sabato 27 maggio 2017

Giordana Sorrentino, fare a pugni nell'età della giovinezza

(per Il Quotidiano del Litorale)



Giordana Sorrentino, campionessa italiana di pugilato cat.57 Youth a soli16 anni.
La chiamo per intervistarla, ma in realtà siamo immerse in una piscina di un lussuoso albergo spa in Svizzera, e ascolto il suo asciutto linguaggio pieno di entusiasmo. Giordana è figlia degli “eroici furori” di un suo omonimo, filosofo di rara grandezza. Anche lei è un eroe che con passione e a volta con impeto asseconda razionalmente il suo amore infinito, per la vita, che per lei è la boxe. E lo dice candidamente: “Chi pratica la boxe è un eroe”.
Ma lei è anche la giovinezza (“Youth”, appunto) del film di Sorrentino, che è presente e passato prossimo, archetipo esistenziale di un territorio di possibilità che vuole essere esplorato. Giordana è bellezza, è dolore, è fatica, fragile e tenace come la vita sa essere. 

(P) Facciamo finta che io sia Mick Boyle
(G) Non so chi sia
(P) Te lo dirò dopo
(P) Facciamo finta che io sia Mick Boyle che dice “Hai detto che le emozioni sono sopravvalutate? Ma è una stronzata: le emozioni sono tutto quello che abbiamo”
(G) Vero. L’emozione è tutto, nella vita come nella boxe.
(P) Ora invece sono Jimmy Tree e ti dico “Io devo scegliere cosa vale la pena raccontare, se l’orrore o il desiderio. E ho scelto il desiderio … perché è quello che ci rende vivi”. C’è dell’orrore nella boxe?
(G) No, io vedo solo cose positive nella boxe. Anche le cose negative riesco a farle diventare positive.
(P) Adesso ricambio ruolo e sono Fred Ballinger che dice: “La leggerezza è una irresistibile tentazione”
(G) Be’ sì. Assolutamente. D’altronde lo diceva anche Muhammad Ali “Vola come una farfalla”. Ed è la cosa più difficile nella boxe e solo lui riusciva a farlo.
(P) Ballinger sostiene anche una cosa che apparentemente sembra non avere a che fare con la boxe “Le monarchie fanno sempre tenerezza perché sono vulnerabili: basta eliminare una sola persona e all’improvviso ecco che il mondo cambia”.
(G) Ovviamente sì. Quando si è sul ring una delle due sarà acclamata ‘regina’ e questo ti dà forza.
(P) Torniamo a Boyle: “Siamo solo comparse”
(G) Mah … non penso … e non penso nemmeno che sia una cosa giusta. Se ci siamo c’è un motivo. Forse nella boxe sì. Molti di noi lo sono. Io spero in futuro di essere una protagonista.
(P) Ora Tree: “Sto sempre andando a casa, sto sempre andando alla casa di mio padre”, che cosa ti suscita?
(G) I miei genitori sono il primo grazie di tutto quello che sto vivendo. Sono loro che mi accompagnavano agli allenamenti da Fiumicino ad Acilia presso la Champion Club di Paciucci, dove il Maestro Fabio Zapponi mi ha iniziato al pugilato. A lui sono rimasta legata ancora oggi da un rapporto speciale e quando posso torno a trovarlo. L’anno successivo sono andata a Fiumicino, da Luciano Sordini, per poi passare sotto il Maestro Marco Gazzotti presso la Mixar Boxe di Maccarese, dove tutt’ora mi alleno. Se non fosse stato per i miei genitori non avrei mai potuto praticare il pugilato. Per altro io venivo dal mondo del pattinaggio che ho dovuto lasciare per un problema al ginocchio. Così, siccome mio fratello a quel tempo frequentava i corsi di pugilato nella palestra di Paciucci, andavamo tutti insieme. Non volevo rimanere ferma e così mi sono iscritta anche io. E da lì è iniziata la mia carriera sportiva in questo mondo affascinante. A dire la verità solo mio padre ha saltato il turno in famiglia, anche se è un grande appassionato della boxe, perché mio nonno Michele è stato campione triveneto, mio cugino è Emanuele Della Rosa detto il “Ruspa”, un campione del mondo.
(P) Il fatto che tu sia una donna che si dedica alla boxe è stato un problema nella tua famiglia?
(G) No, anzi. Erano abituati al fatto che ad esempio io giocassi al pallone con i ragazzi.
(P) “Questo è quello che si vede da giovani: si vede tutto vicinissimo, quello è il futuro … da vecchi si vede tutto lontanissimo, quello è il passato”. Lo dice Boyle …
(G) Mah, io in realtà vedo tutto quello che mi circonda così lontano … penso sempre di non riuscire ad arrivare fino in fondo.
(P) Torniamo al pugilato. Ballinger dice “Si possono capire un sacco di cose toccandosi ma, chissà perché, le persone hanno paura di toccarsi”.
(G) Vero. Anche nel pugilato, ma se non l’hai provato non lo capisci. Mi dicono che sono masochista, ma è perché non sanno e quindi non capiscono. Non si riescono a spiegare le emozioni che provi quando sei sul ring. Io non ho mai avuto paura di toccare, di colpire il corpo di un altro. Tranne alla finale degli italiani in cui la mia avversaria era fortemente in difficoltà. Da una parte mi dispiaceva vincere per ko dandole il colpo di grazia e così ho preferito fermarmi. Mi hanno elogiato per questo. Dall’altra parte avrei voluto continuare. Ma è stato giusto così, perché avevo comunque vinto.
(P) Una bambina, Emilia Jones, afferma “Nessuno al mondo si sente all’altezza, quindi non c’è da preoccuparsi”
(G) Io all’altezza spesso e volentieri mi ci sento, anche nel pugilato.
(P) Quando sai di aver vinto “Impari qualcosa, sei felice e ti dimentichi di frenare”, lo dice sempre Ballinger.
(G) Non sono assolutamente d’accordo. Il controllo, soprattutto nella boxe, è tutto. Dal fiato, alla testa … è tutto controllo e ci vuole esperienza oltre ad una dote naturale. Se sali sul ring e non hai tutto sotto controllo è meglio che fai una rissa.
(P) Tu guardi i filmati dei tuoi avversari?
(G) Non mi è mai interessato. Per me è un errore. E’ come fasciarsi la testa prima di romperla. Per inquadrare un’avversaria mi basta guardare come si riscalda. Lo capisco subito se e quanto è forte. Sul ring mi bastano 15 secondi.
(P) Ballinger dice anche “
La musica non ha bisogno delle parole, né dell’esperienza, la musica c’è”
(G) La musica è tutto, tutto, tutto e per rilassarmi prima di salire sul ring Eminem a palla!
(P)
Negli USA come in Italia, la boxe femminile non è mai veramente decollata. Le atlete stentano a vivere di pugilato. Tutte hanno un secondo lavoro. Hanno difficoltà a trovare sponsor veri, motivo per cui i media non sono interessati. Le TV non li trasmettono e internet e radio non ne parlano. Il pubblico non le conosce. I match sono tutti programmati e a pagamento; addirittura le atlete sono costrette ad andare in giro a vendere i biglietti d’ingresso per la serata. Questo mina la preparazione e sottrae tempo agli allenamenti, mentre hanno vita più facile le atlete delle arti marziali, che riescono a guadagnare anche cifre a 6 zeri …
(G) E’ così, anche in Italia. La cattiveria e la durezza, che nella boxe maschile sono sinonimo di coraggio e valgono decine di migliaia se non milioni di dollari, nella disciplina femminile non sono apprezzate. Negli USA Simona Galassi vince 6mila euro per un titolo dopo mesi di allenamento. In Italia è quasi impossibile. A mala pena trasmettono la boxe maschile …
(P) Eppure Ann Wolf, classe ’71, è la pugile, statunitense, più forte di tutti i tempi. Nel 2004 superò il record di Henry Armstrong di 3 titoli mondiali in 3 diverse categorie di peso per poi ritirarsi a fare l’allenatrice. Ma non la conosce nessuno.
(G) Ho appena compiuto 17 anni e spero di rimanere sempre nell’ambito del pugilato. Sto aspettando i concorsi per entrare nelle Fiamme Oro e poi quando finirò la mia carriera spero anche io di aprirmi una palestra e di allenare. Però è vero che in ogni settore quello che fa una donna vale meno di quello di un uomo, non solo nel pugilato. Piano, piano spero che cambino le cose. Per ora lascio che mi dicano che sono matta, ma quando vedono i risultati credono in me.
(P) Il tuo rapporto con lo specchio
(G) Tutto il sudore che butto in palestra. Ma vedo anche i cambiamenti del mio corpo, i risultati di un buon lavoro. Certo, il tuo viso si modifica, ma io del mio ‘nuovo’ naso ne sono fiera e in fondo la bellezza non coincide quasi mai con la femminilità. D’altronde un campione è colui che dedica tutto il suo tempo in questo sport, che mette da parte tutto ed in cambio magari ha solo piccole soddisfazioni materiali.
(P) La dieta
(G) Faccio diete stringenti, mesi a digiuno, settimane senza bere … qualche volta pensi “chi me lo fa fare”, poi per fortuna ci sono i miei genitori che mi stanno vicina, il maestro che se cadi di rialza, persone che ti dicono, quando hai la tentazione di mollare, di rinunciare “vedrai che i risultati li otterrai se continui così”.  E’ dura, non lo nego, ma rimango convinta che il pugilato è da donne. Ti insegna il rispetto, oltre ad essere uno sport completo se lo fai bene.
(P) Che differenza c’è tra te e un ragazzo della tua età che pratica la boxe?
(G) Io ci metto anima e cuore in tutto quello che faccio nel pugilato. Non credo che i ragazzi alla mia età facciano altrettanto. Forse pensano di più a divertirsi, perché per una ragazza, per una donna, è più difficile. Abbiamo più problemi ad esempio a gestire il peso, dovuto ad una conformazione fisica. I ragazzi sono più rilassati su questo tema. Perdono più facilmente ad esempio i chili di troppo. Ma l’amore e la passione, l’anima … ti porta sempre a guardare avanti.
  
“E quando non ci sarò, vai avanti: non soffrire, non più. [... ] Sappi soltanto che sto guardando verso di te sorridendo, quindi piccola, non provare dolore, torna a sorridere.” (Eminem)

(G) Mi sa che il film “Youth” di Sorrentino lo andrò a vedere e ride.

sabato 20 maggio 2017

MUNICIPIO X: UCCISO DAL PINO, NESSUN COLPEVOLE. SI SALVANO PAPALINI E CAFAGGI


Tutti assolti i funzionari comunali responsabili della manutenzione delle alberature nel tratto in cui ha trovato la morte Gianni Danieli, 42 anni, ucciso dallo schianto di un pino sulla Cristoforo Colombo mentre era a bordo del suo scooter.
Si tratta di Claudia Menichelli, Aldo Barletta, Emanuela Bisanzio, Domenico Di Paolo, Claudio Saccotelli e ora anche Aldo Papalini, Paolo Cafaggi e Marina Vecchiarelli che avevano fatto ricorso alla Corte di Cassazione. Nessuna colpa per i responsabili della manutenzione del Verde, nonostante la Procura avesse contestato a tutti gli indagati la sottovalutazione di «alcuni indicatori di pericolo».
Esterrefatti molti cittadini del Municipio X. “Io spero solo che l'immagine di quel povero padre di famiglia gli appaia ogni sera prima di andare a dormire” sintetizza la rabbia di molti Antonella.
Molte domande rimangono in sospeso: perché allora la famiglia di Danieli è stata risarcita dal Comune di Roma se non ci sono colpevoli? A cosa è servito decentrare nel 2011 il Verde al Municipio X se nessuno è responsabile del controllo delle alberature? Perché sono stati recentemente imposti i limiti di 50km orari sulla Colombo anche nei tratti in cui è stata riasfaltata?
“Incredibile questa assoluzione di responsabilità” – afferma Franco Pirone, Architetto Paesaggista – “Quel pino aveva manifestato problemi di staticità tant’è che era stato ancorato con dei cavi di acciaio ad una struttura pubblicitaria, quindi avevano una funzione di ancoraggio decisamente sotto allo zero in termini di sicurezza. Perché non viene considerato responsabile del crollo del pino chi lo ha ancorato? La ragione principale del suo crollo sono state le sue radici spiralate come ha scritto l’agronomo che ha fatto la relazione. Questo fenomeno avviene quando il vivaio alleva la pianta in vaso, e invece di rinvasarla in vasi sempre più grandi che permettono alle radici del pino giovane di avere un andamento radiale, lo lasciano crescere in vasi troppo piccoli, per cui le radici una volta raggiunta la parete del vaso cominciano a girare a spirale intorno al tronco. Quando il pino viene piantato in piena terra purtroppo le radici proseguono con loro andamento a spirale quando invece per resistere alle sollecitazioni, che sono causate dalla forma particolare del pino, uno degli emblemi della Capitale, avrebbero bisogno di svilupparsi radialmente, seguendo l'allargamento della chioma. I responsabili dunque ci sono eccome, a partire dal vivaista che mette in vendita un pino con radici spiralate, poi l'azienda che l'ha comprato per metterlo a dimora, il direttore dei lavori (o il R. U. P.) che non ha controllato la qualità dell'albero, il giardiniere che ha piantato un albero in quelle condizioni, e il collaudatore che non ha controllato”. “Lo denunciavamo già nel 2014, in pieno periodo Buzzi” – dichiara Andrea Schiavone, coordinatore del Comitato Civico 2013 – “Le potature dei pini sulla Colombo tendono a 'sfrondare' i rami bassi provocando la crescita in verticale dell'albero e dunque un ulteriore rischio di stabilità. Il pino non sostituisce i suoi rami bassi. Inoltre, le potature sulla Colombo e le condizioni di stabilità sono state eseguite su tutti i pini meno quella vicino al pino caduto. Eppure avevamo presentato diversi esposti sugli affidamenti opachi delle potature dei pini sulla Colombo, avvenuti sotto la Giunta di Andrea Tassone, coinvolto in Mafia Capitale. Avevamo infatti denunciato la non
adozione di misure cautelative in sede di affidamento, in somma urgenza e senza evidenza pubblica della determinazione dirigenziale, all'Ecoflora2, che ha eseguito le potature, società invischiata nella vicenda giudiziaria della discarica di Casalpalocco in via Niceneto, che è alla base dell'omicidio di Sesto Corvini”. “Una brutta pagina per questo territorio. Il Verde era materia decentrata al Municipio X e non ci sono colpevoli né sotto il profilo penale né civile?” – conclude Stefano Salvemme, ex Presidente della Commissione Commercio sotto la Giunta Vizzani – “Nelle ultime settimane sono stati addirittura posti i cartelli sulla Colombo di 50km all'ora. Politicamente è un atto di deresponsabilizzazione, anche perché il limite deve essere un provvedimento provvisorio e non definitivo, contestuale alla soluzione. La gente è stanca di anni di narrativa politica di soluzioni a problemi che non vengono risolti. Senza contare che la morte di Danieli riporta anche allo scempio, misterioso, degli innumerevoli pini tagliati nel Municipio X senza apparenti spiegazioni, mai fornite ai cittadini, ma che si collega al nuovo business delle bio-masse”.