Il degrado edilizio di Nuova Ostia (le famose ‘case
ricotta’ del costruttore Armellini) emerge nella sua drammaticità in una
pubblicazione di gennaio 2016 fatta dal Comune di Roma, un vero e proprio
pasticcio tecnico/amministrativo che denota l’incompetenza degli uffici
capitolini.
Tutto prende spunto dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (D.P.C.M. 15 ottobre 2015, “Interventi per la riqualificazione sociale e culturale delle aree urbane degradate, GU n.249 del 26-10-2015) con il quale è stato redatto un “Bando per la presentazione di proposte per la predisposizione del piano nazionale per la riqualificazione sociale e culturale delle aree urbane degradate”. Secondo il bando, erano ammessi a presentare i progetti e le domande di finanziamento entro il 30 novembre 2015, i Comuni che hanno nel loro territorio la presenza di aree urbane degradate. Il Comune di Roma, incomprensibilmente, è riuscito ad affermare e ‘dimostrare’ la non esistenza di “aree degradate”, pubblicando solo a gennaio 2016 (cioè oltre la scadenza prevista) un’analisi per municipio e zona urbanistica sulla base del Censimento ISTAT del 2011 e prendendo in considerazione solo il 96% delle sezioni di censimento di Roma. In pratica, un vero e proprio pasticcio che non restituisce la tragica realtà in cui vive Roma e in particolare l’area di Nuova Ostia. Inoltre, il D.P.C.M. prevedeva che i dati dovessero essere “riferiti al semestre precedente a quello della rilevazione” e dunque non si comprende perché il Comune di Roma abbia utilizzato i dati Censimento ISTAT del 2011, cioè di 5 anni fa.
Tutto prende spunto dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (D.P.C.M. 15 ottobre 2015, “Interventi per la riqualificazione sociale e culturale delle aree urbane degradate, GU n.249 del 26-10-2015) con il quale è stato redatto un “Bando per la presentazione di proposte per la predisposizione del piano nazionale per la riqualificazione sociale e culturale delle aree urbane degradate”. Secondo il bando, erano ammessi a presentare i progetti e le domande di finanziamento entro il 30 novembre 2015, i Comuni che hanno nel loro territorio la presenza di aree urbane degradate. Il Comune di Roma, incomprensibilmente, è riuscito ad affermare e ‘dimostrare’ la non esistenza di “aree degradate”, pubblicando solo a gennaio 2016 (cioè oltre la scadenza prevista) un’analisi per municipio e zona urbanistica sulla base del Censimento ISTAT del 2011 e prendendo in considerazione solo il 96% delle sezioni di censimento di Roma. In pratica, un vero e proprio pasticcio che non restituisce la tragica realtà in cui vive Roma e in particolare l’area di Nuova Ostia. Inoltre, il D.P.C.M. prevedeva che i dati dovessero essere “riferiti al semestre precedente a quello della rilevazione” e dunque non si comprende perché il Comune di Roma abbia utilizzato i dati Censimento ISTAT del 2011, cioè di 5 anni fa.
E’ davvero incomprensibile il comportamento del Comune di
Roma, dato che i criteri per definire le “aree urbane degradate” erano
semplici:
– Indice di Disagio Sociale (IDS), pari o superiore a 1,
sulla base del tasso di disoccupazione, di occupazione, di concentrazione
giovanile e di scolarizzazione;
– Indice di Disagio Edilizio (IDE), pari o superiore a 1, sulla base dello stato di conservazione degli edifici residenziali dell’area urbana d’interesse (pessimo e mediocre), del totale degli edifici residenziali dell’area urbana d’interesse, più un coefficiente di ponderazione (0,168)
– Indice di Disagio Edilizio (IDE), pari o superiore a 1, sulla base dello stato di conservazione degli edifici residenziali dell’area urbana d’interesse (pessimo e mediocre), del totale degli edifici residenziali dell’area urbana d’interesse, più un coefficiente di ponderazione (0,168)
Per altro il bando prevedeva anche che “gli indicatori potranno essere rilevati anche a livello di territorio infracomunale, attraverso l’aggregazione di particelle censuarie contigue con riferimento ai dati rilevati dal Censimento 2011”.
Nonostante ciò, il Comune di Roma riesce nell’impresa di non far emergere la drammaticità dello stato di abbandono ad esempio di oltre 1.500 unità immobiliari a Nuova Ostia, sia sotto il profilo della manutenzione ordinaria sia di quella straordinaria, un problema da sempre noto all’Amministrazione Capitolina. Ricordiamo che in quest’area è stato chiuso per occupazione abusiva il circolo del PD di via Forni, che aveva aperto già nel 2007 uno sportello per assistere le famiglie “nei rapporti con la Romeo e con l’ATER“, cioè con le aziende che si occupano dell’amministrazione dell’edilizia residenziale. E’ stata la stessa segretaria del circolo, Sabrina Giacobbi, ad affermare che il circolo del PD non ha mai pagato un alloggio che invece il Comune ha pagato per 45 anni alle società della famiglia Armellini.
Le ingerenze di alcuni partiti nelle aree degradate, nel caso specifico a Nuova Ostia del PD, devono terminare. E’ ora che si realizzi una seria urbanistica sociale che recuperi le aree degradate a vantaggio dell’edilizia residenziale pubblica, quella destinata ai poveri, a coloro che vivono in costante emergenza abitativa e non agli amici del partito, pronti a tuonare sciocchezze senza alcun fondamento di realtà grazie alla stampa compiacente in prossimità delle campagne elettorali.
E’ di questi giorni la richiesta da parte del Comune di Roma al Municipio X di intervenire nei confronti dei 4.172 alloggi di edilizia residenziale pubblica facenti parte del patrimonio comunale dopo la chiusura del contratto con la Romeo Gestioni Spa, che perdurava dal 20 ottobre 2005. In realtà i numeri del Municipio X sono di gran lunga più impressionanti, tutti in aree degradate:
– Alloggi di edilizia residenziale e pertinenze condotti
in affitto passivo: 1.720 (di cui 1.042 di ‘Armellini’ a Nuova Ostia)
– Alloggi di edilizia residenziale e pertinenze: 4.172
– Beni ad uso non residenziale: 65
– Beni ad uso non residenziale condotti in affitto passivo: 53
– Alloggi di edilizia residenziale e pertinenze: 4.172
– Beni ad uso non residenziale: 65
– Beni ad uso non residenziale condotti in affitto passivo: 53
Dunque appare evidente che il Comune di Roma non intende assumersi la responsabilità di individuare le ‘aree degradate’ all’interno dei suoi confini. Fa più comodo ai partiti usare queste sacche di degrado come un serbatoio di voti. Eppure oggi ci sarebbe stato lo strumento per risolvere una volta per tutte la questione del degrado sociale, urbanistico ed edilizio del settore di Ostia Ponente. Invece, secondo i ‘calcoli’ (errati) del Comune di Roma, in funzione del censimento del 2011, per Ostia Nord (non Nuova Ostia, che ne costituisce una parte) risulterebbe un Indice di Disagio Sociale (IDS) pari a -0,25 e un Indice di Disagio Edilizio (IDE) pari a +1,72. Valori questi ben lontani da quelli del Municipio Roma X di appartenenza (IDS= -3,81, IDE= +0,63), più vicini a quelli del Comune di Roma (IDS= -4,42, IDE= +0,75) e comunque non sufficienti per classificare Ostia Nord “area degradata”.
In cambio, compiuto il pasticcio, rimane il danno erariale della sede del PD di Nuova Ostia (si stima oltre un milione di euro), le fatiscenti case ‘ricotta’ costruite dalla famiglia Armellini e la ripresa (sempre da parte del PD) della compravendita dei voti in funzione di un fallito e scellerato Piano di Riqualificazione Urbana di Ostia Ponente di quasi 20 anni fa. Nuovamente si conducono analisi senza alcun rigore e le stesse forze politiche, che pure hanno lucrato sulla speculazione fondiaria e sono responsabili della politica che è all’origine del degrado di molti quartieri, sono le stesse che dicono che è tutta colpa della criminalità e finalmente c’è la soluzione, una soluzione che inizia sempre, nella moda del momento, con la parola “legalità” brandita come una clava al solo scopo di accattivarsi il favore elettorale delle loro vittime (e che loro per primi non rispettano). Una “legalità” di cui non sappiamo che farcene se serve solo a colpire i più deboli e favorire i soliti poteri per lasciare tutto così com’è da decenni a questa parte.
Paula de Jesus per LabUr