venerdì 6 maggio 2011

A Ostia, 'cui prodest' il Corriere della Sera ?

“Siamo sbalorditi che nuovamente un quotidiano nazionale prestigioso come il Corriere della Sera riporti oggi notizie false e tendenziose in un articolo sul litorale romano, sempre a firma di Alessandro Fulloni.

Inizia così il fax del Comitato Civico 2013, inviato alla redazione del Corriere della Sera e in copia conoscenza ai capigruppo del Comune di Roma, a tutto il Municipio Roma XIII e alle redazioni delle testate giornalistiche. La protesta, che segue quella di un’altra associazione di qualche giorno fa (circa la notizia del ritrovamento di una nave romana sulle aree dove è previsto il nuovo ponte della Scafa), si riferisce in particolare all’articolo pubblicato a pag. 2 della Cronaca di Roma, dal titolo “Ostia, rivoluzione sul lungomare. Raddoppio del porto e attracchi di navi da e per la Sardegna”.

Da qualche mese a questa parte le notizie sul Litorale a firma di Fulloni, contengono puntualmente inesattezze quando non addirittura, come oggi, delle notizie false.

Vediamole:

- 6 Maggio 2011, “Ostia, rivoluzione sul lungomare”.

o "In consiglio comunale si è discussa la variazione di bilancio che darà il via al raddoppio del porto". Falso, dal Campidoglio hanno smentito la notizia. E’ stata solo inserita nell'ordine dei lavori e non è stata ancora calendarizzata.

o "Aumenteranno anche i parcheggi attorno alla darsena". Falso, il progetto prevede i parcheggi disposti lungo il molo e per questa ragione è necessaria una variante urbanistica.

o "Davanti all'Idroscalo è previsto un nuovo molo piuttosto lungo, circa 500 metri". Falso, il progetto prevede un nuovo molo lungo più di 2,5 km.

o "Che nel nuovo ormeggio dovrebbe esserci posto anche per i traghetti diretti in Sardegna". Falso, l’affermazione è infondata, in quanto non è riportata in alcun documento ufficiale.

o “Stando al progetto del Campidoglio i posti di lavoro potrebbero essere 1.000 in più”. Falso, il progetto non è del Campidoglio, bensì della società proponente Porto Turistico di Roma Srl, e prevede esclusivamente l’incremento di posti barca (611) e posti auto (656). Non sono previsti nuovi servizi o attività commerciali. Inoltre, il documento parla di “garantire il rafforzamento dei posti di lavoro già esistenti al Marina (Porto, n.d.r.), circa 1.000, di cui 100 direttamente investiti nell’esercizio dei servizi all’utenza,” su un totale di 800 posti barca esistenti. Se si aggiungono i nuovi 611 posti barca previsti da progetto, al massimo ci saranno dunque 100 nuovi operatori, perché l’indotto di 900 è già esistente ed è comunque sovrastimato. Gli esercizi commerciali presenti al Porto invece sono solo 75 e basta andare al Porto per vedere quanti sono chiusi. Attualmente quelli ancora aperti sono 56 e in forte difficoltà. Per altro, basta fare un banale calcolo matematico per capire che ogni negozio dovrebbe avere in media 15 posti di lavoro !

o “Via al diritto di superficie in vigore sulle spiagge … Ora le licenze salgono a 90”. Falso, il diritto di superficie non riguarda la concessione balneare e non la amplia affatto, ma riguarda esclusivamente le aree dove insistono i manufatti esistenti.

- 28 aprile 2011(ultima modifica: 03 maggio 2011 su Corriere.it) “Ostia Antica, scoperta una nave romana. Galan: «Ritrovamento da brivido»”

o “La piccola flotta musealizzata fu ritrovata più o meno nello stesso luogo della nave scoperta un mese fa” Falso, il luogo del recente ritrovamento della nave romana dista più di 3 km dal Museo.
o "Le due navi romane e le 4 chiatte (sempre romane) [furono] trovate dove oggi c’è il terminal degli arrivi". Falso, il Museo delle Navi, inaugurato nel 1979, fu costruito in prossimità del luogo di rinvenimento, mentre il Terminal Arrivi dista in linea d'aria quasi 800 metri e non è nell’area dell’antico bacino portuale. Non solo, ma l'affermazione è in contrasto con la prima.
o "Il Museo delle Navi di Fiumicino ... ospita i resti di ben 6 imbarcazioni di età romana". Falso, all'interno del Museo ci sono 5 navi: i resti di quattro navi mercantili e una barca da pesca, più due frammenti di altre navi
Queste due notizie appaiono slegate tra loro e invece non lo sono affatto perché il ritrovamento della nave romana insiste nell’area di svincolo delle nuove rampe previste nel progetto del nuovo Ponte della Scafa, ponte necessario per garantire la viabilità a seguito dell’incremento del traffico dovuto non solo al nuovo porto di Fiumicino (1.400 posti barca), ma anche a quello di Ostia.

E ancora:

- 11 marzo il Corriere della Sera (pag. 2, della Cronaca di Roma) “Una condanna erariale di 15 mila euro (ma la procura ne aveva chiesti 229 mila) inflitta dalla Corte dei Conti per non aver redatto, nel 2008, i «testimoniali di Stato» per i 14 stabilimenti più noti di Ostia. «Colpa grave» di un dirigente dell' Agenzia del Demanio, R. P., è stata quella di non aver prodotto la «certificazione» necessaria a stabilire il valore di beni e pertinenze dei lidi. Che grazie alla dimenticanza, potrebbero aver pagato canoni più bassi del dovuto”. Sulle forti inesattezze di questo articolo avevo già scritto il 14 Marzo (LINK)

- 20 aprile 2011, (pagina 4 della Cronaca di Roma) "Ostia è supermunicipio, decide su spiagge e verde",

o "Trasferite, infine, le competenze sulle spiagge. Sarà il XIII a rilasciare le concessioni balneari". Falso, il giornalista confonde la concessione del demanio marittimo con l’autorizzazione comunale necessaria per l’apertura di uno stabilimento balneare. Chiunque può chiedere al Demanio la concessione di un’area, ma la destinazione d’uso che ne fa è vincolata agli ordinamenti comunali. Infatti, nel Regolamento Speciale del Decentramento Amministrativo del Municipio XIII, approvato il 19 aprile 2011 alle 3:13, risulta il seguente articolo:

§ Articolo 13 (Litorale)
3. Sono inoltre di competenza del Municipio le attività istruttorie ed il rilascio delle licenze per gli stabilimenti di balneazione di cui all'art.19, comma 1, n.8)8) del D.P.R. 24 luglio 1977, n.616, secondo gli utilizzi stabiliti da apposito provvedimento dell'Assemblea Capitolina.
Il D.P.R. è il Decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616 (Attuazione della delega di cui all'art. 1 della legge 22 luglio 1975, n. 382) che al Capo II, Polizia Locale Urbana e Rurale, riporta all'articolo 19 (Polizia amministrativa) il comma 1, nr.8: 1. Sono attribuite ai comuni le seguenti funzioni di cui al testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, approvato con regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, e successive modificazioni: (...)
8)8) la licenza per alberghi, compresi quelli diurni, locande, pensioni, trattorie, osterie, caffè o altri esercizi in cui si vendono o consumano bevande non alcooliche, sale pubbliche per biliardi o per altri giochi leciti, stabilimenti di bagni, esercizi di rimessa di autoveicoli o di vetture e simili, di cui all'art. 86;

Sempre in parole povere, sono stabilimenti balneari le strutture poste sulla riva del mare, di laghi o di fiumi attrezzate per la balneazione con cabine, spogliatoi, servizi igienici e docce e possono altresì essere dotati di altri impianti e attrezzature per la somministrazione di alimenti e bevande e per l’esercizio delle attività connesse alla balneazione, come le cure elioterapiche e termali, le attività sportive e la ricreazione, purché in possesso delle relative autorizzazioni. Per ottenere l’autorizzazione Comunale necessaria per l’apertura di uno stabilimento balneare, il soggetto richiedente deve possedere i requisiti morali previsti dalle norme di Pubblica Sicurezza e, precisamente, che non sia stato condannato per reati contro la morale pubblica e il buon costume, contro la sanità pubblica o per giuochi d’azzardo, o per delitti commessi in stato di ubriachezza o per contravvenzioni concernenti la prevenzione dell’alcolismo, o per infrazioni alla legge sul lotto o per abuso di sostanze stupefacenti.

Potrei andare avanti con l’elenco, che oscilla tra frasi come "dove oggi ci sono Casalpalocco e l’Infernetto e dove anticamente sfociava il Tevere", alla notizia degli autovelox messi fuori uso da scritte beffa dopo 46 giorni dall'accaduto.

Ma una domanda a questo punto sorge spontanea: cui prodest ?

Mi limito alla seguente considerazione: non sono molti i poteri forti sul Litorale romano, e l’Assobalneari (Associazione delle Imprese Balneari associata a Federturismo Confindustria) è uno di questi. Presieduta dall’Ing. Renato Papagni, è lei ad aver promosso l’intervento del Governo per risolvere la questione dell’infrazione avviata dalla Comunità Europea nei confronti dell’Italia proprio sulle modalità di rilascio della concessioni balneari. E sempre all’Assobalneari sono associati anche altri poteri forti come quelli coinvolti nel raddoppio del Porto di Roma. Insomma, tutti questi articoli appaiono una manovra di “(ri)avvicinamento” agli ‘amici balneari’ di Confindustria, mascherati qua e là da una “spruzzatina di ambientalismo”, che su un’opera a fortissimo impatto ambientale, come il raddoppio del Porto, tace perché pienamente coinvolta. Infatti, nella delibera della proposta di ampliamento del Porto la Regione Lazio, il 22 Dicembre 2009, ha posto la seguente condizione: “di stipulare una apposita convenzione con la limitrofa aria protetta della LIPU per gestire le aree di interesse naturalistico retrostanti in Porto, ma sempre su area demaniale”, estensione di quanto già “regalato” nel 2001.

Ai posteri l’ardua sentenza.

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