venerdì 14 maggio 2010

I volenterosi carnefici del XIII Municipio.

Finti smascheramenti di inciuci tra destra e sinistra dei depositari del verbo di sinistra. Prese di distanze, per evitare imbarazzi, dai "mejo" per gli "Amici" (quelli "con la A maiuscola"). Gente che urla quotidianamente contro i neo-fascisti e poi siedono alla loro tavola per ottenere quattro baiocchi all’olio di ricino, come i finti partigiani dell’ultima ora, che nulla hanno da dire sullo stato di polizia. Riformisti, combattenti, rivoluzionari in salamoia. Va in onda l’incoerenza e l'inconsistenza del cretino a sinistra.
La verità è sempre scomoda per i mediocri e i deboli. Sono loro la vera vergogna di questo paese. Perché il cinico non si nasconde mai.
Gli stessi che urlano ad “Alemanno fascista” e alla "dittatura", sono coloro che elemosinano i soldi del tiranno per organizzare, ad esempio, un evento su due ruote. Che si scandalizzano per soldi pubblici affidati in modo diretto agli amici del nemico e poi invitano quegli amici in casa loro. Pecunia non olet, nemmeno ai finti intransigenti di sinistra. Che poi scendono in piazza con le sciarpe viola, al grido grillino del “vaffanculo”. (Ma vacci tu!).
Sono loro che riducono le responsabilità del marcio di questo paese ad un gruppo di imprenditori e ad una classe politica, quando sono i primi a puzzare di marcio.
Troppo semplice, caro compagno, caro amico (con la a minuscola). Sono stanca di questa presentazione di un popolo come involontario e inconsapevole strumento nelle mani del potere politico-imprenditoriale-mafioso. La stragrande maggioranza del popolo appoggia con i suoi comportamenti la cloaca di corruzione, a partire dal "popolo" che si definisce di sinistra di questo corrotto municipio di Roma.
Sono, come ebbe a scrivere Bocca su Fini, i tipici carrieristi sfigati che urlano alla difesa delle forme della democrazia, ma nella sostanza permettono al sultano di continuare a governare.
E’ facile essere onesti quando non c’è nulla da rubare.
Non è un melodramma. E’ semplicemente la squallida realtà. Quella di un massa di disperati senza dignità.
Mia nonna, che è morta a 52 anni per le schegge alla testa dei nazisti, quando gli inglesi, che erano nostri alleati, buttavano il resto del rancio per terra affinché il “popolo” italiano, che affamato elemosinava cibo, lo potesse raccattare nel lordume della terra, gli sputò in faccia dicendo “Meglio le cipolle" e, aggiungo io, che essere vigliacchi.

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