Andrea Schiavone e Paula de Jesus per LabUr
martedì 13 novembre 2012
Addio al delta del Tevere
Presto sparirà la foce del Tevere. Si stanno infatti
realizzando due porti, ciascuno da 1.400 posti barca. Uno già esiste ed è
quello di Ostia che presenta un errore di progettazione avendo l’imboccatura a
favore dei venti dominanti, motivo per cui spesso si insabbia l’ingresso. Attualmente
dispone di 600 posti barca, che presto raddoppieranno grazie al Consorzio
Cooperative Costruzioni (CCC), di Ravenna, fra i principali gruppi del settore
delle costruzioni a livello nazionale. Quello lato Fiumicino invece è in mano
al gruppo Caltagirone. I due porti alla foce del Tevere sono distanti in linea
d'aria neanche 1 km e hanno e continueranno
ancora di più a stravolgere completamente la natura deltizia del Tevere. In
conferenza di servizi ad entrambi è stato richiesto uno studio sull'eventuale
modifica della linea di costa, che però non tengono conto dell'esistenza
dell'altro porto. Questa è l'Italia, un paese dove, nelle inutili conferenze
dei servizi, i progettisti orientano l'apertura di un porto nel quadrante ovest
dei venti dominanti sul litorale romano, modificando la linea di costa per
effetto del mancato apporto della sabbia. Decine di milioni di euro di soldi
pubblici vengono spesi ogni anno per fare un ripascimento (per altro inutile) causato
da operazioni meramente private su proprietà dello Stato. Sarebbe ora che in
Italia, invece di processare e condannare dei sismologi per non aver previsto
un terremoto, si processassero e condannassero i tecnici e gli amministratori
che consentono trasformazioni urbanistiche incompatibili e insostenibili da un
punto di vista ambientale, soprattutto alla luce dei cambiamenti climatici che stanno
interessando tutto il mondo e il nostro paese.
Andrea Schiavone e Paula de Jesus per LabUr
Andrea Schiavone e Paula de Jesus per LabUr
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