domenica 23 dicembre 2012

Cultura nel XIII Municipio: Spazi all'Arte e l'ordinaria spazzatura municipale

Questa è la mia lettera di risposta al comunicato stampa di "Spazi all'Arte" che troverete in calce, insieme alla cronistoria, i video e i commenti che si sono susseguiti. E' la "Qultura" bellezza, una vera monnezza!


Carissimo Giorgio Jorio,
senza franzoli, arrivo subito al punto:

1) Te/ve la siete presa con Roberto Fraschetti che non sapeva nulla di quello che avrebbe fatto la Comunità Foce del Tevere , come si evince chiaramente dal filmato a cui fate riferimento. Franca Vannini, la portavoce, si scusa proprio con Roberto per l'incursione.
2) La signora, con la "s" minuscola, che si firma in qualità di Presidente dell'Associazione "Spazi all'Arte", era presente, ci ha aperto i cancelli, ci ha fatto entrare, ha ascoltato l'intervento della Comunità Foce del Tevere, non ha eccepito nulla, dopo di che ha fatto il suo logorroico, quanto non professionale, intervento sulla 'Qultura' stile Casalinga di Voghera, ed è rimasta per tutto il tempo della presentazione di Roberto Fraschetti, ha brindato con noi, ha scambiato anche gli auguri di Natale ed è rimasta a parlare con tutti (facendo il solito pianto sulla difficoltà di fare 'Qultura' nel nostro territorio) fino alle ore 20, cioè 2 ore!
Nessuno di noi ha insistito per entrare. La signora non è stata costretta con la forza, né con le minacce o con gli spilli nel deretano, non l'abbiamo torturata, né tanto meno seviziata. La signora, nel pieno (desumiamo) delle sue facoltà mentali, ha aperto il cancello con le chiavi di sua spontanea volontà (a meno che non fosse sotto l'influsso ormonale del buono, bravo, quanto bello Fraschetti) quindi ha aperto la porta e aiutato ad accendere le candele, sottoponendo anche la soluzione idiota "bicchierino più grande che contiene più cera"
3) Il guasto tecnico è avvenuto la mattina, secondo quanto ha riportato la "signora", presidentessa dell'associazione, colta forse da un raptus di demenza senile, per essere gentile, perché sarebbe più opportuno chiamarlo delirio tremens da "ti tolgo la sala se non fai subito un comunicato stampa in cui prendi le distanze". Peccato che il povero e ignaro Roberto Fraschetti sia stato avvisato 2 ore prima dell'evento. Ora, siccome io ancora non vedo i buchi nel mio naso, a parte quelli che mi servono per respirare, in cui infilarci un anello, desumo una semplice e banalissima cosa: che la storia del black-out elettrico fosse una BUFALA. E tralascio di spiegare il perché si fosse montata una simile panna di latte di bufala (anche per me è Natale e anche io sono più buona).
4) Tu, in particolare, sei stato un gran maleducato: spettava a te essere presente ad accogliere e scusarti non solo con Roberto, ma anche con tutto il pubblico che non hai potuto raggiungere con il tuo 'messagino' su FB. Anche perché le persone hanno altro da fare, soprattutto il 23 dicembre alle 16 di pomeriggio, che stare davanti al PC a commentare le foto sadomaso di 'lolite stagionate'. Ma naturalmente hai risposto a Fraschetti al telefono alle 18 (orario dell'evento) che avevi altro da fare.
5) Non ho mai visto fare proteste o blitz (come lo avete chiamato voi stessi, perché altrimenti non sarebbe un blitz) inviando comunicazione anticipata via fax ... e sono certa che nemmeno tu, in tutta la tua lunga storia politica.
6) Non c'era alcuna frase ostile nel Comunicato letto dalla Comunità Foce del Tevere. C'era semplicemente la verità, che è visionabile sempre su youtube, basta digitare "Affari d'acqua". Il signor (anche questo minuscolo) Alessandro Polinori definì L'Idroscalo di Ostia un cancro. Non mi pare di aver letto tuoi comunicati di presa di distanza tua o degli associati di Spazi all'Arte su questa nefandezza. Anzi, vedo che mentre prendi le distanze da Fraschetti, che poverino non c'entrava proprio nulla, non le hai mai prese da Polinori e nemmeno ti sei indignato. Ovvio, mentre Fraschetti non può offrirti una sede, con libera offerta, Polinori sì, e allora "Parigi val bene una messa", anche se ci si professa anticlericali.
7) Fraschetti non ha prodotto alcun video. Il video l'ho prodotto io e dispongo di tutta la sequenza che è chiarissima. Disponibile per chiunque la voglia visionare, comprensiva del logorroico intervento della signora presidentessa da delirio tremens. Inizia così: Fraschetti parla, Vannini interrompe, la signora presidentessa con il delirio tremens sproloquia sulla 'Qultura', Fraschetti finalmente fa la sua presentazione del suo libro "Tabacco"
8) Visto che vi date così tante arie pompose nello statuto scrivendo "la nostra associazione che ha per finalità la diffusione della cultura e per statuto si dichiara ed è metapolitica", che la prima diffusione dovrebbe essere quella della Cultura della Verità. Ecco, iniziasse la signora presidentessa da delirio tremens a dirla, la verità, che non è quella che ha scritto nel comunicato stampa. Senza parlare del tuo vergognoso commento sulla bacheca di Fb dell'associazione di cui fai parte. Per altro siete in malafede e affermate un falso. Nel video su youtube della Comunità non viene nemmeno nominata la vostra associazione. C'è scritto chiaramente TITOLO: "La Comunità Foce del Tevere alla presentazione di "Tabacco". DESCRIZIONE: Per ricordare le parole indegne del co-responsabile del CHM LIPU di Ostia

"Ci scusiamo per questa incursione, ma siamo entrati in questo luogo solo perché presenta il suo libro un amico, ma non abbiamo dimenticato le parole che ci ha rivolto il responsabile di questo spazio pubblico, gestito come se fosse privato, e che ha potuto realizzarsi a spese degli abitanti dell'Idroscalo di Ostia. Da tre anni stiamo combattendo la nostra rivoluzione, forse piccola rispetto a quella Cubana, ma non meno importante per noi. E ci auguriamo che il vento della rivoluzione spazzi via la mala politica, la speculazione becera e le parole indegne, come quelle che ci sono state rivolte. Grazie Roberto e "hasta la victoria siempre!".

Nel video di Roberto Fraschetti TITOLO: Spazi all'Arte ospita "Tabacco" di Roberto Fraschetti. DESCRIZIONE: Presentazione del libro "Tabacco" di Roberto Fraschetti presso CHM Lipu di Ostia.
Tutte info che corrispondono alla verità, anche perché l'ho caricato io ed io ero testimone oculare di quanto è successo, insieme ad una decina di persone.

Di cosa dunque andate parlando??? Se c'era qualcuno che poteva eccepire qualcosa era Fraschetti, visto che il suo romanzo è collegato al "blitz" della Comunità Foce del Tevere (che secondo l'associazione fondata sulla metapolitica avrebbe dovuto essere comunicato all'associazione medesima magari con una bella raccomandata A/R con su scritto "Scusate, vorremmo fare un blitz, perché si parla di rivoluzione in un luogo che ci ha definito un cancro. Possiamo aprire uno striscione e dire due parole? Grazie e scusateci ancora se abbiamo disturbato il manovratore").
9) Da cosa dunque prendete le distanze come direttivo? Dalla verità??? Di cosa vi scusate con la LIPU? La prima cosa che ha detto Franca Vannini è stata proprio quella che era dispiaciuta che non ci fosse il signor, sempre minuscolo, Polinori, perché l'Idroscalo ama dire le cose in faccia (come me, per questo sono miei amici), tant'è che non le manda a dire (come me), ma filma e mette in rete le sue parole perché non ha nulla da nascondere. Voi invece sì, evidentemente. Solo che filmato canta e il resto vola.
10) Roberto Fraschetti non si è reso responsabile di un bel niente. Cosa avrebbe dovuto fare? Zittire la Comunità Foce del Tevere? Picchiare la Vannini facendo cadere tutte le candele così avrebbe preso fuoco la LIPU? E per quale ragione? E con quale diritto? La LIPU è uno spazio pubblico, pagato con soldi pubblici. Non è uno spazio privato! Non è della LIPU. E' gestito dalla LIPU, che prende danaro fumante pubblico.
11) Di quale slealtà parlate? La parola lealtà evidentemente non sapete cosa voglia dire. La lealtà imponeva che tu, Jorio, alzassi le tue chiappe e venissi al CHM LIPU di Ostia. Di quale contesto inappropriato parlate? Cosa scrivete?! Usare la cultura per altri fini? Ma Jorio, ma non sei tu ad aver partecipato all'occupazione del Teatro del Lido, fondato il centro di Affabulazione? Parlato di spazi pubblici? Fatto battaglie civili? E cosa scrivi ora? Parli di strumentalizzazione della cultura? Vuoi forse dirmi che in questi due luoghi si parla solo di pittura e di teatro? O forse si parla di Cultura con la C maiuscola?

Di quale umiliazione della cultura parli? Quella che avrebbe perpetrato un comitato di cittadini che deve battersi ogni giorno contro la sottocultura di cui fai parte?
Non parlare per la Comunità Foce del Tevere, lo sanno fare benissimo da soli, non dare giudizi sul valore politico della loro azioni. Tu non li hai mai appoggiati.

Ti dai un sacco di arie da intellettuale. Forse per la disperazione ti sei omologato, sei diventato esattamente come tutti gli altri contro cui hai gridato allo scandalo per anni, quelli che "per un pugno di dollari" si vendono anche la propria dignità storica e politica. Ora, siccome tu non sei amico dell'Idroscalo, siccome tu hai bannato Fraschetti che non c'entrava proprio nulla, da questo momento in poi non sei nemmeno più amico mio. Anche perché, se stai cercando un nuovo nemico, hai sbagliato indirizzo.
(Quanno ce vo' ce vo', come dici tu)

paula

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Pubblicati su Fb i due video, Jorio commenterà sulla bacheca dell'Associazione Spazi all'Arte:  "E' proprio vero che gli artisti e Spazi all'Arte non si fermano davanti a nulla. Peccato che quando sono stato avvertito che l'iniziativa (rimandata in un primo momento) si sarebbe svolta lo stesso. Ma io ero già ad Ostia Antica per un impegno "alternativo" che avevo preso una volta comunicato l'annullamento e a tornare indietro con i mezzi ci avrei messo troppo tempo. Un vero peccato!"

Dopo due ore esce il seguente comuniciato stampa dell'Associazione Spazi all'Arte:

Il consiglio direttivo di “Spazi all’Arte” in merito ai fatti avvenuti al Centro Habitat Mediterraneo di ieri pomeriggio 23 dicembre dichiara quanto segue:
• Era prevista per “I cammei” la presentazione dell’opera di Roberto Fraschetti “Tabacco” come da proposta del nostro associato Giorgio Jorio;
• L’iniziativa era stata annullata per un guasto tecnico, ma su insistenza dell’autore Roberto Fraschetti che aveva invitato un gruppo di amici, in mancanza degli associati che dovevano essere presenti per quell’eventi, la stessa Presidente si era offerta ad accoglierli per un saluto, aprendo la sede del Centro Habitat mediterraneo;
• Il gruppo degli invitati dallo scrittore, senza che l’Associazione Spazi all’Arte ne fosse stata avvertita ha aperto uno striscione del Comitato dell’Idroscalo e una sua rappresentante ha letto un comunicato sulla situazione degli sfollati contenente frasi ostili contro la Lipu e i responsabili del Centro Habitat Mediterraneo che hanno gratuitamente ospitato la nostra mostra collettiva
• Di questo vero e proprio blitz si è provveduto da parte dello stesso Fraschetti e del Comitato dell’Idroscalo a produrre un video che gira in rete coinvolgendo la nostra associazione che ha per finalità la diffusione della cultura e per statuto si dichiara ed è metapolitica.
Per quanto accaduto il Consiglio Direttivo di Spazi all’Arte mentre si scusa con i responsabili della LIPU per l’accaduto da cui prende con fermezza le distanze, richiama il nostro associato Giorgio Jorio a selezionare con maggior attenzione gli artisti che chiama a partecipare alle nostre iniziative e manifesta la più ferma disapprovazione per il comportamento di uno scrittore, Roberto Fraschetti, che si è reso responsabile di una intrusione sleale in un contesto inappropriato usando la cultura per altri fini e violando il rispetto per l’ospitalità della LIPU rendendoci corresponsabili della violazione.

La Presidente
Paola Guia Muccioli
La Segretaria
Daniela Taliana

Dopo pochi minuti Jorio, folgorato sulla via di Damasco, commenterà con queste parole il Comunicato dell'Associazione: 
 "Chiedo scusa a tutti gli associati di Spazi all'Arte. Si tratta di un'azione, quella di ieri pomeriggio, che strumentalizza e quindi umilia la cultura e anche l'agire politico di un Comitato che io personalmente ho sempre appoggiato."

giovedì 20 dicembre 2012

Comune di Roma: denuncia per i funzionari del Dipartimento di Urbanistica


“In piena campagna elettorale e, come sempre, sotto le festività, in Campidoglio si approvano delibere urbanistiche tenute nel cassetto per concludere gli ultimi affari di fine mandato, come ad esempio le densificazioni delle 167 (Piani di Zona) B36 Acilia-Saline e C10 Malafede (XIII Municipio), e C22 Casale Nei (in IV Municipio) o come lo scandalo della Piccola Palocco. Il pacco dono di Natale di Alemanno ai cittadini è servito” – dichiara Riccardo Corbucci (PD), vice Presidente del IV Municipio – “E’ ora di dire basta. Partiranno denunce nei confronti di tutti quei funzionari del Dipartimento di Urbanistica del Comune di Roma che hanno firmato, approvandoli, processi partecipativi farsa”.

“Ormai è diventato un vizio di questa amministrazione capitolina. I processi partecipativi, obbligatori per legge, vengono gestiti da dirigenti prostrati ad un sistema affaristico romano ormai marcio. In aula Giulio Cesare arrivano delibere con documenti che i cittadini non hanno mai visto. Siamo di fronte ad un vero e proprio abuso in atti d’ufficio e omissione di atti d’ufficio da parte di volenterosi carnefici dell’urbanistica romana” – tuona Paula de Jesus, urbanista di LabUr, Laboratorio di Urbanistica.

“La moneta urbanistica, l’assecondare i voleri dei palazzinari, il seguire le decisioni della mala politica romana di questa pessima amministrazione di centro destra, non può essere pagata solo dai cittadini, ma avrà un prezzo anche per tutti quei dirigenti che le assecondano e le avvallano” – prosegue Corbucci.

“Il primo ad essere denunciato sarà il responsabile del procedimento per il raddoppio del Porto di Roma in località Ostia” – dichiara Andrea Schiavone Presidente di LabUr – “Per ben due volte (il 7 e il 19 dicembre 2012) il Segretariato Generale ha richiesto al responsabile l’elenco completo degli atti necessari per la pubblicazione presso l’Albo Pretorio, senza ricevere, ad oggi, alcuna risposta. Vedremo cosa faranno anche con Piccola Palocco”.




giovedì 13 dicembre 2012

Roma, XIII MUNICIPIO: UDC - Urbanisti Di Caltagirone


Il XIII Municipio, da sempre oggetto di speculazione edilizia, è spesso finito sulle pagine di cronaca giudiziaria. Un municipio dove i partiti sono in difficoltà ad eccezione dell’UDC che ‘assume’ i transfughi sotto lo slogan “costruiamo una nuova alternativa politica, per cambiare davvero”. In realtà a costruire nel XIII Municipio sono soprattutto i “palazzinari” di nuova e vecchia generazione, quelli nati per finanziare prima DC, PCI, PSI e PSDI e che ora si sono convertiti verso le nuove sigle, accompagnati da imprenditori edili piuttosto discutibili. Cosa lega l’UDC a questo scenario? Tre temi, molto in voga nel XIII Municipio. Il waterfront di Ostia, il raddoppio del Porto di Ostia, l’edilizia selvaggia e becera dell’entroterra ostiense, cioè i quartieri pseudo-residenziali, fatti di villette o palazzoni tutti uguali e privi di servizi. Insomma, dei dormitori. Senza dimenticare la nascita di nuove chiese (come San Corbiniano all’Infernetto, legata a Benedetto XVI) a botte di 5 milioni di euro, ricavati dall’8 per mille degli Italiani.  Anche questa è edilizia.
Manca tutto nell’entroterra, ma le Chiese no. Deo volente, chissà che non arrivino anche i servizi entro il giorno dell’Apocalisse.

L’Urbanistica e l’Ambiente sono di competenza della Regione Lazio, struttura da sempre romanocentrica, dove oggi siedono nella sala dei bottoni due uomini UDC. Il primo è Roberto Carlino fondatore dell’Immobildream S.p.A (quella che “non vende sogni ma solide realtà” di mattoni e cemento armato) e Presidente della Commissione Ambiente. Il secondo è Luciano Ciocchetti, Assessore all’Urbanistica dopo analoga esperienza nel 2000, mancato Sindaco di Roma nel 2008 e artefice del famigerato Piano Casa, vera e propria deregulation in ambito urbanistico, soprattutto sul litorale romano cui ha regalato premi di cubatura fino al 100%. Tra gli altri nomi della squadra regionale, il neo-profugo Mario Mei, ex-Pd, ex-API, passato alla cronaca nel 2010 per aver dichiarato spese elettorali per 216.346 euro con un reddito di soli 46.069 euro mentre era consigliere comunale del PD a Roma. (fonte Corriere della Sera).
Insomma, è proprio la Regione Lazio, con il triplice potere di Urbanistica, Demanio Marittimo e Piano Casa (UDP, quasi un UDC) a controllare le sorti del finto progetto del waterfront di Alemanno, di cui fa parte il raddoppio del Porto di Ostia: 88 milioni di euro e un complesso turistico (albergo più residence, chiamato “Porto di Roma”). Il direttore dei lavori è Paolo Solvi, ex PD e ex Assessore ai LL.PP del XIII Municipio, ora coordinatore UDC XIII Municipio. Il caso vuole però che l’unico albergo che esiste in zona portuale è l’ARAN Blu, dove ARAN sta per Armellini Angela, moglie di Bruno Tabacci (UDC fino al 2008) e figlia del famoso costruttore che realizzò quello scempio che si chiama Ostia Ponente (44 palazzine fatte con sabbia di mare nel cemento che tutti i partiti vorrebbero ‘abbattere per riqualificare l’area’ usando i premi di cubatura del Piano Casa di Ciocchetti). Come se non bastasse, aggiungiamo il recente schieramento UDC in Campidoglio a favore del raddoppio del Porto di Ostia pur sedendo nei banchi dell’opposizione.
Passando nell’entroterra di Ostia, le cose non cambiano. ‘Giardini di Roma’, nome che evoca quelli di Babilonia. In realtà si tratta di un quartiere di palazzoni uguali ad altri sparsi nella periferia romana (stesso identico stampo, basta andare ad esempio a Ponte di Nona), tant’è che è noto più propriamente con il nome di Quartiere Caltagirone, in zona Malafede, una Babele urbanistica. Gli unici spazi verdi sono quelli lasciati a vegetazione spontanea. Le vendite dei palazzoni furono affidate proprio all’Immobildream di Roberto Carlino. Coincidenze, caso.
Che Caltagirone sia legato all’UDC non lo si può negare: “l’UDC ha incassato nel periodo 2008-2011, circa 66,3 milioni di euro, a fronte di circa 35 milioni di spese elettorali e nell’anno delle elezioni politiche, il gruppo Caltagirone, su ben 4,4 milioni di euro di contributi, ne ha elargiti 2,15 milioni” (fonte: Dagospia). Dunque, il 50% delle azioni dell’ “UDC S.p.A.” è di Caltagirone. A seguito dell’entrata nelle fila dell’UDC nel XIII Municipio del transfugo Salvatore Colloca, ex capogruppo PDL, il capogruppo UDC alla Regione Lazio, Francesco Carducci, ha dichiarato “Quella di Ostia è una realtà complessa e molto importante nell’ambito dell’economia dell’intera regione. Il rafforzamento della nostra presenza nel XIII Municipio ci consentirà di essere ancora più incisivi nell’azione di sostegno e sviluppo dell’attività produttiva litoranea”. Forse si riferiva alla fauna, alla flora, alle dune, alle pinete del XIII Municipio? Dubitiamo. I terreni del XIII Municipio rimasti ancora edificabili sono molti. Di scempi edilizi se ne sono visti tanti in questo Municipio: dalle famigerate ‘Terrazze del Presidente’, senza concessione edilizia ma sanate da una discutibile sentenza, alla zona Stagni di Ostia, zona sotto il livello del mare (come ricorda il nome) dove però arriverà presto molto cemento anche grazie al progetto waterfront, nonostante si trovi a 5 km dal mare. E poi c’è l’ennesima nuova mega chiesa di Sant’Agostino, patrono di Ostia, dopo quella appena realizzata, non a caso, proprio nel quartiere Caltagirone, dedicata, su espresso volere di Papa Ratzinger, al Beato Padre Pio da Pietralcina. Insomma, nomi altisonanti che aumentano il consenso popolare, nel classico stile dei palazzinari amici del clero.
L’UDC fa miracoli urbi et orbi: ha promesso lo sblocco in Regione Lazio del risanamento delle periferie abusive, chiamate tecnicamente toponimi. Un affare enorme che il buon Ciocchetti sta conducendo in prima persona, compreso il piano particolareggiato dell’Infernetto, dimenticando completamente il rischio idrogeologico di queste aree.
Se questa è urbanistica, se questi sono gli urbanisti, se questi sono gli Urbanisti Di Caltagirone (UDC), siamo messi male, anzi malissimo.

martedì 11 dicembre 2012

XIII Municipio, "Le Terrazze del Presidente": L'UDC si improvvisa urbanista


Leggiamo con molto stupore la presa di posizione da parte dell’UDC del XIII Municipio a favore dell’urbanizzazione del complesso de ‘Le Terrazze del Presidente’ lungo la via di Acilia. Facciamo notare che i 4.000 ed oltre appartamenti costruiti senza concessione edilizia avrebbero dovuto avere tutto quanto necessario se a Roma, negli ultimi 20 anni, ci fosse stata una sana politica urbanistica e non una costante speculazione edilizia. Non spacciamo per ‘quartiere’ quello che invece è solo un agglomerato di cemento armato (venduto a 5.000 euro/mq) che ha portato solamente problemi ai ‘veri’ quartieri limitrofi. E’ ora di dire basta agli ulteriori costi che ricadono sulla collettività per colpa di scelte scellerate perpetrate da amministrazioni incapaci e colluse, lasciando che i privati possano speculare senza ritegno. L’UDC si rivolgesse dunque ai costruttori, non al Comune di Roma, per ottenere quanto richiedono i cittadini: una volta tanto darebbe di sé un’immagine diversa di quella a favore della cementificazione del territorio.

(maggiori informazioni sulla vicenda delle Terrazze del Presidente a questo LINK)

paula de jesus per LabUr

venerdì 30 novembre 2012

Raddoppio del Porto di Roma: tutto da rifare?


Ad un anno di distanza dal processo di partecipazione tenutosi il 29 dicembre 2011 sull’ampliamento del Porto di Roma presso l’aula Massimo di Somma del XIII Municipio, il Comune di Roma ha approvato il 12 novembre 2012 il suo raddoppio. Peccato che quanto è stato approvato non sia quello che i cittadini hanno visto durante il processo di partecipazione obbligatorio per legge per le Grandi Opere Strategiche. In pratica, quello che il Comune di Roma ha fatto vedere ai cittadini il 29 dicembre 2011 non è quello che hanno discusso per l’approvazione del progetto. In particolare, è stata introdotta la relazione della mobilità (gonfiata ad arte) e la relazione sulle varianti urbanistiche non presentate al processo di partecipazione.
Ci domandiamo dunque perché i cittadini paghino il personale degli Uffici del Comune di Roma visto che è evidente, ancora una volta, che invece di rispettare le normative sulla trasparenza e curare dunque gli interessi pubblici, sono più preoccupati a soddisfare celermente le richieste degli imprenditori. A questo punto si facessero pagare da loro.
Questa mattina LabUr, Laboratorio di Urbanistica, ha così inviato urgente richiesta di integrazione degli allegati relativi alla delibera del raddoppio del Porto di Roma. In attesa della risposta da parte degli Uffici competenti e dell’aggiornamento e ripubblicazione sull’Albo Pretorio della delibera in oggetto, verrà inoltrata presso la Procura di Roma un dettagliato esposto per fare chiarezza su queste gravi omissioni documentali.

paula de jesus, urbanista per LabUr

L'esposto inviato oggi:

giovedì 29 novembre 2012

Idroscalo di Ostia: la rabbia degli sfollati



Era l'alba del 23 febbraio del 2010 quando 35 famiglie, residenti nella zona dell'Idroscalo di Ostia, vennero allontanate dalle proprie case con un'ordinanza della protezione civile a causa di un pericolo di esondazione. È Paula De Jesus, urbanista a supporto tecnico della Comunità Foce Tevere, che si batte da anni per fare in modo che la riqualifica dell'Idroscalo avvenga in modo che i residenti mantengano le proprie abitazioni, a spiegarci che l'ordinanza della Protezione civile è da considerarsi illegittima: quel 23 febbraio non ci fu nessuna esondazione e, anzi, le condizioni meteorologiche quel giorno non lasciavano presagire nulla di preoccupante. In poco più di due ore, e senza nessun preavviso (nonostante le ordinanze ricevute dai cittadini quel giorno fossero datate al 17 febbraio), 35 famiglie furono costrette a raccogliere i propri effetti personali tentando, per quanto possibile, di salvare il mobilio (sistemato alla meglio in alcuni container pagati dal Comune di Roma), prima di essere trasferiti al residence “Borgo del Poggio” in via di Fioranello, nei pressi di via Ardeatina. Le case furono abbattute quel giorno stesso, in fretta, per evitare che le persone ne riprendessero possesso. Da quel giorno il Comune di Roma non è mai più intervenuto sul luogo. Una manovra, questa, costata al Comune circa 6 milioni di euro, per non parlare della somma, stimata tra i 2000 e i 3000 euro al mese a famiglia, che da ormai quasi due anni serve a coprire le spese del residence. Nel frattempo, il destino di tutti gli altri abitanti della zona sembra incerto. Infatti, secondo il progetto di riqualifica del territorio, entro il 2013 dovrebbero essere abbattute tutte le altre “baracche” per dar luogo alla costruzione di un Parco Fluviale. A rendere la situazione ancora più problematica vi è inoltre il fatto che nessuna delle famiglie residenti all’Idroscalo, tantomeno le 35 residenti al Borgo del Poggio, compare in alcuna delle liste di assegnazione per alloggi popolari. La Comunità Foce Tevere, spiega la portavoce Franca Vannini, continua a battersi per una riqualifica del territorio che preveda la creazione di un piccolo borgo dell’Idroscalo, che permetta non solo alle persone di mantenere le proprie case ma che miri anche conservare l’identità del quartiere. Continua su: Fanpage - Link

lunedì 26 novembre 2012

Nessuna casa per le 35 famiglie sgomberate il 23 febbraio 2010


La mia intervista a Radio Manà del 23 novembre scorso sul problema dell'emergenza abitativa delle 35 famiglie dell'Idroscalo di Ostia ancora in attesa dopo quasi 3 anni di un alloggio.

Radio Manà - Intervista a Paula de Jesus

martedì 13 novembre 2012

Addio al delta del Tevere

Presto sparirà la foce del Tevere. Si stanno infatti realizzando due porti, ciascuno da 1.400 posti barca. Uno già esiste ed è quello di Ostia che presenta un errore di progettazione avendo l’imboccatura a favore dei venti dominanti, motivo per cui spesso si insabbia l’ingresso. Attualmente dispone di 600 posti barca, che presto raddoppieranno grazie al Consorzio Cooperative Costruzioni (CCC), di Ravenna, fra i principali gruppi del settore delle costruzioni a livello nazionale. Quello lato Fiumicino invece è in mano al gruppo Caltagirone. I due porti alla foce del Tevere sono distanti in linea d'aria neanche  1 km e hanno e continueranno ancora di più a stravolgere completamente la natura deltizia del Tevere. In conferenza di servizi ad entrambi è stato richiesto uno studio sull'eventuale modifica della linea di costa, che però non tengono conto dell'esistenza dell'altro porto. Questa è l'Italia, un paese dove, nelle inutili conferenze dei servizi, i progettisti orientano l'apertura di un porto nel quadrante ovest dei venti dominanti sul litorale romano, modificando la linea di costa per effetto del mancato apporto della sabbia. Decine di milioni di euro di soldi pubblici vengono spesi ogni anno per fare un ripascimento (per altro inutile) causato da operazioni meramente private su proprietà dello Stato. Sarebbe ora che in Italia, invece di processare e condannare dei sismologi per non aver previsto un terremoto, si processassero e condannassero i tecnici e gli amministratori che consentono trasformazioni urbanistiche incompatibili e insostenibili da un punto di vista ambientale, soprattutto alla luce dei cambiamenti climatici che stanno interessando tutto il mondo e il nostro paese.

Andrea Schiavone e Paula de Jesus per LabUr

domenica 11 novembre 2012

PPP - 10 novembre 2012 - L'evento (Ostia, p.zza Anco Marzio)



Video, immagini e interventi del secondo appuntamento, tenutosi sabato 10 novembre 2012, alle ore 17, in p.zza Anco Marzio ad Ostia, per commemorare il grande intellettuale Pier Paolo Pasolini.




Stefano Salvemme (PDL), Vice Presidente del Consiglio del XIII Municipio

Stralcio del documentario “Sabaudia e la civiltà dei consumi”

Leonardo Ragozzino, Responsabile Cultura SEL Roma Area Metropolitana
Paolo Surini, Esecutivo Regionale IDV Lazio e portavoce IDV XIII Municipio, purtroppo ha dovuto abbandonarci per gravi motivi familiari.
Lettura dell'estratto del capitolo del libro "Vite periferiche di Enzo Scandurra (Ed. Ediesse, 2012), storie di solitudine e marginalità in dieci quartieri di Roma. Qui sotto il testo integrale.

"All’Idroscalo ci si arrivava percorrendo il lungomare a Ponente. Giri a destra alla fine della Via del Mare e prosegui fino in fondo. E così ora le tombe sono due. Quella di Pier Paolo a poche centinaia 
di metri e questa dell’Idroscalo. Che sia una tomba lo testimonia un cancello e un perimetro di blocchi di cemento, quelli che in genere si pongono a cavallo delle due corsie delle autostrade.
Sul cancello la scritta: «Cancello della vergogna, da qui non passerà più nessuno». Su quel cancello sono appese delle vecchie scarpe. La scritta continua così: «Queste le scarpe di coloro che questo territorio lo hanno attraversato per tanto tempo». Ma ormai è passato un anno da quel giorno, il cancello si è riempito di scarpe, i lavori per la riqualificazione dell’area, promessi dal sindaco di Roma, non sono mai iniziati. Torno indietro verso quello che una volta era un piazzale rotondo sterrato e che ora in parte ancora lo è ma con mezza circonferenza senza più confine. Il semicerchio ora si apre direttamente sul mare. La piazza, quello che di essa resta, è anche il capolinea di due autobus: 014 e 015, vanno a Roma. Guardo per vedere se c’è un bar; c’è una casetta rosa con sopra la scritta: «sede del comitato» e un numero di cellulare a seguire. «Me lo farebbe un caffè?», chiedo all’unica persona dentro il locale. «Ci provo» mi risponde quello poco convinto e azionando la macchina. Dopo di me entra un’altra persona: «Se ci riesci, fammelo pure a me». Mi metto sull’uscio del locale come a far capire al signore della macchina che non me ne sono andato, che aspetto fiducioso. Sulla piazza solo poche persone e i soliti cani. Questi cani dell’Idroscalo sono un po’ particolari. In genere sono brutti e spellati, ma di loro colpisce la pigrizia. Sì, dico pigrizia perché stanno fermi seduti in terra o si muovono lentamente, come gli abitanti, quasi indecisi su dove andare. Girano e rigirano, ma poi ritornano dove erano. Incuriosirebbero perfino Charles Darwin questi cani, tante sono le varietà che appaiono e scompaiono dai vicoli. Piccoli, grandi, con pelo e senza, di tanti colori, ma in genere colpisce la loro «tristezza», del tutto compatibile con quella di questi luoghi. Il signore del caffè bofonchia. L’altro cliente che era insieme a me se ne è andato. Dico, come a farmi perdonare di una richiesta inopportuna: «Se non ci riesce fa niente». Lui nemmeno risponde, vedo che ogni tanto riempie la tazzina del caffè per poi versarne il contenuto nel lavandino. Mi ricordo che i «primi» caffè vanno buttati perché non sono buoni. Ma non sembra questo il motivo dell’insuccesso. Torno ai miei pensieri, all’Idroscalo. Mi dicono che i 153 abitanti sono stati trasferiti alla Madonna del Divino Amore, altri ad Acilia. Non vedranno più il mare né sentiranno il suo rumore di notte. Vorrei sapere se anche le case rimaste, più lontane dal mare di quelle abbattute, saranno prima o poi demolite. In assenza di interlocutori, lo chiedo all’uomo della macchina del caffè che non risponde nemmeno questa volta, interamente assorto nel tentativo di far funzionare l’aggeggio. Continuo a girare per la piazza; al caffè ci ho rinunciato ma non so come dirlo al gestore del presunto bar. Ci pensa lui, esce dal locale e lo sento dire che la macchina del caffè non va in pressione, chiede aiuto all’altro con cui sta conversando al telefono. Ora posso
andarmene, risalgo sulla mia auto, faccio un mezzo giro della piazza e riprendo via dell’Idroscalo. Alla mia destra c’è ormai il muro del Nuovo Porto di Roma dal quale sporgono centinaia di alberi di navi. Quando il muro si interrompe so che il piccolo monumento funebre dedicato a Pier Paolo è vicino. Non c’è parcheggio, il cancello è chiuso e sopra c’è la scritta: «giardino letterario». Per visitarlo devi rivolgerti alla Lipu. Il giardino, visto da fuori, è una sorta di piccola oasi nel bailamme del paesaggio. Il monumento si scorge bene: una colonna greca monca a simboleggiare la vita spezzata di Pier Paolo; intorno due colombe spiegano le ali in segno di libertà sovrastate da una luna piena, il simbolo della poesia. Ricordo quando quell’uomo, a me sconosciuto, girava nel mio
quartiere al Prenestino sempre circondato da persone. Sapevamo che era «qualcuno», ma chi? Si diceva «è un frocio!», faceva l’attore, il regista, insomma era nel cinema. Allora girava Accattone e molte delle persone del film le aveva reclutate sul posto. Qualche volta – avevo 14 anni – lo sentii parlare. Pensai che non era dei «nostri», parlava una lingua colta, senza accenti, si muoveva quasi
scattando, sembrava possedere una grande energia e forza fisica. Tanti anni dopo – era il Sessantotto – lo sentii di nuovo parlare in un’assemblea pubblica a Villa Borghese. Eravamo diffidenti ma affascinati dalla sua prosa diretta, decisa, rabbiosa. Mi volgo all’indietro, a sinistra, dalla parte opposta al mare, scorgo il Maschio commissionato a Michelangelo dai papi Pio IV e
Pio V. È la torre di San Michele voluta da questi papi per garantire la sicurezza della navigazione. Un tempo i papi possedevano un’intera flotta di navi e un arsenale dove venivano fabbricate che, ancora oggi, quasi intatto, sta accanto a Porta Portese. Poco più avanti, sulla destra, c’è l’ingresso al Nuovo Porto. Ci entro perché cerco un bar: chiedere al gestore del caffè dell’Idroscalo se c’era un bagno, non me la sono sentita. Qui sicuramente un bagno per fare pipì lo trovo.




mercoledì 7 novembre 2012

PPP: 10 novembre 2012 - P.zza Anco Marzio, Ostia

Secondo appuntamento, Sabato 10 novembre, ore 17, Piazza Anco Marzio ad Ostia, per commemorare il grande intellettuale Pier Paolo Pasolini. Stralci del film di P.P. Pasolini e Paolo Brunatto “Pasolini e... la forma della città”, del 1973, s aranno proiettati durante la tavola rotonda, coordinata da “Mare in Vista”, sul tema tratto dall'editoriale pasoliniano “Perché il Processo”: “I cittadini italiani vogliono consapevolmente sapere perché in questi dieci anni di cosiddetto benessere si è speso in tutto fuorché nei servizi pubblici di prima necessità [...] I cittadini italiani vogliono consapevolmente sapere perché in questi dieci anni di cosiddetta civiltà tecnologica si siano compiuti così selvaggi disastri edilizi, urbanistici, paesaggistici, ecologici [...]” (Corriere della Sera, 28 settembre 1975).

Sarà l’occasione per dibattere su il problema della forma della città e della salvezza della natura che circonda la città, della civiltà dei consumi, oltre la crescita e dopo lo ‘sviluppo’, della difesa di un passato anonimo e popolare ma di alto valore storico e culturale, di beni e spazi comuni, di società critica, di paesaggio, di pianificazione, di diritto alla città, di città pubblica ed equa, di vivibilità, di istituzioni, di territorio, di fabbisogno e di politica per la città.


La scaletta dell’evento:

  • ore 17             Lettura di un racconto inedito di R. Fraschetti, scritto appositamente per l’evento, sull’Idroscalo di Ostia.
  • ore 17.10        “Perché il Processo", Corriere della Sera, 28 settembre 1975 
  • ore 17.15        Riccardo Corbucci (PD), Vice Presidente del Consiglio del IV Municipio 
  • ore 17.25        Stefano Salvemme (PDL), Vice Presidente del Consiglio del XIII Municipio 
  • ore 17.35        Stralcio del documentario “Sabaudia e la civiltà dei consumi” 
  • ore 17.40        Leonardo Ragozzino, Responsabile Cultura SEL Roma Area Metropolitana 
  • ore 17.50        Paolo Surini, Esecutivo Regionale IDV Lazio e portavoce IDV XIII Municipio 
  • ore 18.00        Lettura a cura di Patrizio J. Macci, tratta da “Le vite spezzate di Roma” di Enzo Scandurra, Ed. Ediesse Roma, 2012, sull’Idroscalo di Ostia. 
  • ore 18.10        Conclusioni della tavola rotonda 
  • ore 18.15        Ospiti d’eccezione


Seguirà la proiezione del film “Ostia” (1971) di Sergio Citti, in omaggio all’attore e regista italiano, il cui nome è legato al sodalizio artistico con Pier Paolo Pasolini, morto l’11 ottobre 2005 ad Ostia.

sabato 3 novembre 2012

PPP - Inaugurazione del monumento all'Idroscalo di Ostia

"In piazza dei Piroscafi, i cittadini della comunità Foce del Tevere dell'Idroscalo di Ostia hanno commemorato Pier Paolo Pasolini, dedicandogli un'altare di bottiglie e pneumatici, sul quale é stato deposto un crocifisso formato da scarpe, che gli abitanti avevano messo sul cancello della vergogna a ricordo di chi calpestava quei luoghi prima del 23 febbraio 2010" lo dichiarano a margine dell'evento al quale sono intervenuti Riccardo Corbucci, vicepresidente del consiglio del IV Municipio e Paula De Jesus, dirigente del Partito Democratico. "Pasolini non deve essere strumentalizzato da nessuno, come avvenuto nel recente passato" spiegano Corbucci e De Jesus "poiché il suo spirito e le sue opere appartengono a tutti". "Gli eventi per ricordare la figura di Pasolini continueranno anche la prossima settimana con il dibattito coordinato dall'associazione Mare in Vista di sabato 10 novembre in Piazza Anco Marzio" concludono gli esponenti del Pd. (da La Repubblica LINK)

mercoledì 31 ottobre 2012

Pasolini ad Ostia


In occasione dell'anniversario della morte di Pier Paolo Pasolini, due saranno gli appuntamenti per commemorare il grande intellettuale.

Venerdì 2 novembre, alle ore 11.00, presso, piazza dei Piroscafi
Inaugurazione del monumento a Pasolini, realizzato dalla Comunità Foce del Tevere.

Sabato 10 novembre, ore 17, piazza Anco Marzio ad Ostia
Proiezioni di immagini e filmati, letture inedite, accompagneranno la tavola rotonda “Perché il Processo", tratto da il Corriere della Sera, 28 settembre 1975 (*)

Parteciperanno:

Riccardo Corbucci (PD), Vice Presidente del Consiglio del IV Municipio
Stefano Salvemme (PDL), Vice Presidente del Consiglio del XIII Municipio
Leonardo Ragozzino, Responsabile Cultura SEL Roma Area Metropolitana
Paolo Surini, Esecutivo Regionale IDV Lazio e portavoce IDV XIII Municipio
Coordina l’Associazione “Mare in Vista”.

Seguirà proiezione del film “Ostia” di Sergio Citti del 1971

(*) «[...] I cittadini italiani vogliono consapevolmente sapere perché in questi dieci anni di cosiddetto benessere si è speso in tutto fuorché nei servizi pubblici di prima necessità [...] I cittadini italiani vogliono consapevolmente sapere perché in questi dieci anni di cosiddetta civiltà tecnologica si siano compiuti così selvaggi disastri edilizi, urbanistici, paesaggistici, ecologici [...] I cittadini italiani vogliono consapevolmente sapere perché in questi dieci anni di cosiddetto laicismo l'unico discorso laico sia stato quello, laido, della televisione [...]" (da "Perché il Processo" Corriere della Sera, 28 settembre 1975)

Alemanno, l’Idroscalo e Haluvion


Nessun allarme dal mare, nessun allarme dalle piogge, nessun allarme dal fiume. C’è invece all’Idroscalo di Ostia l’allarme Alemanno, un sindaco incapace a non perdere la faccia. Due anni fa cercò di salvare la gente con i manganelli spendendo tre milioni di euro con più di 1.000 uomini in tenuta antisommossa. Ora non ha 1.000 euro per mettere sacchetti di sabbia sulla scogliera a fiume dove aveva scritto che avrebbe messo in piedi un sistema di difesa realizzato con palancole tipo Larssen. La gente dell’idroscalo teme il vento che gonfia il mare e impedisce al fiume di uscire visto anche che la foce é insabbiata. Ma Alemanno non lo sa e chiamerà l’esercito. Intanto i cittadini con 300 euro di spesa si sono realizzati il proprio sistema drenante per le acque meteoriche. New York colpita da Sandy, Roma da Giandy.

Andrea Schiavone e Paula de Jesus per LabUr – Laboratorio di Urbanistica

mercoledì 24 ottobre 2012

XIII Municipio, Infernetto – Il nuovo Piano toglierà 273mila mq di aree pubbliche

Il nuovo Piano Particolareggiato dell'Infernetto, più precisamente quello della Zona 'O' n.51 Infernetto-Macchione, arriva in ritardo a giochi fatti. Non serve per regolamentare quanto ormai è già stato costruito dal 1994 fino ad oggi, ma serve solo per consentire una nuova colata di cemento. Prendiamo i dati forniti da Roma Capitale. Il vecchio piano prevedeva un insediamento di quasi 30mila abitanti, il nuovo di poco più di 20mila. Peccato che nel 2011 all'Infernetto si contavano nella Zona 'O' ben 26.390 abitanti. Dove li mettiamo, nel nuovo piano, i 6mila e passa abitanti in più?

Non basta. Con il nuovo piano si perderanno oltre 273mila mq di aree pubbliche, grazie al 'giochino' di ridurre le previsioni di insediamento di quasi 10mila abitanti e di diminuire, per ogni abitante, i mq di aree pubbliche spettanti. Nei 273mila mq, composti da 193mila mq di aree verdi e oltre 80mila mq di servizi pubblici (=scuole), verrano ad insediarsi altre 7mila persone, fino ad arrivare non a 20mila, come dichiarato, ma almeno a 33mila abitanti. Senza contare infine che le strade non potranno essere portate a norma visto che ormai è tutto costruito e che non si possono 'allargare' e dotare di marciapiedi le strade esistenti.
In questo scenario da manicomio urbanistico si inserisce, a peggiorare le cose, quanto gravita intorno al Piano Particolareggiato e cioè convenzioni, lottizzazioni, toponimi, densificazioni, aree di atterraggio di diritti edificatori, cambi di destinazione d'uso tra commerciale e residenziale, piani di zona (le famigerate '167'), case per i Vigili del Fuoco, 3 chiese, il centro commerciale dell'Esselunga, housing sociale e chi più ne ha, più ne metta. Non scordiamoci infatti che l'Infernetto è una zona urbanistica del XIII Municipio (13i) estesa per oltre 1000ha, di cui solo la parte centrale (532 ha) è quella sorta spontaneamente e poi perimetrata nel 1994 (Zona ‘O’), grazie a Pannella. Attorno, negli oltre 500 ha restanti, sta sorgendo da anni di tutto, senza alcun controllo e senza portare nuovi servizi, anzi, barattando qualche scuola (che non si fa nella Zona 'O') per ulteriori aumenti di cubatura. Insomma, da manicomio a inferno urbanistico: sarà questo il motivo per cui si chiama Infernetto?
Vogliamo allora proprio vedere come questa dissennata amministrazione renderà compatibile la finta regolamentazione della Zona 'O' con aree tipo Riserva Verde, una lottizzazione degli anni '70 più volte oggetto delle attenzioni della Procura di Roma. Il caso dell'enorme edificio non residenziale in via Luson, è emblematico. Da anni sotto indagine per presunti abusi edilizi, viene ora considerato dal Comune di Roma indispensabile per risolvere il problema dell'emergenza abitativa. In che modo? Si sana tutto, si trasforma in residenziale l'edificio e il costruttore cede al Comune qualche appartamento come contropartita. Peccato che la vera 'emergenza abitativa' la subiscono tutti i giorni i cittadini dell'Infernetto 
in balìa di amministratori e tecnici comunali troppo spesso preoccupati non della "bene pubblico", ma di quello privato. Ma anche di volenterosi carnefici del territorio annidati contemporaneamente dentro discutibili comitati di quartiere, consorzi e consulenze pubbliche e che vogliono solo trovare posto ai loro sacchetti grigi di cemento. La moneta urbanistica paga bene, molto bene.

Andrea Schiavone e Paula de Jesus per LabUr

(due immagini: una, il confronto tra i due pp, l'altra l'Infernetto con segno della zona 'O')

lunedì 22 ottobre 2012

Ostia, Polo Natatorio – Si celebrano le nozze coi fichi secchi

Il Polo Natatorio di Ostia, sorto per i Mondiali di Nuoto Roma '09 e di proprietà del Comune di Roma, ospiterà una fiera nuziale privata. Si tratta dell'evento 'Ostia Sposa', che si terrà dal 26 al 28 ottobre, dalle 10:00 alle 21:00, nell'area del parcheggio scoperto in concessione alla Federazione Italiana Nuoto (FIN). Cosa abbia a che vedere un centro federale sportivo con le nozze non è dato sapere. Così come non risultano le necessarie delibere e determinazioni dirigenziali di autorizzazione ad un simile evento privato presso l’Albo Pretorio del Comune. Eppure la FIN e il Comune di Roma (patrocinio del XIII Municipio e dell'Assessorato alle Attività Produttive) risultano in bella evidenza sulla locandina di 'Ostia Sposa'. 

I cittadini attendono a distanza di 3 anni che il Polo Natatorio venga terminato e che si concludano le indagini da parte della Procura di Roma per il raddoppio dei costi: 32 milioni contro i 15 previsti in appalto. Per altro il parcheggio non è mai stato utilizzato dai cittadini mentre ne hanno fatto uso i clienti dello stabilimento balneare “Le Dune” del progettista delle piscine dei Mondiali, Renato Papagni, in quanto incluso nel prezzo dell’abbonamento allo stabilimento.
Curioso anche il fatto che solo nel XIII Municipio arrivi il surrogato dell'evento 'Roma Sposa', tenutosi il 27-30 settembre presso il Palazzo dei Congressi all'EUR, grazie al sostegno dell'Assessore comunale alle Attività Produttive, Davide Bordoni, nato a Ostia e amico di Paolo Barelli, presidente della FIN. 


E' l’ennesimo grottesco episodio sul Polo Natatorio di Ostia, che si aggiunge all'ultimo scandalo della costosa convenzione con il ristorante “Al Pescatore”, per un servizio mensa nei confronti di atleti e dirigenti che lo frequentano. Anche il bar all'interno dell'impianto sportivo è in concessione allo stesso ristorante. Perché non celebrare allora, durante 'Ostia Sposa' anche le “Banali 10 nozze con i fichi secchi” o sarebbe meglio dire “sposa bagnata sposa fortunata”?

giovedì 18 ottobre 2012

Piano Particolareggiato Infernetto: l'ennesimo colpo di mano


La
Ieri pomeriggio, in aula Massimo di Somma, si è parlato dell’imminente adozione del piano particolareggiato dell’Infernetto. A prescindere dalle molteplici false affermazioni di alcuni tecnici (aumento del verde, risoluzione dei problemi idrogeologici, canali in contropendenza, su cui evidentemente l’ing. Renato Papagni ha fatto scuola anche tra gli architetti), è giunta la notizia che “finalmente sarà tolta la fascia di rispetto dalla tenuta di Castel Porziano, consentendo a questa fascia di divenire edificabile.
Ricordiamo che togliere la fascia di rispetto peggiorerà il rischio idrogeologico dell’area data la presenza del Fosso del Confine. I recenti allagamenti del circolo Babel, finito sotto l’inchiesta sui Mondiali di Nuoto Roma ‘09, lo provano. Analogamente per la fascia di Via Merano. Si tratta dell’ultimo colpo di mano urbanistico di questa pessima amministrazione comunale.


mercoledì 17 ottobre 2012

Gli abusi morali di Profeta

Dopo il fuori onda di Tommaso Profeta, capo della Protezione Civile della Capitale, secondo il quale all'Infernetto "sono tutte case abusive ... qui è tutto abusivo, Roma è stata costruita abusivamente" (v. video a questo link) si susseguono comunicati strampalati sopratutto da parte dei partiti. Evidentemente non conoscono il significato dei termini "abusivo" e "abusivismo".

Politica, amministratori e tecnici comunali a servizio dei costruttori non possono far ricadere sui cittadini il fallimento in fase attuativa del nuovo Piano Regolatore. L'impiego della moneta urbanistica con cui il Comune di Roma risana da anni il suo bilancio, usando i soldi destinati alle opere di urbanizzazione per garantire la copertura delle spese ordinarie, deve terminare. Zone residenziali di pregio come l'Infernetto, regolarmente costruite, a dispetto di quanto afferma Profeta, sono diventate a rischio idraulico per l'assoluta carenza di opere pubbliche attese da 20 anni. Non ci sono cantieri sequestrati o case senza licenza edilizia. Se un abuso c'è è urbanistico. I sermoni di partiti non vergini o le dichiarazioni in libertà del capo della protezione civile sono invece dei veri e propri abusi morali. Dove sono finiti i 640 milioni di euro previsti da Alemanno un anno fa per il risanamento idrogeologico del XIII Municipio?

lunedì 15 ottobre 2012

Il mio intervento al tavolo del "waterfront" del 9 ottobre 2012


INTRODUZIONE
Gli errori nello sviluppo urbano si pagano per secoli. Per questa ragione è fondamentale che chi progetta le città abbia come scopo principale quello di “far stare bene la gente”, e non lasciare semplicemente un segno o la propria griffe su un luogo. I cittadini devono provare un senso di gioia nel vivere la loro città, che invece tendono ad intristirsi sempre di più. L´uso dei materiali, dei colori, delle trasparenze è fondamentale per renderle appunto più gioiose. L´acqua, in particolare, rende le città più belle, ne raddoppia le immagini. Venezia è bella non solo perché è unica ma soprattutto perché c´è l´acqua. La cosa più importante però non è il fattore estetico, piuttosto quello etico. Bisogna costruire per far incontrare e non per dividere. La felicità di un luogo, di una città, sta nel creare incontri, nell´aprirsi agli altri. Quello che ha intristito le città e la società in generale è l´uso politico della paura, anche in Italia, il Paese che ha inventato la piazza, la città aperta. 

PARTECIPAZIONE
Ralph DiBart ha detto, la partecipazione “è come dirigere un’orchestra. C’è l’aspetto di concepire una sinfonia. Ma poi bisogna prestare attenzione a tutte le partiture, capire il contributo di ciascuno strumento, e orchestrare attentamente il tutto per costruire una musica grandiosa”. Ecco cosa dobbiamo fare a questo tavolo.

In uno dei nostri incontri la giornalista Alessandra Sozio ha detto con tono accorato “Ma ce l’avete un sogno? Siete ancora capaci di sognare che una città migliore sia possibile”. Ebbene, sono partita dalle sue parole e rispondo “Sì, è possibile e voglio parlarvi di un sogno divenuto realtà in soli 8 anni e solo alla fine vi dirò di chi e di cosa si tratta”.

SPERANZE

“Se dovessimo valutare i nostri successi o fallimenti in termini di reddito, dovremmo considerarci sconfitti sino alla fine dei tempi. Con le nostre scarse risorse, dobbiamo inventarci altri criteri per misurare i successi. Magari che tutti i ragazzi possono accedere a strutture sportive, biblioteche, parchi, scuole, asili. Considerare le città dal punto di vista della costruzione del benessere di chi le abita. Si deve promuovere la felicità umana. I sogni non costano nulla. E allora sogniamo. Iniziamo a immaginare come vorremmo la casa. Come vorremmo che stessero i nostri figli. É meglio guidare o camminare per andarsi a comprare il pane? È quella la base da cui partire per pensare alle città. Non abbiamo riflettuto a sufficienza su come viviamo. Abbiamo delegato troppe decisioni ad altri.  Non odio le auto, semplicemente amo molto gli spazi pubblici vissuti, dove si raduna gente di tutti i tipi per stare insieme: posti che spesso non esistono dove impera l’automobile. Posti che sono più che mai importanti nelle città povere, rispetto a quelle ricche, perché i poveri non hanno altri posti dove andare. Tutti abbiamo bisogno di vedere gente. Tutti vogliamo vedere il verde. I ricchi magari lo possono fare al loro circolo o in un’altra struttura privata. La gran parte delle persone però lo può fare solo in spazi pubblici, piazze, parchi, marciapiedi, greenway, trasporti pubblici. La prima cosa che deve fare una società democratica, è di mettere a disposizione i migliori spazi pubblici. Non sono affatto una cosa frivola. Sono altrettanto importanti di ospedali o scuole. Creano senso di appartenenza. Contribuiscono a creare un tipo di società diversa, dove si incontrano persone di tutti i ceti, una società più integrata e sana. Il mio obiettivo è stato di costruire una città per tutti i bambini. Il criterio di valutazione deve essere che una città buona è quella dove un bambino in bicicletta o in triciclo può girare dappertutto. Se va bene per i bambini, andrà bene per tutti. Invece negli ultimi ottant’anni abbiamo costruito città per muovere le auto, non per fare felici i bambini”.

In 8 anni ha realizzato 52 nuove scuole, 150 rinnovate, introdotti 14.000 computer negli istituti pubblici, aumentato le iscrizioni di studenti del 34%. Creato o restaurato 1.200 parchi e campi gioco in tutta la città.  Realizzato tre biblioteche centrali e 10 di quartiere.  Costruito 100 asili per bambini sotto i cinque anni, con una fonte assicurata permanente di finanziamento. Migliorato la qualità di vita negli “slum” portando l’acqua corrente al 100% delle famiglie, acquisendo terreni edificabili in periferia per prevenire la speculazione immobiliare e preparare edilizia economica con tutti i servizi oltre a verde, scuole, greenway.  Ridotto di due terzi il tasso di omicidi. Liberato i marciapiedi dai veicoli a motore , i cui conducenti li consideravano come una qualunque corsia di passaggio o di parcheggio. “I borghesi automobilisti sono quasi riusciti a farmi destituire, ma la cosa piaceva molto a tutti gli altri”. Realizzato 300 chilometri di piste ciclabili dedicate. Creato la più lunga via pedonale del mondo, con 17 chilometri che tagliano gran parte della città, e 45 chilometri di greenway su un percorso originariamente destinato a un’autostrada a otto corsie. Ridotto il traffico del 40% e introdotto un sistema che obbliga a lasciare a casa l’auto due giorni la settimana nell’ora di punta. Aumentate le tariffe dei parcheggi e le imposte locali sui carburanti, il cui gettito va per la metà a finanziare il sistema degli autobus. Introdotto la giornata annuale senza auto, in cui tutti, dai direttori generali ai portinai devono trovare un modo diverso per andare al lavoro. Piantato 100.000 alberi.  Il sistema di autobus veloci sposta oggi mezzo milione di passeggeri al giorno su corsie dedicate, un servizio da metropolitana per un costo di gran lunga inferiore. Il sistema di autobus veloci è di particolare interesse per gli amministratori dei paesi in via di sviluppo che vogliono evitare la congestione da traffico ma non hanno risorse sufficienti per le reti tranviarie o metropolitane. Il suo modello è stato esportato a Giacarta, Indonesia. Si devono a lui in qualche modo anche I progetti simili per Pechino, Delhi, Cape Town, Lima e Dar es Salaam in Tanzania, oltre agli ambiziosi progetti di reti ciclabili a Città del Messico, Cape Town, e Dakar, Senegal. 

Questo signore è l’ex sindaco di Bogotá, Enrique Peñalosa, che il Project for Public Spaces (PPS) ha inserito nell’elenco dei grandi “costruttori di spazi" insieme a veri giganti.

Quali sono gli errori più frequenti che si commettono nella progettazione dei “waterfront”, la serie di comuni inciampi da evitare, se si vuole che il recupero dei waterfront abbia un valore pubblico.  La prossima volta vedremo quali sono le regole per una buona progettazione.

Secondo Ethan Kent sono:

Errore n. 1: Interventi monofunzionali, nessuno spazio a multiuso
Prevedibilmente, qualunque progettazione delle sponde che si concentri su un grande progetto isolato, monofunzionale, di solito molto costoso. Quando un solo uso predomina in una zona, le altre attività vengono respinte all’esterno.

Errore n. 2: Dominio delle automobili
Il waterfront deve essere una delle molte mete in una città, non uno spazio da attraversare in auto. E pure molte città – come New York, Seattle, Barcellona o Parigi – hanno fortemente ostacolato l’accessibilità delle proprie sponde capitolando di fronte all’automobile. Multicorsie sopraelevate, larghe strade, parcheggi a dominare il panorama e ad escludere la gente da quella che dovrebbe essere una magnifica risorsa pubblica.

Errore n. 3: Troppi spazi a uso passivo o per il tempo libero
Le aree dove le persone si siedono o passeggiano funzionano quando collegano destinazioni/sedi di altre attività, a comporre un tutto diversificato. Quando però il waterfront è solo area naturale, spesso considerata sano contrasto agli spazi della città, l’ambiente perde le qualità vitali che attirano la gente verso l’acqua. Nello stesso modo le attività per il tempo libero che utilizzano grandi superfici, come campi da gioco (v. Golf), sono particolarmente difficili da integrare in una sponda se si vuole realizzare uno spazio vivo nelle varie ore della giornata e nelle varie stagioni. Zone naturali e per il tempo libero funzionano meglio se mescolate ad altri usi e destinazioni.

Errore n. 4: Spazi controllati da un privato, nessun accesso pubblico
La privatizzazione dei waterfront può assumere molte forme, come le residenze di lusso o insediamenti commerciali di alto profilo. Ce ne sono altre meno evidenti, che spesso passano inosservati. Recinzioni, mancanza di attraversamenti, ingressi mal segnalati, percorsi che finiscono in una proprietà privata: tutte queste caratteristiche rendono le sponde realmente non pubbliche.

Errore n. 5: Mancanza di destinazioni
Anche le zone meglio progettate e realizzate, con ottimi accessi pubblici, possono non riuscire a svolgere in pieno il proprio ruolo di luoghi di incontro. Se non esistono spazi particolari in grado di attirare le persone, l’intrinseca vitalità di un waterfront va sprecata. Creare spazi del genere non richiede grandi interventi. Comporta invece prevedere piccole attrazioni in grado di agire insieme: un approdo per barche, un ristorante, un campo da gioco, accostati in modo adeguato, possono ravvivarsi l’uno con l’altro e animare le sponde molto più di qualunque grande intervento.

Errore n. 6: Intervento di iniziativa privata senza partecipazione della comunità
Molti interventi sono gestiti da una “ development corporation”, ma quando l’obiettivo è solo realizzare un progetto, si lasciano ai margini obiettivi e partecipazione pubblica. Come accade per qualunque spazio pubblico, è la conoscenza dei desideri della cittadinanza a dover costituire la cornice generale dell’azione sui waterfront. Quando una città affida completamente il futuro di questi spazi a un costruttore, ne viene compromesso lo spirito essenziale. L’intervento edilizio privato è una componente necessaria del processo, ma non l’unica. Si deve inserire in una visione generale, non sostituirla.

Errore n. 7: Centralità della sola estetica architettonica
Molti spazi sulle sponde oggi diventano lo sfondo per edifici simbolo isolati. Edifici icone architettoniche che non facilitano un uso pubblico, né collegano l’attività del proprio livello terra con quella degli ambienti pubblici circostanti. In realtà, diluiscono il valore pubblico e sottraggono identità spaziale. Il Guggenheim Museum di Frank Gehry a Bilbao, Spagna, il Quadracci Pavilion di Santiago Calatrava al Milwaukee Art Museum, o la Bibliotheque Nationale di Parigi di Dominique Perrault, sono tutti sintomi della medesima malattia.
La riuscita della rivitalizzazione di un waterfront basata su un progetto che attira tutta l’attenzione è di breve durata, nei casi migliori. Una volta finito l’effetto novità, ci deve essere qualcosa altro per far tornare regolarmente nel tempo le persone. 

La prossima volta vedremo anche la questione della mobilità e della viabilità.



"Mare in Vista" - III Ed.

Ecco come è andata ieri ... Questo è "Mare in Vista"

giovedì 11 ottobre 2012

Caos nelle concessioni demaniali marittime nel XIII Municipio

I conti non tornano ma arrivano i calci


Caos nelle concessioni demaniali marittime nel XIII Municipio. Un inesistente decentramento amministrativo sta consentendo al presidente Vizzani e al dirigente UOAL e UOT, Ing. Aldo Papalini, di intromettersi all’interno dell’annosa querelle di:
-         pertinenze demaniali
-         testimoniali di stato
-         aree scoperte
-         aree coperte di facile e difficile rimozione
-         pertinenze commerciali
-         parcheggi

tutte insistenti su aree demaniali marittime.

Sentenze scandalose emesse dal Tribunale di Ostia, competente in materia, e recenti espressioni del Consiglio di Stato, hanno cristallizzato da almeno 15 anni una situazione unica non solo in Italia, ma anche in Europa. E’ di oggi la notizia della sospensione della conferenza stampa convocata urgentemente dal Presidente Vizzani, che avrebbe dovuto vertere sulla revoca di concessioni commerciali su aree demaniali in relazione all’articolo 45bis del Cod. di Navigazione. In particolare sembra che la revoca riguardasse lo stabilimento Le Dune di Paolo Papagni (protagonista, poco prima della conferenza stampa annunciata, di una scena di violenza in Municipio nei confronti di un attonito consigliere del PdL).
Paolo Papagni, fratello del più noto Ing. Renato Papagni, gode di un’unica concessione demaniale insieme all’adiacente stabilimento Tibidabo. Lo stabilimento Tibidabo risulta in concessione alla A.E.B. Esercizi Bagni r.l. per una superficie scoperta di 19.120 mq, contro i 22.500 mq totali dichiarati, un fronte mare di 450 mq, ma una superficie coperta di soli 3.400 mq, che secondo altre fonti documentali, risalenti addirittura al 2005, risultano essere invece così composte:
-         788 mq di facile rimozione
-         4.313 mq di pertinenze
La prima voce si riferisce a cabine e parcheggi, la seconda a strutture come centri benessere, ristoranti, bar ecc., non inclusi nei testimoniali di stato e dunque di proprietà privata.
E’ nota, anche dalle cronache dei giornali, l’esistenza e la diffusione sul litorale romano della pratica dell'acquisto delle società alle quali sono state rilasciate le concessioni. Sono infatti sempre gli stessi imprenditori a rimanere concessionari. Cambiano in continuazione invece i nomi delle società intestatarie, consentendo così a equivoci giri di denaro di accedere a beni statali come le aree demaniali.

Secondo voci di corridoio oltre al Tibidabo (Le Dune in particolare) sarebbero inclusi nella revoca di concessioni commerciali su aree demaniali altri famosi stabilimenti quali Med, Urbinati, Don Pepe, il Capanno e altri.

Rimane ancora aperta, per conto della Regione Lazio, tutta la regolarizzazione dei parcheggi su aree demaniali del Lungomare A. Vespucci, la gran parte sprovvisti delle necessarie autorizzazioni comunali e delle conseguenti valutazioni di impatto ambientale con conseguenti danni a tutto il patrimonio arboreo, boschivo e dunale, oltre all’inquinamento del sottosuolo.

lunedì 23 luglio 2012

XIII Municipio: Lucarelli alla presidenza un film horror

Non è Carlo, bensì Antonio. Non è un giallo bensì un noir (o forse sarebbe meglio dire un horror). In comune hanno solo il cognome. Antonio Lucarelli non fa lo scrittore di gialli bensì è vice capo di gabinetto del sindaco e Capo della Segreteria. Sarebbe il Presidente in pectore del Municipio Roma XIII per il PDL. Perché forse non tutti i cittadini sanno che settimana scorsa, sotto il solleone, non avendo nulla di urgente di cui occuparsi in consiglio municipale, hanno parlato delle primarie (in effetti un problema importante nell’amministrazione di un municipio di 300 e passa mila anime) e pare se le siano date anche di santa ragione. Pare infatti che agli ex aennini proprio non vada giù l’imposizione dal Campidoglio di Lucarelli a candidato mini-sindaco. Con buona pace dell’Inca al sociale e dei sottoaceti Olivolìolivolà. In tempi di sbandierata autonomia da Roma, con tanto di delibera mai attuata sul decentramento pilota, costata tra fanfare, bambini, piantini e gonfaloni migliaia di euro, Alemanno e Bordoni trovano la quadra su Lucarelli, con brindisi annesso degli Assobalneari di Papagni, sceso nell’aren-ile politico. Lucarelli, ex Forza Nuova (LINK), di recente colpito dallo scandalo dei Punti Verde Qualità (LINK) in cui dichiara di non ricordare se conosce Scarozza, il cognato del faccendiere Gennaro Mokbel (LINK). Onnipresente ad ogni sgombero, compreso quello nei confronti di un pastore per un casale da regalare ad una delle associazioni della galassia di Casapound (LINK), sgambetta una ragazza in aula Giulio Cesare durante la bagarre scoppiata nella seduta dell'assemblea capitolina sulla vendita dell'Acea. Si mormora ci sia anche lui dietro all’esilio forzato del "dormiente fratello Massone del Grande Oriente d'Italia, Aldo Ing. Papalini, Dirigente della UOT (Unità Organizzativa Tecnica) e della UOAL (Unità Organizzativa Ambiente e Litorale) del Municipio XIII del Comune di Roma dopo la goccia che ha fatto traboccare “punta di Malafede”. Un film Horror dunque la sua paventata candidatura, ma d'altronde si sa, nella terra di frontiera del XIII Municipio in cui alla cronaca, anche nera, non manca niente, nemmeno le finte bombe (dalle infiltrazioni mafiose alla massoneria, dagli sceicchi watercloset al Casinò, fiumi di soldi più o meno puliti), mancava solo il sigillo di garanzia di gattopardiana memoria "Tutto cambia affinché nulla cambi", se non in peggio.

venerdì 13 luglio 2012

Giovanni Malagò e il "reato" senza schizzi


Assolto ieri Giovanni Malagò "perché il fatto non sussiste" nel processo sui 'presunti' reati edilizi compiuti negli impianti realizzati per i Mondiali di Nuoto Roma 2009. Il presidente dell’Aquaniene era accusato di non aver mai ricevuto dal Comune di Roma il necessario permesso di costruire, ma solo l'autorizzazione del Commissario Delegato per i Mondiali di Nuoto, Claudio Rinaldi. Il perché lo spiegano le 64 pagine della sentenza n.5799 del 28 ottobre 2011 del Consiglio di Stato, sez. IV, che l'avvocato Rodolfo Murra del Comune di Roma ha così sintetizzato: "In sostanza, …, se il Commissario aveva persino il potere di variare il Piano regolatore, di autorizzare interventi edilizi in deroga agli strumenti urbanistici, di prescindere dai nulla osta delle Autorità preposte alla tutela dei vincoli gravanti le varie aree di intervento, volete che non avesse anche quello, minimale, di rilasciare i titoli edilizi?". In altre parole, il permesso di costruire, mai rilasciato dal Comune di Roma, poteva essere sostituito dall'autorizzazione a costruire da parte del Commissario Delegato. Quindi, alla luce di questa sentenza, nell'attuale processo penale si sarebbe dovuto cambiare il capo di imputazione nei confronti di Malagò e trasformarlo nella verifica di conformità delle opere eseguite presso l'Aquaniene rispetto a quanto autorizzato da Rinaldi. In realtà, non c'è stato neanche bisogno di farlo nella fase dibattimentale perché nell'udienza del 5 luglio scorso l'avvocato difensore di Malagò, Carlo Longari, senza opposizione del PM, Antonio Di Maio, invece di passare per la Cancelleria ha potuto direttamente depositare al giudice, Marina Finiti, ben 13 corposi allegati, ottenendo per Malagò lo stralcio dal processo e un'udienza a lui riservata, fissata in tempi rapidissimi, cioè una settimana dopo, il 12 luglio. Motivo: la pendenza del procedimento penale in corso avrebbe impedito a Malagò di candidarsi alla presidenza del CONI prima della sentenza finale. Il 12 luglio il PM Di Maio, dopo aver letto in 7 giorni i 13 corposi allegati, chiede il proscioglimento di Malagò perché "il fatto non costituisce reato".

Tutto è bene quel che finisce bene: Malagò è riuscito ad ottenere un percorso privilegiato e riservato rispetto al lunghissimo iter del processo (che con buona probabilità cadrà in prescrizione nel 2014); la documentazione comprovante la conformità dell'impianto Aquaniene esiste, perché è arrivata al processo, sebbene mesi (se non anni) dopo la fine dei Mondiali di Nuoto Roma 2009, malgrado fosse stato riconosciuto “impianto pubblico” grazie a due delibere del Comune di Roma, secondo una cronologia davvero singolare (riportata nello schema in calce); la verifica di tutti i vincoli gravanti sui terreni dove è sorto l'Aquaniene, su cui il Commissario Delegato non poteva andare in deroga, evidentemente era superflua.
Insomma, l’impianto accusatorio era granitico, l’azione di controllo della mano pubblica da parte del Comune di Roma ferrea nell’ “ora per allora”, la bistrattata Giustizia italiana finalmente celere ed efficiente, tanto da formulare la sentenza in soli 7 minuti per un reato amministrativo in ambito urbanistico e il Consiglio di Stato, preciso come un orologio atomico, sentenzia tra la fase procedimentale e quella processuale della vicenda dei Mondiali di Nuoto Roma 2009 cambiando di fatto in corsa la situazione di diritto.
L’ultimo chiuda la porta.
***

31 marzo 2009 – data ultima per la consegna dell'impianto, come previsto, pena annullamento della concessione, dalla delibera del Consiglio Comunale nr.85 del 21 maggio 2007
02 agosto 2009 - chiusura Mondiali di Nuoto
04 agosto 2009 – collaudo statico dell'Aquaniene
14 dicembre 2009 – fine lavori dell'Aquaniene (data desunta dal primo certificato di agibilità)
28 dicembre 2009 – primo certificato di agibilità (dichiarazione dell’avvocato Carlo Longari)
24 febbraio 2010 – collaudo tecnico-amministrativo dell'Aquaniene
12 aprile 2010 – data consegna al Comune di Roma del progetto di realizzazione
04 maggio 2010 – data consegna al Comune di Roma del progetto architettonico esecutivo
10 maggio 2010 – data consegna al Comune di Roma del progetto architettonico definitivo
04 giugno 2010 – validazione del progetto da parte del Comune di Roma (Dipartimento Tutela Ambiente e del Verde – Promozione dello Sport)
30 giugno 2010 – prima delibera salva-Aquaniene
20 settembre 2010 - seconda delibera salva-Aquaniene
06 ottobre 2010 - nuovo certificato di agibilità (determinazione dirigenziale 995, allegato n.11 agli atti del processo) 


(paula de jesus per LabUr. Nella foto Gianni Petrucci, attuale Presidente CONI e Giovannino Malagò)

lunedì 9 luglio 2012

L'elegia funebre del piano regolatore: “Centri commerciali, è emergenza”




CONTROCORRENTE. Urbanista da “guerriglia urbana”, Paola de Jesus sceglie Affaritaliani.it per analizzare le scelte sul consumo del territorio. Dal suo blog urla contro il “pianificar facendo” di Rutelli, l'urbanistica contrattata di Veltroni e Alemanno che va in giro per il mondo a svendere il litorale al miglior offerente. “C'era una volta la cura del ferro”.. E ai colleghi con “il cuore a sinistra e il portafoglio a destra" manda a dire: “Non parlo male di chi è in difficoltà”
Lunedì, 21 maggio 2012 - 09:42:00

di Patrizio J Macci

Cittadina, "politica" e urbanista. Una laurea in economia con indirizzo urbanistica presso la Cattolica di Milano, Paula de Jesus, più che di urbanistica ama dire che si occupa di “guerriglia urbana”. Sue le "battaglie" di denuncia per lo scandalo degli impianti costruiti durante i Mondiali di nuoto a Roma e per il "No alle Olimpiadi". La sua analisi ironica, lucida e ostinata in difesa del territorio della Capitale consumato dal cemento, attraverso gli interventi sulle pagine del suo blog, non risparmia nessuno dei protagonisti della politica romana.
Roma è una città espropriata, dove sembra non esistere più una regola il cemento la consuma giorno dopo giorno. Si continua, sotto ogni amministrazione ad edificare a scopo residenziale. E' una analisi che chiunque può fare guardandosi indietro nel tempo.

"Sì. residenziale e commerciale, soprattutto si costruiscono grandi centri commerciali, con il paradosso che aumentano le case e contemporaneamente aumenta l’emergenza abitativa, dato che si costruisce non per chi ha bisogno ma per meri interessi privatistici di tipo speculativo, mentre ogni giorno chiudono decine di negozi."

Ma il rispetto del piano regolatore?

"Moribondo con il “pianificar facendo” di Rutelli, morto con l’”urbanistica contrattata” di Veltroni e resuscitato come Lazzaro da Alemanno alla ricerca di un miracolo per riempire le casse esangui del Comune di Roma”.

Il partito del cemento è trasversale...

"Certamente. A Roma soprattutto, dove la subordinazione alla rendita fondiaria ha sempre avuto un ruolo fondamentale. Vige a destra come a sinistra il pensiero dominante che i “palazzinari” sono i protagonisti delle scelte urbanistiche, gli stessi che sono anche proprietari di banche, assicurazioni e giornali e al tempo stesso siedono in fondazioni, enti, istituzioni comunali. D’altronde in assenza di radicamento dei partiti sul territorio gli unici interlocutori solo loro".

La situazione dei trasporti pubblici è insostenibile. Per tanti anni si era parlato di "cura del ferro", poi cosa è successo? Nel 2001 con la sostituzione di Walter Tocci all'assessorato della mobilità qualcosa si è rotto...

"La “cura del ferro”, slogan di Walter Tocci, è rimasta sui ricettari medici. Roma è prigioniera delle auto e le scelte che si continuano ad operare vanno nelle direzione opposta a quella del ferro. Negli ultimi giorni del suo mandato Tocci scrisse “Se non si modificano le regole della trasformazione urbanistica non ci può essere nessuna politica della mobilità in grado di risolvere il problema. Anche i piani di traffico più ambiziosi sarebbero come il tentativo di svuotare il mare con un secchiello" e si domandò anche perché “non sia stato possibile compiere una svolta nella politica urbanistica”. Se non lo sai lui che è stato vicesindaco di Roma e Assessore alla Mobilità dal 1993 con Francesco Rutelli".

Il Sindaco Alemanno va in giro per il mondo a vendere progetti. Ultimamente è stato a Cannes. Noi abbiamo messo il naso in quello che con una definizione pomposa viene chiamato Waterfront, e sarebbe il lungomare di Ostia in un prossimo futuro. Ci sembra di assai difficile realizzazione, i costi insostenibili per i cittadini in termini di vivibilità.

"Alemanno è dall’inizio del suo mandato che insieme all’ex vicesindaco Cutrufo, va in giro per il mondo a spese dei contribuenti nel tentativo vano di (s)vendere il litorale al miglior offerente. Lo stesso Assessore all’Urbanistica, Marco Corsini, ha definito il “progetto” waterfront un’operazione “meramente di carattere edilizio”. Il Sindaco, mancando di originalità, segue la moda degli ultimi 10 anni che vede un proliferare di finti progetti “waterfront” in Italia, troppo spesso ambiziosi e costosi, poche volte interessanti architettonicamente, ma di difficile fattibilità non solo in cantiere ma soprattutto in termini di gestione. Forse dovrebbe visitare meno expò e andare a vedere come si pianificano i veri waterfront in tutto il mondo. Basterebbe che andasse a Reggio Calabria, forse il più bel waterfront del Mediterraneo. Sono straordinari spazi pubblici, luoghi per le persone, in cui esiste una rete che collega bene tutta una serie di destinazioni, spazi pubblici multi-uso, progettati su una base di obiettivi condivisi con tutta la comunità e non sulle logiche di campagna elettorale. Il waterfront di Alemanno è uno spazio lineare in cui si fanno becere speculazioni edilizie svendendo i beni comuni..."

Lo stop alle Olimpiadi di Roma è l'inizio di qualcosa?

"Senz’altro è stato un segnale importante e di forte responsabilità da parte del Governo, ma credo isolato. Non possiamo contare ogni volta sui “potenti equilibri europei”.

Ci sono suoi "colleghi" che hanno "il cuore a sinistra e il portafoglio a destra". Quando non "lavorano" più passano all'attacco rilasciando interviste e urlando il loro disappunto ai quattro venti oppure presidiando trasmissioni televisive dove si fanno inchieste sull'urbanistica a Roma.

"Io non parlo mai male di chi è in difficoltà".

Lei a Roma vive e lavora nel XIII Municipio, uno dei territori più estesi della Capitale. Da solo è una città di media grandezza. Un territorio problematico, con la spaccatura entroterra-mare, i sospetti di infiltrazioni della 'ndrangheta nella gestione delle attività turistiche, la lobby dei balneari sembra averla spuntata contro le disposizione europee che vorrebbero l'asta delle concessioni. Il "lungomuro" che impedisce di vedere e accedere liberamente al mare di Ostia rimarrà così com'è...

"Nel XIII Municipio di lungomuri ce ne sono molti, da quello dell’omertà a quello di calcestruzzo. E’ un territorio ricco di professionisti, anche di professionisti dell’antimafia, come li chiamava Sciascia. Non servono a niente, tranne a loro stessi."

(da Affari Italiani)