Dopo che i furbetti del Lungomare (decifrare balneari), meglio noti come i furbetti del bagnomaria, si sono accaparrati aree demaniali per farci i parcheggi, esibendo solo la concessione del Demanio, ma non le autorizzazioni necessarie per fare i parcheggi (tanto che manca all'ingresso il regolare cartello di passo carrabile).
Dopo che il Dott. Ing. Renato Papagni ha gestito per anni l'area del polo natatorio a parcheggio abusivo, con tanto di parcheggiatore abusivo, che prendeva i soldi abusivamente ai poveri bagnanti che ivi posteggiavano.
Dopo che il Dott. Ing. Renato Papagni ha pianto lacrime di coccodrillo sostenendo, in televisione, che il Polo Natatorio gli aveva creato un danno economico togliendogli i posteggi abusivi con parcheggiatore abusivo su area comunale.
Dopo che il Commissario Delegato ai Mondiali di Nuoto '09, Dott. Ing. Claudio Rinaldi, regala degli 800 posteggi (mai assoggettati al VIA della Regione) ben 300 posteggi ai balneari (decifrare sempre i soliti noti).
Dopo che circa un mese fa abbiamo personalmente domandato al posteggiatore abusivo del Dott. Ing. Renato Papagni se potevamo posteggiare nell'area demaniale recintata con pali di legno, al cui ingresso aveva messo un'autovettura per impedire l'entrata ai non graditi, e ci era stato risposto che vi potevano posteggiare solo gli abbonati a Le Dune, di proprietà del fratello del Dott. Ing. Renato Papagni, ma appena veniva pronto il Polo Natatorio avremmo potuto posteggiare nell'area demaniale con concessione ma senza autorizzazione, ovviamente solo se eravamo giornalieri de Le Dune, chiaramente a pagamento (le cui tariffe non erano note).
Dopo che, durante la notte che ha preceduto l'AIR SHOW, qualcuno (decifrare i soliti noti) aveva messo dei tondini di ferro e posteggiato caravan recintando abusivamente anche l'area (questa volta comunale), che si trova a ridosso di quella demaniale del Dott. Ing. Renato Papagni, per impedire che il povero bagnante potesse posteggiare l'auto se non sotto il diretto controllo del posteggiatore abusivo del Dott. Ing. Renato Papagni.
Dopo che c'è stato per ore un maxi ingorgo nel quadrilatero Quinqueremi, Palombari, Scialuppe e Caio Duilio perché le persone non sapevano più dove posteggiare.
Dopo che qualcuno (questa volta non i soliti noti di cui sopra, ma quelli definiti tali da Il Giornale di Ostia) hanno tolto i tondini di ferro e poi sono saliti su un terrazzo a filmare il tutto.
Dopo che il posteggiatore abusivo del Dott. Ing. Renato Papagni si è precipitato sull'orlo di una crisi di nervi perché non controllava più il flusso delle auto nell'area comunale che avevano abusivamente recintato con tondini di ferro e caravan per farne un parcheggio abusivo.
Dopo che, sempre lo stesso parcheggiatore abusivo del Dott. Ing. Renato Papagni, filmato da noi, riscuoteva i soldi dai poveri ignari cittadini, che posteggiavano nell'area comunale, quella abusivamente recintata con tondini di ferro e caravan dai soliti noti.
Dopo che ci arriva la telefonata che qualcuno (decifrare i soliti noti) ha con un camioncino portato lastre di travertino pesantissime per recintare abusivamente l'area comunale in modo da non far passare le auto dei poveri cittadini e bagnanti.
Ecco, dopo tutto questo, i soliti noti (leggasi quelli definiti tali da Il Giornale di Ostia), sono andati sul posto e hanno ritolto i tondini di ferro e riportato le lastre di travertino al legittimo proprietario, adagiandole sull'area demaniale, quella con la concessione ma senza autorizzazione ... e su una di queste hanno scritto:
IL NOSTRO OROLOGIO SEGNA L'ORA LEGALE. IL TUO ?
Il filmato: http://www.youtube.com/watch?v=oM1QKRrLzzQ
mercoledì 24 giugno 2009
lunedì 22 giugno 2009
domenica 21 giugno 2009
Kultura littoria nel XIII Municipio: le guitterie delle ultime due settimane.
“Via gli accordi di programma” . Così il centro-destra in campagna elettorale. Dalla campagna alla scampagnata il passo è breve, basta anteporre la preposizione "AL" a "VIA". Dopo gli accordi di Vizzani con Casini/Parnasi, anche Pannacci vuole il suo accordo per Prato Cornelio al grido “I prati verdi li lasciamo ai leghisti. A noi er benedetto cemento littorio”.
Benedetto Cristiano Rasi, dopo aver ingerito per sbaglio semi di papaveri durante la scampagnata littoria, al grido fassista di eia eia alalà, ha impugnato l’ascia di bronzo capitozzando selvaggiamente tutti gli alberi del XIII, colpevoli, secondo lui, di fargli ombra in municipio. Ricoverato al Grassi nel delirio ha dichiarato “Il Comune comunista ha recintato i parchi del popolo, ma non sono i suoi”. Il musicista Orazio Vecchi ha eseguito il requiem per lui.
Mentre nel XIII Municipio il presidente Vizzani sponsorizza la torre con piscina di Babel, a Roma il Generale Granatiere Torre si defila dall’arrocco al re Alemanno. Corsi, ricorsi e Corsini, i ciclopi dell’urbanistica chiudono l’occhio di fronte all’agone mondiale al grido “ I vincoli sono solo quelli della Romana Chiesa”. Rinaldi plaude intonando “Me ne frego, non so se ben mi spiego, me ne frego fo’ quel che piace a me”.
“Eran 300, erano giovani e forti e non sono morti”, apre così il TG dal Mare Nostrum Antonello Piscolla, dopo la manifestazione contro il premio al piduista.
Gelli si deprime alla notizia “Non sono più lo stragista di una volta”.
Dai pizzini di Provenzano alle poesie di Gelli, arriva anche la lettera all’ordine dei giornalisti per il direttore impomatato. Papagni dichiara “La segnalazione all’ordine l’ho ricevuta per primo. Sono il numero uno”.
Bordoni sfondoni annuncia la festa “de borgata”. L’entroterra insorge: “borgataro ce sarai tu e tu sorella”. Il calendario dell’estate è ricco di premi e cotillons. Dopo il premio internazionale "Città di Ostia", si proclameranno i vincitori dei premi internazionali della poesia portoghese, del recital portoghese, delle isole portoghesi e del portoghese DOC. Papagni afferma che il premio ce l’ha in tasca: "De Jesus è figlia di nessuno. Il vero portoghese sono io. Entro dove mi pare, quando mi pare e non pago mai". Dall’alto del pennone della luce che illumina la piscina del Polo natatorio, l’Ingegnere ostiense intrattiene la folla enunciando la nuova crociata per la spesa proletaria comunista. “I terreni sono del popolo e il popolo sono io. Non sono porcheggi, bensì parcheggi”. Un piccione viaggiatore interrompe il comizio portandogli il seguente messaggio dei "soliti noti del Giornale di Ostia": "Libero ar-cesso"
Benedetto Cristiano Rasi, dopo aver ingerito per sbaglio semi di papaveri durante la scampagnata littoria, al grido fassista di eia eia alalà, ha impugnato l’ascia di bronzo capitozzando selvaggiamente tutti gli alberi del XIII, colpevoli, secondo lui, di fargli ombra in municipio. Ricoverato al Grassi nel delirio ha dichiarato “Il Comune comunista ha recintato i parchi del popolo, ma non sono i suoi”. Il musicista Orazio Vecchi ha eseguito il requiem per lui.
Mentre nel XIII Municipio il presidente Vizzani sponsorizza la torre con piscina di Babel, a Roma il Generale Granatiere Torre si defila dall’arrocco al re Alemanno. Corsi, ricorsi e Corsini, i ciclopi dell’urbanistica chiudono l’occhio di fronte all’agone mondiale al grido “ I vincoli sono solo quelli della Romana Chiesa”. Rinaldi plaude intonando “Me ne frego, non so se ben mi spiego, me ne frego fo’ quel che piace a me”.
“Eran 300, erano giovani e forti e non sono morti”, apre così il TG dal Mare Nostrum Antonello Piscolla, dopo la manifestazione contro il premio al piduista.
Gelli si deprime alla notizia “Non sono più lo stragista di una volta”.
Dai pizzini di Provenzano alle poesie di Gelli, arriva anche la lettera all’ordine dei giornalisti per il direttore impomatato. Papagni dichiara “La segnalazione all’ordine l’ho ricevuta per primo. Sono il numero uno”.
Bordoni sfondoni annuncia la festa “de borgata”. L’entroterra insorge: “borgataro ce sarai tu e tu sorella”. Il calendario dell’estate è ricco di premi e cotillons. Dopo il premio internazionale "Città di Ostia", si proclameranno i vincitori dei premi internazionali della poesia portoghese, del recital portoghese, delle isole portoghesi e del portoghese DOC. Papagni afferma che il premio ce l’ha in tasca: "De Jesus è figlia di nessuno. Il vero portoghese sono io. Entro dove mi pare, quando mi pare e non pago mai". Dall’alto del pennone della luce che illumina la piscina del Polo natatorio, l’Ingegnere ostiense intrattiene la folla enunciando la nuova crociata per la spesa proletaria comunista. “I terreni sono del popolo e il popolo sono io. Non sono porcheggi, bensì parcheggi”. Un piccione viaggiatore interrompe il comizio portandogli il seguente messaggio dei "soliti noti del Giornale di Ostia": "Libero ar-cesso"
lunedì 15 giugno 2009
Nuovi paradigmi e vecchi paraculi.
Della serie: a volte ritornano.
In aula Massimo Di Somma nel XIII Municipio, c’è la bandiera tricolore, quella della città di Roma e quella europea, la foto del capo dello Stato e il crocifisso. Come in tutti i luoghi Istituzionali. Simboli di parole che hanno perso di significato in questo Paese.
E’ accaduto ciò che nella storia risorgimentale e unitaria sembrava impossibile, assurdo, da incubo: vivere in uno Stato mafioso, fuorilegge, senza più una Costituzione rispettata.
In Italia i giochi mafiosi sembrano quasi fatti, un nuovo sultanato affaristico e criminale è ormai al potere a tutti i livelli, anche quelli locali, e dispone di corpi armati, di leggi ad personam, di privilegi, di impunità. Il voto democratico alle idee e alle persone meritevoli è stato sostituito dal voto al partito di raccolta dei ricchi sempre più ricchi, dei potenti sempre più potenti, quali che siano i simboli e le bandiere dietro cui si presentano. La democrazia è diventato un gioco delle parti indecente: i partiti vengono scelti e scambiati in continuazione, usati per violare le leggi, ottenere privilegi, prebende, finanziamenti, per fare affari comodi e abusivi. Il tutto avviene fuori da ogni controllo legale e persino professionale. Nel linguaggio e nell'ideologia mafiosi, non a caso la parola amicizia ha sostituito le altre virtù, quali onestà, giustizia, bontà; a una persona non si chiede più di avere queste virtù impegnative, difficili, basta che sia amico. Il modo di pensare mafioso, la catena mafiosa degli amici degli amici è diventato dominante. Basta servire e approfittare. Dopo rimane solo il baratro dell’autoritarismo.
Chi è passato per il lungo viaggio dentro i fascismi lo sa. E’ così che accade: passo dopo passo, si arriva alla riduzione prima e alla perdita poi della libertà. Vige la paura borghese per ogni riformismo, il progressivo distacco dall'antifascismo come vigilanza e impegno continuo, il revisionismo storico presentato come rigore intellettuale per far passare la diffamazione della democrazia, le piccole e grandi viltà, i piccoli e grandi profitti di chi salta sul carro del vincitore, trasversalità, brandita come una clava, per coprire le impudicizie e le vergogne proprie e altrui, in nome di una libertà che viene confusa con il libero arbitrio.
La legge non è più uguale per tutti, come campeggia in tutti i palazzi di giustizia italiani.
Ieri ad Ostia è accaduto qualcosa che non si vedeva da anni in questo territorio. Oltre 500 persone (e lo sappiamo perché abbiamo appositamente dato i palloncini per contarci) hanno manifestato non solo per urlare la vergogna di un premio culturale ad un pidduista e criminale come Gelli, ma soprattutto perché si sono riconosciuti come cittadini che vogliono il rispetto dovuto per legge da chi dovrebbe rappresentare lo Stato della Repubblica Italiana e gli Italiani tutti. Rispetto per i morti delle stragi, rispetto per i valori costituzionali, rispetto per la legalità, per la trasparenza, per la giustizia, per la cosa pubblica. Nelle loro diversità culturali hanno affermato un valore fondamentale: la democrazia non è negoziabile. Hanno compreso che se aspettano i giorni in cui cadono le foglie forse saranno anche cadute le residue libertà.
500. Pochi ? Forse. Ma erano sempre di più delle persone sedute al teatro Manfredi, molte, molte di più, malgrado l’ostracismo dell’informazione locale, asservita e servile ai poteri e non all’informazione. E’ solo l’inizio. Quei 500 si riprendono quello che gli appartiene: i loro diritti, tutti.
Perché il metodo del “panem et circenses” è arrivato al capolinea.
In aula Massimo Di Somma nel XIII Municipio, c’è la bandiera tricolore, quella della città di Roma e quella europea, la foto del capo dello Stato e il crocifisso. Come in tutti i luoghi Istituzionali. Simboli di parole che hanno perso di significato in questo Paese.
E’ accaduto ciò che nella storia risorgimentale e unitaria sembrava impossibile, assurdo, da incubo: vivere in uno Stato mafioso, fuorilegge, senza più una Costituzione rispettata.
In Italia i giochi mafiosi sembrano quasi fatti, un nuovo sultanato affaristico e criminale è ormai al potere a tutti i livelli, anche quelli locali, e dispone di corpi armati, di leggi ad personam, di privilegi, di impunità. Il voto democratico alle idee e alle persone meritevoli è stato sostituito dal voto al partito di raccolta dei ricchi sempre più ricchi, dei potenti sempre più potenti, quali che siano i simboli e le bandiere dietro cui si presentano. La democrazia è diventato un gioco delle parti indecente: i partiti vengono scelti e scambiati in continuazione, usati per violare le leggi, ottenere privilegi, prebende, finanziamenti, per fare affari comodi e abusivi. Il tutto avviene fuori da ogni controllo legale e persino professionale. Nel linguaggio e nell'ideologia mafiosi, non a caso la parola amicizia ha sostituito le altre virtù, quali onestà, giustizia, bontà; a una persona non si chiede più di avere queste virtù impegnative, difficili, basta che sia amico. Il modo di pensare mafioso, la catena mafiosa degli amici degli amici è diventato dominante. Basta servire e approfittare. Dopo rimane solo il baratro dell’autoritarismo.
Chi è passato per il lungo viaggio dentro i fascismi lo sa. E’ così che accade: passo dopo passo, si arriva alla riduzione prima e alla perdita poi della libertà. Vige la paura borghese per ogni riformismo, il progressivo distacco dall'antifascismo come vigilanza e impegno continuo, il revisionismo storico presentato come rigore intellettuale per far passare la diffamazione della democrazia, le piccole e grandi viltà, i piccoli e grandi profitti di chi salta sul carro del vincitore, trasversalità, brandita come una clava, per coprire le impudicizie e le vergogne proprie e altrui, in nome di una libertà che viene confusa con il libero arbitrio.
La legge non è più uguale per tutti, come campeggia in tutti i palazzi di giustizia italiani.
Ieri ad Ostia è accaduto qualcosa che non si vedeva da anni in questo territorio. Oltre 500 persone (e lo sappiamo perché abbiamo appositamente dato i palloncini per contarci) hanno manifestato non solo per urlare la vergogna di un premio culturale ad un pidduista e criminale come Gelli, ma soprattutto perché si sono riconosciuti come cittadini che vogliono il rispetto dovuto per legge da chi dovrebbe rappresentare lo Stato della Repubblica Italiana e gli Italiani tutti. Rispetto per i morti delle stragi, rispetto per i valori costituzionali, rispetto per la legalità, per la trasparenza, per la giustizia, per la cosa pubblica. Nelle loro diversità culturali hanno affermato un valore fondamentale: la democrazia non è negoziabile. Hanno compreso che se aspettano i giorni in cui cadono le foglie forse saranno anche cadute le residue libertà.
500. Pochi ? Forse. Ma erano sempre di più delle persone sedute al teatro Manfredi, molte, molte di più, malgrado l’ostracismo dell’informazione locale, asservita e servile ai poteri e non all’informazione. E’ solo l’inizio. Quei 500 si riprendono quello che gli appartiene: i loro diritti, tutti.
Perché il metodo del “panem et circenses” è arrivato al capolinea.
sabato 13 giugno 2009
OSTIA: NO AL PREMIO DELLA POESIA A GELLI
E' confermata la manifestazione di oggi alle ore 17:00, ma non più presso via dei Pallottini, dove ha sede il Teatro Manfredi, ma presso la Stazione Lido Centro. La Questura di Roma ci ha infatti IMPEDITO di manifestare davanti al Teatro, dove verrà consegnato il premio a Licio Gelli. Sarà il suo editore Amos Cartabia, per la Acar Edizioni, a ritirarlo. Vergognoso, altro che 'passo indietro'. E che il premio lo dia l'Associazione "Anco Marzio" piuttosto che sia incluso nel premio "Città di Ostia", cambia poco. L'artefice è sempre il Signor Tonino Colloca che già nel 2003 aveva consegnato il premio a Gelli (premio "Città di Ostia" per la poesia edita). Il Signor Tonino Colloca è recidivo. Vedremo oggi se invece i politici del XIII Municipio verranno alla nostra manifestazione o assisteranno in prima fila allo spettacolo della P2 di Ostia. Altro che cultura...
giovedì 11 giugno 2009
Caso Gelli: Fax al municipio XIII
Chiunque ne condivida il contenuto è pregato di inviare a sua volta il fax.
Abbiamo avuto notizia infatti che presenzieranno tutti i consiglieri municipali alla premiazione a Licio Gelli del 13 Giugno presso il teatro Manfredi, premio che verrà ritirato dall'editore per presunte e false ragioni di ordine pubblico.
___________________________
FAX A: XIII MUNICIPIO Fax 06/5627648
Presidente: Giacomo Vizzani
Assessori: Innocenzi, Olive, Pace, Pallotta
Consiglieri: Bellavista, Belmonte, Bergamini, Bonvincini, Caliendo, Colagreco, Colloca, D’Annibale, Marchesi, Marinelli, Paletta, Paltoni, Pannacci, Picca, Rasi, Ricci, Salvemme, Sesa, Spanò, Stornaiuolo, Tassone, Vartolo, Zaccaria
Da: Comitato Civico Entroterra13
Oggetto: Premio a Licio Gelli – 13/06/2009 Teatro Manfredi (Via dei Pallottini 10, Ostia)
p.c. COMUNE DI ROMA
Sindaco: Gianni Alemanno Fax 06/6794759
Roma, 12.06.2009
Spett.le XIII Municipio,
il Sindaco di Roma, Gianni Alemanno ha dichiarato il 31 maggio: “Personalmente esprimo la mia totale contrarietà all’idea di conferire un premio al signor Licio Gelli, qualsiasi sia la motivazione che abbia portato a questa decisione. Le oscure vicende della P2 negli anni 70 non sono mai state definitivamente chiarite e non mi risulta che il signor Licio Gelli abbia mai fatto un completo atto di pentimento o di discolpa dalle pesanti accuse che gli sono state mosse”.
Partendo da queste dichiarazioni, invitiamo il Presidente, gli Assessori ed i Consiglieri del XIII Municipio a non partecipare ad alcuna forma di premiazione di Licio Gelli per non incrementare il clima di tensione sociale e politica artificiosamente portato avanti in questi giorni dal Sig. Tonino Colloca, Presidente dell’Associazione “Anco Marzio”.
Distinti saluti
Abbiamo avuto notizia infatti che presenzieranno tutti i consiglieri municipali alla premiazione a Licio Gelli del 13 Giugno presso il teatro Manfredi, premio che verrà ritirato dall'editore per presunte e false ragioni di ordine pubblico.
___________________________
FAX A: XIII MUNICIPIO Fax 06/5627648
Presidente: Giacomo Vizzani
Assessori: Innocenzi, Olive, Pace, Pallotta
Consiglieri: Bellavista, Belmonte, Bergamini, Bonvincini, Caliendo, Colagreco, Colloca, D’Annibale, Marchesi, Marinelli, Paletta, Paltoni, Pannacci, Picca, Rasi, Ricci, Salvemme, Sesa, Spanò, Stornaiuolo, Tassone, Vartolo, Zaccaria
Da: Comitato Civico Entroterra13
Oggetto: Premio a Licio Gelli – 13/06/2009 Teatro Manfredi (Via dei Pallottini 10, Ostia)
p.c. COMUNE DI ROMA
Sindaco: Gianni Alemanno Fax 06/6794759
Roma, 12.06.2009
Spett.le XIII Municipio,
il Sindaco di Roma, Gianni Alemanno ha dichiarato il 31 maggio: “Personalmente esprimo la mia totale contrarietà all’idea di conferire un premio al signor Licio Gelli, qualsiasi sia la motivazione che abbia portato a questa decisione. Le oscure vicende della P2 negli anni 70 non sono mai state definitivamente chiarite e non mi risulta che il signor Licio Gelli abbia mai fatto un completo atto di pentimento o di discolpa dalle pesanti accuse che gli sono state mosse”.
Partendo da queste dichiarazioni, invitiamo il Presidente, gli Assessori ed i Consiglieri del XIII Municipio a non partecipare ad alcuna forma di premiazione di Licio Gelli per non incrementare il clima di tensione sociale e politica artificiosamente portato avanti in questi giorni dal Sig. Tonino Colloca, Presidente dell’Associazione “Anco Marzio”.
Distinti saluti
domenica 7 giugno 2009
XIII Municipio la sequenza della "guitteria" delle ultime 2 settimane: dalle Terrazze alle Tazze
Un Commissario Delegato ai Mondiali di Nuoto che ritira un comunicato stampa, il terzo, dopo averne scritti ben due (uno la smentita dell'altro) nello spazio di un'ora e mezza, perché si accorge di essersi tirato la zappa sui piedi con la Procura. L'ultimo atto di una sequenza incredibile di minchiate colossali fatte, dette e scritte da questo servitore dello Stato, che però preferisce definirsi un muratore.
Un Presidente dell'Assobalneari, che è pure Ingegnere, costretto a recintare abusivamente, in fretta e furia di notte, un terreno demaniale per farci un parcheggio per i suoi abbonati, e che affermava, solo due mesi fa, che mancavano 4 mattonelle ad una piscina del Polo Natatorio che ad oggi non è ancora terminata.
Un Assessore Comunale al Commercio che fa asfaltare una strada di campagna dove ci pascolano le capre del suo prediletto zerbino.
Un mercante d'arte con velleità da mecenate, pseudo acculturato, presidente dell'ass. Anco Marzio, che propone un "premio internazionale" ad un vecchio rincoglionito stragista e depistatore, che i veri massoni definiscono un quaquaraqua.
Un Vice Comandante della Polizia Municipale che passa il tempo alle presentazioni dei suoi amici più che in ufficio.
Un Municipio che non convoca i Consigli Municipali perché afferma di non avere argomenti sui quali dibattere, quando tutto il XIII cade a pezzi.
La pedonalizzazione di P.zza Anco Marzio di cui in Municipio dicono di non aver mai visto i progetti. Tranciano per ben due volte i cavi dell'ACEA (sarà mica il nome che porta sfiga?) e tranciano pure tutti i platani. Mentre si infuoca il dibattito tra gli esperti se il platano viva 80 anni o 800, la piazza è stata ribatezzata "Tienamenno". Il deserto dei Tartari è meno assolato.
Terrazze del Presidente: 12 palazzi alti più di 40 metri che solo un Ufficio Tecnico con a capo il Signor Tabacchiera non è riuscito a vedere (sarà perché Tabacchiera per far fede al suo nome s'era fumato?).
In Comune non riescono a trovare la convenzione, nemmeno le fidejussoni ... non trovano un'emerita minchia, ma in compenso si inventano un nuovo contratto con Pulcini che è indagato. Insomma, un nome una garanzia. Dalle Terrazze del Presidente alle Tazze del Residente.
Un Presidente del Municipio che baratta terreni dell'Infernetto per un sottopasso della Colombo ad altezza del Drive-In di Casal Palocco con i costruttori Parnasi/Casini.
Per oggi direi che può bastare ...
Un Presidente dell'Assobalneari, che è pure Ingegnere, costretto a recintare abusivamente, in fretta e furia di notte, un terreno demaniale per farci un parcheggio per i suoi abbonati, e che affermava, solo due mesi fa, che mancavano 4 mattonelle ad una piscina del Polo Natatorio che ad oggi non è ancora terminata.
Un Assessore Comunale al Commercio che fa asfaltare una strada di campagna dove ci pascolano le capre del suo prediletto zerbino.
Un mercante d'arte con velleità da mecenate, pseudo acculturato, presidente dell'ass. Anco Marzio, che propone un "premio internazionale" ad un vecchio rincoglionito stragista e depistatore, che i veri massoni definiscono un quaquaraqua.
Un Vice Comandante della Polizia Municipale che passa il tempo alle presentazioni dei suoi amici più che in ufficio.
Un Municipio che non convoca i Consigli Municipali perché afferma di non avere argomenti sui quali dibattere, quando tutto il XIII cade a pezzi.
La pedonalizzazione di P.zza Anco Marzio di cui in Municipio dicono di non aver mai visto i progetti. Tranciano per ben due volte i cavi dell'ACEA (sarà mica il nome che porta sfiga?) e tranciano pure tutti i platani. Mentre si infuoca il dibattito tra gli esperti se il platano viva 80 anni o 800, la piazza è stata ribatezzata "Tienamenno". Il deserto dei Tartari è meno assolato.
Terrazze del Presidente: 12 palazzi alti più di 40 metri che solo un Ufficio Tecnico con a capo il Signor Tabacchiera non è riuscito a vedere (sarà perché Tabacchiera per far fede al suo nome s'era fumato?).
In Comune non riescono a trovare la convenzione, nemmeno le fidejussoni ... non trovano un'emerita minchia, ma in compenso si inventano un nuovo contratto con Pulcini che è indagato. Insomma, un nome una garanzia. Dalle Terrazze del Presidente alle Tazze del Residente.
Un Presidente del Municipio che baratta terreni dell'Infernetto per un sottopasso della Colombo ad altezza del Drive-In di Casal Palocco con i costruttori Parnasi/Casini.
Per oggi direi che può bastare ...
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venerdì 5 giugno 2009
Perché vado a votare
Oggi ho letto che Tiziano non va a votare.
D'impulso gli rispondo che deve andare a votare, ma dentro sono dilaniata.
Cerco conforto sui giornali.
Serra, su Repubblica di ieri, fa un appello contro l'astensionismo che non mi convince del tutto.
Sono d'accordo che andare a votare anche solo contro Berlusconi sia un ottimo motivo.
Ma alla mia coscienza mancina non basta. A me non piace essere contro se non sono a favore di qualcos'altro.
Lo spettacolo delle lotte intestine tra dirigenti sempre più anziani e sempre più narcisi, come lo definisce lo stesso Serra, ha stufato tutti tranne i protagonisti, che non capisco cosa cazzo dirigono se non se stessi, i parenti stupidi, i leccaculo mediocri e i pochi orfani con in mano fotografie ormai sbiadite dei propri padri.
Si aggiunge poi la questione della laicità, sopratutto nel PD. Le chiese sono vuote, le mutande e le mani invece sempre più sporche ... e forse proprio per questo i cattolici si sentono autorizzati a imporre la loro morale ipocrita, come se i laici non ne avessero una.
La sinistra non ce la fa laicamente a farsi un bagno nell'acquasantiera, nemmeno in quella putrida dei cattolici di sinistra.
Non è vero, come dice Serra, che l'astensionismo è un disperato gesto politico nella speranza di staccare la spina a questa sinistra, e soprattutto alla sua nomenklatura, per far rinascere finalmente altro, e altri.
Quelli di sinistra, a sinistra, per la sinistra, si sono semplicemente rotti il cazzo anche della sinistra, dei loro appelli al voto utile e al voto contro.
Lo dico chiaramente: voterò solo per dire a Berlusconi, e ai berluscones, che non può fare come cazzo gli pare. Un gesto disperato questo sì, il mio, perché anche se votassero il 49% degli italiani a sinistra lui farà come cazzo gli pare lo stesso.
Ma anch'io come Serra, se non vado a votare mi sentirò in disaccordo con me stessa. Cosa che per altro non mi posso permettere anche quel giorno.
In quella fottuta cabina elettorale, dove arriverò senza aver deciso dove apporre la croce, non solo mi turerò il naso, ma mi sentirò parte di una mediocrità collettiva (la democrazia forse è anche questo, dice Serra, ed è vero).
Quindi sì, farò un bagno di umiltà e di razionalità, soffrendo perché non riesco ad accettare i limiti facilmente, né i miei, né quelli degli altri. E nell'apporre una croce non convinta mi sentirò ancora più qualunquista degli astensionisti. Perché una cosa è certa: che io deleghi esplicitamente, o non esprima alcuna delega, tanto faranno come cazzo gli pare, a destra come a sinistra.
Però sarò parte, in quel preciso momento e fino allo spoglio, di quell'identità collettiva che ci serve come l'aria e che ogni giorno cerco di costruire, nel mio piccolo, con il mio impegno civico e civile, purtroppo troppo da sola.
Andrò a votare per questo. Per essere coerente con me stessa. Per me.
Di ribellione, dunque, in questo gesto, ce n'è ben poca.
D'impulso gli rispondo che deve andare a votare, ma dentro sono dilaniata.
Cerco conforto sui giornali.
Serra, su Repubblica di ieri, fa un appello contro l'astensionismo che non mi convince del tutto.
Sono d'accordo che andare a votare anche solo contro Berlusconi sia un ottimo motivo.
Ma alla mia coscienza mancina non basta. A me non piace essere contro se non sono a favore di qualcos'altro.
Lo spettacolo delle lotte intestine tra dirigenti sempre più anziani e sempre più narcisi, come lo definisce lo stesso Serra, ha stufato tutti tranne i protagonisti, che non capisco cosa cazzo dirigono se non se stessi, i parenti stupidi, i leccaculo mediocri e i pochi orfani con in mano fotografie ormai sbiadite dei propri padri.
Si aggiunge poi la questione della laicità, sopratutto nel PD. Le chiese sono vuote, le mutande e le mani invece sempre più sporche ... e forse proprio per questo i cattolici si sentono autorizzati a imporre la loro morale ipocrita, come se i laici non ne avessero una.
La sinistra non ce la fa laicamente a farsi un bagno nell'acquasantiera, nemmeno in quella putrida dei cattolici di sinistra.
Non è vero, come dice Serra, che l'astensionismo è un disperato gesto politico nella speranza di staccare la spina a questa sinistra, e soprattutto alla sua nomenklatura, per far rinascere finalmente altro, e altri.
Quelli di sinistra, a sinistra, per la sinistra, si sono semplicemente rotti il cazzo anche della sinistra, dei loro appelli al voto utile e al voto contro.
Lo dico chiaramente: voterò solo per dire a Berlusconi, e ai berluscones, che non può fare come cazzo gli pare. Un gesto disperato questo sì, il mio, perché anche se votassero il 49% degli italiani a sinistra lui farà come cazzo gli pare lo stesso.
Ma anch'io come Serra, se non vado a votare mi sentirò in disaccordo con me stessa. Cosa che per altro non mi posso permettere anche quel giorno.
In quella fottuta cabina elettorale, dove arriverò senza aver deciso dove apporre la croce, non solo mi turerò il naso, ma mi sentirò parte di una mediocrità collettiva (la democrazia forse è anche questo, dice Serra, ed è vero).
Quindi sì, farò un bagno di umiltà e di razionalità, soffrendo perché non riesco ad accettare i limiti facilmente, né i miei, né quelli degli altri. E nell'apporre una croce non convinta mi sentirò ancora più qualunquista degli astensionisti. Perché una cosa è certa: che io deleghi esplicitamente, o non esprima alcuna delega, tanto faranno come cazzo gli pare, a destra come a sinistra.
Però sarò parte, in quel preciso momento e fino allo spoglio, di quell'identità collettiva che ci serve come l'aria e che ogni giorno cerco di costruire, nel mio piccolo, con il mio impegno civico e civile, purtroppo troppo da sola.
Andrò a votare per questo. Per essere coerente con me stessa. Per me.
Di ribellione, dunque, in questo gesto, ce n'è ben poca.
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