lunedì 23 luglio 2012

XIII Municipio: Lucarelli alla presidenza un film horror

Non è Carlo, bensì Antonio. Non è un giallo bensì un noir (o forse sarebbe meglio dire un horror). In comune hanno solo il cognome. Antonio Lucarelli non fa lo scrittore di gialli bensì è vice capo di gabinetto del sindaco e Capo della Segreteria. Sarebbe il Presidente in pectore del Municipio Roma XIII per il PDL. Perché forse non tutti i cittadini sanno che settimana scorsa, sotto il solleone, non avendo nulla di urgente di cui occuparsi in consiglio municipale, hanno parlato delle primarie (in effetti un problema importante nell’amministrazione di un municipio di 300 e passa mila anime) e pare se le siano date anche di santa ragione. Pare infatti che agli ex aennini proprio non vada giù l’imposizione dal Campidoglio di Lucarelli a candidato mini-sindaco. Con buona pace dell’Inca al sociale e dei sottoaceti Olivolìolivolà. In tempi di sbandierata autonomia da Roma, con tanto di delibera mai attuata sul decentramento pilota, costata tra fanfare, bambini, piantini e gonfaloni migliaia di euro, Alemanno e Bordoni trovano la quadra su Lucarelli, con brindisi annesso degli Assobalneari di Papagni, sceso nell’aren-ile politico. Lucarelli, ex Forza Nuova (LINK), di recente colpito dallo scandalo dei Punti Verde Qualità (LINK) in cui dichiara di non ricordare se conosce Scarozza, il cognato del faccendiere Gennaro Mokbel (LINK). Onnipresente ad ogni sgombero, compreso quello nei confronti di un pastore per un casale da regalare ad una delle associazioni della galassia di Casapound (LINK), sgambetta una ragazza in aula Giulio Cesare durante la bagarre scoppiata nella seduta dell'assemblea capitolina sulla vendita dell'Acea. Si mormora ci sia anche lui dietro all’esilio forzato del "dormiente fratello Massone del Grande Oriente d'Italia, Aldo Ing. Papalini, Dirigente della UOT (Unità Organizzativa Tecnica) e della UOAL (Unità Organizzativa Ambiente e Litorale) del Municipio XIII del Comune di Roma dopo la goccia che ha fatto traboccare “punta di Malafede”. Un film Horror dunque la sua paventata candidatura, ma d'altronde si sa, nella terra di frontiera del XIII Municipio in cui alla cronaca, anche nera, non manca niente, nemmeno le finte bombe (dalle infiltrazioni mafiose alla massoneria, dagli sceicchi watercloset al Casinò, fiumi di soldi più o meno puliti), mancava solo il sigillo di garanzia di gattopardiana memoria "Tutto cambia affinché nulla cambi", se non in peggio.

venerdì 13 luglio 2012

Giovanni Malagò e il "reato" senza schizzi


Assolto ieri Giovanni Malagò "perché il fatto non sussiste" nel processo sui 'presunti' reati edilizi compiuti negli impianti realizzati per i Mondiali di Nuoto Roma 2009. Il presidente dell’Aquaniene era accusato di non aver mai ricevuto dal Comune di Roma il necessario permesso di costruire, ma solo l'autorizzazione del Commissario Delegato per i Mondiali di Nuoto, Claudio Rinaldi. Il perché lo spiegano le 64 pagine della sentenza n.5799 del 28 ottobre 2011 del Consiglio di Stato, sez. IV, che l'avvocato Rodolfo Murra del Comune di Roma ha così sintetizzato: "In sostanza, …, se il Commissario aveva persino il potere di variare il Piano regolatore, di autorizzare interventi edilizi in deroga agli strumenti urbanistici, di prescindere dai nulla osta delle Autorità preposte alla tutela dei vincoli gravanti le varie aree di intervento, volete che non avesse anche quello, minimale, di rilasciare i titoli edilizi?". In altre parole, il permesso di costruire, mai rilasciato dal Comune di Roma, poteva essere sostituito dall'autorizzazione a costruire da parte del Commissario Delegato. Quindi, alla luce di questa sentenza, nell'attuale processo penale si sarebbe dovuto cambiare il capo di imputazione nei confronti di Malagò e trasformarlo nella verifica di conformità delle opere eseguite presso l'Aquaniene rispetto a quanto autorizzato da Rinaldi. In realtà, non c'è stato neanche bisogno di farlo nella fase dibattimentale perché nell'udienza del 5 luglio scorso l'avvocato difensore di Malagò, Carlo Longari, senza opposizione del PM, Antonio Di Maio, invece di passare per la Cancelleria ha potuto direttamente depositare al giudice, Marina Finiti, ben 13 corposi allegati, ottenendo per Malagò lo stralcio dal processo e un'udienza a lui riservata, fissata in tempi rapidissimi, cioè una settimana dopo, il 12 luglio. Motivo: la pendenza del procedimento penale in corso avrebbe impedito a Malagò di candidarsi alla presidenza del CONI prima della sentenza finale. Il 12 luglio il PM Di Maio, dopo aver letto in 7 giorni i 13 corposi allegati, chiede il proscioglimento di Malagò perché "il fatto non costituisce reato".

Tutto è bene quel che finisce bene: Malagò è riuscito ad ottenere un percorso privilegiato e riservato rispetto al lunghissimo iter del processo (che con buona probabilità cadrà in prescrizione nel 2014); la documentazione comprovante la conformità dell'impianto Aquaniene esiste, perché è arrivata al processo, sebbene mesi (se non anni) dopo la fine dei Mondiali di Nuoto Roma 2009, malgrado fosse stato riconosciuto “impianto pubblico” grazie a due delibere del Comune di Roma, secondo una cronologia davvero singolare (riportata nello schema in calce); la verifica di tutti i vincoli gravanti sui terreni dove è sorto l'Aquaniene, su cui il Commissario Delegato non poteva andare in deroga, evidentemente era superflua.
Insomma, l’impianto accusatorio era granitico, l’azione di controllo della mano pubblica da parte del Comune di Roma ferrea nell’ “ora per allora”, la bistrattata Giustizia italiana finalmente celere ed efficiente, tanto da formulare la sentenza in soli 7 minuti per un reato amministrativo in ambito urbanistico e il Consiglio di Stato, preciso come un orologio atomico, sentenzia tra la fase procedimentale e quella processuale della vicenda dei Mondiali di Nuoto Roma 2009 cambiando di fatto in corsa la situazione di diritto.
L’ultimo chiuda la porta.
***

31 marzo 2009 – data ultima per la consegna dell'impianto, come previsto, pena annullamento della concessione, dalla delibera del Consiglio Comunale nr.85 del 21 maggio 2007
02 agosto 2009 - chiusura Mondiali di Nuoto
04 agosto 2009 – collaudo statico dell'Aquaniene
14 dicembre 2009 – fine lavori dell'Aquaniene (data desunta dal primo certificato di agibilità)
28 dicembre 2009 – primo certificato di agibilità (dichiarazione dell’avvocato Carlo Longari)
24 febbraio 2010 – collaudo tecnico-amministrativo dell'Aquaniene
12 aprile 2010 – data consegna al Comune di Roma del progetto di realizzazione
04 maggio 2010 – data consegna al Comune di Roma del progetto architettonico esecutivo
10 maggio 2010 – data consegna al Comune di Roma del progetto architettonico definitivo
04 giugno 2010 – validazione del progetto da parte del Comune di Roma (Dipartimento Tutela Ambiente e del Verde – Promozione dello Sport)
30 giugno 2010 – prima delibera salva-Aquaniene
20 settembre 2010 - seconda delibera salva-Aquaniene
06 ottobre 2010 - nuovo certificato di agibilità (determinazione dirigenziale 995, allegato n.11 agli atti del processo) 


(paula de jesus per LabUr. Nella foto Gianni Petrucci, attuale Presidente CONI e Giovannino Malagò)

lunedì 9 luglio 2012

L'elegia funebre del piano regolatore: “Centri commerciali, è emergenza”




CONTROCORRENTE. Urbanista da “guerriglia urbana”, Paola de Jesus sceglie Affaritaliani.it per analizzare le scelte sul consumo del territorio. Dal suo blog urla contro il “pianificar facendo” di Rutelli, l'urbanistica contrattata di Veltroni e Alemanno che va in giro per il mondo a svendere il litorale al miglior offerente. “C'era una volta la cura del ferro”.. E ai colleghi con “il cuore a sinistra e il portafoglio a destra" manda a dire: “Non parlo male di chi è in difficoltà”
Lunedì, 21 maggio 2012 - 09:42:00

di Patrizio J Macci

Cittadina, "politica" e urbanista. Una laurea in economia con indirizzo urbanistica presso la Cattolica di Milano, Paula de Jesus, più che di urbanistica ama dire che si occupa di “guerriglia urbana”. Sue le "battaglie" di denuncia per lo scandalo degli impianti costruiti durante i Mondiali di nuoto a Roma e per il "No alle Olimpiadi". La sua analisi ironica, lucida e ostinata in difesa del territorio della Capitale consumato dal cemento, attraverso gli interventi sulle pagine del suo blog, non risparmia nessuno dei protagonisti della politica romana.
Roma è una città espropriata, dove sembra non esistere più una regola il cemento la consuma giorno dopo giorno. Si continua, sotto ogni amministrazione ad edificare a scopo residenziale. E' una analisi che chiunque può fare guardandosi indietro nel tempo.

"Sì. residenziale e commerciale, soprattutto si costruiscono grandi centri commerciali, con il paradosso che aumentano le case e contemporaneamente aumenta l’emergenza abitativa, dato che si costruisce non per chi ha bisogno ma per meri interessi privatistici di tipo speculativo, mentre ogni giorno chiudono decine di negozi."

Ma il rispetto del piano regolatore?

"Moribondo con il “pianificar facendo” di Rutelli, morto con l’”urbanistica contrattata” di Veltroni e resuscitato come Lazzaro da Alemanno alla ricerca di un miracolo per riempire le casse esangui del Comune di Roma”.

Il partito del cemento è trasversale...

"Certamente. A Roma soprattutto, dove la subordinazione alla rendita fondiaria ha sempre avuto un ruolo fondamentale. Vige a destra come a sinistra il pensiero dominante che i “palazzinari” sono i protagonisti delle scelte urbanistiche, gli stessi che sono anche proprietari di banche, assicurazioni e giornali e al tempo stesso siedono in fondazioni, enti, istituzioni comunali. D’altronde in assenza di radicamento dei partiti sul territorio gli unici interlocutori solo loro".

La situazione dei trasporti pubblici è insostenibile. Per tanti anni si era parlato di "cura del ferro", poi cosa è successo? Nel 2001 con la sostituzione di Walter Tocci all'assessorato della mobilità qualcosa si è rotto...

"La “cura del ferro”, slogan di Walter Tocci, è rimasta sui ricettari medici. Roma è prigioniera delle auto e le scelte che si continuano ad operare vanno nelle direzione opposta a quella del ferro. Negli ultimi giorni del suo mandato Tocci scrisse “Se non si modificano le regole della trasformazione urbanistica non ci può essere nessuna politica della mobilità in grado di risolvere il problema. Anche i piani di traffico più ambiziosi sarebbero come il tentativo di svuotare il mare con un secchiello" e si domandò anche perché “non sia stato possibile compiere una svolta nella politica urbanistica”. Se non lo sai lui che è stato vicesindaco di Roma e Assessore alla Mobilità dal 1993 con Francesco Rutelli".

Il Sindaco Alemanno va in giro per il mondo a vendere progetti. Ultimamente è stato a Cannes. Noi abbiamo messo il naso in quello che con una definizione pomposa viene chiamato Waterfront, e sarebbe il lungomare di Ostia in un prossimo futuro. Ci sembra di assai difficile realizzazione, i costi insostenibili per i cittadini in termini di vivibilità.

"Alemanno è dall’inizio del suo mandato che insieme all’ex vicesindaco Cutrufo, va in giro per il mondo a spese dei contribuenti nel tentativo vano di (s)vendere il litorale al miglior offerente. Lo stesso Assessore all’Urbanistica, Marco Corsini, ha definito il “progetto” waterfront un’operazione “meramente di carattere edilizio”. Il Sindaco, mancando di originalità, segue la moda degli ultimi 10 anni che vede un proliferare di finti progetti “waterfront” in Italia, troppo spesso ambiziosi e costosi, poche volte interessanti architettonicamente, ma di difficile fattibilità non solo in cantiere ma soprattutto in termini di gestione. Forse dovrebbe visitare meno expò e andare a vedere come si pianificano i veri waterfront in tutto il mondo. Basterebbe che andasse a Reggio Calabria, forse il più bel waterfront del Mediterraneo. Sono straordinari spazi pubblici, luoghi per le persone, in cui esiste una rete che collega bene tutta una serie di destinazioni, spazi pubblici multi-uso, progettati su una base di obiettivi condivisi con tutta la comunità e non sulle logiche di campagna elettorale. Il waterfront di Alemanno è uno spazio lineare in cui si fanno becere speculazioni edilizie svendendo i beni comuni..."

Lo stop alle Olimpiadi di Roma è l'inizio di qualcosa?

"Senz’altro è stato un segnale importante e di forte responsabilità da parte del Governo, ma credo isolato. Non possiamo contare ogni volta sui “potenti equilibri europei”.

Ci sono suoi "colleghi" che hanno "il cuore a sinistra e il portafoglio a destra". Quando non "lavorano" più passano all'attacco rilasciando interviste e urlando il loro disappunto ai quattro venti oppure presidiando trasmissioni televisive dove si fanno inchieste sull'urbanistica a Roma.

"Io non parlo mai male di chi è in difficoltà".

Lei a Roma vive e lavora nel XIII Municipio, uno dei territori più estesi della Capitale. Da solo è una città di media grandezza. Un territorio problematico, con la spaccatura entroterra-mare, i sospetti di infiltrazioni della 'ndrangheta nella gestione delle attività turistiche, la lobby dei balneari sembra averla spuntata contro le disposizione europee che vorrebbero l'asta delle concessioni. Il "lungomuro" che impedisce di vedere e accedere liberamente al mare di Ostia rimarrà così com'è...

"Nel XIII Municipio di lungomuri ce ne sono molti, da quello dell’omertà a quello di calcestruzzo. E’ un territorio ricco di professionisti, anche di professionisti dell’antimafia, come li chiamava Sciascia. Non servono a niente, tranne a loro stessi."

(da Affari Italiani)