mercoledì 22 settembre 2021

IL LAVORO SIGNIFICA PARTECIPAZIONE, PERCHE’ NON C’E’ SOLTANTO IL COVID

 

Oggi spadroneggiano, anche nel nostro Municipio, tre ‘malattie’ - oltre alla corruzione e alla criminalità – che minano l’integrità del tessuto sociale, la solidarietà e la reciprocità tra i cittadini:
il virus dell’intolleranza che abbaglia la vista e filtra in maniera distorta il proprio ‘sentire’ causa l’incapacità di accettare – da parti di tanti, purtroppo - il mutamento e capire che gli immigrati possono essere una risorsa importante per lo sviluppo del territorio. Occorrono, così, ancora molti sforzi per aiutare chi non riesce a capire, e rimettere in sesto la nostra comunità con un’idea sana di cittadinanza: quella di una persona che, in quanto cittadino, è titolare di diritti e di doveri indipendentemente dal suo ruolo, sesso, razza o religione. E, aggiungiamo noi di REvoluzione Civica di ‘abilità’, perché troppi diversamente abili sono ancora discriminati o considerati dei subumani;
il virus dell’autoreferenzialità che rende più fragili nel contatto con gli altri e, conseguentemente, insostenibile l’abbondanza di stimoli che caratterizzano un rapporto diretto, faccia-a-faccia. Piuttosto che aggregarsi, frequentando gli spazi pubblici per discutere e decidere sul futuro comune, si riduce la propria dignità di cittadina/o a quella, quando va bene, di frequentatore di mini-aggregazioni, dei neo-ghetti, costituiti da individui che condividono solo gusti e idee simili. Una malattia, questa, che accelera il processo di frammentazione sociale, perversamente favorita dall’uso diabolico del web con i suoi canali tematici, settoriali, on-demand, a gruppi chiusi;
il virus dell’accidia, che comporta una perdita di potere e la comparsa di ‘neoformazioni maligne’ che sono quegli eccessi di potere che possono attecchire anche sul ruolo giocato da quei decisori politico-amministrativi più consapevoli e intransigenti. E’ la perdita di potere che trasforma, di fatto, un cittadino in un ‘servo’ in balia di questo o quel ‘potente’ di turno, di questo o quel ‘burocrate’ ben lontano dal perseguire l’interesse collettivo.
Abbiamo bisogno di un modo diverso di conoscere, progettare, cambiare l’esistente. E per farlo, è necessaria la costruzione di relazioni sociali tra le persone, i gruppi e le organizzazioni nella comunità del nostro Municipio. Il modello cooperativo si è dimostrato eccellente per tale costruzione, quando opportunamente usato, perché mette al centro il lavoro e non il capitale. La maturazione delle forme dell’economia civile e la crisi dell’economia di capitale (che crea ricchezza per i ‘pochi’ e comincia a togliere sempre più lavoro ai ‘molti’), consentono di scoprire e valorizzare un terreno fertile per la promozione di imprese alternative all’economia di capitali, di piccole dimensioni e radicate sul territorio. Tra queste le ‘cooperative di comunità’ che, nella definizione che ne da Pier Angelo Mori - ordinario di Economia presso l’Università di Firenze - non sono un gruppo di persone con interessi affini, “ma una comunità di ‘residenti all’interno di un territorio’, il cui interesse per il bene/servizio nasce dal fatto che vivono in quel luogo. L’obiettivo della cooperativa di comunità non è quello di rispondere dunque ai bisogni di un gruppo sociale ristretto, ma ai bisogni della comunità”. E per questo possiedono tre requisiti: sono controllate dalla comunità, offrono o gestiscono beni di comunità, garantiscono a tutti i cittadini un accesso non discriminatorio. Il nostro Municipio a guida REvoluzionaria si farà promotore - in uno sforzo corale con le organizzazioni della società civile, le scuole, l’Università e le Centrali cooperative - di queste nuove realtà destinate a far sviluppare il nostro territorio…perché se di Covid si può morire, di LAVORO SI VIVE!

Gianluca Piscitelli
Candidato Consigliere
Municipio X

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