sabato 24 marzo 2012

Ostia, 36 milioni al Polo Natatorio. Indaga la Procura

Tra le varie amenità, mi scriveva il 1° novembre 2011 Corrado Zunino di La Repubblica " ... la centocinquantesima denuncia a una Procura sullo spostamento terre del Polo Natatorio di Ostia (archiviata come tutte le altre tue 149) ..."

Avevi proprio ragione Corrado. Comunque, su Il corriere della Sera oggi il nome di LabUr è citato, mentre su La Repubblica ovviamente no.
Già che ci sono, visto che Gatti fa sempre parte della stessa famiglia, anche del Gruppo l'Espresso, do ragione anche a lui: non c'era trippa per gatti al Polo di Ostia.
Un saluto sincero (come ami chiudere) da parte mia.


Sul Polo Natatorio di Ostia che, dal 2008, in prossimità dei Mondiali di Nuoto costò 26 milioni di euro (finanziamenti pubblici), la Procura ha avviato un'inchiesta. Come si legge nell'esposto presentato dall'associazione LabUr (Laboratorio Urbanistico) della cittadina sul litorale "le opere realizzate sono ancora da terminare e, quindi, ancora non è stato eseguito il collaudo tecnico amministrativo come previsto per legge". Nell'impianto, che "ha già ricevuto tutti i finanziamenti", il cantiere dei lavori non è mai stato chiuso in via definitiva. Sul Polo finanziato ed incompiuto c'è già un'istruttoria aperta dai magistrati della Corte dei Conti. Alla quale, ora si aggiunge quella del pm Maria Cordova, che ha delegato le indagine alla Guardia di FInanza: l'ipotesi di reato è l'abuso d'ufficio. Per i magistrati, i finanziamenti (quei 26 milioni di euro) potrebbero essere stati erogati con un bando irregolare, non legittimo. L'impianto fu inaugurato a luglio 2009 in pompa magna. Presenti Paolo Barelli (FIN), Giovanni Malagò (comitato organizzatore) Claudio Rinaldi (commissario dei Mondiali di Nuoto), Gianni Alemanno e le autorità municipali. Per la sua realizzazione, si legge ancora nell'esposto, "fu bandita una gara a procedura aperta dall'Ufficio del Commissario Delegato per i Mondiali di Nuoto 2009 ... Tale gara è stata aggiudicata provvisoriamente in data 4 Agosto 2008 e poi definitivamente in data 8 Agosto 2008 all'ATI srl", un consorzio di imprese.
Ad alimentare le perplessità dei residenti molti fattori. Ad esempio il coinvolgimento nella vicenda del Polo, di Angelo Zampolini, nello staff dei lavori per il Polo, nonché l'architetto dell'ormai famosa "cricca" del G8 che diresse i lavori del Salaria Sport Village. Irrita l'inacessabilità del Polo da parte di chiunque non sia della Ati srl (la costruttrice): "In data 11 dicembre 2009 - ricostruisce la denuncia - l'avvocato Stefano Ciavarro, delegato da Paolo Barelli, presidente FIN (Federazione Italiana Nuoto), ha depositato presso la Cancelleria del Tribunale di Ostia un ricorso perché il 6 dicembre 2009 veniva inibito alla FIN l'accesso al Polo Natatorio da parte del servizio di vigilanza predisposto dall'Ati" Ricorso tuttora pendente. La domanda, insomma, è una: come mai un'opera finanziata con denaro pubblico resta frammentaria e incompiuta come la scenografia di un teatro di posa? (Ilaria Sacchettoni - Il Corriere della Sera)

Ostia, inchiesta sulle piscine d'oro dei Mondiali
L'impianto da 36 milioni è ancora incompleto

La procura indaga sull'appalto e la Corte dei Conti ipotizza un danno erariale. I magistrati vogliono capire che fine abbiano fatto quei 12 milioni di euro spesi in più rispetto alla cifra prevista inizialmente

Un grande evento con investimenti degni di una piccola Olimpiade. Quasi 26 milioni di finanziamenti pubblici per uno dei fiori all'occhiello dei Mondiali di nuoto 2009. Eppure ad oggi il polo natatorio di Ostia resta ancora un'opera incompiuta, una costruzione ambiziosa per dimensioni e per costi iniziata quattro anni fa e mai completata. Due le indagini che corrono parallele sull'impianto sportivo, un progetto che ha fatto parte del grande piano dei Mondiali affidato alla Protezione civile.


E risultato inadeguato con una piscina un metro e mezzo più lunga del previsto, come si accorsero gli stessi nuotatori inglesi durante gli allenamenti. Da un lato c'è la Corte dei Conti, che ha avviato un'inchiesta per danno erariale. E dall'altro la procura di Roma, che ha aperto un fascicolo ipotizzando il reato di abuso d'ufficio. Il pubblico ministero Maria Cordova, infatti, vuole fare luce su tutte le procedure di assegnazione dell'appalto vinto nell'agosto 2008 dall'A. t. i. Un consorzio formato da tre diverse società, la ge. co. m. srl, la m. c. g. srl e la Group Impianti srl, che si aggiudicò la gara indicando una spesa di 14 milioni di euro. L'ipotesi al vaglio degli inquirenti è che il bando non abbia rispettato le regole previste dall'Unione Europea. Ma non solo.

I magistrati vogliono capire che fine abbiano fatto almeno quei 12milioni di euro spesi in più rispetto alla cifra prevista inizialmente. Come mai, cioè, il 30 aprile 2009 il commissario delegato del governo, Claudio Rinaldi, presentò al comitato provinciale del CONI la richiesta di parere tecnico favorevole, indicando un importo complessivo di 26 milioni di euro. È per questo motivo che gli inquirenti avrebbero disposto una serie di accertamenti bancari.

Pur non essendo ancora completato, l'impianto era stato inaugurato il 10 luglio 2009. Alla cerimonia parteciparono, tra gli altri, il sindaco Alemanno e Giovanni Malagò, presidente del comitato organizzatore dei mondiali. I collaudi non sarebbero ancora oggi terminati, e solo di recente alcune aree della struttura sarebbero state aperte al pubblico. (di ANGELA MARIA ERBA – La Repubblica)


Polo del nuoto a Ostia due inchieste sui costi (dalle prima pagina di Cronaca de Il Messaggero)

Il polo natatorio di Ostia, costato 26 milioni di euro, non ancora completato a quattro anni dal via ai lavori, è al centro di un’inchiesta della Procura e della Corte dei Conti. L’impianto doveva essere uno dei fiori all’occhiello di Roma per i Mondiali di nuoto del 2009. Ma i problemi iniziarono quasi subito, quando ci si accorse che la piscina olimpionica era un metro e mezzo più lunga del previsto. La Corte dei Conti ha avviato un’inchiesta con l’accusa di danno erariale per capire se i finanziamenti pubblici erogati da Claudio Rinaldi, commissario delegato del governo per i Mondiali di Nuoto Roma 2009, siano stati spesi in modo oculato. L’indagine dei giudici contabili viaggia a braccetto con quella aperta dalla Procura, secondo cui vi sarebbero lati oscuri nella procedura per l’assegnazione dei lavori di appalto.
Servizio all’interno

Un’opera faraonica dal costo enorme, costruito con tempi biblici. È il Polo Natatorio di Ostia, costato circa 26 milioni di euro, ma che a distanza di quattro anni dall’inizio dei lavori non è stato ancora completato. Per questo, la Procura di Roma e la Corte dei Conti hanno aperto due inchieste parallele su quello che doveva essere uno dei fiori all’occhiello tra le strutture costruite in occasione dei mondiali di nuoto del 2009. Un impianto che risultò subito inadeguato, come segnalò il team inglese, che si accorse che la piscina olimpionica era un metro e mezzo più lunga del previsto. La Corte dei Conti ha avviato un inchiesta con l’accusa di danno erariale per capire se i finanziamenti pubblici erogati da Claudio Rinaldi, Commissario Delegato del governo per i Mondiali di Nuoto Roma 2009, siano stati spesi in modo oculato senza arrecare danni alle casse del Stato. L’indagine della giudici contabili viaggia a braccetto con quella aperta dalla Procura di Roma che ha aperto un fascicolo senza indagati con l’accusa di abuso d’ufficio. Secondo il pm Maria Cordova, avrebbe dei lati oscuri la procedura per l’assegnazione dell’appalto vinto nell’agosto 2008 da un consorzio costituito da tre società. Il pubblico ministero ha avviato una serie di consulenze per chiarire che destinazione abbiano avuto circa 12milioni di euro. Per la costruzione finale dell’impianto sono stati stanziati 26 milioni di euro. Tuttavia nel 2008 il consorzio si aggiudicò l’appalto mettendo nero su bianco che avrebbe speso circa 14 milioni di euro. Ma il 30 aprile 2009 il commissario Rinaldi indicò al Comitato Provinciale del Coni una spesa complessiva di 26 milioni di euro. Il Polo era stato inaugurato nel luglio del 2009, anche se solo di recente la struttura è stata aperta al pubblico.
G. De San.



mercoledì 21 marzo 2012

Tor Bella Monaca, LabUr: nuova denuncia contro Alemanno

Dopo le affermazioni di oggi su Tor Bella Monaca, denunceremo Alemanno per falso ideologico presso la Procura di Roma, reato previsto quando si sostiene il falso in un documento ufficiale. Oggi infatti il sindaco di Roma, dopo l'abbattimento delle strutture fatiscenti dell'ex mercato rionale del quartiere, ha dichiarato che i cantieri previsti nel progetto di demolizione e ricostruzione di Tor Bella Monaca apriranno "entro fine consiliatura" e comunque dopo l'approvazione della necessaria delibera di Assemblea Capitolina, del successivo bando di gara e della sua assegnazione. Peccato che appena 4 mesi fa nel Piano della Performance di Roma Capitale 2011-2013, documento ufficiale rivolto alla cittadinanza, sia stato scritto: "Ricostruzione Tor Bella Monaca - cantierizzazione del primo comparto e demolizione della prima torre fine 2012" (pag.27). Ricordiamo che lavorare per conseguire i risultati che la cittadinanza si attende significa dare risposte ai bisogni e agli interessi della collettività, approccio che trova sostegno nel regolamento sulla disciplina del “Ciclo della programmazione, pianificazione, controllo, misurazione e valutazione della performance” (Allegato K.6), che con deliberazione di Giunta Capitolina n. 116/2010 (Allegato K. 8, detta le norme sul processo, sulle responsabilità e sui documenti di programmazione e pianificazione degli obiettivi di performance. Siamo stufi di essere presi in giro producendo documenti falsi per pura propaganda che però vengono portati in giro per il mondo alla ricerca di finanziatori di opere inutili e dannose.
Aggiungiamo che questa è la seconda denuncia che LabUr presenta contro Alemanno su Tor Bella Monaca, per false dichiarazioni. La prima, su cui è stato aperto un fascicolo, è del 6 novembre 2010 per aver procurato un generalizzato allarme nei residenti di Tor Bella Monaca dichiarando alla stampa che le torri "stanno per crollare". Concludiamo consigliando maggior prudenza anche al presidente della commissione Urbanistica di Roma Capitale, Marco Di Cosimo, che oggi dichiara frasi tipo "dall'amministrazione, fatti concreti". Fu lui che mise in dubbio le nostre affermazioni durante il processo partecipativo del 25 marzo 2011 riguardo al fatto che, neanche fossimo in un film di fantascienza, il Comune di Roma avrebbe previsto durante la demolizione delle torri "di selezionare e riciclare i materiali di risulta (ferro e cemento armato) con un impianto di riconversione sul posto". Eppure questa strampalata idea l'aveva scritta e diffusa proprio l'Ufficio Stampa del Comune di Roma. Un'altra menzogna in un documento ufficiale?

paula de jesus per LabUr

domenica 11 marzo 2012

Infernetto, Vigili del Fuoco: scudi umani per la speculazione

Un caso eclatante dello Stato che imbroglia se stesso, contro le leggi costituzionali. Su una reale esigenza abitativa per i Vigili del Fuoco si fa ricorso a leggi speciali, quella delle “opere pubbliche di interesse nazionale”, con lo scopo di favorire aziende che non hanno brillato per trasparenza e per il raggiungimento degli obiettivi. Se si realizzeranno, le case sorgeranno in un’area supervincolata e a rischio idrogeologico.


Lo ha reso noto il Direttore Regionale Lazio dei Vigili del Fuoco, Ing. M.Stocchi, il 1° Luglio 2010 (prot.10756): realizzare un distaccamento di pronto intervento all'Infernetto serve per ‘snellire le procedure autorizzative’ al fine di ‘reperire alloggi per il personale a prezzi decisamente inferiori rispetto ai minimi di mercato’. Il documento precede di 4 mesi l'approvazione dell'intervento in Assemblea Capitolina (del. n.10 del 4 novembre 2010) e di 6 mesi l'autorizzazione ad edificare concessa il 14 gennaio 2011 dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Provveditorato Interregionale alle OO.PP. per il Lazio, l'Abruzzo e la Sardegna.
Ma come è possibile far costruire 20 mila mc di cemento in un'area agricola supervincolata a livello paesaggistico e a forte rischio idrogeologico per la presenza di canali di bonifica? In maniera molto semplice, spacciando per "opera pubblica di interesse nazionale" la realizzazione di una “sede di pronto intervento” dei Vigili del Fuoco di appena 100 mq su un unico livello. Un trucco per costruire tre edifici, a ridosso della pineta di Castel Fusano, destinati a 70 alloggi di civile abitazione per il personale dipendente dei Vigili del Fuoco in servizio nella Regione Lazio. Importo complessivo dei lavori 7.100.000 euro. Durata de lavori, 760 giorni. Acquisto, in diritto di superficie della durata di 150 anni.
Lo consente l'art. 3 del DPR n.384/94: quando l'unica localizzazione possibile di un'opera pubblica, ritenuta di interesse nazionale, non può rispettare i piani urbanistici ed edilizi vigenti, si convoca un’apposita conferenza di servizi che, approvando all’unanimità il progetto, si sostituisce ad ogni effetto agli atti di intesa, ai pareri, alle concessioni, anche edilizie, alle autorizzazioni, alle approvazioni, ai nulla osta, previsti da leggi statali e regionali. Peccato però che il modesto distaccamento dell'Infernetto, di dubbio interesse nazionale, abbia finito per non rispettare quanto previsto dalla Legge n.109 dell'11 febbraio 1994, in termini di mancata programmazione dell'opera e di mancato recupero dell'esistente patrimonio pubblico (art.14).
Non solo, ma la Legge n.109, che non è annullata dal DPR n.384/94, ha un principio generale inderogabile (art. 1): in attuazione dell'art. 97 della Costituzione l'attività amministrativa in materia di opere e lavori pubblici deve garantirne la qualità ed uniformarsi a criteri di efficienza e di efficacia, secondo procedure improntate a tempestività, trasparenza e correttezza, nel rispetto del diritto comunitario e della libera concorrenza tra gli operatori. Ed invece così non è stato.

A realizzare i lavori sarà la Immobiliare Argo 2008 srl, proprietaria dei terreni, che, in assenza di concorrenza e dunque di possibili migliori condizioni per l'erario pubblico, l'11 gennaio 2010 ha stipulato una convenzione con il Ministero dell’Interno – Direzione Regionale dei Vigili del Fuoco del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile del Lazio.
In quella data, cioè un anno prima dell'autorizzazione a costruire, i giochi erano dunque fatti, rendendo solo formali le successive espressioni di parere del Comune di Roma e del Ministero delle Infrastrutture, tanto che le ‘manifestazioni d’interesse all’acquisto’ del personale dipendente dei Vigili del Fuoco del Lazio si sono già iniziate a raccogliere dal 9 settembre 2010.
A dare il colpo di grazia alla trasparenza amministrativa dell'operazione, il cambio di proprietà dell'Immobiliare Argo 2008 srl avvenuto l'8 giugno 2011, 5 mesi dopo l'autorizzazione a costruire, 3 mesi prima dall'inizio dei lavori (7 novembre 2011) e a sondaggi archeologici conclusi. Insomma, una compravendita a rischio zero.

A subentrare a Stefano Pizzicannella (precedente proprietario e oggi progettista delle strutture da realizzare), due note società: la Tordivalle Costruzioni Spa e la S.A.I.S.E.B. Spa, entrambe al 50%. E' soprattutto la seconda ad aver fatto parlare di sé. Fondata nel 1929, con sede a Roma, si è sempre occupata di appalti nei lavori pubblici, di strade, dighe e bonifiche tanto che tra il 1969 e il 1970, cioè negli anni immediatamente successivi al sisma che devastò la valle del Belice, ha avuto in appalto per decine di miliardi i lavori di costruzione delle infrastrutture, sia nella zona di Garcia sia nella valle del Belice. Da quella data, la S.A.I.S.E.B. Spa ha radicato le sue attività in Sicilia, tanto che il suo nome è in una informativa dei ROS inviata, in data 16 febbraio 1991, all'allora Procuratore aggiunto della Repubblica di Palermo, dottor Giovanni Falcone, all'interno di un quadro complesso di legami tra imprenditoria e mafia.
La S.A.I.S.E.B. Spa non ha mai avuto problemi con la giustizia, così come non ha mai denunciato minacce e ritorsioni in ambienti difficili come la Sicilia o durante gli appalti in Campania dopo il terremoto degli anni '80. E' invece entrata in contenzioso quest'anno con i comuni di Castelvetrano (3 milioni di euro) e soprattutto Licata (quasi 8 milioni di euro) per lavori protrattisi troppo a lungo o mai finiti, risalenti a 20 anni fa.

Nel caso dei Vigili del Fuoco all’Infernetto, oltre ai problemi sopra esposti, rimane grave il fatto che il Dipartimento di Urbanistica del Comune di Roma non abbia ancora effettuato i conteggi degli oneri concessori che la Immobiliare Argo 2008 srl (cioè, la Tordivalle Costruzioni Spa e la S.A.I.S.E.B. Spa) deve pagare, stimati in circa 1 milione di euro. Il timore è che si ripetano situazioni anomale. All'Infernetto si è finora costruito prima di aver realizzato le opere di urbanizzazione: in un'area pregiata come quella in questione, già violentata da una dubbia interpretazione della legge, sarebbe inammissibile il ripetersi anche di tale negligenza.

giovedì 8 marzo 2012

Riserva Statale del Litorale Romano -Country Club e il suo sequestro

E' di oggi la notizia del sequestro del Country Club nella Riserva del Litorale Romano del XIII Municipio.
Qualche commento a caldo. La realtà del Country Club era nota da anni. Appartiene ai principi Chigi, proprietari di quell'area dopo che nel 1932 il governatorato di Roma rese pubblici i restanti 1.000 ettari sempre della famiglia Chigi. All'interno esiste un casale fortificato del '600 dove sono state girate molte fiction televisive, tra cui "Lo zio d'America" con Christian De Sica e Ornella Muti. Questo per dire che quanto oggi scoperto era alla luce del sole da anni e che le imbarcazioni sul Canale dei Pescatori erano visibili a tutti.

Forse dietro a questo sequestro esiste un altro tipo di manovra: infatti un camping analogo, sempre all'interno della Riserva del Litorale Romano, il Camping Fabulous, si trova proprio di fronte all'ingresso sulla Via C. Colombo di fronte alla tenuta Presidenziale di Castel Porziano. Anche in questo caso, forte densità di bungalow, villaggio estivo con piscina e discoteca per turisti (quasi sempre stranieri), via vai di pullman e parcheggi improvvisati, uso per emergenza abitativa dei bungalow da parte del Comune di Roma, disboscamento della pineta e resti di ville romane divelti (sul disboscamento e ville romane l'Associazione Culturale Severiana ha presentato nel corso degli anni esposti al Corpo Forestale, alla Soprintendenza ed in Procura, ma nessuno è mai intervenuto).

Aggiungo anche che sempre dentro alla Riserva del Litorale Romano nel XIII Municipio hanno realizzato alla foce del Fosso di Malafede, penultimo affluente del Tevere in sponda sinistra, un bel campo da golf senza che il direttore dell'ex X Dipartimento, Bruno Cignini, che dovrebbe gestire la Riserva, ne sapesse qualcosa (lo ha detto lui pubblicamente all'interno del Centro di Educazione Ambientale (CEA) situato nella Pineta di Castel Fusano l'anno scorso in un incontro pubblico). Questo sempre per dire che la struttura del Country Club di Castel Fusano forse fa gola a qualcuno, perché non si spiega come mai gli altri due impianti citati qui sopra non siano stati neppure sfiorati da una lente di ingrandimento.
Infine, si parla sempre della Riserva Statale del Litorale Romano riferendola al Comune di Fiumicino e al XIII Municipio. In realtà c'è anche una parte, quella davanti alla nuova Fiera di Roma, che arriva fino al Tevere, che è nel XV Municipio del Comune di Roma, ed è lì che prima Veltroni, e poi Alemanno, avevano pensato di realizzare il più grande campo da golf europeo (90 ettari) dotato di strutture ricettive, ristoranti e quant'altro.

Buona campagna elettorale a tutti, soprattutto a quelli che scrivono comunicati stampa della serie "Sono arrivato Uno".

martedì 6 marzo 2012

Il Porto di Ostia tra residence ed hotel


Abbiamo già parlato del cantiere abbandonato a ridosso del Porto di Ostia, dove è sorto un mostruoso residence (nr.2, a.III, del 19-/01/2012), Una struttura di 4 piani da 100 unità immobiliari su cui campeggia, per la compravendita, lo striscione della Roma
Brokerage & Consulting S.r.l. di Antonio Ferace, fratello del Colonnello dei Carabinieri, Francesco Ferace, eroe dal 1991 al 1999 contro la tangentopoli di Ostia. Il residence, realizzato dall'ACMAR
(Associazione Cooperativa Muratori & Affini di Ravenna), legata al Consorzio Cooperative di Ravenna (da cui ha ricevuto, per esempio, i prossimi lavori di ripascimento delle spiagge di Ostia Levante), è denominato edificio ‘B’ all'interno dell’area dietro al porto, dove secondo il cartello dei lavori esposto dovranno sorgere edifici commerciali, direzionali, alloggi, residence, scuole e un museo. Tutto deriva da quanto previsto nell'accordo di programma del 1999 con cui fu poi realizzato il porto (2001), scritto sotto le indicazioni di Esterino Montino (oggi, PD) che modificò la destinazione dell’uso dell’area prevista dal piano regolatore da M1 (servizi generali pubblici) a M2 (servizi generali locali di proprietà privata), per ottenere servizi privati turistico-ricettivi. Solo 9.600 mq rimasero a destinazione M1, prevedendo la realizzazione di una Caserma della Guardia di Finanza, mai costruita e convertita invece di punto in bianco in ‘scuole e museo’. Si vede dal progetto che doveva esserci anche una risistemazione della viabilità, anch'essa
mai eseguita. Così come non c’è alcuna traccia delle ‘scuole e museo’ mentre sono già terminati gli edifici ’A’ e ’D’ destinati ad attività commerciali e direzionali. Non solo, ma da quanto recentemente dichiarato dalla Direzione del Porto, sarebbe prossimo alla costruzione l'hotel “Porto di Roma” all'interno del perimetro portuale, forse l’edificio ‘C’. In effetti sono già da tempo state costituite due società che portano questo nome, la Hotel Porto di Roma srl e la Rome Harbour Hotel srl, aventi entrambe come amministratore unico quell’Edoardo Sodano, amministratore unico della Porto di Roma Immobiliare srl, società di Mauro Balini, artefice della costruzione del porto. Insomma un bell'intreccio di cui non si parla mai e che invece dovrebbe essere all'attenzione di tutti per le opportunità di sviluppo dell’area che dovrebbe portare. Continuiamo dunque a chiederci perché questo cantiere risulti abbandonato da mesi e mesi e perché il previsto raddoppio del porto, il cui inizio lavori era stato fissato al 30 giugno 2011, non sia ancora partito. Sembra che i lavori saranno realizzati da primaria ditta italiana, sempre all'interno del Consorzio Cooperative di Ravenna e che probabilmente le sabbie scavate per il nuovo porto verranno riutilizzate per il ripascimento. Si chiuderebbe così il giro con la ACMAR. Vedremo nei prossimi numeri di strappare maggiori notizie alla silenziosa Direzione del Porto di Ostia, visto che i giornali, di questi argomenti, non ne vogliono parlare. E anche la LIPU tace.

dal giornalino del Comitato Civico 2013 a questo LINK

Ostia, Polo Natatorio: il balletto dei collaudi mentre la Procura indaga

"Qui è tutto collaudato". Lo affermava davanti alle telecamere il 7 febbraio 2010, Giuseppe Castellucci, direttore del Polo Natatorio di Ostia, impianto pubblico ad oggi ancora non terminato, sorto per i Mondiali di Nuoto di Roma '09. Il 16 febbraio 2012, davanti alle telecamere della trasmissione Piazza Pulita dell'emittente televisiva La7, la nuova versione di Castellucci: "L'impianto è stato collaudato circa 8 mesi fa", cioè intorno a giugno 2011. Ma forse non è ancora la verità. A noi risulta infatti che presso il Polo Natatorio di Ostia, nei giorni precedenti, si sono
tenuti dei collaudi non meglio specificati. A condurli, l'Ing. Eugenio Cimino, lo stesso consulente pagato a peso d'oro (350 mila euro) per l’impiantistica meccanica della Scuola dei Marescialli a Firenze, su cui hanno indagato i magistrati all'interno dello scandalo degli appalti della famigerata «cricca». Ci domandiamo a questo punto, visto che i corsi aperti al pubblico sono iniziati già ad
ottobre 2010, se tutto fosse in regola a quel tempo. La Procura di Roma, che, dopo un nostro esposto, oggi sta indagando sull'impianto di Ostia con il PM Anna Maria Cordova, aveva però
insabbiato un altro nostro precedente esposto del 2010: nulla si è infatti mai saputo da parte del PM Maria Letizia Golfieri. Sembra dunque non aver mai fine la serie di scandali di questo impianto, inaugurato da Alemanno a luglio 2009 ma ancora mezzo chiuso per l'inagibilità della foresteria e dei parcheggi, dati quest'estate in concessione allo stabilimento balneare "Le Dune" della famiglia Papagni. Un impianto per il quale in data 30 aprile 2009 il Commissario Delegato Ing. Claudio Rinaldi aveva presentato al Comitato Provinciale del CONI la richiesta di parere tecnico favorevole, indicando una spesa complessiva di 26 milioni di euro (prot.nr.1028).
Peccato però che il 13 Luglio 2009 all'impresa esecutrice dei lavori venisse invece riconosciuto un ammontare dei lavori eseguiti pari a 12,6 milioni di euro (UCD prot.n.18705). A chi sono finiti allora gli altri 13,4 milioni di euro? Solo la necessaria trasparenza amministrativa e la pubblica evidenza del collaudo tecnico-amministrativo, potranno fare chiarezza sulla questione. Per
questo motivo abbiamo chiesto al Comune di Roma, alla FIN e agli Uffici del Commissario Delegato di rispondere sullo stato dei collaudi e delle omologazioni delle piscine del Polo Natatorio di Ostia, visto che non ci saranno più i soldi delle Olimpiadi del 2020 per completarne i lavori mancanti.

scritto per LabUr - nella foto: il direttore dell'impianto, Giuseppe Castellucci, nel video del 7 febbraio 2010 disponibile su www.youtube.com/watch?v=hyIIWTN3tnE