lavori pubblici". Non ci fa ben sperare il curriculum dell’Italia nell’ ambito delle gare, un po’ perché se ne fanno poche (visto che nella maggioranza dei casi si fanno affidamenti diretti), un po’ perché il quadro di regole, al cui interno queste gare vengono effettuate, è schizzofrenico. Il problema dunque più delicato rimane quello dell’Authority e di questro forse mi aspetterei di sentir parlare i partiti.
Personalmente dunque non condivido il polverone politico che si è alzato sulla necessità che il servizio rimanga nelle mani di imprese pubbliche, che fin’ora hanno gestito in modo inefficiente, anche perché di imprese pubbliche veramente gloriose io non ne ricordo, mentre non ho dimenticato la memoria corta degli italiani, sempre pronti a lamentarsi dei "carrozzoni di stato" che oggi invocano in nome di un ‘bene pubblico’ che i realtà non è. Ma di fronte alla sora Lella che mi dice, “privatizzano l’acqua, c’è scritto sul giornale” , riesco solo a rispondere con la battuta di una famosa bollicina di una nota pubblicità dell’acqua “C’è qualcuno ?”
venerdì 4 dicembre 2009
Non basta indignarsi. E che l'opposizione si svegli !
Basta con la propaganda della sicurezza che solo in Italia coincide con la legalità.
Basta con la propaganda della legalità di questa destra al potere a Roma e nel XIII Municipio.
La loro nostalgia solo estetica e non politica. Consiglieri che entrano in aula sfoderando il saluto romano. Il loro culto per la legalità che si traduce solo nel culto della forza. Machismo da quattro soldi, autoritarismo invece di autorevolezza. Dissuasioni al limite della vessazione per ogni forma di dissenso, figuriamo di protesta. Nella casa dei cittadini, che beffardamente nel XIII Municipio si chiama Palazzo del Governatorato, per assistere alle sedute pubbliche viene trattenuto il documento a persone che sono conosciute da anni dalla stessa amministrazione. Regolamenti mai esibiti. Domande inviate dalle associazioni del territorio a decine via fax e a mezzo stampa a cui non è mai stata data risposta. Disatteso completamente l’Art. comunale sulla partecipazione nelle scelte del territorio. Non appena viene esibito uno striscione vengono chiamate le forze dell’ordine. Digos sempre presente. Dirigenti dei VV.UU. che entrano in Municipio definendo il pubblico dei ‘rompicoglioni’ e minacciandoli di portarli via alla prima avvisaglia di contestazione. Non è consentito nemmeno applaudire. La parola d’ordine dell'autorità municipale è ‘inermi’ ! Quando mai i cittadini sono entrati con le armi ? Identificazioni e denunce.
In questo clima, solo negli ultimi due mesi, si sono avute ben tre aggressioni a sfondo omofobo e razzista. Premiazioni di P2isti, chiusure di spazi pubblici, come ad esempio il Teatro del Lido, militarizzazione degli altri, sgomberi nella Vittorio Emanuele, per non parlare di quelli che si perpetuano tutti i giorni nelle palazzine ad Ostia Ponente, nel silenzio assordante e generale, che hanno come unico scopo quello di schedare le persone per gli affari futuri. Soldi pubblici per opere pubbliche faraoniche piene di illegalità usate a fini privati, in un territorio che ha una delle percentuali più alte di infiltrazioni mafiose, dove nessuno fa nulla per combattere il lavoro nero dei cantieri, a migliaia nel XIII Municipio, senza parlare, questo sì, della loro sicurezza. Campagne di legge e ordine che spostano semplicemente questo senso di insicurezza su un bersaglio visibile e (apparentemente) aggredibile, solo perché non si sanno fare i conti con il senso di precarietà, con il declino delle protezioni collettive, con la paura di chi è diverso da noi, con l'incertezza del futuro, per non parlare degli infortuni sui cantieri e quelli derivanti dal traffico. Un clima irrespirabile che vede invece un aumento dei veri e propri abusi ed illegalità, questi sì, di chi dovrebbe controllare e non lo fa, con l’obiettivo di diminuire il senso di coesione sociale.
Questa destra ha il solo scopo di involgarire il popolo con spettacolini come l’Erotica Tour e il Poker Hold’em, reprimendo ogni espressione civile e culturale della cittadinanza attiva con l'obiettivo di isolare le persone, rompere i legami e creare diffidenza di tutti verso tutti, anche in modo artificioso e inventandolo a tavolino. Non basta più indignarsi e non so cosa aspetti l'opposizione a dire qualcosa.
Basta con la propaganda della legalità di questa destra al potere a Roma e nel XIII Municipio.
La loro nostalgia solo estetica e non politica. Consiglieri che entrano in aula sfoderando il saluto romano. Il loro culto per la legalità che si traduce solo nel culto della forza. Machismo da quattro soldi, autoritarismo invece di autorevolezza. Dissuasioni al limite della vessazione per ogni forma di dissenso, figuriamo di protesta. Nella casa dei cittadini, che beffardamente nel XIII Municipio si chiama Palazzo del Governatorato, per assistere alle sedute pubbliche viene trattenuto il documento a persone che sono conosciute da anni dalla stessa amministrazione. Regolamenti mai esibiti. Domande inviate dalle associazioni del territorio a decine via fax e a mezzo stampa a cui non è mai stata data risposta. Disatteso completamente l’Art. comunale sulla partecipazione nelle scelte del territorio. Non appena viene esibito uno striscione vengono chiamate le forze dell’ordine. Digos sempre presente. Dirigenti dei VV.UU. che entrano in Municipio definendo il pubblico dei ‘rompicoglioni’ e minacciandoli di portarli via alla prima avvisaglia di contestazione. Non è consentito nemmeno applaudire. La parola d’ordine dell'autorità municipale è ‘inermi’ ! Quando mai i cittadini sono entrati con le armi ? Identificazioni e denunce.
In questo clima, solo negli ultimi due mesi, si sono avute ben tre aggressioni a sfondo omofobo e razzista. Premiazioni di P2isti, chiusure di spazi pubblici, come ad esempio il Teatro del Lido, militarizzazione degli altri, sgomberi nella Vittorio Emanuele, per non parlare di quelli che si perpetuano tutti i giorni nelle palazzine ad Ostia Ponente, nel silenzio assordante e generale, che hanno come unico scopo quello di schedare le persone per gli affari futuri. Soldi pubblici per opere pubbliche faraoniche piene di illegalità usate a fini privati, in un territorio che ha una delle percentuali più alte di infiltrazioni mafiose, dove nessuno fa nulla per combattere il lavoro nero dei cantieri, a migliaia nel XIII Municipio, senza parlare, questo sì, della loro sicurezza. Campagne di legge e ordine che spostano semplicemente questo senso di insicurezza su un bersaglio visibile e (apparentemente) aggredibile, solo perché non si sanno fare i conti con il senso di precarietà, con il declino delle protezioni collettive, con la paura di chi è diverso da noi, con l'incertezza del futuro, per non parlare degli infortuni sui cantieri e quelli derivanti dal traffico. Un clima irrespirabile che vede invece un aumento dei veri e propri abusi ed illegalità, questi sì, di chi dovrebbe controllare e non lo fa, con l’obiettivo di diminuire il senso di coesione sociale.
Questa destra ha il solo scopo di involgarire il popolo con spettacolini come l’Erotica Tour e il Poker Hold’em, reprimendo ogni espressione civile e culturale della cittadinanza attiva con l'obiettivo di isolare le persone, rompere i legami e creare diffidenza di tutti verso tutti, anche in modo artificioso e inventandolo a tavolino. Non basta più indignarsi e non so cosa aspetti l'opposizione a dire qualcosa.
giovedì 3 dicembre 2009
Mondiali di Nuoto '09: la trave dei collaudi nell’occhio del Comune di Roma
“Dopo le dichiarazioni rilasciate oggi a mezzo stampa dal Delegato allo Sport del Comune di Roma, Alessandro Cochi, chiediamo la revoca immediata della concessione rilasciata alla FIN da parte del Comune di Roma dei 3 impianti pubblici sorti per i Mondiali di Nuoto Roma '09, in forza anche del parere negativo che l'Avvocatura Comunale ha espresso in data 15 Ottobre 2009” – afferma Paula de Jesus, Vice Presidente Comitato Civico Entroterra13 – “Infatti, secondo quanto afferma lo stesso Cochi, i tre poli natatori, Ostia, Pietralata e Valco San Paolo, non sono ultimati, né ancora completamente collaudati e non aperti alla cittadinanza”.
“E incredibile come Cochi possa fare affermazioni simili che vanno apertamente in contrasto con quanto riportato nella delibera n°85 del Consiglio Comunale del 21 maggio 2007” – dichiara l’Ing. Andrea Schiavone, Presidente di LabUr XIII - “La concessione degli impianti alla FIN era subordinata alla sottoscrizione di atto d'obbligo di ultimazione dei lavori, collaudo degli stessi e omologazione da parte della Federazione Italiana Nuoto entro il 31 marzo 2009".
“Non comprendiamo come sia possibile che dopo lo scandalo degli impianti privati, ancora sotto sequestro, ma aperti al pubblico grazie all’intercessione dello stesso Comune di Roma, il Comune per gli impianti pubblici non adotti lo stesso criterio” – prosegue Paula de Jesus – “Il Comune infatti è corso in aiuto dei privati abusivi con una sanatoria, mentre non si è accorto dell’abuso che lui stesso continua a consentire sui ‘suoi beni’ senza risponderne ai cittadini, che quegli impianti li hanno profumatamente pagati. Risulterebbe, tra l’altro, che la protezione civile abbia autorizzato la FIN ad “allargare” il Polo di Ostia dietro un corrispettivo di 8 milioni di euro che la FIN doveva versare nelle casse del Comune di Roma e che non sono mai arrivati. Per questo motivo l’Avvocatura sta valutando l’ipotesi di mettere a bando i 3 impianti per una nuova concessione”.
“E' davvero deplorevole – conclude A. Schiavone - che nella giornata di domani, 4 Dicembre 2009, si tenga presso il polo natatorio di Ostia un incontro d’aggiornamento per gli arbitri italiani della pallanuoto, così come è incredibile che la piscina scoperta del polo natatorio di Ostia sia lunga 51,50 metri, così come risulta dalla documentazione di progetto depositata presso il CONI. Una piscina così non poteva infatti essere omologata”.
“E incredibile come Cochi possa fare affermazioni simili che vanno apertamente in contrasto con quanto riportato nella delibera n°85 del Consiglio Comunale del 21 maggio 2007” – dichiara l’Ing. Andrea Schiavone, Presidente di LabUr XIII - “La concessione degli impianti alla FIN era subordinata alla sottoscrizione di atto d'obbligo di ultimazione dei lavori, collaudo degli stessi e omologazione da parte della Federazione Italiana Nuoto entro il 31 marzo 2009".
“Non comprendiamo come sia possibile che dopo lo scandalo degli impianti privati, ancora sotto sequestro, ma aperti al pubblico grazie all’intercessione dello stesso Comune di Roma, il Comune per gli impianti pubblici non adotti lo stesso criterio” – prosegue Paula de Jesus – “Il Comune infatti è corso in aiuto dei privati abusivi con una sanatoria, mentre non si è accorto dell’abuso che lui stesso continua a consentire sui ‘suoi beni’ senza risponderne ai cittadini, che quegli impianti li hanno profumatamente pagati. Risulterebbe, tra l’altro, che la protezione civile abbia autorizzato la FIN ad “allargare” il Polo di Ostia dietro un corrispettivo di 8 milioni di euro che la FIN doveva versare nelle casse del Comune di Roma e che non sono mai arrivati. Per questo motivo l’Avvocatura sta valutando l’ipotesi di mettere a bando i 3 impianti per una nuova concessione”.
“E' davvero deplorevole – conclude A. Schiavone - che nella giornata di domani, 4 Dicembre 2009, si tenga presso il polo natatorio di Ostia un incontro d’aggiornamento per gli arbitri italiani della pallanuoto, così come è incredibile che la piscina scoperta del polo natatorio di Ostia sia lunga 51,50 metri, così come risulta dalla documentazione di progetto depositata presso il CONI. Una piscina così non poteva infatti essere omologata”.
mercoledì 2 dicembre 2009
Esce il libro "Potere assoluto". Si parla anche dei Mondiali di Nuoto.
Venerdì 4 Dicembre il nostro amico e giornalista Daniele Nalbone presenta il libro scritto a quattro mani "Potere assoluto". Un intero capitolo è dedicato ai Mondiali di Nuoto, per il quale Daniele Nalbone, così come altri giornalisti e cittadini, hanno ricevuto minacce e denunce. Partecipare è un modo non solo per solidarizzare, ma anche per dire che la società civile è accanto a chi, come Daniele e pochi altri, fa il suo dovere civico.
LabUr XIII e il Comitato Civico Entroterra13 faranno un intervento nel merito dei Mondiali di Nuoto.
____________________________________
Venerdì 04 Dicembre alle 19:30 @ CSOA eXSnia
Ore 19:30 aperitivo + Slide show "C.a.s.e." di Arianna Catania e Pietro Guglielmino
Ore 20:30 Presentazione del “Potere assoluto. La protezione civile al tempo di Bertolaso" Ed. Allegre, 2009
Con gli autori: Manuele Bonaccorsi (Left) e Daniele Nalbone (Liberazione)
ne discutono:
Simona Giannangelli (Legal Team - Comitato dei familiari delle vittime della Casa dello studente - Aquila)
Mariano Massaro (OrSA-Marittimi – Messina)
Vittorio Forte (Rete Campana Salute Ambiente – Presidio di Chiaiano – Napoli)
i Vigili del Fuoco dell'Aquila
Come opera davvero la Protezione civile, qual è la sua macchina amministrativa, chi sono i suoi uomini? E chi è Guido Bertolaso, come è diventato una sorta di "Re Sole" dell'intervento pubblico?
Il Dipartimento diretto da Guido Bertolaso non si occupa soltanto di soccorsi in caso di calamità naturali ma decide la ricostruzione delle città disastrate, coordina gli appalti pubblici, amministra risorse finanziarie di proporzioni rilevanti. Gestisce grandi eventi, manifestazioni sportive, meeting religiosi. Utilizza l'emergenza per governare il territorio. Ma non fa prevenzione, come dimostra il caso de L'Aquila e quello di Messina.
Il libro, tramite l'inchiesta giornalistica, descrive minuziosamente dei poteri, assoluti, che il governo Berlusconi ha garantito alla Protezione civile. Dalla gestione dei terremoti ai Mondiali di nuoto, dalla Vuitton's Cup ai rifiuti di Napoli. Fino a L'Aquila. Dove si sperimenta il sogno berlusconiano di 20 nuove new town, e si rimanda all'infinito la ricostruzione vera. Per questo la città colpita dal sisma del 6 aprile rischia di morire.
A seguire proiezione del documentario "Voci dal cemento" di Daniele Martinis, Lemon Productions, 2009
In funzione bar e trattoria con specialità di pesce - Ingresso a sottoscrizione libera
LabUr XIII e il Comitato Civico Entroterra13 faranno un intervento nel merito dei Mondiali di Nuoto.
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Venerdì 04 Dicembre alle 19:30 @ CSOA eXSnia
Ore 19:30 aperitivo + Slide show "C.a.s.e." di Arianna Catania e Pietro Guglielmino
Ore 20:30 Presentazione del “Potere assoluto. La protezione civile al tempo di Bertolaso" Ed. Allegre, 2009
Con gli autori: Manuele Bonaccorsi (Left) e Daniele Nalbone (Liberazione)
ne discutono:
Simona Giannangelli (Legal Team - Comitato dei familiari delle vittime della Casa dello studente - Aquila)
Mariano Massaro (OrSA-Marittimi – Messina)
Vittorio Forte (Rete Campana Salute Ambiente – Presidio di Chiaiano – Napoli)
i Vigili del Fuoco dell'Aquila
Come opera davvero la Protezione civile, qual è la sua macchina amministrativa, chi sono i suoi uomini? E chi è Guido Bertolaso, come è diventato una sorta di "Re Sole" dell'intervento pubblico?
Il Dipartimento diretto da Guido Bertolaso non si occupa soltanto di soccorsi in caso di calamità naturali ma decide la ricostruzione delle città disastrate, coordina gli appalti pubblici, amministra risorse finanziarie di proporzioni rilevanti. Gestisce grandi eventi, manifestazioni sportive, meeting religiosi. Utilizza l'emergenza per governare il territorio. Ma non fa prevenzione, come dimostra il caso de L'Aquila e quello di Messina.
Il libro, tramite l'inchiesta giornalistica, descrive minuziosamente dei poteri, assoluti, che il governo Berlusconi ha garantito alla Protezione civile. Dalla gestione dei terremoti ai Mondiali di nuoto, dalla Vuitton's Cup ai rifiuti di Napoli. Fino a L'Aquila. Dove si sperimenta il sogno berlusconiano di 20 nuove new town, e si rimanda all'infinito la ricostruzione vera. Per questo la città colpita dal sisma del 6 aprile rischia di morire.
A seguire proiezione del documentario "Voci dal cemento" di Daniele Martinis, Lemon Productions, 2009
In funzione bar e trattoria con specialità di pesce - Ingresso a sottoscrizione libera
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