domenica 6 marzo 2022

NO ALL’IMPIANTO DI TRATTAMENTO FANGHI AD OSTIA

I fanghi dei depuratori di Roma (pubblici e privati) arriveranno ad Ostia . In un periodo di transizione ecologica e di carenza di fonti energetiche (guerra) si punta a una tecnologia finalizzata alla raffinazione del biogas, ossia il sottoprodotto del processo di digestione anaerobica dei fanghi di depurazione, e la sua conversione a bio-metano.
Tutto avverrà nel già maleodorante depuratore di Ostia che raccoglie anche gli scarichi di Isola Sacra e che non fornisce da sempre tutti i dati relativi al suo funzionamento.
Chiediamo dunque all’Amministrazione Municipale di confermare o smentire questa notizia. Sarebbe l’ennesima scelta calata dall’alto senza alcuna trasparenza e coinvolgimento partecipativo della cittadinanza. 

Come si è arrivati a tutto questo?
A fine gennaio la Giunta Capitolina ha delegato Acea Spa a partecipare al bando per l’ammodernamento degli impianti destinati allo smaltimento dei fanghi delle acque reflue. Si tratta del residuo solido (fanghi) che i depuratori di Roma (che sono  4: Roma Est, Sud, Nord e Ostia) filtrano dalle fogne (oltre 500 mln di mc l'anno). In totale, circa 70.000 tonnellate di fanghi che non hanno siti sufficienti dove poter essere conferiti. 

L'occasione sono i fondi del PNRR-Linea C, 270 mln da spartire, per la tipologia d'intervento sopra descritta, tra piú regioni (Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Molise, Abruzzo, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna). La scadenza per presentare i progetti è stata inoltre spostata a metà marzo dal MITE essendo arrivate richieste per 1,6 mld di euro.

Per ora Roma si presenterà con tre progetti per impianti di trattamento / essiccazione dei fanghi di acque reflue. Si comincia con l'impianto  di  trattamento  biogas  per  conversione ('upgrading')  a  biometano  presso  il  depuratore Roma EST per un importo di  € 6.509.800 (Delibera di Giunta n.22 del 28 gennaio 2022). Poi toccherà anche ad Ostia nei mesi successivi.
E’ un fatto piuttosto grave sotto diversi profili.

Non si tratta infatti di riciclo dei rifiuti.  Il D. Lgs 152/2006 art. 205bis come 2 lettera b) è chiaro: le quantità di materiale di rifiuto che hanno cessato di essere rifiuti prima di essere sottoposti ad ulteriore trattamento possono essere computati come riciclati a condizione che tali materiali siano destinati all’ottenimento di prodotti, materiali o sostanze da utilizzare per la loro funzione originaria o per altri fini. I materiali di cui è cessata la qualifica di rifiuti (prodotti da trattamenti) da utilizzare come combustibili o altri mezzi per produrre energia o da incenerire o da utilizzare in riempimenti o smaltimenti in discarica, NON sono computati ai fine del conseguimento degli obiettivi di riciclaggio.  

A prescindere dai costi che vengono sostenuti dai cittadini, che sono 3 volte il valore del gas venduto, è davvero scellerata questa scelta da parte dell’Amministrazione Capitolina. Il biometano inquina e NON è economia circolare. 
Come ha spiegato tante volte il Prof. Gianni Tamino, la digestione anaerobica della biomassa (in questo caso, i 'fanghi') comporta odori, traffico e inquinamento da mezzi di trasporto, rumori, emissioni in atmosfera, scarti e rifiuti (del biodigestore e dell’impianto di combustione del biogas) e il collegamento alla rete e campi elettromagnetici. 
Il biogas proveniente dal digestore anaerobico è carico d’acqua e sostanze inquinanti che devono essere rimosse per garantire il buon funzionamento del sistema di conversione e ottenere un biometano adatto all’immissione in rete. Il gas deumidificato viene compresso, ulteriormente raffreddato, attraverso un secondo scambiatore e inviato alla successiva fase di trattamento, a carboni attivi, in condizioni di pressione e temperatura ottimali. Attraverso il letto di carboni attivi, il biogas viene poi depurato dagli inquinanti ancora presenti. Il biogas pretrattato e purificato è quindi pronto per la conversione vera e propria, ossia la separazione del metano dall’anidride carbonica. Questo processo consuma energia, riducendo il bilancio  energetico, e soprattutto libera inquinanti e CO2, gas ad effetto serra, cioè climalterante (oltre alla perdita di biogas).

Qualunque alternativa all'utilizzo dei fanghi per biometano (p.es. l'uso come fertilizzanti) non è stata tenuta in considerazione cosí come la presenza del depuratore di Ostia all'interno della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano, non è stata valutata. Ne uscirà un progetto raffazzonato, utile solo per reperire i fondi europei? Quale vantaggio esiste per il contesto ambientale? Come si adeguerà il sistema viario limitrofo a questo futuro enorme centro di stoccaggio dei fanghi? Tutte domande che presenteremo agli ignavi amministratori capitolini e municipali.

Paula de Jesus
Resp. Ambiente, Patrimonio e Demanio

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