venerdì 21 giugno 2019

ESPOSTO: RIPASCIMENTO SPIAGGE LIBERE OSTIA PONENTE PORTO DI OSTIA

ESPOSTO

CAPITANERIA DI PORTO
Comando Generale, Capitaneria di porto di Roma Fiumicino, Delegazione di Spiaggia di Ostia
COMUNE DI ROMA
Municipio Roma X (Presidente, Direttore, Assessore Ambiente, Commissione Ambiente), Segretariato
REGIONE LAZIO
Direzione Regionale Lavori Pubblici, stazione unica Appalti, Risorse Idriche e Difesa del Suolo (Direttore, Dirigente dell’Area Tutela del Territorio)
CARABINIERI
Comando Generale, NOE, TA Roma
GUARDIA DI FINANZA
Comando Generale (AOO), II Gruppo Roma (via delle Fiamme Gialle 16/A, 00122 Roma), Sezione Operativa Navale Lido di Ostia (porto di Ostia)
Roma, 21 giugno 2019
La sottoscritta dr.ssa Paula FILIPE DE JESUS, per conto di LabUr – Laboratorio di Urbanistica (http://www.labur.eu), a difesa di un interesse pubblico, intende esporre quanto di seguito chiedendo urgente riscontro da parte delle autorità di vigilanza preposte.
I FATTI
A seguito di istanza presentata dalla società Gestione Servizi Porto di Roma srl rappresentata da Stefano CAVALLARI per il ripascimento costiero del tratto del litorale romano tra il I e il II pennello a levante del Porto Turistico di Roma, con sabbie provenienti dal dragaggio di fondali marini provenienti dall’avamporto del porto medesimo, la Regione Lazio[1] ha rilasciato apposita autorizzazione di cui all’art.109 D.Lgs 3 aprile 2006, n.152 e ss.mm.ii. come disciplinato dal D.M. n.173/2016.
I lavori sono iniziati in piena stagione balneare e sono tutt’ora in corso, in apparente violazione di quanto prescritto dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del Mare, D.M. n.173/2016, art. 2.6.1 dell’Allegato Tecnico[2] in cui è testualmente riportato che in caso di ripascimenti costieri, i sedimenti possono essere collocati nel sito di destinazione solo al di fuori della stagione balneare[3].
VISTO
  • che in data 12 giugno 2019 il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti – Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di porto (reg.uff. u.0079128, a firma del capo reparto C.V. (CP) Pietro PREZIOSI), rispondeva via PEC di “rivolgersi direttamente ai competenti Enti territoriali (Regione, Comune)” relativamente all’istanza a loro pervenuta in data 6 giugno 2019 da parte della sottoscritta con la quale si richiedeva se fosse possibile operare in piena stagione balneare un ripascimento morbido chiedendone altresì i vigenti riferimenti normativi;
  • che il Municipio X di Roma Capitale e la società Gestione Servizi Porto di Roma srl fornivano a livello mediatico ogni rassicurazione sulla regolarità di tale attività di ripascimento morbido, a seguito della protesta dei cittadini.
SI CHIEDE
immediato riscontro sulla regolarità dell’attività di ripascimento in corso in funzione delle disposizioni riportate nell’art. 2.6.1 dell’Allegato Tecnico del D.M. 173/2016 sopra citato, riservata ogni integrazione successiva del presente esposto con libertà di interessare le sedi giudiziarie preposte qualora emerga qualsiasi omissione di atti di ufficio, di controllo e di vigilanza.
In fede,


[1] determinazione n. G17210 del 20 dicembre 2018, a firma di Wanda D’ERCOLE, Direttore della Direzione Regionale Lavori Pubblici, stazione unica Appalti, Risorse Idriche e Difesa del Suolo, su proposta del Dirigente dell’Area Tutela del Territorio, Maria Cristina VECCHI
[2] Decreto attuativo dell’art. 109, comma 2 lettera a), D.lgs.  152/2006 e ss.mm.ii.
[3] https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2016/09/06/16G00184/sg

domenica 16 giugno 2019

SUL TEVERE IL PD "S'INSALA" IL M5S E L'AUTONOMIA.

Ennesima dimostrazione, se ce ne fosse stato bisogno, di come la Regione Lazio a guida Zingaretti (PD) mangi in testa al M5S, incapace di avere persino contezza del suo ruolo politico istituzionale.
Il, 15 giugno, l'amministrazione municipale guidata dal presidente Giuliana Di Pillo (M5S) ha organizzato un incontro presso la LIPU di Ostia a favore di una Onlus, Agenda Tevere, sedicente "rete di associazioni di cittadini", per parlare di contratto di fiume. Premesso che non sempre gli interessi collettivi (posto che qualcuno li rappresenti e non è questo il caso) fanno capo a soggetti di diritto, si aggiunge alla complessa catena di 18 soggetti che si 'occupano' del fiume Tevere, anche una onlus destinata a scomparire (dunque a trasformarsi) in quanto abrogata dal nuovo codice della riforma del terzo settore. Viene cioè propinata una finta partecipazione dal basso in perfetto stile Caltagirone, che tirava su finti comitati di quartiere per abbassare il livello dello scontro e della partecipazione reale, inquinando le idee e creando un disturbo pilotato per raggiungere altri obiettivi, quelli personali.
Dietro ad Agenda Tevere Onlus ci sono i soliti che hanno bazzicato queste territorio da anni con proposte che di partecipato dal basso non avevano e non hanno nulla. L'incontro è stato infatti abbandonato da tutti, anche da Agenda Tevere Onlus, che non ha nemmeno ascoltato gli interventi dei cittadini. E questo basterebbe per non concedergli nemmeno due righe a ricordo di una presa per i fondelli.
Quello che invece vale la pena sottolineare è che l'incontro è stato la sintesi del fallimento delle politiche ambientali e di partecipazione. Si è parlato di Lipu per difendere dalle esondazioni un porto che inquina. Si è parlato di relitti e non di cantieristica navale che inquina. Si è parlato di piene a duecento anni e non degli argini che mancano o di quelli attuali che non hanno alcuna funzionalità idraulica. Si è parlato del nulla per normalizzare un problema creato dalla negligenza e ignavia degli enti partecipanti. Non è un Contratto di fiume. È il collasso del fiume. E come se non bastasse, non si è parlato di quello di cui si DOVEVA parlare: il 13 giugno si è tenuto presso la Regione Lazio un incontro sul Piano di Riqualificazione Tevere e Fiumara in cui è stata illustrata la bozza di Master Plan di riqualificazione delle sponde del Tevere in corrispondenza di Isola Sacra dall'imboccatura di fiumara grande allo sbocco del Canale di Fiumicino che prevede 4 aree: cantieristica, cantieristica minore e circoli, zona paesaggistica, zona urbanizzata. Ebbene, a questo incontro è stato invitato solo il Comune di Fiumicino, dunque Montino (PD), e l'idea della Regione, tradotto in soldoni, è quella di spostare tutte le attività produttive sulla riva destra del fiume (Fiumicino) e rendere la sponda sinistra (Roma) paesaggistica (cioè un grande parco fluviale), affogando così ogni idea ad esempio secessionista di Ostia e Ostia Antica o progetti di riqualificazione dell'Idroscalo di Ostia che propongono i cittadini e dove vivono 500 famiglie. Per la felicità del M5S, interessato solo a costruire una pista ciclabile sull'argine del Tevere (che nemmeno c'è) e a fare da zerbino, nonostante rappresentino l'Istituzione, ad una Onlus funzionale e strumentale al potere. Quelli che Lenin chiamava "utili idioti".
Nel frattempo, ad esempio, l'Idroscalo di Ostia attende da anni l'appuntamento richiesto per parlare del loro futuro. I cittadini del Municipio X di conoscere i livelli di inquinamento del fiume e quello di antropizzazione nel momento in cui si realizzeranno gli argini (visto che metà di Ostia è a rischio R4, così come molti altri quartieri), di sapere perché non si draghi il Tevere, di conoscere i valori di scarico del deputatore di Ostia (che copre anche Fiumicino) da parte di ACEA ATO 2 che non ha mai comunicato i valori ne gli investimenti che intende fare per il futuro.

I grillini di Ostia, i moderni Ruggeri degli Ubaldini de noatri.

(scritto per la Comunità Foce del Tevere)

venerdì 14 giugno 2019

L'EFFETTO NIMBY DEL CIRCO DELLE STELLE

Ieri, il Consiglio del Municipio X ha approvato un atto che autorizza l’Amministrazione ad intensificare i controlli, oltre che sui gestori di spettacoli circensi che utilizzano animali, anche su coloro che dando in locazione aree private consentono ai circhi di superare la mancata disponibilità di aree pubbliche. A stretto giro di boa risponde Antonio Buccioni, presidente Ente Nazionale Circhi: "I circhi sono le attività con animali più controllate in assoluto, perché ad ogni cambio di città scattano le 'visite' dei veterinari dell'ASL e spesso anche quelli della Forestale e di ogni altro organismo preposto. Si arriva all’intimidazione nei confronti di coloro che danno in locazione aree private consentendo ai circhi di superare la mancata disponibilità di aree pubbliche. Una legge vigente dello Stato, la n. 337 del 1968, prevede che i Comuni mettano a disposizione aree per l'attività dei circhi. Se non lo fanno per inadempienza o per qualsiasi altro motivo, i circhi sono liberissimi di allestire i loro chapiteaux su aree private, anzi, sono costretti a farlo quando, purtroppo, i Comuni non hanno adempiuto ai doveri di legge”.
Ecco l'ennesimo comportamento NIMBY tipico del cittadino comune perfettamente incarnato nel politico di turno. "Attraverso eventi, conferenze, comunicati stampa e altre forme mediatiche" l’amministrazione del Municipio X targata 5 stelle "favorirà la fruizione di spettacoli circensi che non fanno uso di animali".
Visto che governano il Municipio X, Roma Capitale e Governo, perché non spendono tempo e soldi dei contribuenti per sensibilizzare il loro Ministro dei Beni Culturali, Alberto Bonisoli, che il 16 dicembre scorso sul suo profilo Facebook rassicurava di voler applicare, fuori tempo massimo, la legge 175 del 22 novembre 2017 che “riordinava” e “revisionava” le disposizioni in materia di spettacolo, tra cui i circhi con il “graduale superamento (quindi non l’eliminazione n.d.r.) dell'utilizzo degli animali”? Quella legge per essere applicata aveva bisogno di decreti attuativi che dovevano essere licenziati entro 12 mesi dalla data di entrata in vigore della legge, cioè entro il 22 novembre 2018. I dodici mesi previsti sono scaduti e non ci sono stati i decreti legislativi né per indicare come “superare l’utilizzo degli animali” nei circhi, né su cosa fare degli animali già utilizzati. Per altro non è stata istituita nemmeno una commissione. Al momento dunque è tutto come prima, con i circhi regolati dalla legge 337 del 1968 di cui parla Buccioni. Non c’è stata neanche una proroga che permettesse al governo di rinviare l’emissione dei decreti legislativi.
Premesso che l’articolo 2 della legge 175/2017 parla di revisione della normativa vigente tramite decreti legislativi, che possono superare la legge in corso e modificarla stabilendo le procedure per eliminare gli spettacoli di animali dai circhi attualmente consentiti dalla legge, il Ministro nel video parlava di decreti attuativi che sono una cosa diversa: non cambiano le leggi vigenti, ma servono a riempire gli spazi vuoti, a fornire i dettagli tecnici e operativi della legge esistente, (per esempio individuando gli elenchi dei circhi, o le norme sulla sicurezza degli spettacoli circensi regolando i controlli sugli animali dei circhi, o stabilendo come sono fatti i moduli per fare il verbale in caso di infrazione alla legge vigente). Per fare un decreto legislativo, occorre invece una legge delega del parlamento, e le deleghe hanno per forza un tempo stabilito, scaduto il quale non possono più essere esercitate. In assenza di proroghe, i tempi per mettere in pratica e attuare l’articolo 2 della legge sono scaduti, e, non essendo più modificabile, sul punto rimane lettera morta. Il governo, in base all’articolo 2 di quella legge, a tempo scaduto, non può emanare decreti legislativi per cambiare la legge sull’utilizzo degli animali nei circhi. Per cui bisognerebbe approvare una nuova legge delega, riprendendo da capo tutto l’iter: fare la scelta politica di riscrivere la legge, farla riapprovare da Camera e Senato e poi emanare, da parte del Governo, nei nuovi, giusti termini che la nuova legge prevederà, i decreti legislativi per metterla in pratica. L'alternativa è “riaprire” la delega scaduta, modificando solo l’articolo 2 della legge n. 175/2017, senza approvare una nuova legge delega, persino - è accaduto nella prassi - con un emendamento introdotto in sede di conversione di un decreto legge giustificato da necessità e urgenza straordinarie. Ma si tratta di una strada che solleva molti, e assai gravi, dubbi di costituzionalità e che, almeno in un caso (nel 2002) ha anche incontrato "l’alt” del Presidente della Repubblica.