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Con l’emanazione della Bolla papale “Misericordiae vultus”
il Santo Padre ha indetto, in data 11 aprile 2015, il Giubileo straordinario
della Misericordia, fissando alla data dell’8 dicembre l’apertura dell’Anno
Santo.
Il 17 aprile l’Assessore alla Trasformazione Urbana, Giovanni Caudo, dichiarava alla stampa che, in occasione del Giubileo, ci sarebbe stato un restyling delle periferie con ben 38 interventi fuori dal GRA, di cui i primi 10 da completare entro il 2015 ed altri 10 nei primi mesi del Giubileo, per un importo totale di spesa intorno ai 95 milioni di euro, di cui solo 47 straordinari. Addirittura Caudo ha lanciato la proposta di una nuova Basilica per il Giubileo a Tor Vergata dal costo di 3,5 milioni, la cui prima pietra sarà posata da Papa Francesco. L’obiettivo di Caudo è quello di rifare piazze e piste ciclabili per le chiese, “ricucendo così le periferie”.
Dopo un breve periodo, gli interventi attorno al GRA da 38 scendono a 29, in 10 luoghi e 21 parrocchie. 69 milioni di euro di opere tutte in attuazione del piano regolatore. La versione ricambia il 6 agosto, alla data dell’adozione della delibera di Giunta Capitolina e gli interventi passano a 16.
La deliberazione di giunta capitolina n°274 del piano degli interventi (che dovrà essere trasmessa alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per le autorizzazioni), sottolinea, sinteticamente, che il Piano rispetta un elenco di obiettivi strategici tutti volti a migliorare la mobilità, fluidificare il traffico e ridurre l’inquinamento atmosferico e acustico. E siccome mancano pochi mesi, bisogna “abbreviare i tempi di affidamento degli interventi” e dunque la Giunta Capitolina chiede che gli Uffici, in accordo con la Prefettura di Roma, predispongano tutti gli acceleratori necessari al raggiungimento dell’obiettivo. La trasparenza, la tempestività ed efficacia dei lavori sarà controllata da una struttura interdisciplinare apposita di cui però non viene specificato nulla.
Il 17 aprile l’Assessore alla Trasformazione Urbana, Giovanni Caudo, dichiarava alla stampa che, in occasione del Giubileo, ci sarebbe stato un restyling delle periferie con ben 38 interventi fuori dal GRA, di cui i primi 10 da completare entro il 2015 ed altri 10 nei primi mesi del Giubileo, per un importo totale di spesa intorno ai 95 milioni di euro, di cui solo 47 straordinari. Addirittura Caudo ha lanciato la proposta di una nuova Basilica per il Giubileo a Tor Vergata dal costo di 3,5 milioni, la cui prima pietra sarà posata da Papa Francesco. L’obiettivo di Caudo è quello di rifare piazze e piste ciclabili per le chiese, “ricucendo così le periferie”.
Dopo un breve periodo, gli interventi attorno al GRA da 38 scendono a 29, in 10 luoghi e 21 parrocchie. 69 milioni di euro di opere tutte in attuazione del piano regolatore. La versione ricambia il 6 agosto, alla data dell’adozione della delibera di Giunta Capitolina e gli interventi passano a 16.
La deliberazione di giunta capitolina n°274 del piano degli interventi (che dovrà essere trasmessa alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per le autorizzazioni), sottolinea, sinteticamente, che il Piano rispetta un elenco di obiettivi strategici tutti volti a migliorare la mobilità, fluidificare il traffico e ridurre l’inquinamento atmosferico e acustico. E siccome mancano pochi mesi, bisogna “abbreviare i tempi di affidamento degli interventi” e dunque la Giunta Capitolina chiede che gli Uffici, in accordo con la Prefettura di Roma, predispongano tutti gli acceleratori necessari al raggiungimento dell’obiettivo. La trasparenza, la tempestività ed efficacia dei lavori sarà controllata da una struttura interdisciplinare apposita di cui però non viene specificato nulla.
GLI INTERVENTI
Vediamo gli obiettivi. 131 gli interventi in elenco, ma si scopre che per 102 di loro (il 78%) “i tempi previsti dalle procedure ordinarie non consentono la realizzazione dell’opera in tempo utile per l’evento giubilare“, 15 sono in “contrazione dei tempi di realizzazione” e per 14 si deve garantire la tempestiva realizzazione delle opere rispetto alla data di inizio del Giubileo. Si scopre anche che per migliorare la mobilità, fluidificare il traffico e ridurre l’inquinamento atmosferico e acustico, sono necessari, incredibile ma vero, incrementi delle operazioni di pulizia settimanale nelle strade, raccolta differenziata nelle aree verdi, incremento dei cestini per la differenziata, fornitura eco-box, bagni chimici, 80 mezzi a vasca che hanno bisogno di un presidio, una centrale operativa e un help-desk dedicati a cui si sommano il presidio per pulizia e igienizzazione dei bagni e punti informativi in loco, il porta a porta del Municipio I, lavaggio delle strade per contenere le polveri, rimozione di future scritte adesive abusive, derattizzazione e disinfestazione, rimozione discariche abusive per futuro abbandono indiscriminato dei rifiuti, manutenzione delle aree verdi, acquisto materiali per allestimenti floreali, acquisto arredo urbano, acquisto automezzi e attrezzature tecniche specialistiche e DPI. Totale voci 17 di decoro urbano dentro ad una futura ordinanza sulla mobilità.
Tra le opere da realizzare si fanno apprezzare sagrati in area vaticana, che non si comprende perché debbano pagarli i cittadini, piste ciclabili verso chiese che non esistono e amenità su questa falsa riga, che tratteremo in dettaglio nelle prossime settimane. Per 84 di esse la stima, secondo l’Assessore ai Lavori Pubblici, Maurizio Pucci, è di 200 milioni di euro. Per le altre 47 non si sa. Nel frattempo il Campidoglio ha ipotecato 50 milioni di euro del gettito che arriva dalle tasse pagate dai romani, che saranno anticipati dal mutuo della Cassa Depositi e Prestiti. 125 milioni sono stati stanziati in bilancio dal Comune di Roma lo scorso aprile. E siamo a 175 milioni. Ne mancano 25 per raggiungere i 200 milioni di Pucci per le 84 opere, e ancora nulla si sa sulle restanti 47.
L’aspetto che vale la pena rimarcare è il seguente. Pucci è già stato commissario alle opere per il Giubileo del 2000 e l’attuale Prefetto, Franco Gabrielli, allora era a capo della Digos di Roma, poi promosso direttamente dal vicequestore a capo dei Servizi segreti, dunque nominato prefetto di L’Aquila e infine a delfino di Bertolaso nella Protezione Civile Nazionale e poi a capo della stessa.
Il traffico di Roma già nel 1971 |
L’EMERGENZA SINE DIEM
La Protezione Civile nazionale si è preoccupata dal 2006 fino al 2012 della situazione del traffico e della mobilità a Roma, affidando i poteri di Commissario delegato al Sindaco della Capitale. Depotenziata la Protezione Civile con la legge 10/2011, dal 2013 ad oggi gli stessi poteri sono rimasti attribuiti al Sindaco di Roma, grazie a un ingegnoso stratagemma. Con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, D.P.C.M. 4 agosto 2006 (“Dichiarazione dello stato di emergenza determinatasi nella città di Roma nel settore del traffico e della mobilità“, Pubblicato nella Gazz. Uff. 9 agosto 2006, n. 184) il Presidente del Consiglio dei Ministri ha decretato ai sensi e per gli effetti dell’art. 5, comma 1, della legge 24 febbraio 1992, n. 225, lo stato di emergenza nel settore del traffico e della mobilità nella città di Roma.
Successivamente con Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri, O.P.C.M. 26 settembre 2006, n.3543 (“Emergenza nel settore del traffico e della mobilità a Roma. Interventi urgenti di protezione civile diretti a fronteggiare l’emergenza determinatasi nel settore del traffico e della mobilità nel territorio della Capitale della Repubblica”, Pubblicata nella Gazz. Uff. 30 settembre 2006, n.184) il Presidente del Consiglio dei Ministri ha nominato (con poteri di Protezione Civile) il Sindaco di Roma, Commissario delegato per l’attuazione degli interventi volti a fronteggiare l’emergenza dichiarata nel territorio della Capitale.
La costituzione della struttura commissariale è stata regolata con Ordinanza del Commissario delegato n. 1 del 11 ottobre 2006, emanata in applicazione dell’art.2 dell’ordinanza 3543. Per effetto di tale ordinanza si è provveduto: alla nomina dei Soggetti attuatori, all’istituzione del Comitato di coordinamento per l’emergenza traffico e mobilità, all’istituzione dell’Ufficio speciale emergenza traffico e mobilità e alla redazione di un dettagliato Piano degli Interventi.
Poco è nulla è stato fatto in 6 anni, tant’è che il sindaco del Comune di Roma (cioè, il Commissario delegato) ha chiesto ed ottenuto, anno per anno, con successivi D.P.C.M., la proroga dello stato d’emergenza, al fine di consentire la prosecuzione delle iniziative programmate all’interno del suddetto Piano degli Interventi, fino al 31 dicembre 2012.
A partire dal 1 gennaio 2013 “non è stata predisposta alcuna proroga dell’emergenza in questione“. Infatti, a specifico esposto di LabUr, venne confermato che era ancora in corso di definizione “l’ordinanza del Capo del Dipartimento della Protezione Civile con cui viene disposto il subentro dell’Ente ordinariamente competente, cioè il Comune di Roma” (Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento Protezione Civile, prot.n. CTZ/0010044 del 15 febbraio 2013 a firma autografa dell’allora Capo del Dipartimento, Franco Gabrielli).
Solo il 26 aprile 2013, con il decreto legislativo n.51 (“Modifiche ed integrazioni al decreto legislativo 18 aprile 2012, n. 61, concernente ulteriori disposizioni di attuazione dell’articolo 24 della legge 5 maggio 2009, n. 42, in materia di ordinamento di Roma Capitale”) con l’articolo 1, comma 4, veniva aggiunto all’articolo 10 del decreto legislativo n.61 del 2012, il seguente comma:
La Protezione Civile nazionale si è preoccupata dal 2006 fino al 2012 della situazione del traffico e della mobilità a Roma, affidando i poteri di Commissario delegato al Sindaco della Capitale. Depotenziata la Protezione Civile con la legge 10/2011, dal 2013 ad oggi gli stessi poteri sono rimasti attribuiti al Sindaco di Roma, grazie a un ingegnoso stratagemma. Con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, D.P.C.M. 4 agosto 2006 (“Dichiarazione dello stato di emergenza determinatasi nella città di Roma nel settore del traffico e della mobilità“, Pubblicato nella Gazz. Uff. 9 agosto 2006, n. 184) il Presidente del Consiglio dei Ministri ha decretato ai sensi e per gli effetti dell’art. 5, comma 1, della legge 24 febbraio 1992, n. 225, lo stato di emergenza nel settore del traffico e della mobilità nella città di Roma.
Successivamente con Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri, O.P.C.M. 26 settembre 2006, n.3543 (“Emergenza nel settore del traffico e della mobilità a Roma. Interventi urgenti di protezione civile diretti a fronteggiare l’emergenza determinatasi nel settore del traffico e della mobilità nel territorio della Capitale della Repubblica”, Pubblicata nella Gazz. Uff. 30 settembre 2006, n.184) il Presidente del Consiglio dei Ministri ha nominato (con poteri di Protezione Civile) il Sindaco di Roma, Commissario delegato per l’attuazione degli interventi volti a fronteggiare l’emergenza dichiarata nel territorio della Capitale.
La costituzione della struttura commissariale è stata regolata con Ordinanza del Commissario delegato n. 1 del 11 ottobre 2006, emanata in applicazione dell’art.2 dell’ordinanza 3543. Per effetto di tale ordinanza si è provveduto: alla nomina dei Soggetti attuatori, all’istituzione del Comitato di coordinamento per l’emergenza traffico e mobilità, all’istituzione dell’Ufficio speciale emergenza traffico e mobilità e alla redazione di un dettagliato Piano degli Interventi.
Poco è nulla è stato fatto in 6 anni, tant’è che il sindaco del Comune di Roma (cioè, il Commissario delegato) ha chiesto ed ottenuto, anno per anno, con successivi D.P.C.M., la proroga dello stato d’emergenza, al fine di consentire la prosecuzione delle iniziative programmate all’interno del suddetto Piano degli Interventi, fino al 31 dicembre 2012.
A partire dal 1 gennaio 2013 “non è stata predisposta alcuna proroga dell’emergenza in questione“. Infatti, a specifico esposto di LabUr, venne confermato che era ancora in corso di definizione “l’ordinanza del Capo del Dipartimento della Protezione Civile con cui viene disposto il subentro dell’Ente ordinariamente competente, cioè il Comune di Roma” (Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento Protezione Civile, prot.n. CTZ/0010044 del 15 febbraio 2013 a firma autografa dell’allora Capo del Dipartimento, Franco Gabrielli).
Solo il 26 aprile 2013, con il decreto legislativo n.51 (“Modifiche ed integrazioni al decreto legislativo 18 aprile 2012, n. 61, concernente ulteriori disposizioni di attuazione dell’articolo 24 della legge 5 maggio 2009, n. 42, in materia di ordinamento di Roma Capitale”) con l’articolo 1, comma 4, veniva aggiunto all’articolo 10 del decreto legislativo n.61 del 2012, il seguente comma:
«1-bis. Per l’attuazione degli interventi da effettuare
sul territorio di Roma Capitale per rimuovere le situazioni di emergenza
connesse al traffico, alla mobilità ed all’inquinamento atmosferico o acustico,
il Sindaco provvede con proprie ordinanze, anche in deroga ad ogni disposizione
di legge e comunque nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento
giuridico, in esecuzione di un piano autorizzato con delibera del Consiglio dei
Ministri, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, nonché nei
limiti e secondo i criteri indicati nella stessa delibera, con oneri a carico
di Roma Capitale».
Insomma, si era depotenziata la Protezione Civile, ma per
la città di Roma i poteri di protezione civile rimanevano gli stessi solo che
il ‘potere assoluto’ lo aveva il Sindaco di Roma (senza alcuna necessità di
proroga annuale), soprattutto i poteri “per rimuovere le situazioni di
emergenza connesse al traffico, alla mobilità ed all’inquinamento atmosferico o
acustico”, cosa mai riuscita a Roma nei precedenti 6 anni. Siamo all’emergenza
sine diem.
Pensavamo di aver sconfitto la logica di “governance” dei Grandi eventi a carattere strutturale, una vera e propria Shock Economy all’italiana in cui hanno proliferato le Cricche del capitalismo nostrano. Di aver debellato la prassi che ha sottratto l’iniziativa del Governo ad ogni controllo istituzionale e finanziario da parte del Parlamento e della Corte dei Conti e che, insieme all’abuso della decretazione d’urgenza, ha contribuito a stravolgere l’ordinamento costituzionale. Ci siamo sbagliati. A 3 mesi dall’inizio del Giubileo della Misericordia, ci troviamo che si svuota di poteri una parte, ma si riempie di poteri un’altra, ma gli uomini sono sempre gli stessi. Tutto questo mentre va in onda Mafia-Capitale e sulla “struttura interdisciplinare apposita” dedita al controllo non si dice nulla. Il controllore va a braccetto con il controllato, e si paventa di nuovo il ‘potere assoluto’, questa volta non più nella mani della Protezione Civile, bensì del Prefetto Gabrielli. Ancora lui.
Pensavamo di aver sconfitto la logica di “governance” dei Grandi eventi a carattere strutturale, una vera e propria Shock Economy all’italiana in cui hanno proliferato le Cricche del capitalismo nostrano. Di aver debellato la prassi che ha sottratto l’iniziativa del Governo ad ogni controllo istituzionale e finanziario da parte del Parlamento e della Corte dei Conti e che, insieme all’abuso della decretazione d’urgenza, ha contribuito a stravolgere l’ordinamento costituzionale. Ci siamo sbagliati. A 3 mesi dall’inizio del Giubileo della Misericordia, ci troviamo che si svuota di poteri una parte, ma si riempie di poteri un’altra, ma gli uomini sono sempre gli stessi. Tutto questo mentre va in onda Mafia-Capitale e sulla “struttura interdisciplinare apposita” dedita al controllo non si dice nulla. Il controllore va a braccetto con il controllato, e si paventa di nuovo il ‘potere assoluto’, questa volta non più nella mani della Protezione Civile, bensì del Prefetto Gabrielli. Ancora lui.
Il sito dove sorgerà la nuova chiesa. Sullo sfondo, la 'vela' incompiuta di Calatrava foto di pdj |
IL CASO EMBLEMATICO DELLA CHIESA DI TOR VERGATA
La storia della Basilica a Tor Vergata è molto diversa da come l’ha raccontata alla stampa l’Assessore Caudo (*). E’ legata alle vicende della Parrocchia Maria Regina della Pace, appartenente alla Diocesi di Frascati. In via di Tor Vergata 309 la comunità locale aveva costruito a proprie spese, dopo il Giubileo del 2000, una chiesa in legno andata distrutta da un casuale incendio scoppiato il 21 novembre del 2012. Il luogo, dai fedeli, viene ancora oggi definito “un piccolo paradiso nel deserto di Tor Vergata“, visto che non c’è nulla (neppure l’asilo nido promesso dal 2001), nonostante siano costretti a svolgere le attività pastorali e di culto nei container della Protezione Civile, “quei simil-barattoli di ferro, mt. 3x15x2,20, per intenderci, che nemmeno ai terremotati danno più“. Qui è ospitata anche la Caritas, che però d’estate va in ferie.
E’ di questi giorni la forte contestazione del comitato locale contro la Curia Vescovile di Frascati, nella persona del suo Vescovo, Mons. Raffaello Martinelli. L’accusa è di negligenza, “perché non si può restare senza una Chiesa dopo 15 anni“. La situazione della ‘costruenda’ chiesa è la seguente. La nuova chiesa di Tor Vergata deve rispettare la competenza della CEI (principale finanziatore dell’opera) sul come realizzarla (criteri architettonici e liturgici). L’ultimo progetto è stato bocciato dalla CEI a novembre 2014, ma lo studio SER.T.ING è stato riconfermato (indicato già oltre 8 anni fa, quale studio architettonico incaricato della progettazione). Dunque ad oggi, lo studio SER.T.ING sta lavorando per presentare alla CEI, entro la fine del 2015, il progetto completo definitivo ed esecutivo della nuova chiesa, per la sua approvazione ufficiale, mentre si sta completando la pratica burocratica-amministrativa con il Comune di Roma.
A questo punto non si capisce la posizione di Caudo che sembra non conoscere la questione e che parla per quell’area solo della sistemazione di un parco archeologico antistante la ‘costruenda’ (?) chiesa, quando ancora della chiesa non c’è neppure il progetto. Cosa c’entra il parco archeologico (i cui ritrovamenti sono di modesta fattura se confrontati con altri della campagna romana, abbandonati) con il Piano degli Interventi straordinari per l’evento giubilare? E cosa c’entra con il meccanismo della Protezione Civile volto a migliorare ‘traffico e mobilità‘?
In assenza di risposte (e di misericordia), invochiamo almeno pietà per i cittadini.
La storia della Basilica a Tor Vergata è molto diversa da come l’ha raccontata alla stampa l’Assessore Caudo (*). E’ legata alle vicende della Parrocchia Maria Regina della Pace, appartenente alla Diocesi di Frascati. In via di Tor Vergata 309 la comunità locale aveva costruito a proprie spese, dopo il Giubileo del 2000, una chiesa in legno andata distrutta da un casuale incendio scoppiato il 21 novembre del 2012. Il luogo, dai fedeli, viene ancora oggi definito “un piccolo paradiso nel deserto di Tor Vergata“, visto che non c’è nulla (neppure l’asilo nido promesso dal 2001), nonostante siano costretti a svolgere le attività pastorali e di culto nei container della Protezione Civile, “quei simil-barattoli di ferro, mt. 3x15x2,20, per intenderci, che nemmeno ai terremotati danno più“. Qui è ospitata anche la Caritas, che però d’estate va in ferie.
E’ di questi giorni la forte contestazione del comitato locale contro la Curia Vescovile di Frascati, nella persona del suo Vescovo, Mons. Raffaello Martinelli. L’accusa è di negligenza, “perché non si può restare senza una Chiesa dopo 15 anni“. La situazione della ‘costruenda’ chiesa è la seguente. La nuova chiesa di Tor Vergata deve rispettare la competenza della CEI (principale finanziatore dell’opera) sul come realizzarla (criteri architettonici e liturgici). L’ultimo progetto è stato bocciato dalla CEI a novembre 2014, ma lo studio SER.T.ING è stato riconfermato (indicato già oltre 8 anni fa, quale studio architettonico incaricato della progettazione). Dunque ad oggi, lo studio SER.T.ING sta lavorando per presentare alla CEI, entro la fine del 2015, il progetto completo definitivo ed esecutivo della nuova chiesa, per la sua approvazione ufficiale, mentre si sta completando la pratica burocratica-amministrativa con il Comune di Roma.
A questo punto non si capisce la posizione di Caudo che sembra non conoscere la questione e che parla per quell’area solo della sistemazione di un parco archeologico antistante la ‘costruenda’ (?) chiesa, quando ancora della chiesa non c’è neppure il progetto. Cosa c’entra il parco archeologico (i cui ritrovamenti sono di modesta fattura se confrontati con altri della campagna romana, abbandonati) con il Piano degli Interventi straordinari per l’evento giubilare? E cosa c’entra con il meccanismo della Protezione Civile volto a migliorare ‘traffico e mobilità‘?
In assenza di risposte (e di misericordia), invochiamo almeno pietà per i cittadini.
(*) GIUBILEO, CAUDO: PER ANNO SANTO 11 INTERVENTI
“OLTRE-GRA”
Un Giubileo oltre-Gra. Saranno 11 gli interventi realizzati nell’immediato che diventeranno il lascito che resterà alla città anche dopo l’Anno Santo della Misericordia. “In queste ore siamo impegnati a cogliere l’opportunità del Giubileo della Misericordia perche’ a Roma, quella che vive oltre-Gra, resti il lascito importante dell’Anno Santo ‘di strada’, migliorando le condizioni di vita di chi ancora aspetta strade, piazze, spazi verdi. Abbiamo individuato luoghi e interventi, 11, per un ammontare di circa 6 milioni e li abbiamo presentati ieri sera alla presidenza del Consiglio per avere agevolazioni per i tempi di realizzazione”. Lo ha annunciato l’assessore all’Urbanistica, Giovanni Caudo, durante la conferenza stampa di illustrazione dei risultati dei primi due anni di mandato. “Il Giubileo deve servire a ricucire la città. Si tratta di piccoli interventi ma significativi che possono essere realizzati nell’immediato. Noi avevamo 29 interventi nel cassetto, opere che dovevano essere realizzati in 10 luoghi per totale per 69 milioni di euro. Noi abbiamo individuato una lista più ristretta di 11 interventi per il Giubileo”, ha aggiunto Caudo. Gli 11 interventi sono a Ponte di Nona-Castelverde, Tor Bella Monaca, Tor Vergata, Primavalle, Fidene-Val Melaina, San Basilio. (6 agosto 2015) (omniroma.it)
Un Giubileo oltre-Gra. Saranno 11 gli interventi realizzati nell’immediato che diventeranno il lascito che resterà alla città anche dopo l’Anno Santo della Misericordia. “In queste ore siamo impegnati a cogliere l’opportunità del Giubileo della Misericordia perche’ a Roma, quella che vive oltre-Gra, resti il lascito importante dell’Anno Santo ‘di strada’, migliorando le condizioni di vita di chi ancora aspetta strade, piazze, spazi verdi. Abbiamo individuato luoghi e interventi, 11, per un ammontare di circa 6 milioni e li abbiamo presentati ieri sera alla presidenza del Consiglio per avere agevolazioni per i tempi di realizzazione”. Lo ha annunciato l’assessore all’Urbanistica, Giovanni Caudo, durante la conferenza stampa di illustrazione dei risultati dei primi due anni di mandato. “Il Giubileo deve servire a ricucire la città. Si tratta di piccoli interventi ma significativi che possono essere realizzati nell’immediato. Noi avevamo 29 interventi nel cassetto, opere che dovevano essere realizzati in 10 luoghi per totale per 69 milioni di euro. Noi abbiamo individuato una lista più ristretta di 11 interventi per il Giubileo”, ha aggiunto Caudo. Gli 11 interventi sono a Ponte di Nona-Castelverde, Tor Bella Monaca, Tor Vergata, Primavalle, Fidene-Val Melaina, San Basilio. (6 agosto 2015) (omniroma.it)