giovedì 23 giugno 2011

Le mani sulla città: presentazione del libro.

Presentazione del libro: "Le mani sulla città" (Ed. Alegre), di Daniele Nalbone e Paolo Berdini. Da Veltroni ad Alemanno storia di una capitale in vendita. Tutti gli interventi a questo LINK, compreso il mio quale autrice del capitolo quarto "Ostia modello Dubai".

lunedì 20 giugno 2011

Salaria Sport Village: no all'acquisizione, sì alla demolizione o alla conversione.

Premesso che mi occupo di urbanistica e che l'attività urbanistica non si risolve con gli adempimenti tecnici e burocratici (cioè di garanzia del rispetto formale e sostanziale della democraticità del circuito decisionale in materia di governo del territorio), ma contiene uno specifico 'mandato sociale', ed è quindi inscindibilmente legata alla sua origine di disciplina politica e dunque di interesse collettivo, spero che questo mio scritto offra almeno alcuni spunti di riflessione.

La complessità dello scandalo del Salaria Sport Village non si può ridurre, come fanno i media, ai presunti festini di Bertolaso, a massaggiatrici, prostitute e preservativi. Fa anche abbastanza sorridere la confusione tra aree di esondazione e inesistenti fasce 'A' e 'B' nel parlare della pericolosità dovuta alla vicinanza del Tevere. Resta invece difficile comprendere come si possa pensare di non abbattere il Salaria Sport Village visto che l'area dove sorge non è un prato ma ricopre una funzione fondamentale per tutto il bacino del Tevere, fino alla sua foce. Opporsi alla demolizione dei manufatti, a fronte di un acclarato abuso edilizio, è scellerato.

Vediamo perché.

LA STORIA DEGLI ABUSI

Il 24 giugno 2009 è stato lo stesso Commissario Delegato, Claudio Rinaldi, a fare l'elenco di dove si era avvalso del potere straordinario conferitogli per andare in deroga alle leggi vigenti. Nella Relazione di Accompagnamento al Piano delle Opere per i Mondiali di Nuoto Roma '09, infatti, Rinaldi elenca le due deroghe applicate per il Salaria Sport Village (le stesse che gli saranno poi contestate dalla Procura di Roma e che il TAR del Lazio ha chiarito nel respingere il ricorso dei proprietari del Salaria Sport Village):

1) la deroga agli Elaborati Prescrittivi del Piano Regolatore di Roma

2) la deroga al Regolamento Edilizio del Comune di Roma.

Nel primo caso, con interventi di nuova edificazione, Rinaldi era andato in deroga alle prescrizioni dettate dal Piano Territoriale Paesistico n. 15/8 “Valle del Tevere” (approvato con deliberazione del Consiglio Regionale n. 25/2006 che sottoponeva l’area oggetto dell’intervento a tutela paesaggistica). In pratica, Rinaldi aveva autorizzato i privati del Salaria Sport Village a non applicare l'art.71, c.2 (Reticolo Idrografico) che invece avrebbe comportato una fascia di rispetto di 150 metri dalla sponda del Tevere.

Nel secondo caso, Rinaldi escludeva di fatto l'area dalle procedure di attuazione del PRINT n.7 del IV Municipio, concedendo un maggiore indice di edificabilità.

La costruzione del Salaria Sport Village in quell'area era comunque stata autorizzata dagli Uffici del Commissario Delegato il 18 giugno 2008 (prot. 3047/RM2009) seppure il Comune di Roma in sede di conferenza di servizi, con nota del 15 aprile 2008, avesse espresso parere contrario al progetto in quanto incompatibile con i vincoli paesistici e ambientali sopra indicati. L'artefice dell'autorizzazione era stato il precedente Commissario Delegato, Angelo Balducci, a cui Rinaldi subentrò ufficialmente, con l'OPCM n.3684, il 25 giugno 2008 (pubblicazione dell'ordinanza nella G.U. 147). Pertanto anche il parere favorevole firmato il 31 marzo 2008 da Roberto Grappelli, segretario generale dell’Autorità di Bacino del Tevere (ABT), è da attribuire all'era Balducci.

L'area del Salaria Sport Village è compresa tra le aree esondabili del Piano di Stralcio - PS1 dell'ABT, classificata come 'Zona A', zona dove è vietata qualunque attività di trasformazione dello stato dei luoghi (morfologica, infrastrutturale, edilizia,) ma dove possono essere realizzati impianti destinati ad attività sportive compatibili con l’ambiente senza creazione di volumetrie (p.es., un campo di calcio senza spogliatoi attigui). Sono dunque zone dove deve essere consentita la libera attività espansiva delle acque per la sicurezza di tutti gli abitanti di Roma e dove l’attività edificatoria è fortemente limitata salvo che per le opere pubbliche o di tale interesse. Ma c'è di più.

Nello scorso dicembre 2010 l'ABT ha intrapreso un percorso di ascolto verso i Comuni a nord di Roma per valutare, caso per caso, il declassamento delle Zone di esondazione da 'A' a 'B'. Nelle Zone 'B' rientrano i Piani attuativi e quelli di lottizzazione, per i quali alla data del 23 novembre 1994 siano state stipulate le relative convenzioni (la fascia tra la via Salaria e il Salaria Sport Village, dove c'è la stazione di Settebagni, è Zona 'B'). E’ facile dunque immaginare che prima o poi, vista la pressione dell’abitato di Settebagni su quell’area, si arrivi a declassare la Zona 'A' del Salaria Sport Village in Zona 'B'. Quindi se rimane una Zona 'A' il Salaria tenterà il tutto per tutto per dimostrare che si tratta di un’opera pubblica o comunque di interesse pubblico, ma è anche la stessa cosa che sta chiedendo chi vuole acquisirla a patrimonio pubblico. Se il Salaria Sport Village non ce la farà a dimostrare che si tratta di un’opera pubblica potrà eventualmente contare su un declassamento della Zona in 'B', così da poter rientrare nella categoria delle attività edificatorie consentite. Ed è ciò che subdolamente è scritto tra le righe del ricorso presentato al TAR dal Salaria Sport Village.

Gli abusi nello specifico sono 3:

1) mancata attuazione della fascia di rispetto dal Tevere

2) eccessiva edificabilità

3) nuove costruzioni private in Zona 'A', spacciate come opere di interesse pubblico perché collegate al grande evento dei Mondiali di Nuoto.

Ci troviamo dunque di fronte al fatto che il Commissario Delegato si è sostituito a due distinte realtà: il Comune di Roma e l'ABT. Mentre però l'ABT tace a riguardo, il Comune di Roma ha dichiarato che gli interventi realizzati sono illegittimi perché privi di un titolo abilitativo edilizio. Infatti l’OPCM n. 3429/2005 non ha autorizzato esplicitamente il Commissario Delegato a derogare l’art. 13 del Testo Unico in materia edilizia, secondo cui il permesso di costruire è rilasciato dal dirigente o responsabile del competente ufficio comunale nel rispetto delle leggi, dei regolamenti e degli strumenti urbanistici. Ne consegue che al Commissario Delegato non è mai stato attribuito alcun potere di rilasciare il permesso di costruire per la realizzazione dei singoli interventi edilizi in luogo della competente amministrazione comunale.

L'ENTITA' DEGLI ABUSI

Quando si parla del Salaria Sport Village si parla di un ampliamento del preesistente circolo sportivo mediante 2 vasche dotate di spogliatoi, una foresteria per 32 atleti più vasca da 50 metri, un bar e l'area ristoro. Tutto è stato da sempre descritto nel 'Piano delle Opere' di cui il Comune di Roma e la FIN erano a conoscenza, così come l'Istituto per il Credito Sportivo, che ha elargito mutui agevolati per la realizzazione degli impianti. Addirittura in data 11 novembre 2008, con Decreto Commissariale 4051/RM2009, venivano approvate integrazioni e modifiche soprattutto sui progetti esecutivi degli impianti pubblici, tra cui quello scandaloso del Polo Natatorio di Ostia, e gli appalti sulla viabilità. Nell'elenco, anche gli impianti privati, con i provvedimenti di autorizzazione dei 'nuovi tipi', tutti autorizzati il 12 giugno 2009. Ben 9 su 17 impianti hanno chiesto e ottenuto 'modifiche'. Tra questi, appunto, il Salaria Sport Village.

Ad essere conformi al Regolamento Edilizio, solo 3 impianti su 17: l'A.S. Appio srl, il Circolo Canottieri Lazio e il Real Sporting Village.

Non è difficile immaginarsi allora l'effetto a catena per gli altri 13 impianti (dichiarati dallo stesso Rinaldi non conformi al Regolamento Edilizio Comunale e su cui lo stesso Rinaldi ha forzato la mano andando in deroga), qualora il Salaria Sport Village venisse salvato o dal Consiglio di Stato, che si esprimerà il 30 giugno, o da una richiesta di acquisizione a Patrimonio pubblico in caso di conferma del riconoscimento dell'abuso. Premesso che i costi di gestione delle piscine sono esorbitanti e che le casse comunali non si possono permettere neanche una piscina in più delle attuali, in entrambi i casi sopra descritti si finirebbe per perdere definitivamente anche gli oneri concessori dovuti (e mai pagati) dagli impianti privati. Salvarlo dall'abbattimento dunque significa creare un effetto dòmino sugli altri 13.

Per altro ci sarebbe da indagare sulla effettiva qualità delle opere realizzate. Sono stati fatti tutti i collaudi? Si conosce il valore reale dei costi sostenuti? Sono presenti i documenti amministrativi e di provenienza del materiale impiegato? A fronte di un vizio occulto c'è possibilità di rivalsa? Considerando che il Consiglio di Stato non stravolgerà la precedente sentenza del TAR, tutte queste domande sono d'obbligo prima di proporre una soluzione di acquisizione a patrimonio pubblico.

PERSEGUIRE CHI NON HA CONTROLLATO

Dunque, il Salaria Sport Village è abusivo perché non ha mai ottenuto un permesso a costruire. E’ stato inoltre realizzato in area esondabile. In entrambi i casi sono mancati i controlli. Da una parte, sono mancati i controlli del Comune di Roma, che non poteva non sapere che lì si stava costruendo senza esser stato interpellato, dall'altra sono mancati i controlli da parte dell'ABT, che non poteva non sapere che il Salaria Sport Village era in Zona 'A' ma non era un'opera pubblica.

Per altro, e non è un dettaglio da poco, in quell'area non possono essere realizzate opere spondali di difesa e tantomeno opere di difesa a terra che stravolgerebbero la funzione di quell’area, che ricordo essere una zona dove deve essere consentita la libera attività espansiva delle acque del Tevere per la sicurezza di tutti gli abitanti di Roma.

Per altro chi chiede l’acquisizione a patrimonio pubblico pone un falso problema quando parla della messa in sicurezza dei manufatti del Salaria Sport Village realizzati per i Mondiali di Nuoto: il problema della sicurezza non è in quell’area ma per chi è a valle di quell’area se non lo si abbatte.

Se il Consiglio di Stato confermasse l’abuso, esiste una terza soluzione oltre a quella dell’abbattimento o dell’acquisizione ? Sì, riconvertire gli impianti ad attività compatibili con l'ambiente e non di intralcio alle esondazioni, eliminando tutte le volumetrie. Qui sì che sarebbe adatto un parco fluviale e non all'Idroscalo di Ostia, come ha proposto il pessimo Alemanno.

domenica 19 giugno 2011

Quello che sto facendo lo potrei fare meglio, in pace ed armonia altrove, ma non nel PD

"Sono stanca. Stanca di spendere la metà delle energie per lottare perché questo partito cambi, per lottare contro cacicchi piccoli e grandi perché si tolgano il prosciutto dagli occhi e li aprano finalmente per guardare la ricchezza che hanno intorno".

Sono stanca di perdere pezzi per strada, gente che capisce come funzionano gli ing
...ranaggi e che aspira solo a farne parte, rinunciando a quanto detto fino al giorno prima.

Sono stanca di vedere un partito che non si INCAZZA davanti alle ignominie delle pregiudiziali di costituzionalità opposte alla legge contro l’omofobia e non rende pubbliche e forti dichiarazioni in proposito, a cominciare dal segretario, un partito che all’indomani della vittoria dei referendum e di un Pride che ha visto un fiume di persone per affermare i propri diritti non trova di meglio che mandare D’Alema in tv. L’espressione di una politica vecchia che piu vecchia non si può. E perdente, se non bastasse.

Sono stanca di vedere l’entusiasmo della base, dopo ballottaggi e referendum, mortificato dalle dichiarazioni di Bersani riguardo all’Udc, “nella testa dei cittadini c’è una saldatura non verbale ma sostanziale sulle questioni democratiche e sociali”. Una saldatura che vede solo lui.

Coloro che ha intorno, accecati dalla smania di potere, si guardano bene da fargli aprire gli occhi.

Sono stanca di ripetermi che rimango legata a questo partito, pur senza tessera, perché ci sono Sandro, Pippo, Ivan, Anna Paola, che non riesco a sostenere come vorrei e poi Patrizia, Eleonora, Dario, Davide, Meri, Simonetta, Elisa e tanti altri perché trovo ingiusto disperdere tutte le energie per combattere all’interno, anziché per migliorare questa società e perché so che molti di loro condividono i miei dubbi.

Sono stanca di dovermi difendere, di farmi il mazzo per i diritti civili per poi sentirmi ripetere vorrei ma non posso, bisogna far quadrato, non si puo’ dividere il partito, etc etc. E’ un leit motiv nauseante. E deprimente.Sono stanca dei boicottaggi. Nemmeno non ritesserarsi e rifiutare qualsiasi incarico a livello regionale è bastato.

Ma soprattutto mi chiedo se tutto questo abbia un senso, perché quello che sto facendo lo potrei fare meglio, in pace ed armonia altrove. Tra chi mi ha dimostrato di non avere paura di combattere e di avere a cuore quello che sto facendo. E mi piange il cuore scriverlo, non si tratta del Pd.

(Concita De Gregorio)


... e sono anche i motivi per cui io me ne sono andata dal PD.

sabato 18 giugno 2011

Papagni e il silenzio delle scimmiette politiche del XIII Municipio



Mentre anche oggi si susseguono comunicati stampa dei più strampalati della classe politica di questo municipio (dal ringraziamento per una medicazione del proprio figlio al pronto soccorso, al messaggio di solidarietà anti-fascista), mentre quelli 'duri e puri di sinistra' fanno i flash-mob (che fa molto radical-chic), firmandosi con le sigle anche queste le più disparate, compreso quelle del semplice studente o lavoratore, il Comitato Civico 2013 filma la vergogna dei parcheggi del Polo Natatorio di Ostia.

Bene pubblico è una parola molto in voga (come il flash-mob) solo che funziona ad intermittenza. Anche il Polo natatorio di Ostia è un bene pubblico e c'è pure costato, fino ad oggi, perché ancora non è finito, ben 36 milioni di euro, ma non diciamolo in giro!
Ho sempre pensato che se dentro le uniche 4 stanze finite della foresteria avessero beccato in 'flagranza di coito' qualche pezzo grosso, qualcuno si sarebbe occupato anche di questo scandalo. Purtroppo non è andata così e mentre c'è una certa classe politica che chiede l'acquisizione a patrimonio pubblico di impianti PRIVATI abusivi, ce n'è un'altra che gioca alle tre scimmiette sugli impianti pubblici, non preoccupandosi di restituire ai cittadini quello che è dei cittadini e che loro dovrebbero amministrare.
Qualcuno, sempre loro si intende, dovrebbero spiegare ai cittadini come sia possibile che si sbandieri, per suffragare le proprie tesi, ciò che il Commissario Straordinario, Claudio Rinaldi, non poteva fare per gli impianti privati, mentre non lo fa per il Polo Natatorio che è un impianto pubblico.
Insomma, su un bene pubblico, il loro, i cittadini possono parcheggiare ma a pagamento ad una cooperativa (?). Non solo, ma un bene pubblico è finito di fatto nelle mani di un personaggio che si definisce un grande imprenditore che siede in Confindustria.
Se fosse un vero imprenditore non avrebbe sempre bisogno dell'"assegno di sussistenza pubblico", ma si sa' alla famiglia Papagni piace 'vincere facile' e lo può fare
grazie ad una perfetta, compiacente e collusa classe politica tutta di questo municipio, che non vede niente, non sa niente, non parla di niente a parte dei fatti loro.
Peccato che allo zoo le scimmie sanno fare i 'numeri', loro nemmeno quello. Per altro le scimmie vengono pagate con le noccioline. Loro li paghiamo in euro.

lunedì 13 giugno 2011

Roma, emergenza abitativa: la confusione per nascondere la torta da spartire

Mentre si sveglia l'opposizione capitolina contro il malaffare di Alemanno sui costi dell’emergenza abitativa, i veri affari vanno in porto, con la compiacenza di tutti i partiti che hanno amici costruttori. Per altro si è assistito ad eventi bislacchi nelle ultime settimane, come il recente incontro del PD in IV Municipio, in cui E. Droghei, responsabile politiche sociale del PD Roma, e il consigliere comunale del PD, Daniele Ozzimo, vicepresidente della commissione servizi sociali di Roma Capitale, hanno proposto di riusare la casa di riposo di Casal Boccone (in affitto dall'Enpals per 1,6 milioni di euro all'anno) per alloggiarci i rifugiati politici in nome di una 'politica sociale alternativa'. Nei fatti si sposta in questo modo l'attenzione sugli affitti che il Comune paga per i residence per non lasciare spazio sui giornali alla vera speculazione in atto.

A Roma infatti il problema dell'emergenza abitativa è un problema di edilizia: non ci sono fisicamente gli alloggi destinati a questo grave problema sociale. Ecco perché il Dipartimento di Programmazione e Attuazione Urbanistica, in particolare l'Ufficio Grandi Opere Strategiche, ha predisposto un invito pubblico datato 6 maggio 2011 per la realizzazione di alloggi sociali "mediante cambio di destinazione d'uso di fabbricati non residenziali", con scadenza delle proposte di adesione all'invito fissata per il 4 luglio 2011. Servono 1.000 alloggi e si andrà senza mezzi termini in deroga alle leggi urbanistiche e agli standard urbanistici; dove questi non saranno reperibili, si 'monetizzeranno'. Addirittura se nel cambio di destinazione d'uso saranno necessari interventi di recupero edilizio, ci saranno per i proponenti anche premi di cubatura: ristrutturazione, +20%; demolizione e ricostruzione, +35%; ristrutturazione urbanistica, un ulteriore +10% a quanto sopra previsto. Insomma, questa operazione di housing sociale è un altro durissimo colpo al Piano Regolatore sulla base dell'emergenza abitativa, per la quale Alemanno non ha fatto nulla fino ad oggi. Si apriranno finestre, porte e quant'altro necessario per una abitazione laddove erano previste strutture non residenziali (destinazioni ad uso commerciale, servizi, turistico-ricettive, produttive, agricole). I soggetti proponenti non saranno solo i proprietari ma anche i promissari acquirenti, per cui altra confusione e altra speculazione. Inoltre, al termine del periodo di locazione a canone sociale, gli alloggi così ricavati potranno essere mantenuti in affitto o venduti agli assegnatari con un prezzo base di riferimento di 2.300 euro/mq, riferito alla prima data del contratto di locazione. Ecco la vera speculazione, perché i costruttori hanno messo d'accordo proprio tutti.

Il non residenziale non si vende più per la crisi economica? Non c'è problema. In Campidoglio si metteranno certamente d'accordo, in nome dell'emergenza e dell'assistenza abitativa. Per il momento solo un po' di fumo strumentale sul residence "Borgo del Poggio", quanto basta per distrarre l'opinione pubblica.

sabato 11 giugno 2011

Idroscalo di Ostia: al via i lavori delle scogliere. Smascherate le bugie di Alemanno


da Il Messaggero di oggi


Una nota di 'colore': a seguito delle dichiarazioni di Vizzani "Sebbene il Presidente della Regione Lazio avesse fissato un incontro, non concordato con il Presidente del XIII Municipio, presso la sede del XIII Municipio, con i residenti dell'Idroscalo di Ostia, non ha ritenuto di dover avvisare gli Uffici del XIII Municipio e le forze dell'ordine, che per tutto il pomeriggio hanno presidiato l'istituzione, che l'incontro non si sarebbe più svolto nella Sala Consiliare del XIII Municipio. Altri cittadini che volevano incontrarla hanno aspettato invano. Questo atteggiamento non è accettabile sotto alcun profilo, neanche quello dell'educazione", la Comunità Foce del Tevere ha giustamente precisato: "I cittadini presenti al palazzo del governatorato ieri non erano dell'Idroscalo, in quanto erano stati informati dalla Comunità del cambio della sede dell'incontro già dal giorno precedente. Erano presenti infatti solo 6 cittadini con problematiche inerenti lo sfratto di Via Forni (chissà se aderenti al Circolo PD di Nuova Ostia ?). L'appuntamento tra il Presidente della Regione Lazio e la Comunità è stato fissato in presenza dell'Assessore ai Lavori Pubblici, Amerigo Olive, il 1° Giugno, di fronte alle telecamere di OstiaTV". Per cui Vizzani non può fingere di non aver saputo. Diciamo che Vizzani gli aveva 'preparato il piattino' a Renata e Renata, con molto garbo, per bocca dell'Ass. Mattei, ha risposto "avendo ieri il presidente Vizzani dichiarato di non essere a conoscenza di riunioni che si dovessero svolgere in Municipio, si è detta disponibile ad incontrare le famiglie presso la sede della Regione Lazio". Della serie: c'hai provato e ti è andata male, caro Vizzani.

venerdì 10 giugno 2011

Piccola Palocco: tutto quello che non vi hanno detto

Il Consiglio del XIII Municipio in data 7 giugno 2011 ha espresso parere 'non favorevole' sul progetto di intervento urbanistico denominato ‘Piccola Palocco’, ultimo esempio a Roma dell'abbandono dell'urbanistica a favore della speculazione edilizia. Solo due astenuti (Rasi e Colagreco del PdL) e 1 contrario (Ricci, del Gruppo Misto), con PD e PdL schierati insieme a votare un finto 'no' per lasciare in realtà al Campidoglio campo libero sulla scelta finale. Tant’è che Luca Gramazio, capogruppo PdL al Comune di Roma, si è affrettato a dichiarare “terremo conto delle richieste dei cittadini, trovando soluzioni che garantiscano la qualità della vita dei residenti”. Dunque ‘Piccola Palocco’ si farà, magari dando un contentino ‘qua e là’.
Ma le dichiarazioni di Gramazio sono solo la prova del 9 di un calcolo corretto: bastava infatti leggere i 6 punti su cui si articola la delibera municipale votata: 3 punti denunciano l'inadeguatezza della rete stradale (Via dei Pescatori,Via Lisippo e le solite complanari della Colombo), 1 rimarca la mancanza di una rete fognaria per le acque meteoriche, 1 evidenzia la carenza di scuole nell'area, 1 chiede un centro per gli anziani. Nessuna valutazione negativa urbanistica sul progetto, sebbene ad una attenta lettura di tutti i documenti presentati, fosse chiaro che la farina era del sacco di qualcun altro, che però ha poca dimestichezza con l’urbanistica, ma forse (e volutamente) ne ha di più con l’edilizia e i lavori pubblici. Inguardabile infatti anche l'ordine del giorno presentato dal PD, limitato al solo adeguamento della viabilità. Così come il successivo emendamento del PD che genericamente si indigna per gli aumenti di cubature.
Vediamo allora in tre punti cose c’è dietro questa speculazione edilizia.

TUTTI SAPEVANO.
Il progetto di intervento urbanistico denominato ‘Piccola Palocco’ gira negli uffici del VI Dipartimento del Comune di Roma da 7 anni (protocollo m.9903 del 6 luglio 2004) ed è entrato in Conferenza dei Servizi per la sottoscrizione dell'accordo di programma il 23 ottobre 2007. Al XIII Municipio è stata depositata una copia del progetto attuale il 2 febbraio 2010 (prot. 10326) comunicata ai cittadini tramite foglietti appesi alla recinzione dei terreni in questione. I consiglieri municipali, molti dei quali veterani della politica locale, hanno fatto finta di cadere dalle nuvole. Dal 12 maggio al 7 giugno 2011, si sono tenute tre sedute di Commissione Urbanistica e due Consigli Municipali, quasi che nei 7 anni precedenti la 'Piccola Palocco' non fosse mai esistita o che nessuno ne avesse mai sentito parlare. Quel che è emerso dalla votazione è stata l'indignazione e la (finta) sorpresa che invece Bordoni, Orneli e Vizzani (gli ultimi tre presidenti del XIII Municipio, che vivono da sempre sul territorio) dovevano manifestare anni e anni fa.

NESSUNO HA PARLATO DEL VERO PROBLEMA.
L'espressione di parere del Municipio doveva essere un indirizzo politico contro una scelta forzata da Roma (solo Roma ?), soprattutto se letta a valle del recente, seppur inutile, decentramento amministrativo ottenuto da Ostia. Nessuna reale denuncia invece è stata fatta dalle forze politiche municipali circa la scandalosa formazione urbanistica del progetto di 'Piccola Palocco', resa possibile dall'impiego dei diritti e delle compensazioni edificatorie. D’altronde si sa, diritti e compensazioni edificatorie sono stati voluti e sostenuti dal centro sinistra quando si trattò di redigere il nuovo PRG. Si tratta di un meccanismo perverso che garantisce le cubature in eccesso del vecchio piano regolatore e permette di venderle al miglior offerente. In altre parole, dai terreni di Casal Giudeo e di Ponte Fusano, dove il nuovo piano regolatore ha stabilito che non si può più edificare, si è deciso di spostare le relative cubature sui terreni non edificabili di ‘Piccola Palocco’ per renderli edificabili! Così da anni, località sconosciute come Monte Arsiccio o i Monti della Caccia, ma anche Casal Giudeo, generano centinaia di migliaia di metri cubi che servono ai costruttori per ‘densificare’ dove non potrebbero. Per fare un esempio, il cemento su 'Piccola Palocco' aumenterà di 4 volte rispetto a quanto previsto. Unica denuncia invece quella dei consiglieri del PD, Marco Belmonte, che in aula ha urlato un’accusa grave contro il
consigliere democratico Alessandro Paltoni (per altro assente) di essere “stato comprato” dal PDL.

DI CHI SONO I TERRENI?
La proposta edificatoria di 'Piccola Palocco' è stata avanzata dal gruppo dei proprietari dei terreni. Tra questi spicca la Cogei Italia appartenente alla famiglia Petrassi, imparentata ed in affari, come a tutti noto, con esponenti del PD del XIII Municipio. La Cogei Italia è stata coinvolta nelle indagini sui Mondiali di Nuoto Roma '09 (Pietralata, Eschilo 1, varianti urbanistiche) ed è famosa per la frase attribuita al suo presidente del Consiglio d'Amministrazione, Roberto Petrassi: «O ti chiami ladro o ti chiami poveraccio, sono due le cose. Noi abbiamo una forma di rubare che è autorizzata sotto certi casi, e quegli altri sono ladri perché rubano le mele al mercato e vanno in galera. Io in galera non ci sono andato, né sono stato incriminato, perché le cose sono abituato a farle bene».

Lo scenario è ancora più confuso se si pensa che la Cogei Italia aveva già presentato il 12 febbraio del 2002 la proposta 32/b (prot.n.1628, dei Patti Territoriali di Ostia) per realizzare una struttura per residenze turistico-alberghiere di 87 camere, respinta per mancata ammissibilità urbanistica. Avrebbe infatti finito per comportare "una densificazione edilizia in un margine verde consolidato nella forma dell'abitato ed in un ambito nel quale sono ampiamente esaurite le potenzialità edificatorie". Ma altri nomi famosi del territorio del XIII Municipio si annidano nel gioco delle scatole cinesi delle società intestatarie dei terreni. Ricordiamo componenti della famiglia Marino (del Gruppo Marilab), Carlo Pezzella e Bruno Lazzarini. Pezzella, legato a molte attività edilizie (tra cui la proposta di un mega centro commerciale lungo via Canale della Lingua), sembrerebbe avere la proprietà anche dei due manufatti abusivi rispettivamente di circa 1.400 mq e di circa 800 mq, siti in Via Senofane, a ridosso di 'Piccola Palocco', su cui da anni si discute. Lazzarini invece, non solo è stato socio accomodante del Solara Garden Center su via di Macchia Saponara, nei terreni limitrofi a 'Piccola Palocco', ma è anche amministratore unico de 'La Pineta 2003 srl' che grazie al PRU Acilia-Dragona sta costruendo sempre a ridosso di 'Piccola Palocco'.

In realtà nei terreni interessati dal progetto di intervento urbanistico denominato 'Piccola Palocco' figurano al catasto anche terreni intestati al Comune di Roma, su cui si dovrà fare chiarezza. Un esempio su tutti: il terreno individuato dalla particella n.1963, foglio 1113 (poco più di un ettaro) sopra il quale è prevista la realizzazione, da parte dei privati promotori del progetto, di un palazzone a 5 piani, indicato come ZR1. Anche su questo aspetto silenzio assoluto da parte di tutti i capigruppo al Municipio XIII, malgrado LabUr avesse inviato via fax una richiesta di chiarimenti prima del consiglio municipale.

Per concludere, è chiaro che nessun vantaggio verrà alla cittadinanza da questa speculazione edilizia. Ma la triste conclusione è un'altra: queste operazioni si possono fare solo tenendo all'oscuro i cittadini, mettendo di mezzo i partiti e coinvolgendo imprenditori locali ben inseriti in certi ambienti decisionali.

Il Piano Regolatore? E' morto.

martedì 7 giugno 2011

Nuovo Ponte della Scafa: partiti gli espropri sul lato ostiense del Tevere



Progetto del nuovo Ponte della Scafa, partiti gli espropri dei terreni privati in vista della costruzione della grande opera. Un progetto che vedrà passare l’arcata del ponte sulla proprietà della storica famiglia di Ostia Chiaraluce, che sorge sotto alla torre fluviale Tor Boacciana. Questa mattina alle 10 sono arrivati i tecnici del Comune di Roma per procedere formalmente all’esproprio, ma ad accogliere il provvedimento c’era l’intera famiglia Chiaraluce, che ha cercato civilmente di opporsi alla procedura di esproprio perchè l’atto arriverebbe senza le preventive analisi archeologiche previste per verificare la presenza o l’assenza di reperti nel terreno in cui dovrà insistere uno dei giganteschi piloni di sostegno del nuovo ponte. Quello che si chiede la famiglia è come mai nei terreni, sempre di loro proprietà, che si trovano lungo via Tancredi Chiaraluce, tra il depuratore e Cineland, prima di attivare l’esproprio siano stati effettuati gli scavi preventivi, mentre nell’area della loro casa e del cantiere nautico no, procedendo direttamente all’esproprio. Sul posto stamani anche i legali della famiglia che prepareranno un ricorso al Tar. Intanto la famiglia e i cittadini si chiedono quando e se effettivamente partiranno i lavori per il ponte della Scafa. (da OstiaTv)

lunedì 6 giugno 2011

Radio Popolare: Tor Bella Monaca, riqualifcazione o business?

Demolire e ricostruire per riqualificare. E' questa la strada indicata dal masterplan per Tor Bella Monaca sostenuto dal sindaco Gianni Alemanno. Ma la riqualificazione del quartiere può essere pensata solo da un punto di vista urbanistico mentre continuano a mancare quasi del tutto i servizi sociali in un municipio dove c'è il più alto tasso di abbandono scolastico, di disoccupazione giovanile, di microcriminalità e droga?

Ne ho parlato a Radio Popolare, lo scorso lunedì, 6 Giugno, nella trasmissione "La Casa della Città", condotto dalla brava Claudia Daconto, insieme a Maria Vittoria Molinari, Presidente del Comitato di Quartiere Tor Bella Monaca, aderente al comitato NOMASTERPLAN, Andrea Schiavone, Presidente di LABUR/Laboratorio di urbanistica, Francesco Montillo, laureando in ingegneria con una tesi su Tor Bella Monaca, Sabrina Di Teodoro abitante del quartiere e Caterina Tripodi maestra dell'Istituto comprensivo di Via dell'Archeologia. Per ascoltare o scaricare la puntuata questo è il LINK al podcast

domenica 5 giugno 2011

Le Mani sulla Città - da Veltroni ad Alemanno storia di una capitale in vendita

Le Mani sulla Città - da Veltroni ad Alemanno storia di una capitale in vendita - di Paolo Berdini e Daniele Nalbone (Ed.Alegre) è uscito e sbarcherà nelle librerie mercoledì 8 giugno.
Di seguito l'indice del libro, la quarta di copertina, la scheda degli autori e la copertina.
La prima presentazione si terrà mercoledì 22 giugno ore 18.30 all'ex cinema palazzo di San Lorenzo. La seconda mercoledì 29 giugno ore 18 alla festa di Liberazione nel parco adiacente la basilica di San Paolo.

LE MANI SULLA CITTA’

Da Veltroni ad Alemanno, storia di una Capitale in vendita

Di Paolo Berdini e Daniele Nalbone

Edizioni Alegre


Dall’8 giugno in libreria

Con contributi di:

Ylenia Sina

Paula De Jesus

Andrea Schiavone

Stefano Galieni

Caio Gregorio

Prefazione. Le città divorate dal cemento
di Paolo Berdini
Capitolo uno. Dal modello Roma agli Stati generali
di Daniele Nalbone
Capitolo due. Il nuovo modello di governance
di Daniele Nalbone
Capitolo tre. Fiumicino, l’aero-porto “olimpico”
di Ylenia Sina
Capitolo quattro. Ostia modello Dubai
di Paula De Jesus
Capitolo cinque. La cricchetta dell’Eur
di Daniele Nalbone
Capitolo sei. Tor Bella Monaca, ancora cemento...
di Daniele Nalbone e Andrea Schiavone (comitato LabUr)
Capitolo sette. Il trionfo del governo straordinario
di Paolo Berdini
Appendici
Sicurezza vo cercando
di Stefano Galieni
Forchettoni neri
di Caio Gregorio

Cosa c'è dietro l'abbattimento di Tor Bella Monaca? Chi guadagnerà dalle speculazioni all'Eur? Chi sta spingendo per raddoppiare l'aereoporto Da Vinci e i porti di Fiumicino e Ostia? Un viaggio nella Roma vittima dei Gr
andi Eventi e di un diluvio di cemento che in questi anni ha imposto una nuova gigantesca creazione di periferie. Le città sono diventate i luoghi in cui il fiume di denaro virtuale creato dall'economia finanziaria si materializza con enormi speculazioni. Un'idea di città che ritroviamo nell'Amministrazione Alemanno - legata non solo ai poteri forti ma anche all'estremismo di destra - come in quelle precedenti di centrosinistra, unite tra loro da una lucida e continuativa produzione legislativa, a cui è urgente contrapporre l'idea della città come "bene comune".


Autori:
Paolo Berdini, docente di Urbanistica all’Università di Roma Tor Vergata, ha recentemente pubblicato per le edizioni Donzelli L’Italia fai da te, Storia dell’abusivismo edilizio (2010) e La città in vendita (2008).

Daniele Nalbone, giornalista di Liberazione, è coautore per Edizioni Alegre dei libri In prima persona. Lotte e vertenze dei comitati territoriali del Lazio (2010) e Cricca economy. Dall’Aquila alla B2 gli affari del capitalismo dei disastri (2010).