Le primarie del PD ad Ottobre non le “sento in pancia”. Mi limito a fare l’osservatore poco simpatizzante. Non tanto per lo strumento in sé quanto per la sua applicazione in un momento in cui i tempi per gli esercizi di democrazia non sono ancora maturi per la classe politica italiana, mentre ho il sospetto che lo siano per molti italiani.
Ho appoggiato e contribuito alla nascita del PD. Non ho mai preso la tessera. La mia storia, che è legata alla cultura nord americana, mi inclina al partito a vocazione maggioritaria. Non sono però certa che l’Italia, specificatamente la sua classe politica, sia e sarà mai pronta a questo. Mi piacerebbe che ci fosse una sinistra radicale e un partito di sinistra non comunista. Faccio parte della miriade di cani sciolti che si collocano a sinistra, ma non si identificano con le proposte politiche che vengono offerte. Quando vado in cabina elettorale chiudo tutti gli orifizi per il terrore di fare sulla scheda elettorale un atto inconsulto proveniente dal sistema simpatico. Mai una volta che abbia segnato la croce con convinzione. Non mi ci identifico, che volete farci e sono in ottima compagnia. Siamo in tanti, tantissimi. E’ il ricatto del senso del dovere. Voto perché penso che se non lo faccio è peggio per il paese. Ma la sfiducia ogni volta aumenta e comincio ad avere seri problemi di identità politica.
Ma a me non manca il coraggio e dunque vado a fare un esempio molto chiaro e banale di ciò che intendo.
Sono razzista? Sabato ero a Padova per un convegno della CGIL sugli spazi pubblici. Buffet etnico in omaggio ai partecipanti. Arriva un ducato da cui scendono 4 senegalesi e un bambino di 3 anni vestiti all’ultima moda che portano le pietanze autoctone. Iniziano a servire il cous-cous. La donna prepara i piatti prendendo carne, riso e verdure con le mani, mentre il bambino infila le sue manine dentro tutti i piatti che la madre sta preparando.
Queste cose mi mandano in bestia. Lo dico chiaro e tondo e me ne cacafotto di essere tacciata di razzismo. Giocare al politically correct a tutti i costi è roba da intellettualoidi di sinistra sfigati. Non capisco perché la ASL vada applicata solo ai bianchi non africani. Se sei cittadino e il colore della pelle non conta, usi le posate come tutti gli altri, i guanti e la cavolo di cuffietta. Chiaro ?
Altrimenti, quando vado in Germania, pretendo di andare i giro con la coppola, lo scaccia pensieri e il mandolino e suonare al ristorante mentre esigo una pizza che non è nel menu magari anche armata di lupara. Non basta gridare al razzismo contro la destra a sinistra per dire che si ha una politica sull’immigrazione. Così si regalano i voti alla Lega.
E’ un dato di fatto che in tutto il mondo in cui esistono democrazie mature i partiti hanno crisi di identità. Quindi non mi scompone più di tanto ciò che accade in Italia. La sinistra in particolare non è in grado di rispondere con proposte convincenti alle domande della società civile. Il discorso è molto complesso e richiederebbe un’articolazione enciclopedica. Per cui mi limiterò ad osservare solo alcuni aspetti. C’è un problema tutto europeo particolarmente forte tra leadership, iscritti ed elettori. Che i partiti se ne facciano una ragione. Il partito di massa è anacronistico, per cui la vostra legittimità la dovete trovare fuori dal numero degli iscritti. Quello che conta è la vostra capacità di contrattare per il bene pubblico sulla base di valori condivisi. Dunque non vi resta che aprirvi alla società civile, ai simpatizzanti e agli elettori, penalizzando l’iscritto con il rischio di svuotare ulteriormente il numero dei tesserati. Duro, ma è così. Si tratta di scegliere e cercare un equilibrio del sistema. La soluzione poi del leader carismatico è assolutamente una ‘cacata pazzesca’ come direbbe Fantozzi, perché l’Italia è un paese con bassa cultura liberal-democratica (Berlusconi docet). Per cui, cari i miei partiti di sinistra, a partire dal PD, dovete cercare un giusto mix, una strategia in grado di invogliare i cittadini ad un rapporto diretto con voi senza svilire troppo il ruolo dell’iscritto.
Dunque, chi vince la patacca del segretario del PD non me ne può fregare di meno. Però tatticamente voterei Franceschini, a prescindere dalle differenze di programma con Bersani, che poi non ci sono (a parte la presenza del ‘baffetto’ che sarebbe ora che salpasse in mare definitivamente, e Marino non lo calcolo perché non ha i numeri). Nel PD sono confluiti molti ex comunisti. Che i catto-comunisti rimangano nel PD e che gli ex-comunisti tornino a sinistra, perché questo paese potrà essere veramente democratico se garantiamo la vita alla sinistra radicale, evitando al contempo che la massa degli elettori di centro finisca nelle mani di Casini.
Viva i tortellini, viva gli '-ini' !
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