venerdì 31 marzo 2017

Monica Gentili: "La boxe femminile, guerriere che vogliono riscoprire se stesse"

(per il quotidiano del Litorale)



«Quando boxavo, boxavo contro il mondo, e il mondo contro di me. Oggi Cuba è contro il mondo e il mondo è contro Cuba. E allora a me spetta un compito. Quello di difendere il mio paese». Proprio la particolarità della boxe a Cuba è il nocciolo del problema: la chiamano «boxe sociale» perché tiene bene in conto la sicurezza e l’attenzione all’atleta. Si spiega così la scelta del dilettantismo, di una boxe che non punta alla distruzione dell’avversario o alla mancanza di rispetto. Il professionismo è molto più pericoloso e i pugili subiscono molti più danni, ma è anche vero che un professionista combatte molto poco mentre un dilettante lo fa in continuazione. La boxe a Cuba ha l’obiettivo di creare una forma sana di sport eliminando qualsiasi tipo di mercato economico attorno agli atleti, insomma uno sport anticapitalista (1).
Con questo spirito, lunedì 20 marzo, il pluricampione italiano dei pesi medio-massimi, il Maestro Marcello Paciucci, fondatore dell’ASD Champio Club di Acilia (2), nel cuore dell’entroterra del Municipio X della Capitale, Frank Gonzalez, inviato della più importante Agenzia di Stampa  Latinoamericana, Prensa Latina-Cuba, è venuto ad intervistare le donne che fanno pugilato, perché a Cuba il pugilato femminile è proibito. Ospite d’eccezione Monica Gentili,  che ha animato l’allenamento del corso delle 13.30. Pienone di atleti, abbracci, gioia e orgoglio per la sua presenza. Donna dolcissima, un po’ timida, ma una tigre sul ring e negli allenamenti. Un onore per tutte le ragazze e i ragazzi della palestra. Per loro i numeri non contano. Monica, ranking mondiale 35/123 con 13 incontri, 78 round, 6 vittorie (di cui una per KO tecnico) è soprattutto la pugile laziale nel cartellino di Paciucci, che ha con grande coraggio sfidato l’imbattuta irlandese Katie Taylor tre settimane fa allo 02 Arena - Millenium Dome, di fronte ad un pubblico di oltre 25mila persone. 

(F) - Monica, hai iniziato il pugilato da giovane?

(M) - No,  avevo 31 anni e ho iniziato per gioco. Volevo dare una svolta alla mia vita. Per tanti anni mi ero dedicata al culturismo. Un mio amico mi portò a fare una prova di pugilato. Mi era piaciuta, ma non avevo ancora chiuso un ciclo della mia vita. Così non ho dato seguito, ma dopo un annetto sono ritornata nella stessa palestra e da lì non ho più lasciato il Maestro con cui avevo iniziato. Avendo un carattere da guerriera sin da piccola, la boxe ha saputo scavarmi e ha plasmato quel carattere tanto che poi ho deciso di salire sul ring ed iniziare questa carriera che mi dà molte soddisfazioni.

(F) - Tu sei una professionista nella boxe, è l’unica attività che fai nella vita?

(M) - No, purtroppo lavoro in Aeroporto, settore sicurezza. Questo mi toglie molto tempo alla boxe. Fisicamente è dura perché la mattina mi alzo alle 3, vado al lavoro, torno e poi si parte con gli allenamenti. Poi c’è la casa, la famiglia. Non è facile, ma il pugilato per me è passione pura per cui la fatica non la sento. Mi fa star bene, mi rende felice, perché ogni giorno mi alzo sapendo che  nel pomeriggio posso dedicare quelle due/tre ore all’allenamento.

(F) - Attorno alla boxe in Italia c’è un luogo comune duro a morire, che sia uno sport violento, figuriamoci il pugilato femminile …

(M) - Sì, purtroppo c’è ancora questa idea. Salire sul ring rimane per molti un discorso che si limita al picchiarsi, alla violenza. Purtroppo la gente ignora cosa sia realmente la boxe. Non sa che prima di arrivare lì c’è tutta una storia dietro, una storia fatta di passione e di insegnamenti: il rispetto, l’amare la vita, il sacrificio. Alzarsi tutte le mattine, anche nei giorni del dolore, e sapere che la boxe mi aiuterà a contenere questo dolore con la consapevolezza che la vita andrà avanti è una cosa impagabile.

(F) - A Cuba, da dove provengo, esiste una tradizione pugilistica antica e riconosciuta in tutto il mondo. Sono migliaia i pugili a Cuba e la bellezza e la grazia della escuela de boxeo cubana resiste. Ho sempre paragonato un incontro di pugilato a Cuba ad una coppia di ballo. Danzano con tecnica sopraffina e alla fine dell’incontro è bellissimo vedere come i due pugili ritrovino la loro amicizia, magari seduti a terra a parlare della rivoluzione, dei grandi campioni che hanno fatto la storia del pugilato a Cuba, anche di quella politica. E’ una esperienza che si vive anche fuori da Cuba?

(M) - Per quanto riguarda lo spirito di amicizia direi di sì. Diciamo che il 90% delle volte è così. Ho fatto anche degli incontri in cui sono capitati piccoli screzi con l’avversario, però se c’è una cosa che contraddistingue questo sport è proprio il rispetto verso la persona che hai di fronte. Non sono mai salita sul ring pensando “Odio quella persona”. Certo, ci metto cattiveria, perché voglio vincere per dimostrare a me stessa non tanto che sono la più forte, ma che posso dare tutta me stessa, giocarmi il tutto per tutto. Quando finisco il combattimento per me l’avversario è una persona alla quale portare solo rispetto. Per quanto riguarda l'aspetto politico direi di no. Certo, il fatto che la RAI abbia abdicato dalla boxe perché considerato uno sport diseducativo la dice lunga...

(F) - Due settimane fa a Londra ti sei confrontata con Katie Taylor. Non è da tutti combattere davanti a 25mila persone contro un calibro come l’irlandese …

(M) - Ho fatto molte esperienze internazionali, ma l’ultima è stata una delle esperienze più belle della mia vita perché combattere davanti ad un pubblico di 25mila persone, forse anche di più, è qualcosa che può paralizzarti. Credo che non sia da tutti, soprattutto confrontarsi contro forse la più forte al mondo.  Ho perso, ma ho portato a casa la mia vittoria.
E così Frank Gonzalez lascia la palestra dopo aver raccolto le voci diverse di tutte le donne, ma in comune la passione della boxe. Chissà se la palestra di Marcello Paciucci, grazie anche ai Maestri come Fabio Zapponi (che ha affiancato il Maestro Valerio Monti all’angolo della Gentili a Londra), riuscirà, come accaduto tante volte, a sfornare un'altra campionessa. L'ultima, che ha iniziato proprio con il Maestro Zapponi a 14 anni fino al suo esordio sul ring, è stata Giordana Sorrentino, un’altra laziale, laureatasi neo campionessa italiana a Chieti italiana categoria 57 youth nelle scorse settimane. Rimane fra loro un rapporto indissolubile, di amicizia e di riconoscenza. E' la magia della boxe.

(1) da Il Manifesto, 1° agosto 2015
(2) LINK

domenica 5 marzo 2017

ANTIMAFIA - DONATO PEZZUTO E IL PORTO DELLE NEBBIE DELLA CAPITALE



Chi è Donato Pezzuto, amministratore e custode giudiziario del Porto di Roma. Il suo passato recente in una storia scandalosa fino ad arrivare alla “palestra della legalità” passando per l’asilo ‘Mariuccia’ dell’antimafia ad Ostia.


Mercoledì, 1° marzo 2017, è andata in onda un’importante puntata su RadioIdrosqalo, dal titolo “Mafia e Antimafia – Cotto e biscotto nel Porto delle nebbie. Tra sgarri e sgherri, tra Ariosto e arrosto, tra farine di tipo O e OO, tutto quello che dovete sapere e che non leggerete”. Ospite Paula de Jesus per LabUr – Laboratorio di Urbanistica.  A condurre la puntata Stefano Salvemme, nello spazio “In bocca allo Sqalo”, che ha aperto con una storia scandalosa raccontata da Report, condotto dalla Gabanelli, del 20/12/2015 dal titolo “Il biscotto perfetto”, cioè “quando lo Stato beffa se stesso. Confisca un forno ad un boss del contrabbando di sigarette, poi lo assume nel forno insieme a suo cognato, poi quando il boss se ne va non gli paga il TFR, allora il contrabbandiere chiede il sequestro dei macchinari che vanno all’asta e per due euro se li compra uno che li vende a suo cognato che apre un forno nuovo di fianco a quello vecchio su cui ci piazza anche il cartello “Il nuovo forno è a 200 metri” e allo Stato rimangono 4 mura vuote”. Chi era l’amministratore e custode giudiziario? Donato Pezzuto, che esattamente dopo 9 mesi viene di fatto premiato. Dalla gestione scandalosa di un forno del valore di 60mila euro a Fasano, in provincia di Brindisi, passa a gestire un bene pubblico per eccellenza del valore di milioni di euro, il Porto della Capitale. “Anomalo e inopportuno”, soprattutto alla luce delle dichiarazioni nel filmato da parte di Umberto Postiglione, Direttore dell’Agenzia dei beni sequestrati e confiscati (ANBSC), che tuona di andare in Procura a denunciare questi “fatti misteriosi” riguardanti l’operato di Pezzuto ai microfoni di Giulio Valesini.
A distanza di poco più di 3 mesi dal suo nuovo ‘mandato’, Pezzuto annuncia, il 23 Febbraio 2017, il progetto della “palestra della legalità” e riesce in un colpo solo a infilare ben 4 “sgarri” (più correttamente sgarbi) amministrativi:

1) sgarbo civico: nessuna attività di uso sociale è stata finora intrapresa dal Porto di Roma (per esempio non si sa nemmeno che fine farà il residence)
2) sgarbo istituzionale: in un Municipio, come il X di Roma Capitale, commissariato per mafia, non è stato coinvolto il Prefetto Domenico Vulpiani, sottolineando in modo netto il distacco tra il Ministero della Giustizia (Orlando infatti era tra i relatori) e quello degli Interni, al quale il Prefetto risponde, così come ANBSC, il primo in posizione defilata tra il pubblico, la seconda non presente, così come il Sindaco Virginia Raggi.
3) sgarbo amministrativo: il riutilizzo dei beni in gestione a Pezzuto doveva avere come obiettivo quello di servire l'area di Nuova Ostia e Idroscalo su indicazioni da parte del Comune/Municipio e non certo della Regione Lazio, che, guarda caso, si prepara a imminenti elezioni, visto che l’immobile coinvolto si trova su area per altro comunale e non demaniale. Per altro, non risulta, alla data della trasmissione di Radio Idrosqalo, nessuna autorizzazione da parte dell’Ufficio Tecnico competente necessaria per aprire la palestra.
4) sgarbo interno alle Istituzioni: 48 ore prima della presentazione della palestra della legalità, il Ministro Orlando, intervistato su La7, dichiara che non si può proseguire con il metodo finora utilizzato nell’assegnazione dei beni sequestrati e confiscati e che l’ANBSC (che non risponde a lui) deve essere riformata. Come se non bastasse, finita la presentazione del progetto “palestra della legalità”, Orlando si precipita alla sede del PD per dichiarare la sua candidatura alle primarie del Partito Democratico. A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca e soprattutto in politica le coincidenze non esistono.
Cominciamo a dire che lo Stato prevede che i beni tolti alla criminalità vengano destinati ad usi pubblici e sociali. Ma spesso questo non avviene.
La presentazione del progetto "Crescere nella legalità" presentato il 23 febbraio presso il Porto della Capitale, e che ha coinvolto un locale sequestrato a luglio 2016, è davvero incredibile. L’aggressione al patrimonio illecito è il principale strumento di contrasto nei confronti della criminalità organizzata, soprattutto se di tipo mafioso. Quando il bene (immobile, azienda, etc) non viene riutilizzato dallo Stato o dal Comune, in cui il bene risiede, viene di solito destinato ad uso sociale. In ogni caso, strappato alla criminalità, il bene viene sempre destinato alla collettività e mai a vantaggio di un singolo privato. Mentre il sequestro è una misura cautelare e ha carattere provvisorio all'interno di un procedimento penale,  la confisca è una misura ablatoria e ha carattere definitivo solo dopo la sentenza passata per i tre gradi (primo grado, Appello e Cassazione). Tali strumenti giudiziari non hanno sempre a che fare con il reato di associazione mafiosa (416bis), come nel caso del Porto di Roma o del forno di Fasano. A Ostia, per esempio, il Faber Village è stato sequestrato per 416 bis (sebbene lo scorso giugno l'accusa di mafia è caduta per i Fasciani, ridotta in appello in associazione a delinquere semplice), mentre il Faber Beach e il Porto per bancarotta fraudolenta. Nessuno dei tre è ancora confiscato e, a parte la complessa vicenda del Faber Beach (un mix tra beni aziendali e concessione demaniale) restano in amministrazione controllata fino a sentenza definitiva. Per quanto riguarda i beni sequestrati e confiscati è stata istituita nel 2010 l'Agenzia Nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC). L'Agenzia è un ente con  personalità giuridica di diritto pubblico, dotata di autonomia organizzativa e contabile ed è posta sotto la vigilanza del Ministro dell'Interno. Scopo principale dell'Agenzia è quello di provvedere all'amministrazione e alla destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità, a seguito di confisca definitiva, nonché coadiuvare l'amministratore giudiziario sotto la direzione dell'Autorità Giudiziaria in fase di sequestro fino alla confisca di primo grado, dopo la quale assume la gestione diretta degli stessi beni. L'Agenzia deve collaborare con i Tribunali (penali e fallimentari) che nominano gli amministratori e i custodi giudiziari. Dovrebbe dunque esserci una sinergia tra il Ministero degli Interni (al quale risponde l'ANBSC) e il Ministero di Giustizia (al quale rispondono i Tribunali) e come principale interlocutore dovrebbe essere il Comune dove risiede il bene. Per tali motivi l'ANBSC ha siglato diversi protocolli d'intesa con le maggiori categorie imprenditoriali affinché i beni (prima della confisca di primo grado) possano essere dati in affidamento ad imprese serie e certificate che non solo possono garantire che il bene non venga deprezzato per inutilizzo o male impiegato, ma che soprattutto ne assicurino un uso sociale rivolto alla collettività.
Ma ad Ostia negli ultimi 2 anni e mezzo si è assistito a “fatti misteriosi”, “anomali e inopportuni”, dove si sono testati modelli giuridici anche inesistenti:
Faber Beach, sequestrato per bancarotta fraudolenta, gestito dal PD, durante l’era di Andrea Tassone (arrestato poi nell’inchiesta “Mondo di mezzo” di Mafia Capitale , da StandUp/Libera (senza evidenza pubblica) e il Tribunale di Roma. E’ stato poi messo all'asta, comprato dal Consorzio Nausicaa e infine ripreso dal Municipio X e versa ora in stato di abbandono. Però Davide Pati, Responsabile dei beni confiscati per Libera, dichiarerà pubblicamente che il bene è confiscato. (Tutto sulla gestione del Faber Beach al seguente LINK)
Faber Village, imposto dalla Procura di Roma, su parere contrario del Municipio X, e gestito da un'impresa, Unindustria, che non ne ha mai fatto un uso sociale, bensì un ristorante a prezzi alti. (si vedano LINK 1, LINK 2 e LINK 3)  
Porto di Roma: il Tribunale fallimentare si è messo d'accordo con il custode giudiziario, sotto la garanzia politica del Ministro di Giustizia e la copertura economica della Regione Lazio, dunque fondi pubblici, per destinare un immobile sequestrato su area comunale (fuori dunque dall'area demaniale di competenza regionale) e senza l’accordo con il Prefetto Vulpiani, ad una Onlus, senza alcuna evidenza pubblica e senza concordare con l'ente locale la destinazione d'uso del bene. Un bene che tra le altre cose è finito nel calderone di Mafia Capitale in quanto doveva diventare la nuova sede della Polizia di Roma Capitale – Gruppo Mare, pur non avendone le caratteristiche necessarie, tant’è che ci fu una forte protesta del Sindacato di Polizia. Ricordiamo che Mauro Balini, patron del Porto di Roma, è imputato per associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, riciclaggio, impiego di proventi illeciti ed intestazione fittizia dei beni. Dunque, non per mafia. Nonostante ciò, il FAI (Fondo Antiusura di Ostia, Volare Onlus), presente alla conferenza stampa della “palestra della legalità” dichiara, come Pati di Libera per il Faber, che si tratta di “un passo ulteriore con l’assegnazione dei locali confiscati alla mafia”, cioè afferma anche lui un falso e addirittura si arriva a dire che si tratta di una “confisca preventiva”, un soggetto giuridico inesistente quanto delirante. Sia il Porto di Roma sia il Faber Village sono in amministrazione controllata fino a sentenza definitiva. Il Porto è stato sequestrato due volte in due operazioni differenti e ha avuto due amministratori giudiziari: Massimo Iannuzzi da luglio 2015 ad ottobre 2016, in cui si è avvicendato con Donato Pezzuto. Una delle prime attività che Pezzuto mette in piedi, a parte l’annuncio della “palestra della legalità”, che bisognerà vedere se mai aprirà, è stata quella di sottoscrivere con la FIV (Federazione Italiana Vela (LINK) un protocollo d'intesa per rendere agibile il Porto per un anno di attività sportive che dovrebbero coinvolgere l'Idroscalo di Ostia, cosa che finora non è avvenuta e per altro, a parte le anomalie relative al ‘reclutamento’ delle associazioni per la c.d. “Piccola Olimpiade” della vela italiana che si terrà fra pochi giorni, non se ne comprende quale sia il “fine sociale” (*). La notizia è stata data il 22 febbraio 2017, cioè il giorno prima della conferenza stampa con il Ministro Orlando della “palestra della legalità”. I cittadini definiti ‘mafiosi’ a piè sospinto e “commissariati”, non solo apprendono le notizie dai giornali, ma le vengono a sapere all’ultimo minuto, senza essere minimamente coinvolti (così come il Prefetto Vulpiani), un comportamento “anomalo e inopportuno”.  

La ciliegina sulla torta, o sul biscotto come dir si voglia, della ‘gestione Pezzuto’, ce la regala la Onlus che dovrebbe gestire la “palestra della legalità”, scelta senza alcuna evidenza pubblica, senza passare per l’ANBSC, senza concordare con l’ente locale la destinazione d’uso del bene e finanziata con soldi pubblici, quelli della Regione Lazio. Ebbene, si tratta dell’IPAB Asilo Savoia. Scorrendo il loro sito si scopre che:
1) E’ amministrata da un Consiglio nominato dal Governatore della Regione Lazio, che designa il Presidente e due componenti. Il Sindaco dell’Area Metropolitana (ex Provincia di Roma) e del Comune di Roma nomina gli altri due componenti. Dunque non si comprende perché non fosse presente il Sindaco Raggi o suo delegato.  
2) Nel suo c.v. compaiono le seguenti nobili gesta: sostiene il funzionamento di un appartamento per 8 minori nel XIV Municipio. Svolge trasporto sociale gratuito per anziani in difficoltà nei Municipi I e XII. Ha attivato la residenza Regina Margherita per 12 anziani. Sostiene 2 sportelli (generico) per donne con bambini vittime di violenza ed infine sostiene l’Emporio Savoia, boutique solidale in collaborazione con la Caritas di Roma. Non si capisce dunque quale esperienza abbia nell’ambito delle palestre sportive. Forse Pezzuto pensa di reclutare qualche ‘trafficante’ di palestre popolari, chissà …
3) Il Presidente della Onlus IPAB Asilo Savoia è un certo Massimiliano Monnanni, balzato alle cronache nel 2012 per aver pianto davanti alla Fornero (reduce delle sue lacrime alla presentazione della Spending Review) mentre in qualità di Presidente dell’UNAR snocciolava il rapporto annuale, evidenziando che il suo contratto era scaduto e che dunque sarebbe divenuto un disoccupato. La Fornero, commossa, prese le sue difese e magicamente Monnanni trovò una nuova collocazione presso una Onlus delle Poste. L’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni razziali) di cui stiamo parlando è quella balzata alle cronache negli scorsi giorni per un servizio delle Iene che mostrava come Palazzo Chigi, dunque lo Stato, finanziasse un locale che dietro al paravento dell’associazionismo, organizzava incontri piccanti con annesso mercato della prostituzione. Ma non fu l’unico episodio. L’8 settembre 2015 dovette intervenire Renzi a difesa di Giorgia Meloni per dichiarazioni imbarazzanti di Monnanni alla fondatrice di Fratelli d’Italia.
Insomma, l’Antimafia del Porto delle nebbie.

(*) Il colpaccio è di aver portato a Ostia (il prossimo 16-19 marzo 2017) il Campionato Italiano delle Classi Olimpiche (CICO), la regata più importante dell’anno per la FIV e per il movimento delle derive italiano oltre che da sempre definita come “manifestazione-vetrina” della vela nazionale (la 'piccola olimpiade' della vela italiana). Il porto sarebbe la base logistica. Le regate si svolgeranno nel tratto di mare antistante il Porto Turistico di Roma e l'Idroscalo di Ostia. Per la premiazione si userà l'anfiteatro. Tutto tenuto in gran segreto almeno in ambito locale. Anche i circoli del comitato organizzatore, scelti all'ultimo minuto: Vela LNI Civitavecchia Asd, Gruppo Vela LNI Ostia Lido Asd, Nauticlub Castelfusano Asd (Lungo Mare Vespucci 50, ex CRAL Montedison), Tibi Sail Asd (Lungomare Duilio 20), Tognazzi Marine Village Asd.
Infine, le forze dell'ordine (GdF, Carabinieri, Polizia) confluirebbero nell'edificio centrale davanti allo Yachting Club. Nel frattempo sono aumentati gli affitti ed iniziato il recupero crediti verso gli utenti del Porto. Insomma di attività 'sociali' non se vede traccia.