lunedì 29 marzo 2021

SKATEPARK DI OSTIA: "NON POTRÀ OSPITARE GARE INTERNAZIONALI"

LO SKATE PARK COME IL POLO NATATORIO DEI MONDIALI DI NUOTO ROMA '09?

All'ottimo articolo di Mirko Polisano aggiungiamo le seguenti informazioni. 21 dicembre 2020, comunicato della FISR – Federazione Italiana Sport Rotellistici (*): falsa l’affermazione che “la struttura nasce su terreni confiscati alla malavita”.
Lo skatepark nasce con un investimento di 650mila euro per realizzare un impianto sportivo in cemento armato utilizzando i fondi per la manutenzione stradale. L’Amministrazione ad oggi non ha ancora chiarito se l’area dello skatepark (particella 2803) sia sua o dell’Agenzia del Demanio (cosa che impedirebbe di affidare lo skatepark in concessione) e il Dipartimento di Urbanistica non ha ancora terminato, dopo mesi, la verifica per spiegare come sia stato possibile che un’area a verde (inserita come opera pubblica nel piano di riqualificazione urbana di Ostia negli anni 2000, pagata dal Comune di Roma 320mila euro), sia stata cancellata dal progetto dello skatepark configurando un presunto danno erariale.  
Inoltre, non esistono riscontri nei documenti pubblici che lo skatepark sia stato “progettato sulla base delle indicazioni fornite dall’Ufficio Impianti federali”, come affermato dalla FISR. La frase era già stata pronunciata in un comunicato del 25 ottobre 2019 (**):  “La FISR ha messo a disposizione dell’amministrazione comunale e dei progettisti il suo know-how, con preziosi suggerimenti finalizzati alla migliore realizzazione dello skatepark ed alla successiva omologazione nazionale ed internazionale che avverrà a completamento dell’impianto”.

Infatti, il termine per la presentazioni delle offerte al bando skatepark era fissato al 18 Aprile 2019. Gli elaborati presentati sono datati 3 aprile 2019. La prima pietra viene posata il 18 ottobre 2019 (ben due volte in pochi giorni dalla Sindaca Virginia Raggi e poi dal consigliere regionale del M5S Roberta Lombardi). Dunque antecedentemente al “Regolamento e Procedure di omologazione degli impianti a seguito di Delibera del Consiglio Federale n°171 del 22 novembre 2019 e delibera della Giunta Nazionale CONI n° 22 del 27 gennaio 2020. In nessun documento pubblico mai viene fatto alcun riferimento a varianti al progetto.
Il progetto esecutivo è stato eseguito dalla ditta Lotti & Partners Studio Tecnico Associato di Ravenna e mai nella relazione tecnica si fa riferimento a “indicazioni fornite dall’Ufficio Impianti federali”, ma viene suggerito a pag. 6 della Relazione Tecnica genericamente che “E’ buona norma, inoltre, coinvolgere e chiedere un parere alla Federazione Italiana Sport Rotellistici, in base al vigente regolamento FISR (che ancora non era stato approvato), per l’omologazione dell’impianto destinato allo svolgimento di competizioni regionali e/o nazionali di Skateboard”. Dunque, regionali e/o nazionali. 

Fermo restando che l’attuale Regolamento prevede che “Per strutture già realizzate o in corso di realizzazione” - come in questo caso n.d.r. – “prima della data del presente regolamento, laddove l’operatività dello skatepark risulti particolarmente importante per lo svolgimento dell’attività Federale, a discrezione della FISR, è ammessa l’omologazione in deroga di skatepark aventi caratteristiche difformi (es. superfici minori di quanto riportato nella presente norma, ridotta o assente dotazione di servizi, ecc.)”, non si comprende come si possa parlare da mesi di un impianto realizzato per essere “uno dei più importanti skate d’Europa” e che “ospiterà manifestazioni e gare internazionali” (come affermato in motissime comunicazioni da parte dell’amministrazione pentastellata), ma soprattutto perché il regolamento FISR è chiaro “Gli impianti di nuova realizzazione devono essere conformi a TUTTI i dettami normativi del presente regolamento” per ricevere l’omologazione della FISR ad ospitare gare di livello nazionale, mente per quelle internazionali bisogna attenersi al regolamento World Skate.

Inoltre, al punto 4.2 del Regolamento FISR si legge: “L’impianto deve essere recintato e provvisto di ingressi controllabili”. Tant’è che nel computo metrico presentato il 3 aprile 2019 dalla Lotti Associati & Partners è prevista la voce 46 (a pag. 8) “Fornitura e messa in opera di recinzione di produzione industriale, tipo Acumina”, per un importo totale di 47.434 euro. Nonostante ciò il 28 dicembre 2020 esce la determina dirigenziale 3065 del Municipio X che testualmente scrive: “È sorta la nuova necessità, anche a salvaguardia del bene pubblico realizzato e inventariato al Patrimonio di Roma Capitale, di affidare in gestione a terzi l’impianto. Ciò comporta la necessaria realizzazione di opere di completamento, non previste nel contratto originale volte alla recinzione dell’area per garantire un controllo degli accessi ed evitare il danneggiamento delle opere, oltre che opere di rifinitura generale”.  Peccato che il bando pubblico per l’assegnazione in concessione dello skatepark sia del 30 ottobre 2020, dunque antecedente alla determina dirigenziale, per cui non si capisce perché a fine dicembre sia sorta una “nuova” necessità e peccato anche che fossero stati stanziati più di 43mila euro ma il nuovo bando ne stanzia 163mila, cioè quasi 4 volte tanto. Coincidenze il fatto che sia esattamente il valore dell’importo a ribasso d’asta che la Cooperativa C.E.V. CONSORZIO EDILI VENETI aveva applicato e con cui ha vinto il bando il 3 luglio 2019? 
Per altro, a pag.6  della Relazione Tecnica della Lotti Associati & Partners è scritto: “Vista la tipologia e le caratteristiche dell’impianto è consigliabile che la struttura risulti gestita, questa scelta è facilmente percorribile in quanto è prevista anche la costruzione di una recinzione perimetrale con accesso”.

Altra questione. Punto 4.1 del Regolamento FISR: “L’impianto dovrebbe essere facilmente raggiungibile con mezzi pubblici e/o privati dalle diverse categorie di utenti (atleti, pubblico, ecc.), secondo un piano che tenga conto della viabilità locale, dei regolamenti urbani e delle abitudini locali. In relazione a ciò è necessario che, in prossimità dell’impianto, siano presenti aree di sosta disponibili, di estensione adeguata al numero di spettatori, operatori ed atleti previsti nella manifestazione. Dovranno essere previste aree di parcheggio riservate ai disabili, conformi alle vigenti norme relative all’abbattimento delle barriere architettoniche”. Su questo punto nella Relazione Tecnica presentata dalla Lotti Associati & Partners al punto 2 (pag.2) si legge: “Si è proceduto alla valutazione in modo approfondito di tutti gli aspetti legati al territorio dell’area che ospiterà lo skatepark, quali: 
- Accessibilità dell’impianto con vicinanze a parcheggi o fermate di linee di trasporto pubblico, vialetti pedonali e ciclabili di collegamento esistenti”. 
Non viene aggiunto altro, non si specificano parametri, non viene fornito alcun dato econometrico o dettagli della “valutazione”.  Di fatto in nessun documento presentato dalla Lotti Associati & Partners si è fatta un’analisi particellare o inquadramento urbanistico, tant’è che in nessun documento, dunque nemmeno nelle Tavole del progetto esecutivo che fanno fede, non c’è alcun riferimento urbanistico (foglio, mappale, particella) mentre ci sono anche grossolani errori di perimetrazione dell’area.
 
Per una gara di livello nazionale il regolamento FISR specifica che “l’impianto per la competizione deve essere dotato di spazi, percorsi e servizi destinati a pubblico, media, ospiti e VIP conformi alle normative vigenti (in particolare al DM 18/03/96 e successive modificazioni e integrazioni), considerando anche la presenza di persone disabili. È consigliato prevedere in fase di progetto spazi idonei dove, in occasione di eventi (di qualunque livello), possano essere montate tribune temporanee e sia possibile anche la presenza di posti in piedi”. Per una gara di livello nazionale il numero minimo di spettatori, secondo regolamento FISR, è di 300. Ebbene, nel progetto l’area prevista per le tribune è fuori dalla recinzione dello skate, su una stradina pedonale che conduce al cancello della canonica della chiesa (v. foto). E’ evidente che in caso di manifestazioni sarà necessario chiudere via dell’Idroscalo. 

I parcheggi non ci sono, cioè mancano gli standard a parcheggio, tant’è che i mesi scorsi si sono tenute più commissioni per reperirli senza esito. 
   
Per quanto concerne le “ciclabili” menzionate nella Relazione Tecnica: la ciclabile disegnata su marciapiede di Via Carabelli finisce a via delle Azzorre. Non arriva in fondo a via Casana né tantomeno dietro la Chiesa di Nostra Signora di Bonaria, alle cui spalle è stato costruito lo skatepark e non c’è alcun collegamento con la sedicente pista ciclabile del Lungomare né esistono ad oggi progetti in tal senso. 
 
A Pag. 3 della Relazione Tecnica della Lotti Associati & Partners, capitolo Riferimenti Normativi: “Nello specifico del progetto è stata progettata la parte ‘Park’ con caratteristiche atte ad ospitare competizioni Nazionali mentre la parte ‘Street’ risulta un semplice impianto di esercizio per la quale si potrebbe chiedere in deroga la valutazione per ottenere parere favorevole per ospitare eventi Regionali Street”. Dunque la skatepark (bowl) non è da progetto atta ad ospitare gare internazionali e lo street al massimo potrà ospitare gare regionali chiedendo la deroga alla FISR. Questo è ribadito anche a pag. 6 della Relazione Tecnica della Lotti Associati & Partners: “Il parco si presterà inoltre ad accogliere eventi sportivi di rilevanza Nazionale, Regionale, di minore importanza, corsi e manifestazioni”. 
 
Nonostante non sia stato dato il fine lavori e dunque l’impianto dello skatepark non sia omologato né omologabile; nonostante non siano state chiarite le questioni sopraindicate da parte dell’Assessore al Patrimonio, nonché Presidente del Municipio X, Giuliana Di Pillo, e da parte del Dipartimento Programmazione e Attuazione Urbanistica, Direttore Cinzia Esposito; nonostante il cantiere si sia allacciato per l’acqua al Mercato dell’Appagliatore attraversando la strada con tanto di dosso; nonostante siano stati spacciati ‘collaudi tecnici’ che non possono essere definiti tali e con risvolti di cronaca imbarazzanti per il consigliere capitolino del M5S Paolo Ferrara (***) ; il 15 marzo 2021 è stata aggiudicata provvisoriamente l’appalto relativo al bando pubblico per l’assegnazione in concessione dell’impianto dello skatepark a William Zanchelli, Presidente della ASD Oasi Verde che è arrivato ultimo per offerta tecnica (64,00/80, contro il 71,00/80 della prima arrivata, la Roma Skateboarding ASD ) e primo per offerta economica (20/20). 

Interpellata la FISR, così risponde:



 

(*)https://www.fisr.it/news/17590-il-presidente-aracu-e-la-sindaca-raggi-alle-prove-generali-dello-skatepark-di-ostia.html?fbclid=IwAR2_YEXAhht3R-0xWZws9wbsP2G_wcgDYNoZyR7lDror8IVWNDNIU-v81x4

(**)https://www.fisr.it/news/16610-a-roma-arriva-finalmente-il-primo-vero-skatepark-della-capitale.html

(***)https://lunanuova2013.blogspot.com/2020/11/gli-amici-rollati-di-paolo-ferrara-m5s.html

mercoledì 10 marzo 2021

NUOVA OSTIA, ANGIOLA ARMELLINI CONTINUA AD ESSERE L'UNICA VERA SINDACA

Lo scorso 5 marzo 2021 il Commissario ad acta, nominato dal Tribunale per adempiere alla sentenza del 2017 relativa al rilascio dei 1.042 appartamenti di proprietà della Moreno Estate srl dati in affitto al Comune di Roma per l'emergenza abitativa, ha chiesto l'ennesima proroga che dovrà essere valutata dal TAR.
Ogni giorno i cittadini romani pagano un indennizzo giornaliero di 8.977,96 ad Angiola Armellini a cui si aggiungono 18MLN già riconosciuti dal Tribunale civile per non aver lasciato le case il 31/12/2012. Al 15 settembre 2017 il Comune gliene doveva già 3MLN. il 21 marzo il Comune avrà versato ad Angiola Arnellini una indennità di occupazione pari a 27MLN di euro.

Le "case di sabbia" salirono agli onori della cronaca nazionale nel 2014 con lo scandalo "Miss Evasione", nome con cui venne ribattezzata Angiola Armellini. L'accusa era di associazione a delinquere finalizzata all'evasione fiscale. Suo padre, Renato Armellini, negli anni '70 aveva costruito un intero quartiere su 7 lotti di circa 40.000 mq con 42 palazzine sovrastanti per un totale di 1.042 appartamenti, giardini, negozi, autorimesse e locali vari. L'operazione nasceva con l'idea di offrire una "casa al mare ai romani", ma fallì e così gli appartamenti furono ceduti al Comune di Roma che aveva necessità di alloggi dove spostare persone in condizione di fragilità, quelle delle borgate che erano considerate indegne per una Capitale. Le case però erano state realizzate con il c.d. cemento depotenziato (cioè con l'aggiunta della sabbia di mare) e molto presto mostrarono i primi segni di cedimento, anche strutturale (LINK).
Solo nel 2014, a seguito di un'indagine della Guardia di Finanza, si scopre che gli immobili sono sconosciuti al fisco e che Armellini non ha pagato neanche le imposte locali, ma riceve ogni anno dal Comune di Roma ben 4,5 MLN di euro di affitti che vengono versati alla società Moreno Estate srl, con sede in Lussemburgo (LINK1, LINK 2). Nessun imbarazzo per il PD in quei giorni. Mentre i cittadini vivono in palazzi fatiscenti con sostegni e puntellamenti per sorreggere gli edifici, il PD aveva trovato una soluzione al problema abitativo della sua sede, occupando ben due vetrine di negozi senza mai pagare un solo euro di affitto al Comune (LINK). L'accusa nei confronti dell'erede di Renato Armellini, Angiola (da cui discende il nome della catena di Hotel ARAN - ARmellini ANgiola), è di aver creato un intreccio di società estere attraverso trust e holding in paradisi fiscali, occultando quasi 3MLD in proprietà immobiliari, con un danno di mancato pagamento tasse di 190MLN. Non si sa come è finito il patteggiamento e dunque nemmeno quanto abbia incassato il Comune dei 14MLN che la Armellini doveva per l'IMU/ICI.

2016, la Sindaca Raggi arriva alla guida della Capitale, con fare securitario e legalitario. Tutti pensano che qualcosa finalmente cambierà e invece non sarà così nonostante gli annunci in campagna elettorale. E' il 2017, una sentenza del Tribunale civile di Roma dichiara cessato il contratto di locazione tra la Moreno Estate srl e il Comune di Roma al 31/12/2012 e conferma l'ordinanza di rilascio già emessa dopo lo scandalo del 2014, perché il Comune non aveva accettato la richiesta di aumento del 250% del canone proposto da Angiola Armellini ma aveva fatto una controfferta. Di quella negoziazione non si hanno carte pubbliche. Il Comune di Roma fa ricorso in appello e il 27/2/2018 una nuova sentenza ordina all'Amministrazione Capitolina di provvedere al rilascio degli immobili entro 90 giorni, cioè a fine maggio 2018, e nomina un Commissario ad acta, il Prefetto di Roma, per adempiere alla sentenza e dichiara la Moreno Estate srl ha diritto di essere risarcita per i danni. Passano i mesi. Più di 5.000 persone non conoscono il loro destino e protestano per l'assenza di risposte e di visione sul loro futuro. Pochi mesi dopo, il 12/11/2018, una nuova sentenza condanna Roma Capitale al risarcimento in favore di Armellini del danno per mancata esecuzione della sentenza e fissa altri 90 giorni per il rilascio degli immobili che è fissata a febbraio 2019.
A fine gennaio 2019, a pochi giorni dalla scadenza dei 90 previsti per lo sgombero, la Sindaca Raggi, a tre anni dal suo mandato, dichiara che "Le Case Armellini saranno acquistate dal Comune di Roma ma solo dopo aver valutato la loro staticità e il costo delle manutenzioni necessarie". Dieci giorni dopo, il Prefetto consegna al Tribunale una relazione in cui evidenzia non solo la condizione di fragilità di oltre 5.000 persone, ma la "situazione di particolare delicatezza e di rilevante complessità" che rende difficile "il rilascio degli immobili" perché NON c'è una situazione alloggiativa alternativa, e che si sta valutando di acquistare le palazzine per cui ha bisogno di un'ulteriore proroga che gli viene concessa. A quale prezzo non si sa. 
Si arriva, tra una proroga e l'altra, al 4/12/2019. Camera di Consiglio, sono presenti tutti gli attori e viene decisa l'ennesima proroga, questa volta ad Agosto 2020.
Dunque in tutto il 2019 non viene fatta alcuna valutazione degli immobili. Questo è certo perché a marzo 2020 scoppia la pandemia e il 7 ottobre in Commissione Patrimonio e Politiche Abitative, il Direttore del Dipartimento Gestione Patrimonio, l'Ing. Pepe, afferma che il primo sopralluogo dell'Agenzia delle Entrate per "la stima del probabile valore degli immobili" è stato eseguito il giorno precedente. Le case sono sempre più fatiscenti, ma il Comune evidentemente non ha poi tutta questa fretta. L'Assessore Valentina Vivarelli si limita a dire che ci stanno lavorando come da impegno mozione del 2018 e che sull'eventuale acquisto si esprimerà l'Assemblea Capitolina, ormai in scadenza di mandato. Nel frattempo l'Avvocatura Capitolina è impegnata a portare avanti onerosi processi messi in piedi da entrambi gli attori per contenziosi derivanti dalle mancate manutenzione straordinarie e ordinarie, in un gioco di colpe, dove tutti sono colpevoli e dunque nessuno lo è, ma qualcuno paga. 
Le palazzine non ricevono manutenzione straordinaria da più di 20 anni. L'ordinaria amministrazione da parte del Comune di Roma è praticamente assente e comunque non incisiva, rendendo così straordinario l'ordinario, intervenendo quando c'è un problema di privata e pubblica incolumità perché si stacca il cornicione che rischia di uccidere un bambino. Nel 2003, in un libro bianco, viene raccolta la documentazione anche fotografica di come versino le palazzine dopo solo 21 mesi dalla fine dei lavori straordinari di ristrutturazione e consolidamento costati 36 MLD di lire, dei quali 13 finanziati dal Ministero del LL.PP. su indicazione del Comune di Roma e 14 MLD di investimenti privati. Dieci cantieri saranno chiusi in poco più di 2 anni. C'è fretta, perché sta nascendo proprio lì un altro scandalo passato alle cronache: il Porto di Roma ad Ostia che dovrebbe portare la riqualificazione tanto attesa, anche sociale ed economica. Anche allora si dovette risolvere il contenzioso già in essere da 20 anni tra la proprietà Armellini e il Comune di Roma, tant'è che si parlerà di "opere drammaticamente attese". Nonostante l'imponente investimento, le "case di sabbia" continuano a 'sgretolarsi', allora come oggi, e i tetti in ethernit si illuminano beffardi sotto i raggi del sole, allora come oggi. Non è dato sapere quanti interventi vengano eseguiti ogni anno. Sappiamo per certo che nel 2003 la proprietà denuncia di essere costretta ad intervenire ogni due giorni perché il Comune non esegue l'ordinaria manutenzione, a tal punto che si intasa il collettore comunale di scarico delle acque e ci sono rigurgiti delle fogne e allagamenti nei seminterrati, a cui si sommano allacci abusivi, filature e protezioni cavi elettrici strappati, tubazioni divelte comprese quelle di scarico, rifiuti di ogni genere nei seminterrati e attività illecite. E' forse cambiato qualcosa dopo 18 anni? Sì, le case cadono a pezzi ma i ragazzi possono vivere fuori e godersi lo skatepark della Sindaca Raggi nato già sotto cattivi auspici (LINK1 e LINK2), tra un lockdown e un altro causa Covid-19, un virus ben poco democratico.

2021, la cronaca di uno dei più grandi scandali nazionali che riguardano l'emergenza abitativa non riesce a scrivere una pagina nuova. Più di 5.000 persone attendono che cambi un destino sempre uguale a se stesso e l'unico vero Sindaco di questo Comune è sempre e solo lei, Angiola Armellini.

paula de jesus per LabUr - Laboratorio di Urbanistica


domenica 7 marzo 2021

IL METODO RICUCCI DELL'ASILO DEL MARE AD OSTIA

 

Sono una persona terra terra e anche limitata, però volenterosa di capire.
Perché l'Asilo del Mare (
Scuole del Mare e del Bosco
), associazione PRIVATA che offre un servizio di istruzione parentale AL DI FUORI DELLA SCUOLA, pone la sua sede e svolge le sue attività dentro ad una scuola pubblica?
Perché l'Asilo del Mare fino all'anno scorso addirittura ha usufruito della mensa scolastica della scuola, sospesa solo causa Covid?
Perché, visto che si tratta di homeschooling con 22/25 bambini, gli "spazi idonei, aule anche multimediali, cortili, laboratori" sono quelli della scuola? Forse perché hanno la certificazione per la sicurezza (controllo dei Vigili del Fuoco e delle ASL)?
Quando ci si iscrive in qualità di soci a queste associazioni private (che si dichiarano senza scopo di lucro), è previsto che i bambini e il personale siano assicurati contro gli infortuni tutto il tempo dell'affido? Fanno le prove di evacuazione e il personale educativo è dotato dei certificati di primo soccorso, sicurezza di base ed è informato sulle norme per il trattamento dei dati personali?
Perché queste associazioni (che si dichiarano senza scopo di lucro) arrivano a parlare di smantellare la scuola pubblica ma ne utilizzano le infrastrutture?
Perché se un genitore deve RITIRARE il proprio figlio dalla scuola per frequentare la scuola parentale si riappoggia alla scuola pubblica?
L'Asilo del Mare (ad esempio) paga un affitto alla scuola pubblica in cui si appoggia anche per le iscrizioni, l'uso dei bagni, della luce dell'acqua ecc. ecc.? Perché non provvedono loro stessi?
Dall'inizio della pandemia il numero di iscrizioni a queste scuole è notevolmente aumentato. Io non voglio entrare nella polemica delle misure anti-Covid richieste dalla scuola pubblica che per queste associazioni non valgono, ma trovo davvero stupefacente che vengano concesse loro delle aule scolastiche dalla dirigente. Con che criterio? Perché a loro sì e ad altri no? Perché gli "esperimenti" privati sono a carico del pubblico?
Sentire affermare testualmente, durante una richiesta di info all'interno di un'aula di una scuola pubblica che l'Asilo del Mare si "MUOVE IN UNA ZONA GRIGIA DELLE REGOLE IN CUI NESSUNO TI DICE CHE LO PUOI FARE, MA NEMMENO CHE NON LO PUOI FA' " mi fa accapponare la pelle. Come se fosse "solo" un problema di forma, che in democrazia è sostanza. E trovo INDECENTE che come al solito si privatizzino gli utili ma si socializzino le perdite. Trovo altresì INDECENTE che i bambini "problematici" e/o con disabilità vengano di fatto rifiutati.
Perché se i dirigenti scolastici devono solo accertare la sussistenza dei requisiti tecnici ed economici dei genitori per poter esercitare il loro diritto all'educazione parentale, gli mettono a disposizione la scuola? Perchè l'Asilo del Mare pone la sua sede all'interno di una scuola pubblica? Perché l'Associazione madre MANES risulta ancora all'ex Scuola Guttuso?
Infine (per ora), vorrei capire perché la TRASPARENZA non alberghi in questo mondo incantato. Il modulo per l'iscrizione cita testualmente "Al fine di poter garantire un corretto svolgimento delle attività didattiche ... al progetto denominato Asilo del Mare a sostegno dell'istruzione parentale per la scuola dell'infanzia gestito dall'Associazione Manes ... la sede per le attività indoor è l'I.C. Via delle Azzorre ... il progetto segue il calendario dell'Istituto. Data la natura esperienziale e sperimentale (!!!) del progetto il Genitore sottoscriverà un permesso di uscita che consentirà agli Educatori di poter svolgere le proprie attività anche al di fuori dell'Istituto Scolastico ... l'Associazione si premunirà di stipulare un'assicurazione integrativa per coprire le reponsabilità CIVILE nelle attività esterne all'I.C. Via delle Azzorre". Quindi all'interno copre lo Stato, corretto? E in caso di responsabilità penale cosa succede? E poi aggiungono "i Genitori/Tutori autorizzano lo staff di Associazione Manes a prendere foto, filmati e interviste in cui gli Alunni/e possono apparire e ne autorizzano l'uso per fini di studio e approfondimento e promozionali del progetto, impiegandoli in tutte le loro forme" senza alcun riferimento di legge, norme o regolamenti, nemmeno sui dati personali.
I bilanci? Un mistero, ma questa sarà un'altra storia.
Al di là di qualunque valutazione pedagogica, chiedo se è normale tutto questo e se sia accettabile.

martedì 2 marzo 2021

L'INFERNETTO SCHIACCIATO TRA LA GUARDIA DI FINANZA E SOROS

La Caserma della Guardia di Finanza intitolata al Generale Angelo Dus all’Infernetto, in via Croviana 120, è diventata nel maggio 2002 la sede del Gruppo Polisportivo delle 'Fiamme Gialle' per il trasferimento del 1° e del 2° Nucleo Atleti.  Una struttura di oltre 73.000 mq, su un'area di ‪150.000 mq, nata come residenza sanitaria e finita nei primi anni '90 dentro lo scandalo giudiziario Italsanità per il coinvolgimento della Immobiliare San Marco Spa di Renato Bigelli. Il complesso fu poi rilevato dalla Immobiliare Romana Spa di Gianfanco Caporlingua, marito di Alessandra Bigelli, che a fine agosto del 1996 decise di completarne i lavori con l'ATI 'Maurizio Bigelli/Cogeim' e di stipulare con la Guardia di Finanza un contratto di concessione d'uso gratuito.   D'ora in avanti la caserma della Guardia di Finanza, ospitante il Centro Sportivo, sarà protagonista di una serie di vicende finanziarie, tutte da chiarire. Nel 2004, per l’esattezza il 23 dicembre, prese forma la più imponente cartolarizzazione di immobili pubblici mai realizzata dallo Stato. Due giorni prima di Natale passarono infatti di mano ben 396 edifici (tra cui la Caserma della Guardia di Finanza dell'Infernetto), il 15% del patrimonio immobiliare pubblico. L’operazione di vendita e riaffitto fu congegnata dell’ex Ministro Giulio Tremonti assieme a Domenico Siniscalco e portò alle casse pubbliche 3 MLD di euro. A fronte di quell’incasso, lo Stato si impegnò a pagare per almeno 18 anni al nuovo proprietario, il Fondo Immobili Pubblici (FIP), un lauto canone di locazione che la Corte dei Conti definì nel 2006 un’operazione “significativamente superiore ai normali valori di mercato”. I magistrati contabili fecero così intendere che gli esborsi per la finanza pubblica avrebbero potuto essere ben maggiori delle entrate. Il conto finale dell’intervento di sale-and-rent-back fortemente voluto dal “creativo” Tremonti, è stato un bagno di sangue perché, come ha rilevato anche l’Agenzia del Demanio, lo Stato nel 2015, al ritmo di poco meno di 300 milioni di euro all’anno, ha pagato in affitti quanto ha incassato, accollandosi per giunta anche i costi della manutenzione ordinaria e parte di quelli della manutenzione straordinaria, nonostante non sia più proprietario dei beni. Con il risultato che allo scadere dei primi 15 anni di vita del FIP si è generato un buco enorme.   E' in questa opaca operazione che viene inserita la Caserma ‘Gen. Angelo Dus’ all’Infernetto. Ad aprile 2015 il fondo C3 Investment Fund (del colosso americano Cerberus Capital Management, che fa capo al magnate americano George Soros e che è amministrato dalla società di gestione immobiliare Savills Investment Management Sgr), con l’assistenza dello Studio Legale Associato Carnelutti, ha acquistato l'intero complesso. Il canone annuo, di circa 7 milioni di euro, è stato pagato dal bilancio pubblico a favore del finanziere americano. Siamo a Maggio 2016. Il piano di razionalizzazione della Guardia di Finanza prevede la restituzione al Demanio della caserma ‘Gen. Angelo Dus’  a Roma e delle caserme 'Barbarisi' e 'Lega Lombarda' a Bergamo. In seguito, nel 2018, nel Piano degli Investimenti sugli immobili conferiti ai Fondi Immobiliari elaborato dall’Agenzia del Demanio e approvato dal Ministero delle Finanze, è stato previsto per la caserma dell'Infernetto un investimento pari a 3 milioni di euro a fronte dell’esigenza manutentiva manifestata dalla Guardia di Finanza circa l’esecuzione di una serie di interventi infrastrutturali che  l'impresa BRC Spa, consorziata incaricata dell’esecuzione dei lavori, ha ultimato solo in data 19 febbraio 2020.   In previsione del trasferimento della Guardia di Finanza, la Savills Investment Management SGR (dal 2015 proprietaria della struttura) ha lanciato una campagna mediatica curata dalla Omnicom Public Relations Group, società specializzata in ambito PR e Public Affairs, con l'obiettivo dichiarato "di ascoltare i bisogni degli abitanti del quartiere al fine cambiare l'Infernetto con un progetto di una realtà internazionale che ha la forza e la voglia di valorizzare la zona e di cambiarla in meglio". Per questo scopo, la Savills Investment Management SGR si avvale della collaborazione con la FB&Associati, la prima società di consulenza italiana specializzata in public affairs, advocacy e lobbying, che "supporta i clienti e il loro business nella costruzione di sistemi di relazioni a livello europeo, nazionale e locale per influenzare le opinioni e le scelte del decisore pubblico e nel posizionamento strategico all'interno della sempre più complessa arena decisionale". Dunque non un’operazione filantropica.   Nel comunicato del 18 gennaio 2021 si parla di “occasione di rigenerazione urbana … integrando destinazioni d'uso residenziale, servizi per la comunità e attività commerciali … Unendo prospettive pubbliche e private … nuove residenze, per un ingombro volumetrico in linea con la superficie presente". E qui la fiamma (gialla come l'oro) si spegne e le tenebre fanno la loro comparsa. Il complesso era nato come residenza sanitaria negli anni novanta in mezzo alla campagna, a ridosso della pineta di Castelfusano e la tenuta presidenziale di Castelporziano, con una licenza per servizi privati che prevedeva residence, albergo, clinica e casa di riposo per anziani. Con quella licenza furono però edificati e venduti dalla società Immobiliare San Marco 240 mini appartamenti di lusso alla modica cifra di 200 milioni di lire ciascuno. L’allora Assessore al Piano Regolatore di Roma, il democristiano Antonio Gerace (detto 'er Luparetta'), poco prima di essere arrestato, interrogato sull’argomento disse di non saperne nulla e che comunque la conformità del progetto spettava all’allora circoscrizione XIII (oggi Municipio X) guidata da Marco Pannella, nonostante fosse stato aperto un fascicolo in Procura.   L’allora proprietario dell’area, dopo aver ottenuto l’autorizzazione per la realizzazione di un enorme centro per anziani, aveva tentato di ottenere una variante di destinazione d’uso per trasformare il complesso in abitazioni. L’operazione non andò mai a buon fine per lo scandalo Italsanità. All’Immobiliare San Marco subentrò l’Immobiliare Romana, il cui Presidente del Consiglio di Amministrazione era Gianfranco Caporlingua, nel 2014 finito con la Quinto Immobiliare anche nello scandalo Caat (Centri di Assistenza Abitativa Temporanea) nel periodo di Mafia Capitale, che costava alle casse di Roma la bellezza di 43 milioni di euro l’anno. Il 6 aprile 1996 venne convocata da Caporlingua un’assemblea generale ordinaria avente come ordine del giorno la stipula del contratto di concessione d’uso gratuito del complesso immobiliare all’Infernetto con il comando della Guardia di Finanza e la sottoscrizione del contratto con l’ATI Maurizio Bigelli/Cogeim per l’esecuzione dei lavori di completamento e adattamento del complesso alle esigenze della Guardia di Finanza. Erano i tempi dei democristiani Vittorio Sbardella (detto lo Squalo') e Giorgio Moschetti (tesoriere DC).   Eseguendo una visura al catasto fabbricati del Comune di Roma, le strutture non risultano ancora censite risultando solo il loro traferimento alla partita speciale "area di enti urbani e promiscui". A questo punto, devono essere verificati i seguenti quattro punti:   1) La regolarità urbanistica dell’area prima di effettuarne una qualsiasi variante. 2) La regolarità del titolo edilizio dei singoli fabbricati in assenza di sanatoria 3) La verifica dell’invarianza idraulica dell'area allo stato di fatto attuale 4) L'integrazione del nuovo progetto con il recupero degli standard urbanistici previsti dai limitrofi piani di zona e ambiti di trasformazione integrati.   Pur confidando che si utilizzerà solo la cubatura di quanto già edificato, devono esser previste misure di contenimento ad eventuali densificazioni o al ricorso di strumenti come il piano casa. Vorremmo infatti evitare la scoperta dell’ennesimo scandalo giudiziario a cose fatte e soprattutto evitare che dopo 30 anni l’eredità di Sbardella e Moschetti, ‘congelata’ dalla presenza della Guardia di Finanza, torni con i propri scheletri nuovamente in vita.

Ci saremmo aspettati, il 25 febbraio scorso, che la Sindaca Virginia Raggi non si fosse limitata a farsi fotografare in visita al centro sportivo della GdF all'Infernetto, ma avesse speso qualche parola sul futuro di quell'area.


Paula de Jesus per LabUr - Laboratorio di Urbanistica