Il silenzio della nuova giunta di Ostia sulle recenti operazioni di polizia è
inquietante, soprattutto perché accompagnato da una impropria logorrea quando
si parla invece di interventi pubblici. Nessuna cautela. Tutti hanno ora
necessità di far vedere che l'emergenza è superata e che è ora di 'fare'. E sul
'fare' sono tutti d’accordo, ma nessuno che si degni, almeno per senso di responsabilità,
di parlare di legalità e sicurezza. Mentre a Fiumicino si mette all’ordine del
giorno l’“anti mafia”, ad Ostia si parla degli F35. Nessuna richiesta di
costituirsi parte civile nei processi contro le attività criminose di stampo
mafioso afferenti il nostro territorio. Nessuna richiesta di strumenti
amministrativi per rafforzare la trasparenza, la legalità e il controllo delle
procedure di appalto, di lavori, servizi e forniture. Nessuna richiesta di
coinvolgimento delle realtà civiche al fine di promuovere la partecipazione a
garanzia della legalità e della vita democratica locale.
Anzi, riparte la solita manifrina propagandistica per regalare illusioni ai cittadini sul
raddoppio del Ponte della Scafa, questa volta definendolo "low cost", che poi “low” non è e l’iter
non è affatto a buon punto, come dichiara invece Andrea Tassone.
L'Assessore Comunale alla Trasformazione Urbana, Giovanni
Caudo, cancella il processo partecipativo sul Waterfront (di cui però fa parte anche l’ampliamento del
Porto di Roma). Quello municipale, Giacomina Di Salvo, vuole tavoli tecnici
universitari per rimanere nelle quattro mura sicure della “casa accademica”. Il Presidente del Municipio X,
Andrea Tassone, dichiara di non voler utilizzare la parola internazionale “waterfront”,
però (a sproposito) "low cost" sì. Insomma, una sorta di damnatio memoriae
il
cui principale obiettivo non è cancellare i cinque anni di Alemanno,
bensì fingere che i cinque anni siano trascorsi con un nulla di fatto,
quando invece per la prima volta
si è riusciti a costruire nel Municipio X un tavolo (il Tavolo
Partecipato sul
Waterfront di Roma Capitale) intorno al quale tutte le forze civiche del
territorio (imprenditoriali, sindacali, professionali e cittadine) sono
in
grado di discutere con elevata competenza della riqualificazione del
Lungomare
e hanno già fatto ciò che auspica il Vice Presidente del Municipio X,
Sandro
Lorenzatti, sempre assente come tutti gli altri, ad eccezione
dell’Assessore
ai LL.PP. del Municipio X, Antonio Caliendo.
Ad interessarsi del Tavolo è invece l’Assessore comunale Caudo. La nuova giunta, nel vuoto
pneumatico di idee proprie ed originali, dopo il fallimento per loro stessa
ammissione delle politiche urbanistiche per il Litorale dal 1993 ad oggi, riesuma
il 'Progetto Litorale' addirittura di 30 anni fa (forse per pubblicizzare il
libro del capogruppo del PD in Campidoglio Francesco D’Ausilio), come se il
resto del mondo fosse rimasto immobile. Ripropone il solito refrain dei privati
illuminati e architetti più o meno famosi e il sacrificio delle aree demaniali
dentro il processo di trasformazione urbana. E come se non bastasse aprono il
confronto con i balneari e con le forze imprenditoriali del territorio,
compreso il Porto di Roma, scosso dalla bufera delle recenti indagini
giudiziarie, esattamente come ha fatto il centro-destra.
La politica ancora una volta si dimostra vecchia e miope e in barba al
regolamento di partecipazione del Comune di Roma non dialoga con le realtà
civiche tutte, ma discute con i soliti noti di progetti ammuffiti nei cassetti.
Primo tra tutti, appunto, quell'inutile 'Progetto Litorale' che già dal 1981
imponeva il Porto ad Ostia (il settore diportistico da anni è in forte
crisi), l'arretramento del lungomare e un maxi campeggio dentro Castelfusano
(oltre 600 milioni di allora per realizzarlo).
Come diceva Gaber in una famosa canzone, qualcuno era comunista. Forse varrebbe
proprio la pena riascoltarla.
mercoledì 31 luglio 2013
lunedì 29 luglio 2013
OSTIA, UFFICIO TECNICO: CAFAGGI INDAGATO 'PER CONCORSO IN ABUSO EDILIZIO'. SALE MARINO E PESCI IN BARILE.
Dentro le vicende giudiziarie della 'mafia delle spiagge' esiste anche un mistero che riguarda Paolo Cafaggi, dal 15 luglio 2013 nuovo direttore dell'ufficio tecnico (UOT) di Ostia. Risulta infatti da un articolo di Repubblica mai smentito (1), quanto segue: "Paolo Cafaggi e due geometri Alessio Marini e Gianfranco Pannunzi, rischiano di finire a processo per concorso in abuso edilizio e falso ideologico. Secondo il pm Roberto Felici avrebbero fatto ottenere a una società per azioni la sanatoria per l' uso commerciale di un complesso invece adibito ad uso agricolo". La notizia si riferisce al 2009 ed è stata pubblicata il 20 giugno 2013: questo il Sindaco Marino, lo sa? In una amministrazione che si dichiara trasparente, è perlomeno 'anomalo' che con queste accuse Paolo Cafaggi, fino alla rimozione di Papalini del 15 luglio, abbia ricoperto l'incarico ad interim come dirigente dell'UOAL (2), l'Unità Organizzativa Ambiente e Litorale di Ostia demandata al controllo delle concessioni balneari. Inoltre Aldo Papalini era già stato rimosso dall'UOAL nel 2012. A riferirlo l'ex-presidente dell'ex-XIII Municipio (ora Municipio X), Giacomo Vizzani (3): “Preciso che sono stato io personalmente, in una lettera protocollata il 4 ottobre scorso, a chiedere la sostituzione del direttore dell’UOAL, Aldo Papalini. La nomina era temporanea in quanto l’ingegner Papalini è già direttore dell’UOT del XIII Municipio". Perché allora Marino si è scapicollato ad Ostia a destituire Papalini e a rafforzare il ruolo di Cafaggi quando Papalini era già stato rimosso e risulta Cafaggi ancora indagato, almeno davanti all'opinione pubblica? C'è un altro piccolo particolare. Sempre Paolo Cafaggi risulta iscritto nel registro degli indagati della Procura di Roma insieme ad Alemanno per la vicenda del 'sale tossico' legata alla nevicata di febbraio 2012 (4). Paolo Cafaggi è inoltre tutt'ora direttore dell'UOT del II Municipio (*) (ex-II e III): come fa a sostenere il carico di lavoro degli uffici tecnici di ben due municipi? Tutte queste domande meritano risposte immediate. In compenso, Rodolfo Murra, neo nominato Direttore del Municipio X, inizia il suo operato con un coupe de teatre: invia un atto di diffida nei confronti della manifestazione storica di Approdo alla Lettura per occupazione abusiva di suolo pubblico, nonostante sia l’unico partecipante nonché vincitore del bando di Libramare, aggiudicato il 7 luglio 2013. Ad majora!
(*) Il II municipio è quello dei Parioli, dell'Olimpico, di via Nomentana, di Villa Borghese.
(1) LINK 1
(2) LINK 2
(3) LINK 3
(4) LINK 4
(*) Il II municipio è quello dei Parioli, dell'Olimpico, di via Nomentana, di Villa Borghese.
(1) LINK 1
(2) LINK 2
(3) LINK 3
(4) LINK 4
giovedì 25 luglio 2013
Roma-Latina, Municipio X: tre ponti, nessuna idea
Mentre il Sindaco di Roma lavora sulla chiusura dei Fori
Imperiali al traffico, mentre l’Assessore alla Trasformazione Urbana del Comune
di Roma si incontra con le associazioni e i cittadini per portare avanti
l’attuazione del piano quadro attraverso azioni strettamente integrate con
quelle più generali della mobilità (riduzione del traffico auto, potenziamento
del TPL e intermodalità) e dell’urbanistica, la Regione Lazio forza
vecchi schemi di mobilità con impatti devastanti sul territorio nel silenzio
totale del Municipio X. Si tratta della bretella autostradale Tor De’ Cenci A12
16 km
(autostrada Roma-Latina), bretella
camionabile a pedaggio. Dalla zona di Malpasso in viadotto passerà sopra Via
Del Risaro, in galleria tra l’abitato di Via Belluzzi e la Caserma del NOCS,
scavalcherà la Via C.
Colombo, continuerà in viadotto tra Via di Mezzocammino e Vitigna, con un ponte
di 1,5 km
scavalcherà il Tevere passando in complanare vicino alla Roma-Fiumicino per
innestarsi alla A12. Il tutto al modico prezzo di 500 milioni di euro per far
transitare 9.560 veicoli leggeri al giorno e 6.760 veicoli pesanti dalla
Roma-Fiumicino/GRA. I cantieri sarebbero dovuti partire ad Aprile 2013, dopo l’approvazione
del CIPE del 3 Agosto 2012 per un importo totale del Corridoio intermodale
Roma-Latina e Collegamento Cisterna-Valmontone, considerata di pubblico
interesse, di 2,728 miliardi di euro, con contributo pubblico fino al 40%.
Nonostante i comitati di quartiere abbiamo chiesto alla Regione di stornare 400 milioni per la messa in sicurezza e il miglioramento della Pontina, il cui percorso si sovrapporrebbe a quello della futura autostrada, la Regione Lazio sembrerebbe decisa ad andare avanti.
Da che non c’erano ponti dal Grande Raccordo Anulare a quello dello Scafa ora addirittura ne sono previsti tre: nuovo Ponte della Scafa, il Ponte di Dragona e il Ponte della bretella A12 – Tor De’ Cenci (il c.d. Corridoio plurimodale Tirrenico-Nord Europa). Dei primi due se ne parla da 15 anni, del terzo dal 2001. Quello con maggiori probabilità di venire realizzato è il terzo, se verrà firmato il contratto a dicembre di quest’anno. E’ certo però che i tre ponti sono altamente impattanti per il Municipio X. Eppure non troviamo traccia né nel programma del neo Presidente Andrea Tassone, né dichiarazioni sul tema da parte della sua Amministrazione, salvo le solite dichiarazioni vecchie e stantie sul potenziamento della Roma-Lido, le complanari sulla C. Colombo e l’unificazione della Via del Mare con l’Ostiense.
Insomma, nonostante il colore politico delle amministrazioni sia lo stesso a tutti i livelli, siamo di fronte a due approcci diametralmente opposti. Quello del Sindaco di Roma e dell’Assessore alla Trasformazione Urbana che tenta un approccio che guardi alla città non come la somma di nuclei edilizi delimitati da vie di scorrimento, dal momento che un accettabile livello di qualità urbana non esiste con alti livelli di motorizzazione. E quello della Regione Lazio e del Governo che mette ancora l’automobile al centro delle politiche sulla mobilità e dove i cittadini sono equiparati ad un flusso in una conduttura stradale.
Nell’ottica del Distretto Turistico balneare (il primo concesso dal Governo proprio al Litorale romano) scelte di questo genere, antiquate e non innovative, sono quanto di più antitetico ad uno sviluppo sostenibile di un territorio e di una città a vocazione turistica che voglia ambire ad essere una moderna Capitale europea.
paula de jesus per LabUr - Laboratorio di Urbanistica
Nonostante i comitati di quartiere abbiamo chiesto alla Regione di stornare 400 milioni per la messa in sicurezza e il miglioramento della Pontina, il cui percorso si sovrapporrebbe a quello della futura autostrada, la Regione Lazio sembrerebbe decisa ad andare avanti.
Da che non c’erano ponti dal Grande Raccordo Anulare a quello dello Scafa ora addirittura ne sono previsti tre: nuovo Ponte della Scafa, il Ponte di Dragona e il Ponte della bretella A12 – Tor De’ Cenci (il c.d. Corridoio plurimodale Tirrenico-Nord Europa). Dei primi due se ne parla da 15 anni, del terzo dal 2001. Quello con maggiori probabilità di venire realizzato è il terzo, se verrà firmato il contratto a dicembre di quest’anno. E’ certo però che i tre ponti sono altamente impattanti per il Municipio X. Eppure non troviamo traccia né nel programma del neo Presidente Andrea Tassone, né dichiarazioni sul tema da parte della sua Amministrazione, salvo le solite dichiarazioni vecchie e stantie sul potenziamento della Roma-Lido, le complanari sulla C. Colombo e l’unificazione della Via del Mare con l’Ostiense.
Insomma, nonostante il colore politico delle amministrazioni sia lo stesso a tutti i livelli, siamo di fronte a due approcci diametralmente opposti. Quello del Sindaco di Roma e dell’Assessore alla Trasformazione Urbana che tenta un approccio che guardi alla città non come la somma di nuclei edilizi delimitati da vie di scorrimento, dal momento che un accettabile livello di qualità urbana non esiste con alti livelli di motorizzazione. E quello della Regione Lazio e del Governo che mette ancora l’automobile al centro delle politiche sulla mobilità e dove i cittadini sono equiparati ad un flusso in una conduttura stradale.
Nell’ottica del Distretto Turistico balneare (il primo concesso dal Governo proprio al Litorale romano) scelte di questo genere, antiquate e non innovative, sono quanto di più antitetico ad uno sviluppo sostenibile di un territorio e di una città a vocazione turistica che voglia ambire ad essere una moderna Capitale europea.
paula de jesus per LabUr - Laboratorio di Urbanistica
lunedì 15 luglio 2013
“Ecco il legame tra mafia e politica sul litorale romano. Marino intervenga a costo di sacrificare anche alcuni dei suoi”
di Lucio Lussi - da Il Monitore Romano
“L’esistenza di un legame non è una novità, basti pensare a quanto già emerso con Fasciani e Mokbel. Non scopriamo nulla di nuovo, ad Ostia si sa tutto da anni ma si insabbia tutto da
Qual è la situazione delle concessioni demaniali
dell’arenile di Ostia?
“Si confondono concessioni rilasciate dal demanio con quelle
delle spiagge pubbliche rilasciate dal Comune, si confondono concessioni per gli esercizi commerciali con quelle per le pertinenze
demaniali. Con la recente attuazione del decentramento amministrativo il XIII
municipio ha messo mano su tutte queste cose, scavalcando a volte di
fatto i poteri e il ruolo della capitaneria di porto (per il
controllo delle aree occupate sugli arenili) e quello dell’Agenzia delle Entrate/Regione Lazio (per la determinazione degli importi
da pagare). Aggiungiamo il potere che ha il tribunale di Ostia per le
diatribe tra balneari e Stato sul pagamento delle concessioni stesse e
abbiamo un quadro di piena confusione gestito dall’Ufficio Tecnico municipale, a sua volta gestito dalla giunta
politica del Municipio, a sua volta gestita dai voti ricevuti dai
poteri forti del territorio”.
Si parla di infiltrazioni criminali nelle concessioni. Ci
può spiegare meglio?
“Le infiltrazioni fanno parte di quel malsano meccanismo che parte dal riciclaggio dei soldi che esiste
nel XIII Municipio, attuale X, (usura, videogiochi, riciclaggio) che lega molta imprenditoria alla malavita e che porta i voti ai politici
affinchè proteggano i propri interessi economici. Avere uno
stabilimento balneare significa avere una lavatrice di soldi in quanto il
controllo fiscale sugli ormai ‘villaggi turistici balneari’ è quasi
zero. Non si ricorda da molti anni alcun intervento della Guardia di
Finanza. Strano vero?”.
Il tutto corredato da ingenti spese per milioni di euro
avallate da rappresentanti politici conniventi
“Basti pensare agli ingenti capitali che vengono investiti
sulla finta battaglia per l’erosione o che si vogliono spendere per
l’industria turistica sul litorale (secondo polo turistico, distretto
turistico balneare) per capire come la politica da Veltroni ad oggi
voglia difendere questo marcio sistema in cui la malavita ha il suo
preciso ruolo”.
Del resto la presenza del clan Spada sull’arenile e la
richiesta di un esponente Spada al dirigente dell’ufficio tecnico del Municipio
di Ostia confermano un forte legame tra criminalità organizzata e
amministrazione del litorale…
“L’esistenza di un legame non è una novità, basti pensare a quanto già emerso con Fasciani e Mokbel. Non scopriamo nulla di nuovo, ad Ostia si sa tutto da anni ma si insabbia tutto da
sempre. La politica locale combatte le infiltrazioni mafiose
tenendo una candela in mano durante le manifestazioni”.
Viva preoccupazione è stata espressa anche dal Campidoglio.
Ignazio Marino infatti ha ordinato una approfondita ispezione sull’operato
degli amministratori di Ostia coinvolti nella concessione delle licenze
demaniali. E’ la volta buona per combattere le infiltrazioni criminali a Ostia
e sul litorale romano?
“Singolare che Marino abbia deciso questa iniziativa
apprendendo la notizia dai giornali. Chi governa un territorio queste cose le conosce già da tempo.
Se la Procura
non avesse fatto uscire le carte consegnandole a Repubblica,
sarebbe rimasto tutto a posto? Le Commissioni Municipali sulla trasparenza e
garanzia, affidate all’opposizione, non hanno mai funzionato. L’unico
modo in cui c’è stato un tentativo serio di fare pulizia sul territorio
è stato quello di Pannella nel 1992, la prima vera tangentopoli
partì da Ostia. Ad oggi si stanno ricreando solo nuovi equilibri. Marino
deve andare fino in fondo, a costo di sacrificare anche alcuni dei suoi, o si
presterà soltanto ad un gioco sporco"
giovedì 11 luglio 2013
Ostia e i Rom: nasce con la Droghei l'Urbanistica del disprezzo
Grazie al PD dell'attuale X Municipio si apre un nuovo capitolo dell'emergenza abitativa a Roma: l'edilizia per i Rom. In poche parole, casa e lavoro diventano i due elementi base per risolvere un annoso problema sociale e di integrazione, ingigantito dalle scelte sbagliate della sinistra e affrontato con inutili e costosi sgomberi da parte della destra. Così, dopo il fallimento di Alemanno con i campi Rom, si parla in questi giorni di trovare aree "per realizzare villaggi temporanei", cioè campi Rom che poi diventano definitivi, e si portano avanti 'soluzioni alternative'. Come i programmi di autocostruzione: dare ai Rom case e cascine da ristrutturare.
Il pretesto è la sistemazione di poche decine di famiglie insediatesi nella modesta pineta delle Acque Rosse ad Ostia e minacciate da una serie di microincendi estivi. Una pineta, quella delle Acque Rosse, da sempre sede di insediamenti abusivi e non solo Rom. La decisione politica è quella di Emanuela Droghei (PD), Assessore alle Politiche Sociali del X Municipio e moglie del capogruppo PD in Campidoglio, Francesco D'Ausilio. Inquietante la sua dichiarazione: "opereremo in tempi strettissimi". La Droghei non solo ignora problemi urbanistici, igienico-sanitari e legati al turismo, ma ancor peggio ignora realtà locali come quella della Caritas che, sponsorizzata da SeL, PD e in collaborazione con la facoltà di Architettura di Roma Tre, sta portando avanti per i Rom un progetto di autocostruzione e di formazione professionale ad Acilia. Eppure non più di un anno fa l'attuale capogruppo PD del X Municipio, Giuseppe Sesa, in qualità di 'esperto' PD per le politiche sociali sosteneva: "non c’è alcuna volontà di risolvere il problema dell'emarginazione alla radice", contestando le scelte di Alemanno. Oggi al governo del Municipio, Sesa dimentica quello che aveva detto, il problema dell'emarginazione rimane e la Droghei si adopera per consumare ulteriore suolo. Non ci sono strumenti urbanistici che contemplino la bizzarra soluzione della Droghei del 'villaggio temporaneo' a meno che la Droghei non voglia risolvere in forma illegittima il problema realizzando il solito ghetto moderno con cui si accompagna in Italia la figura del Rom, del Sinto o del Camminante. Premesso che un censimento vero e proprio non c'è e che dunque il dimensionamento del 'villaggio temporaneo' è fittizio, premesso che i progetti di autocostruzione in Italia sono pochissimi, come si fa a pensare a campi Rom o 'villaggi temporanei' nel X Municipio, destinato, a detta di tutti, allo sviluppo del turismo e al recupero urbanistico del territorio? Non è solo colpa del PD e della poco illuminata Droghei, ma anche del neo Assessore all'Urbanistica del X municipio, Giacomina Di Salvo, che evidentemente non ha suggerito alla collega Droghei che i campi nomadi non possono ricadere né in zone residenziali né vengono considerati insediamenti abitativi, ma rientrano nella categoria (ormai di accezione comune) di "area per allestimenti pubblici sovracomunali". In altre parole, i campi nomadi costituiscono quella che è definita l'urbanistica del disprezzo, che impiega aree prive di valore e che presto diventano nuovi luoghi di emarginazione. Gestire l'emergenza abitativa è una cosa, gestire i nomadi un'altra. La prima è una pianificazione urbanistica ed edilizia, la seconda una pianificazione sociale che deve comprendere servizi, assistenza e politiche di integrazione, quelle vere. Reperire "un’area pubblica nella quale poter montare unità abitative per una ventina di nuclei familiari", come sostiene invece la Droghei, è solo il parto di chi ignora e che non conoscendo le regole ordinarie per gestire un problema si inventa regole straordinarie che ti sbattono in prima pagina.
giovedì 4 luglio 2013
"Roma al Mare" ma senza i romani
Tralasciando gli strafalcioni storici e i molti luoghi comuni, l’incontro organizzato oggi a Ostia dall'Assobalneari Roma presso il Palafijlkam dal titolo “Roma al mare. L’affaccio della Capitale sul Mediterraneo. Passato, presente, futuro” (in parole povere, il 'waterfront') è stato il tripudio di una pericolosa 'liasion' tra Cultura e Turismo, in cui i beni culturali e il paesaggio diventano strumento al servizio della sola rendita economica turistica. Presente, oltre a Davide Bordoni, Luciano Ciocchetti e parte della Giunta Municipale, anche il responsabile di Esselunga interessato a costruire, con l'ultimo colpo di coda, un bel centro commerciale, di cui sempre Papagni è il progettista, lungo il Canale della Lingua, combattuto un anno fa dalla Ascom e dai cittadini del Municipio X.
Un’idea di sviluppo del territorio che ancora una volta esclude i cittadini, nonostante si siano organizzati in un tavolo della partecipazione e che ancora si fa forte del motto mussoliniano “Roma al Mare” in salsa classista. Papagni infatti ha definito il turismo dei romani verso il Litorale la seconda “peggior disgrazia”, auspicandone la fine in favore di un turismo straniero "da strappare a Roma per due giorni". La prima disgrazia, sempre secondo Papagni e tutti i relatori, compreso il Vice Presidente del Municipio X e Ass. alla Cultura, Sandro Lorenzatti, sono invece le scelte urbanistiche dei primi del ‘900 operate dall’Ing. Paolo Orlando che, secondo il falso storico proposto, ha “sdraiato le dune e costruito troppo vicino al mare”. Peccato che il progetto attuale del waterfront sostenuto dai balneari preveda l’abbattimento dell'ultimo baluardo dell'antica duna costiera di Ostia e addirittura grattacieli nei pressi proprio del PalaFijlkam, all'interno dei 300 metri di inedificabilità dalla linea di costa imposti dalla legge “Galasso”.
"Roma al mare. L’affaccio della Capitale sul Mediterraneo. Passato, presente, futuro", che è anche il titolo dell'omonimo libro, è l'ennesima pubblicazione dell'Architetto Vittoria Crisostomi, da oltre 10 anni nel Dip.to Urbanistica del Comune di Roma, che ad ogni cambio di giunta capitolina, divulga con generosità il proprio operato grazie alle imprese di settore, senza essersi mai preoccupata di fare altrettanto verso i cittadini nelle diverse fasi dei processi partecipativi previsti dallo Statuto del Comune di Roma.
Durante tutto l'incontro Ostia è stata considerata città e non quartiere di Roma, anche da Roberto Rocca della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che arriva a criticare la definizione di Ostia, mare di Roma, in favore di "Mare con Roma". Ostia diviene così solo uno "spazio, polo di attrazione turistica', non il Municipio X della Capitale con quasi 300mila abitanti con le loro necessità di servizi, verde ed altro.
Il paradosso però è evidente: il progetto del waterfront, contenuto nella pubblicazione, è un progetto che esclude proprio il mare e la spiaggia. Il Piano di Utilizzazione degli Arenili è bloccato da anni in attesa di un nuovo strumento urbanistico, così come dichiarato dalla stessa Crisostomi ad Aprile 2013, mentre di recente proprio la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha approvato il primo Distretto Turistico Balneare, a burocrazia zero, che rimarrà l'unico in Italia per i prossimi anni, in nome dell'economia turistica di "Roma al Mare". Insomma, proprio coloro che sono fuori da ogni strumento urbanistico e arrogantemente in attesa di risolvere l'infrazione europea sulle concessioni demaniali marittime, parlano di 'Roma al Mare' senza i romani, con tutti i suoi falsi storici, di "scatole" e di "prodotto". Un territorio come il Municipio X viene dunque ridotto a merce sugli scaffali di un centro commerciale, come all'Esselunga. Nell'incapacità di avere idee innovative, nonostante Giulio Mancini, de Il Messaggero e moderatore, abbia parlato di Terza Rinascita, durante tutto l'incontro si sono portati ad esempio modelli di waterfront quali Barcellona, Lisbona, Jesolo e Rimini, vecchi e obsoleti, privilegiando sempre la "scatola" ma non il contenuto, e mai il valore sociale di una 'riqualificazione'.
E' Papagni a definire l'incontro 'una mattinata in amicizia', tanto che il Presidente del Premio Città di Roma, Aldo Milesi, è giunto a dire che "Papagni è la dimostrazione vivente che con l'ottimismo della volontà si può fare tutto". In effetti Papagni, oggi portavoce di tutte le altre federazioni di categoria presenti, nella 'vacatio legis' di strumenti urbanistici dedicati,'fa un po' come gli pare'. Nel frattempo il Tavolo Partecipato sul Waterfront lavora affinché il turismo non divenga l'attività che vampirizza e distrugge la risorsa che alimenta.
Un’idea di sviluppo del territorio che ancora una volta esclude i cittadini, nonostante si siano organizzati in un tavolo della partecipazione e che ancora si fa forte del motto mussoliniano “Roma al Mare” in salsa classista. Papagni infatti ha definito il turismo dei romani verso il Litorale la seconda “peggior disgrazia”, auspicandone la fine in favore di un turismo straniero "da strappare a Roma per due giorni". La prima disgrazia, sempre secondo Papagni e tutti i relatori, compreso il Vice Presidente del Municipio X e Ass. alla Cultura, Sandro Lorenzatti, sono invece le scelte urbanistiche dei primi del ‘900 operate dall’Ing. Paolo Orlando che, secondo il falso storico proposto, ha “sdraiato le dune e costruito troppo vicino al mare”. Peccato che il progetto attuale del waterfront sostenuto dai balneari preveda l’abbattimento dell'ultimo baluardo dell'antica duna costiera di Ostia e addirittura grattacieli nei pressi proprio del PalaFijlkam, all'interno dei 300 metri di inedificabilità dalla linea di costa imposti dalla legge “Galasso”.
"Roma al mare. L’affaccio della Capitale sul Mediterraneo. Passato, presente, futuro", che è anche il titolo dell'omonimo libro, è l'ennesima pubblicazione dell'Architetto Vittoria Crisostomi, da oltre 10 anni nel Dip.to Urbanistica del Comune di Roma, che ad ogni cambio di giunta capitolina, divulga con generosità il proprio operato grazie alle imprese di settore, senza essersi mai preoccupata di fare altrettanto verso i cittadini nelle diverse fasi dei processi partecipativi previsti dallo Statuto del Comune di Roma.
Durante tutto l'incontro Ostia è stata considerata città e non quartiere di Roma, anche da Roberto Rocca della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che arriva a criticare la definizione di Ostia, mare di Roma, in favore di "Mare con Roma". Ostia diviene così solo uno "spazio, polo di attrazione turistica', non il Municipio X della Capitale con quasi 300mila abitanti con le loro necessità di servizi, verde ed altro.
Il paradosso però è evidente: il progetto del waterfront, contenuto nella pubblicazione, è un progetto che esclude proprio il mare e la spiaggia. Il Piano di Utilizzazione degli Arenili è bloccato da anni in attesa di un nuovo strumento urbanistico, così come dichiarato dalla stessa Crisostomi ad Aprile 2013, mentre di recente proprio la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha approvato il primo Distretto Turistico Balneare, a burocrazia zero, che rimarrà l'unico in Italia per i prossimi anni, in nome dell'economia turistica di "Roma al Mare". Insomma, proprio coloro che sono fuori da ogni strumento urbanistico e arrogantemente in attesa di risolvere l'infrazione europea sulle concessioni demaniali marittime, parlano di 'Roma al Mare' senza i romani, con tutti i suoi falsi storici, di "scatole" e di "prodotto". Un territorio come il Municipio X viene dunque ridotto a merce sugli scaffali di un centro commerciale, come all'Esselunga. Nell'incapacità di avere idee innovative, nonostante Giulio Mancini, de Il Messaggero e moderatore, abbia parlato di Terza Rinascita, durante tutto l'incontro si sono portati ad esempio modelli di waterfront quali Barcellona, Lisbona, Jesolo e Rimini, vecchi e obsoleti, privilegiando sempre la "scatola" ma non il contenuto, e mai il valore sociale di una 'riqualificazione'.
E' Papagni a definire l'incontro 'una mattinata in amicizia', tanto che il Presidente del Premio Città di Roma, Aldo Milesi, è giunto a dire che "Papagni è la dimostrazione vivente che con l'ottimismo della volontà si può fare tutto". In effetti Papagni, oggi portavoce di tutte le altre federazioni di categoria presenti, nella 'vacatio legis' di strumenti urbanistici dedicati,'fa un po' come gli pare'. Nel frattempo il Tavolo Partecipato sul Waterfront lavora affinché il turismo non divenga l'attività che vampirizza e distrugge la risorsa che alimenta.
mercoledì 3 luglio 2013
Municipio X, Presidente Commissione Urbanistica - Tra conflitti di interesse e opacità
Quest'uomo nella foto è Marco Siano, eletto
nelle liste del PD con più di 1.000 voti in Municipio X, mai visto, mai
sentito. Dopo la nomina ad Assessore all'Urbanistica della moglie del
portaborse/tuttofare in campagna elettorale del neo Presidente PD, Andrea
Tassone, in quota fintamente "Lista Civica", ecco la prossima nomina
'meritocratica' alla Presidenza della Commissione Urbanistica, all'uomo che
lavorava nell'Ufficio dell'ex Assessore all'Ambiente Sport e Turismo del PDL,
Giancarlo Innocenzi, che evidentemente molto disilluso del trattamento subito
quando si è scelto il candidato Presidente per la coalizione di centro-destra, Cristiano Rasi, ha detto ai suoi discepoli "andate e
moltiplicatevi" ovunque, anche nel PD meno L.
Marco Siano è attualmente un geometra presso Studio Tecnico Siano. Ogni altro commento è superfluo, anche sui conflitti di interesse.
W la meritocrazia, W la discontinuità, W la squadra!
Marco Siano è attualmente un geometra presso Studio Tecnico Siano. Ogni altro commento è superfluo, anche sui conflitti di interesse.
W la meritocrazia, W la discontinuità, W la squadra!
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