giovedì 23 luglio 2009

Opere a scomputo: nuova convenzione urbanistica

Cerchiamo di capire insieme di che cosa si discute questo pomeriggio in aula municipale.
Recentemente la Giunta Comunale di Roma ha assunto una "nuova convenzione urbanistica tipo", di cui l’Ass. all'Urbanistica Corsini è molto soddisfatto. In questa fase se ne discute in Commissione Urbanistica e nei Municipi a cui è richiesto di esprimere un parere.
E’ una materia tecnica che ha bisogno di essere approfondita da esperti del settore. Sappiamo per certo che in Commissione Urbanistica del XIII Municipio ciò non è avvenuto e di esperti in Commissione non ce ne sono (al massimo ci sono i costruttori).
Per cui si tratta del solito supino parere sulla base delle direttive politiche date dall’alto. Occasione di nuovo persa per applicare innanzitutto la partecipazione cittadina su un tema così importante come l’urbanistica, ma anche un’occasione per gli amministratori di comprendere ciò che vanno facendo.
In parole povere:
1) Personalmente sono sempre critica quando arrivano proposte su questo tema, perché troppo spesso si tratta di vere e proprie scorciatoie del cemento in nome dello sviluppo, dimenticandosi che l’edilizia non porta mai uno sviluppo vero e duraturo.
2) Si tratta di proposte che non hanno quasi mai un vero progetto di città, di comunità, di territorio.
3) Spacciare come un successo la realizzazione, a scomputo degli oneri, delle opere di urbanizzazione è un errore che ricade sulla collettività, perché poi ci saranno chilometri di strade, fogne, condotte idriche, impianti di illuminazione che vanno gestiti.
4) Non c’è mai un accenno all’armonizzazione, alla qualità ambientale e paesaggistica, all’accessibilità, alla vivibilità, ai servizi alle persone e alle imprese.
5) Permane la confusione sull’assegnazione a ciascun livello dei compiti e dei ruoli, delle competenze che spesso si sovrappongono, con l’inevitabile risultato che nessuno controlla e gestisce e si moltiplicano invece gli interventi di trasformazione urbanistica con inevitabile consumo di suolo.
6) Una cosa è certa: ad ogni crescita urbana corrispondono maggiori costi di gestione urbana e quindi meno risorse per scuole, servizi sociali, verde pubblico. Regola semplice: le cose si fanno se ci sono le risorse, altrimenti non si fanno. Il “si vedrà” equivale a dire che i cittadini pagheranno.
7) La modalità con cui la politica comunale porta avanti le questioni urbanistiche amplifica la sindrome “nimby”, creando conflitti sociali e favorendo il più forte.
8) Sarebbe ora che si capisse una volta per tutte che il territorio è un capitale sociale fisso pertanto le sue trasformazioni non possono essere sottoposte a valutazioni separate fra loro, cioè su singoli progetti edilizi, ma inquadrate all’interno di vincoli di tutela che devono essere rispettati.

Altrimenti l’interesse non è quello della città, come afferma Corsini, bensì quello dei costruttori.

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