venerdì 5 giugno 2009

Perché vado a votare

Oggi ho letto che Tiziano non va a votare.
D'impulso gli rispondo che deve andare a votare, ma dentro sono dilaniata.
Cerco conforto sui giornali.
Serra, su Repubblica di ieri, fa un appello contro l'astensionismo che non mi convince del tutto.
Sono d'accordo che andare a votare anche solo contro Berlusconi sia un ottimo motivo.
Ma alla mia coscienza mancina non basta. A me non piace essere contro se non sono a favore di qualcos'altro.
Lo spettacolo delle lotte intestine tra dirigenti sempre più anziani e sempre più narcisi, come lo definisce lo stesso Serra, ha stufato tutti tranne i protagonisti, che non capisco cosa cazzo dirigono se non se stessi, i parenti stupidi, i leccaculo mediocri e i pochi orfani con in mano fotografie ormai sbiadite dei propri padri.
Si aggiunge poi la questione della laicità, sopratutto nel PD. Le chiese sono vuote, le mutande e le mani invece sempre più sporche ... e forse proprio per questo i cattolici si sentono autorizzati a imporre la loro morale ipocrita, come se i laici non ne avessero una.
La sinistra non ce la fa laicamente a farsi un bagno nell'acquasantiera, nemmeno in quella putrida dei cattolici di sinistra.
Non è vero, come dice Serra, che l'astensionismo è un disperato gesto politico nella speranza di staccare la spina a questa sinistra, e soprattutto alla sua nomenklatura, per far rinascere finalmente altro, e altri.
Quelli di sinistra, a sinistra, per la sinistra, si sono semplicemente rotti il cazzo anche della sinistra, dei loro appelli al voto utile e al voto contro.

Lo dico chiaramente: voterò solo per dire a Berlusconi, e ai berluscones, che non può fare come cazzo gli pare. Un gesto disperato questo sì, il mio, perché anche se votassero il 49% degli italiani a sinistra lui farà come cazzo gli pare lo stesso.
Ma anch'io come Serra, se non vado a votare mi sentirò in disaccordo con me stessa. Cosa che per altro non mi posso permettere anche quel giorno.
In quella fottuta cabina elettorale, dove arriverò senza aver deciso dove apporre la croce, non solo mi turerò il naso, ma mi sentirò parte di una mediocrità collettiva (la democrazia forse è anche questo, dice Serra, ed è vero).
Quindi sì, farò un bagno di umiltà e di razionalità, soffrendo perché non riesco ad accettare i limiti facilmente, né i miei, né quelli degli altri. E nell'apporre una croce non convinta mi sentirò ancora più qualunquista degli astensionisti. Perché una cosa è certa: che io deleghi esplicitamente, o non esprima alcuna delega, tanto faranno come cazzo gli pare, a destra come a sinistra.
Però sarò parte, in quel preciso momento e fino allo spoglio, di quell'identità collettiva che ci serve come l'aria e che ogni giorno cerco di costruire, nel mio piccolo, con il mio impegno civico e civile, purtroppo troppo da sola.
Andrò a votare per questo. Per essere coerente con me stessa. Per me.
Di ribellione, dunque, in questo gesto, ce n'è ben poca.

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