E’ evidente che le cose da dire sarebbero tantissime e pertanto proverò solo a toccare alcuni punti rimandando gli approfondimenti all’interno dell’osservatorio cittadino.
Parto proprio dalla domanda posta da Ylenia: “perché nessuna opposizione politica, tranne quelle che abbiamo invitato oggi in sala, si è scagliata contro Roma 2020? C’è un disegno di città ? Rispondo subito alla seconda domanda: No, non c’è. C’è invece un’idea di città, decisamente pessima, visti i risultati evidenti per i cittadini.
In merito alla prima domanda circa l’assenza di opposizione la risposta è altrettanto semplice: siamo da anni di fronte al “pensiero unico”. Ad esempio, solo in campo urbanistico (ma dovrei più precisamente definirlo edilizio) c’è qualcuno che mette in discussione (a parte i presenti e pochi altri) “l’urbanistica contrattata” che sottrae alla trasparenza il rapporto tra il pubblico e il privato e subordina il primo al secondo? C’è qualcuno che mette in discussione la “perequazione” e la “compensazione urbanistica” che hanno premiato ed incentivato solo la formazione di plusvalori fondiari? C’è qualcuno che mette in discussione gli “accordi di programma” che vanno in deroga alla pianificazione ordinaria ? C’è qualcuno che mette in discussioni i “diritti edificatori”, invenzione degli urbanisti del PRG di Roma ? C’è qualcuno che si oppone al fatto che le città e Roma in particolare si espandano in base agli interessi degli investitori? No, anzi, c’è addirittura una nuova proposta di legge, promossa dalla struttura delle Camere di commercio, volte a valorizzare le iniziative immobiliari con la complicità del Consiglio nazionale degli architetti, dei pianificatori, dei paesaggisti e degli ingegneri!
E poi si lamentano pure, come il personaggio di Guzzanti, il mitico Quelo, che “c’è crisi, c’è grossa crisi” e allora via alla logica del grande evento, poteri commissariali, deroghe. Infatti si sono visti i risultati: Veltroni e anche Alemanno hanno avuto poteri commissariali sulla mobilità e sono riusciti solo a combinare nulla quando non addirittura disastri, lasciando le casse vuote per qualunque altro servizio essenziale alla vita dei cittadini. “Non ci sono soldi” e il pensiero unico ha pronta la soluzione: un nuovo slogan dell’ideologia neoliberista “primato del privato sul pubblico, del mercato sullo stato, dell’economia sulla politica”.
Le prove ? Giusto qualche assaggio in ambito sportivo: si inizia con Veltroni 6 anni fa, per passare poi ad Alemanno e finire con la bocciatura di Monti della candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2020. Con Alemanno si raggiungono apici degni del pensiero unico: oltre alle chiacchiere esportate anche all’estero nelle borse immobiliari, si butta giù il velodromo, non si realizzano nuovi impianti, si propone
Vogliamo dimenticarci delle dichiarazioni del Presidente del Coni, Gianni Petrucci, subito dopo l'assegnazione dei Mondiali di Nuoto del
Ma la cosa più triste è un’altra. Poco meno di un anno dopo dalle dichiarazioni di Petrucci, marzo 2006, nell’aula del consiglio comunale inizia il dibattito sul nuovo piano regolatore di Roma, e il Comune sigla un protocollo d’intesa con sindacati e associazioni di categoria per istituire il Piano regolatore dello Sport. Veltroni dichiara: «È un protocollo sull’impiantistica sportivo-comunale e non solo, frutto di un lavoro di mesi e serve a tenere insieme tutte le realtà articolate del mondo sportivo di Roma». L’accordo prevede inoltre di dar vita con Regione e Provincia a un ‘Ente dello sport’ e avvia l’istituzione della ‘Consulta cittadina dello sport’. Dunque, mentre si faceva il PRG di Roma già si pensava a come fregarlo, fu Veltroni infatti a proporre il PRG dello sport.
Tradotto: “Roma non ha, dunque Roma ha bisogno” e siccome non ci sono i soldi vai con il grande evento. Alemanno addirittura è più esplicito, appena insediatosi dichiara: «non esiste un'impiantistica adeguata». «Ci vuole un disegno che parta dalla logica dei grandi eventi per fare un salto di qualità». «Per la realizzazione del Prg degli impianti sportivi gli imprenditori devono trovare la strada aperta, se non un'autostrada, per non scontrarsi nella burocrazia». «Non è possibile utilizzare solo risorse pubbliche ma serve una sinergia tra pubblico e imprenditoria privata». «E’ stata istituita d'intesa con il comune, una commissione per l'impiantistica di vertice e la sua gestione per garantire le necessarie autorizzazioni e snellire le pratiche burocratiche».
Più chiaro di così!
Ma anche Malagò non scherza. Ottobre 2008 lancia l'allarme sul ruolo della Capitale nei grandi eventi sportivi. «Roma è sempre al centro di polemiche legate a problemi negli impianti sportivi. Diamo una volta per tutte una risposta definitiva». «importantissima» a tal fine, la mappatura degli impianti sportivi annunciata dal delegato del sindaco per le Politiche sportive Alessandro Cochi
E Cochi, che naturalmente non è nemmeno un assessore, ma solo un semplice delegato allo Sport (a dimostrazione di quanto ci tenga la capitale allo sport) nel febbraio 2009 accontenta Malagò. Infatti, nella delibera di Giunta Comunale n.14 del 4 febbraio 2009, si approva il progetto per la realizzazione del Piano Regolatore dell'impiantistica sportiva e dello Sport (PRISP) per
– I FASE: ricerca di sfondo (ripeto la parola) – la condizione sociale della città (che tenerezza!) i comportamenti e la pratica sportiva (tra parentesi specificano attuata)
– II FASE: analisi generale dell’impiantistica sportiva comunale; analisi generale (tra parentesi, anche qui specificano attuata)
– III FASE: costruzione del Sistema Informativo Territoriale;
– IV FASE: programmazione dello sviluppo dell’impiantistica sportiva;
Il primo punto non è mai pervenuto, mentre perviene a febbraio 2010 il secondo punto. Infatti viene presentata in Campidoglio la mappatura degli impianti sportivi: lo "Studio sull'impatto economico dello sport nella città di Roma" (a cura delle Università
Da 6 anni a questa parte ne abbiamo viste di tutti i colori, ma non si è fatto alcun nuovo impianto degno di questo nome. Nessuna ristrutturazione di quelli vecchi, ma in compenso si è demolito il velodromo (che però è stato riproposto nella candidatura olimpica), così come sono stati demoliti tanti campi da calcio in periferia per portarci cemento inutile ai cittadini. Ma al danno si è aggiunta la beffa: gli impianti ad esempio sorti per i mondiali di nuoto non hanno mai pagato gli oneri concessori. Ma le prebende sono state moltissime. Prendiamo il caso dell’impianto privato Babel all’Infernetto: si inserisce in una zona di riqualificazione urbana, in un’area che si è resa edificabile, dove si è caricato tutto intorno un peso urbanistico e Babel non ha, anche lui come il Salaria, pagato i quasi 10 milioni di oneri concessori.
Per concludere, occupandomi di urbanistica, dico che dentro il PRG le caserme, gli impianti sportivi, l’edilizia economica e popolare ecc. ecc. vengono sventolati solo per un motivo fondamentale: per fare i c.d. “piani di sviluppo strategico”. Ma strategico per chi ? La risposta è davanti agli occhi di tutti, eppure non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere.
In altri termini Roma si è dotata di un Piano Regolatore solo perché non poteva non farlo, ma siccome è troppo “rigido” si è portato avanti da anni la scusa della carenza edilizia (che di volta in volta è cambiata, dallo sport al problema della casa, senza mai risolverla) sfruttando, quando non addirittura inventandoli, tutti gli strumenti che sfasciavano il PRG (che già era molto discutibile). Il secondo polo turistico, su cui è tornato all’attacco Alemanno dopo la bocciatura di Monti, è solo la scusa per fare il distretto turistico balneare che include però realtà come il parco di Magic Land a Valmontone, i campi da golf, l’ACER ecc. ecc. che nulla c’entrano con la parte balneare.
Se l’urbanistica è morta voglio almeno poter dire basta ai compromessi, perché qui è ormai tutto compromesso.
Nessun commento:
Posta un commento