giovedì 23 luglio 2020

PORTO TURISTICO DI ROMA, CONCESSIONI E FAVORI SUL LITORALE ROMANO


Ostia, sequestrato il porto turistico In manette il presidente ...

"Quando l’associazione LabUr (Laboratorio di Urbanistica) ha segnalato questi vantaggi concessi a Balini dalla pubblica amministrazione, i suoi membri sono stati denunciati per diffamazione; dopo sette anni di processo sono stati assolti con formula piena. Inoltre, la Procura ha usato le loro denunce per condannare Balini".


Come si vede oggi con le Autostrade, la questione delle “grandi opere” è strettamente legata a quella delle concessioni, diventate quasi sempre macchine per l’arricchimento di imprenditori privati a scapito di risorse importanti per la collettività. Uno degli esempi migliori è quello del Porto Turistico di Roma a Ostia, la grande opera a cui il Comune di fine anni Novanta affidò la “rinascita” del litorale romano. Il titolare della concessione, l’imprenditore Mauro Balini, è stato condannato il 27 giugno scorso a cinque anni e sei mesi per associazione a delinquere e bancarotta fraudolenta, in uno dei filoni dell’inchiesta Mafia Capitale. Tutta la vicenda del porto riassume le infinite strategie con cui un imprenditore sfrutta il meccanismo della concessione per arricchirsi, togliendo agli abitanti di Ostia le spiagge, l’accesso al mare, addirittura le case. Oggi su quell’area è previsto un nuovo investimento statale di quindici milioni, fondi CIPE, ancora con la scusa di “riqualificare” l’area. A maggio abbiamo raccontato le vicende del Porto della Concordia a Fiumicino, ora parliamo di quello dall’altro lato del Tevere: il Porto Turistico di Roma.


Il progetto fu giustificato dall’allora sindaco Rutelli per far rinascere una zona impoverita dalle peggiori politiche urbanistiche dal dopoguerra a oggi. Gli abitanti dei due quartieri di Nuova Ostia e Idroscalo avrebbero dovuto ottenere lavoro e indotti commerciali dalle imbarcazioni da diporto ancorate di fronte alle loro abitazioni. Nuova Ostia è il quartiere nato dalla deportazione di migliaia di cosiddetti baraccati negli anni Settanta, e Idroscalo l’ultimo borghetto di Roma, dove è ancora più o meno tollerata l’autocostruzione. Entrambe le zone sono state tenute artificialmente fuori dalle norme per decenni: il ricatto del “degrado” e il clamore mediatico sulla “legalità” che ha investito la zona dopo l’inchiesta Mafia Capitale hanno fatto sì che chiunque si opponesse alle politiche speculative autorizzate dalle amministrazioni venisse bollato come nemico della prosperità, amante dell’illegalità e addirittura come colluso con la mafia.
Eppure, se c’è un simbolo dell’illegalità in questa parte di Roma, è sicuramente il porto, che condensa una storia di imprenditoria speculativa e di politica corrotta che dura da un ventennio. Con l’ordinanza sindacale n. 7 del 21 gennaio 1999, cinquantaseimila metri quadri di spiaggia (quindi demaniali) vengono concessi dalla regione Lazio e dal comune di Roma all’Associazione Turistica e Immobiliare S.p.A. (ATI), creata dall’imprenditore Mauro Balini. Si suppone che i soldi con cui è stato costruito il porto vengano dagli indotti dello zio, Vittorio Balini, che negli anni Ottanta aveva venduto a Silvio Berlusconi i diritti della serie televisiva Dallas. Nel giro di due anni, l’ultima fascia di litorale prima della foce del Tevere – la spiaggia che costeggia Nanni Moretti in Vespa nella famosa scena di Caro diario – viene cementificata e chiusa da un muro lungo un chilometro.
MURO E TORNELLO
Il porto viene inaugurato da Rutelli il 23 giugno 2001. L’accordo di programma tra il Comune e il concessionario prevedeva la creazione di un Collegio di Vigilanza per verificare il corretto operato della gestione, anche in termini di verifica dei bilanci dell’utenza. Questo collegio non verrà mai istituito. L’ATI, dal canto suo, non ha mai pagato le concessioni demaniali, dal giorno dell’inaugurazione fino almeno al 20 gennaio 2017; né ha mai completato le procedure per l’iscrizione del porto nella Concessione Demaniale Marittima, sfruttando una leggina per le concessioni fluviali – cosa che, da sola, varrebbe l’annullamento della concessione. Quando l’associazione LabUr (Laboratorio di Urbanistica) ha segnalato questi vantaggi concessi a Balini dalla pubblica amministrazione, i suoi membri sono stati denunciati per diffamazione; dopo sette anni di processo sono stati assolti con formula piena. Inoltre, la Procura ha usato le loro denunce per condannare Balini.
Il porto sembra progettato per impedire l’accesso agli abitanti della zona che avrebbe dovuto far “rinascere”. Dall’Idroscalo, per accedere a questa opera definita pubblica, bisogna passare un tornello di ferro che sembra disegnato per scoraggiare il transito, e che chiude la sera. Per scongiurare le proteste degli abitanti, Balini ha usato la tipica strategia del dividere per comandare: nel 2001 ha firmato un accordo segreto con un consorzio che raccoglieva diversi abitanti delle case auto-costruite della zona, impegnandoli a sostenere il porto in cambio degli allacci all’acqua e alle fogne, e di un canale privilegiato per ottenere lavoro. Le promesse non sono mai state mantenute. In più, il muro del porto blocca il deflusso della pioggia a mare: le immagini della strada inondata vengono sistematicamente usate per gettare discredito sul quartiere. Il discredito alimenta un altro progetto di Balini: quello di far demolire le cinquecento case auto-costruite dell’Idroscalo per farne una zona verde (pubblica) a uso dei proprietari (privati) degli yacht. Quando nel 2010 l’allora sindaco Alemanno cavalcò una finta emergenza a mare per far buttare giù trentacinque case, senza neanche avvisare gli abitanti che furono deportati con la forza nei residence, i loro vicini rimasti di fronte alla zona di demolizioni collegarono l’operazione alle mire espansionistiche del porto e all’accordo con il consorzio. Il consorzio infatti aveva promesso a Balini che avrebbe collaborato a sgomberare gli abitanti non consorziati. La frattura creata nel quartiere oggi è insanabile.
Nel 2013 Balini fu coinvolto nell’operazione denominata Alba Nuova della Direzione distrettuale antimafia, che portò all’arresto di cinquantuno persone accusate di associazione a delinquere di stampo mafioso. Al centro delle indagini c’era anche il traffico di influenze per un’altra delle ambizioni di Balini: il raddoppio dei posti barca del porto, attraverso la costruzione di un altro braccio a mare. Balini sperava di ottenere un investimento di cento milioni da parte di Unipol, ma per ottenerlo mise in campo una strategia che coinvolgeva un generale della guardia di finanza, Emilio Spaziante, e un avvocato dello studio del ministro Tremonti, Dario Romagnoli. La squadra mobile di Roma, che intercettò l’avvocato Romagnoli per mesi per un’altra vicenda di tangenti, considera “quantomeno verosimile che Mauro Balini, Emilio Spaziante e Dario Romagnoli siano accomunati da uno spirito collaborativo di natura illecita”.
Nel 2012 Spaziante procurò a Balini un documento che questi provvide a far falsificare da un altro suo collaboratore, il narcotrafficante Cleto de Maria, per consegnarlo, taroccato, all’Agenzia delle Entrate, l’ente che può destinare un bene demaniale ai privati. L’avvocato Romagnoli intanto riuscì a coinvolgere il ministro Tremonti per ottenere il finanziamento di Unipol. A inizio 2013 il gruppo aveva trovato non solo i soldi ma il socio per l’operazione di ampliamento: l’associazione Italia Navigando, partecipata da Sviluppo Italia, quindi dal ministero del tesoro.
Nel 2013 arriva il fallimento dell’ATI S.p.A. Il pm Alberto Galanti aveva chiesto otto anni di carcere per Balini, considerando che il crack da diciotto milioni era il risultato di “un complesso disegno espoliativo” architettato dal titolare della concessione per incamerare i finanziamenti. La pena è stata abbassata perché per alcuni reati è stato disposto il non luogo a procedere: l’accusa di corruzione per Spaziante, a cui Balini aveva messo a disposizione un’imbarcazione di pregio in cambio di “condizionamenti favorevoli” per i controlli tributari, e l’accusa a Balini di aver tentato di corrompere il consigliere comunale Luca Gramazio (Pdl) per orientare la Giunta ad autorizzare l’ampliamento. Agli atti dell’inchiesta c’è la registrazione di una riunione nella quale il consigliere rimproverava Balini di non aver mantenuto gli impegni, e questo rispondeva promettendo “due unità immobiliari che garantiscono il debito”. Denaro in cambio di favori. Ma il reato è caduto in prescrizione, e Luca Gramazio oggi è libero.
NUOVE POLITICHE CLIENTELARI
Balini a Ostia è noto per le sue frequentazioni con il narcotrafficante De Maria e con il detenuto Roberto Giordano, detto Cappottone, autore dell’attentato a Vito Triassi: Balini manteneva la sua famiglia. Per i magistrati, Balini sarebbe legato niente meno che a ex membri della Banda della Magliana. Di questa rete faceva parte anche l’allora presidente del Municipio, Andrea Tassone (Pd), poi condannato nell’inchiesta Mafia Capitale, e che a poche settimane dalla sua elezione aveva dichiarato a Repubblica: “Mauro Balini è amico mio”. Nonostante queste evidenze, le varie amministrazioni (municipali, comunali e regionali) hanno continuato a concedere a Balini permessi e agevolazioni senza neanche aspettare l’esito delle indagini. A novembre 2013 l’ex comandante della capitaneria di porto Lorenzo Savarese ha ammesso che “le carte, così come predisposte, confermano l’estensione della concessione demaniale” per altri diciotto anni. “L’atto dev’essere registrato, certo, ma le ultime firme di approvazione della regione Lazio risalgono allo scorso settembre”, ha dichiarato. A disattendere il dovuto principio di cautela di fronte a questa storia di malaffare, insomma, è stato per primo il presidente della Regione e segretario del Pd Nicola Zingaretti, il quale ha prolungato la concessione a Balini fino al 2053.
L’esplosione del caso Mafia Capitale porta nel 2015 al commissariamento del Municipio di Ostia, proprio per il coinvolgimento del presidente Tassone negli affari illeciti di Buzzi e Carminati. I membri del Pd non coinvolti direttamente dalle indagini hanno cercato di fingersi paladini della giustizia e dell’antimafia, con il duplice obiettivo di salvare la faccia ma anche, paradossalmente, di assegnare altri beni pubblici ai loro amici, fuori dai controlli abituali che regolano questo tipo di concessioni. Così i favoritismi continuano anche dopo il sequestro del porto per bancarotta fraudolenta.
Dal 2013 i locali vengono posti sotto la gestione fallimentare e gettati nel grande calderone mediatico di Mafia Capitale, che con la retorica dell’urgenza e della legalità permette un enorme grado di arbitrio politico sulle assegnazioni, diventando l’ennesimo meccanismo per autorizzare politiche clientelari. Le due amministrazioni giudiziarie che hanno gestito i locali – fino a ottobre 2016 Massimo Iannuzzi, poi Donato Pezzuto – si sono caratterizzate entrambe per l’arbitrio nelle assegnazioni. Un immobile è stato destinato a diventare la nuova sede della Polizia di Roma Capitale Gruppo Mare, un gesto a forte contenuto simbolico. Ma l’immobile non ha le caratteristiche adatte e il provvedimento ha suscitato le proteste del sindacato di polizia. Nel 2017 si annuncia la creazione di una “palestra della legalità” nei locali del porto, per sostituire la palestra di Nuova Ostia gestita da Roberto Spada, il pugile arrestato nel 2017 per la capocciata al giornalista Daniele Piervincenzi. Ma la onlus che doveva gestirla, l’Ipab Asilo Savoia, viene scelta senza alcuna evidenza pubblica, senza passare per l’Anbsc (Associazione nazionale per l’amministrazione dei beni sequestrati alla criminalità organizzata), e senza l’accordo con il prefetto Vulpiani che guidava il Municipio dopo il commissariamento. L’assegnazione avviene sotto la garanzia politica del ministero di giustizia e con la copertura economica della Regione, anche se l’immobile è situato fuori dall’area demaniale, quindi fuori dalla competenza regionale, e vincolato invece all’accordo con il Comune. Il Fondo Antiusura di Ostia (Volare Onlus) la presenta come “un passo ulteriore con l’assegnazione dei locali confiscati alla mafia”. Ma anche se inquadrata in un’azione antimafia, l’accusa a Balini era di riciclaggio, impiego di proventi illeciti, intestazione fittizia dei beni e associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta. Non di associazione di stampo mafioso.
Dopo la vicenda della palestra, Pezzuto ha formato un protocollo d’intesa con la Federazione Italiana Vela, per realizzare nel porto un anno di attività turistiche che avrebbero dovuto coinvolgere il quartiere dell’Idroscalo. Gli abitanti del quartiere non sono mai stati coinvolti, e non si capisce quale fosse il fine sociale. La retorica “degrado/mafia” e quella parallela “riqualificazione/legalità” sono usate per legittimare assegnazioni arbitrarie e gestioni clientelari. Così come la campagna mediatica montata sulla palestra di Roberto Spada, il coinvolgimento di realtà territoriali presentate come degradate o pericolose, serve a dimostrare che queste operazioni hanno una finalità sociale, rendendole più difficili da contrastare.
In questa luce dobbiamo leggere tutti gli eventi avvenuti intorno al porto, che ci vengono sempre presentati come ingarbugliati quando non oscuri, questioni che riguardano un territorio incomprensibile, proprio per non permetterci di vedere il disegno generale. Che è, chiaramente, un durevole sistema di trasferimento di risorse dal pubblico al privato, in cui gli imprenditori ottengono tutti i benefici, il pubblico tutte le perdite, mentre i territori vengono devastati, cementificati, gli abitanti ingannati e all’occorrenza strumentalizzati. Oggi Mauro Balini è stato condannato, e da indiscrezioni sembra che sia stato disposto il dissequestro del porto da tutto ciò che è stato realizzato dal 2013 a oggi. A un anno dalle elezioni, adesso torna in auge anche il progetto del suo ampliamento, cioè la realizzazione di un nuovo braccio di due chilometri e mezzo per raddoppiare i posti barca: un’opera dannosa che determinerà la sparizione anche dell’ultima spiaggia dell’Idroscalo, che speravamo fosse stata abbandonata con il processo a Balini.
Nei mesi che seguono ci troveremo a dover combattere decine di battaglie sulle nuove grandi opere in corso di autorizzazione con la scusa della rinascita dopo l’emergenza Covid. L’esempio di Ostia ci serve a ricordare che non possiamo misurare il nostro appoggio a un progetto solo sul breve termine, e che dobbiamo invece pensare a quanti danni, ecologici, sociali e politici, possono provocare queste iniezioni di capitali e di cemento sui nostri territori.

(paula de jesus / stefano portelli  per Napoli Monitor

martedì 21 luglio 2020

EX-UFFICIO TECNICO MUNICIPIO ROMA X. OSTIA CHE MATRIOSKA! (1)

Foto A. Stocchi elaborata
Prima mandano in degrado un immobile, poi ne chiedono la valorizzazione con la scusa che non hanno i soldi, che però ricicciano da un'altra parte. E' una pratica consolidata ovunque, a Roma in particolare. Non sappiamo (?!?!) se si tratti anche del caso dell'Ex Ufficio Tecnico del Municipio X, ma gli indizi ci sono tutti. Si tratta di un "immobile di pregio", 860mq, nella zona centralissima di Ostia letteralmente sulla spiaggia che viene locato a soli 1.453 euro al mese.
Il 21 marzo 2019, la Giunta del Municipio X, a guida M5S, delibera la concessione e valorizzazione dell'immobile in oggetto a cui segue il 19 aprile un avviso pubblico di manifestazione di interesse per selezionare un soggetto che sarà titolare del riuso e della valorizzazione dell'immobile a fini sociali, educativi, culturali,ambientali e sportivi gratuiti per la cittadinanza, sulla base di una concessione di 12 anni.
Partono i soliti post grillini deliranti "EX UFFICIO TECNICO: LA SINISTRA VUOLE ABBATTERLO, NOI LO VOGLIAMO RIQUALIFICARE. Questa è la risposta a ciò che resta della sinistra nel #XMunicipio e a quelle associazioni politicizzate che ne raccolgono i quattro cocci" (un esempio a caso, quello di Esorciccio Esorcieva, alias Assessore Alessandro Ieva, il 21 aprile 2019) (*) e (**).
Subito ho pensato male (perché spesso ci si azzecca) e così ho scritto lo stesso giorno: "Scommettiamo che lo prende l'IPAB Asilo Savoia?"
Ecco ... vi racconto (qui sinteticamente, ma a breve in modo dettagliato) come sta procedendo.

Rispondono 4 realtà: Caritas, Fondazione Mario Moderni, Ostia Antica Viva e Mare in Vista (le ultime due sono piccole realtà locali) che vengono convocate in questi giorni per il sopralluogo. All'apparenza Asilo Savoia non c'è. All'apparenza, perché a guardare meglio invece c'è eccome.
Il Presidente di Asilo Savoia è Massimiliano Monnanni, il quale è stato Presidente della Fondazione Mario Moderni ed è attualmente membro dell'Assemblea dei Soci della fondazione che è così costituita: Anna Riglioni, che è anche Presidente, Massimiliano Monnanni, Daniele Chirico ed Ersiliagrazia Spatafora. Queste 'associazioni', fondazioni, IPAB, ASP sono quasi sempre intrecciate fra di loro e si scambiano le 'figurine'. E' il caso anche di Nadia Salvatori, che era componente dell'Assemblea Soci della Fondazione Mario Moderni e ora consigliere per l'IPAB (nel frattempo diventata ASP) Asilo Savoia.
Attualmente Asilo Savoia (che sta facendo man bassa di immobili a Roma e nel Lazio, compreso al Salaria Sport Village implicato nello scandalo del Mondiali di Nuoto Roma '09) si è presa in assegnazione diretta 1.800mq al Porto Turistico di Roma grazie, ovviamente, a Nicola Zingaretti (detto er saponetta) e al il giudice Guglielmo Muntoni (***).
La Regione ha elargito alla benemerita Asilo Savoia, la bellezza di almeno 10MLN di euro dal 2016 (3MLN solo nel 2020 Covid-19 compreso).
Se uno guarda i criteri di aggiudicazione, cioè i criteri di valutazione dell'offerta tecnica e il metodo di attribuzione del coeficiente per il calcolo del punteggio, si accorge che solo 1 delle 4 offerte ha le carte tutte in regola per assicurarsi il massimo punteggio (essendo "tassativamente vietato utilizzare l’immobile come centro accoglienza H24 con pernottamento e come punto mensa", core business della Caritas).
L'ex Ufficio Tecnico, immobile di pregio di 860mq ubicato in una zona centralissima di Ostia (letteralmente sulla spiaggia), lasciato andare in degrado, viene locato a soli 1.453 euro al mese. Chi si può permettere un simile (ridicolo) prezzo di locazione e i soldi per metterlo a posto? Ovviamente uno importante, con amicizie altolocate, con tanti soldi ... soprattutto se sono nostri.
Ad maiora.
__________________________
(*) I "quattro cocci" sanissimi: link 1 e ancora (**) link 2
(***) Porto di Roma: il Tribunale fallimentare si è messo d'accordo con il custode giudiziario, sotto la garanzia politica del Ministro di Giustizia e la copertura economica della Regione Lazio, dunque fondi pubblici, per destinare un immobile sequestrato su area comunale (fuori dunque dall'area demaniale di competenza regionale) e senza l’accordo con il Prefetto Vulpiani, ad una Onlus, senza alcuna evidenza pubblica e senza concordare con l'ente locale la destinazione d'uso del bene. Un bene che tra le altre cose è finito nel calderone di Mafia Capitale in quanto doveva diventare la nuova sede della Polizia di Roma Capitale – Gruppo Mare, pur non avendone le caratteristiche necessarie, tant’è che ci fu una forte protesta del Sindacato di Polizia. [...]
link 3

sabato 18 luglio 2020

OSTIA E IL MISTERO DELLE SPIAGGE LIBERE ATTREZZATE NON PREVISTE IN ORDINANZA

Foto scattata alle 9.46 del 17 luglio 2020
Demoliti i chioschi abusivi (alcuni malamente) a seguito della delibera ANAC (LINK) su esposto di LabUr - Laboratorio di Urbanistica (e non del M5S che non ha visto niente quando era all'opposizione all'epoca di Andrea Tassone), dopo oltre 15 giorni scopriamo che la spiaggia denominata "Bianca", più nota come ex-Amanusa, è una spiaggia libera attrezzata: infatti è possibile (fortunatamente) 'affittare' a prezzi modici lettini ed ombrelloni, nonostante l'Art. 13 dell'Ordinanza Balneare n°107 del 28 Maggio 2020, firmata dalla Sindaca Virginia Raggi e dalla mini-sindaca Giuliana Di Pillo "vieti il noleggio di attrezzature". Secondo quanto testimoniano molti bagnanti non si tratterebbe in effetti di un noleggio, bensì di un'iscrizione in qualità di socio ad una associazione benemerita dietro corrispettivo di un modesto pagamento per la sanificazione dei lettini e non per il noleggio, cosa di cui è perfettamente a conoscenza la Presidente del Municipio X, il capogruppo del M5S Antonino Di Giovanni e tutto la maggioranza, essendo stati sollecitati a chiarire la questione anche da parte dei giornalisti. I lettini e gli ombrelloni verrebbero depositati a fine giornata presso il Camping Internazionale di Castelfusano di Daniela Polito.
Rimaniamo dunque sconcertati di apprendere dalla bacheca della consigliera Monica Picca che durante la question-time di mercoledì scorso, 16 luglio, la Presidente abbia risposto sull'argomento che non c'è alcun accordo scritto con l'Amministrazione e di aver sollecitato (almeno da 2 settimane) l'intervento della Polizia Locale del Gruppo Mare, invitando la consigliera a non rivolgere questo genere di domande a Lei, ma alla Municipale.

Qualcosa davvero non torna ed è antipatico, quanto grave, che la Presidente accusi il Corpo di Polizia Locale di Roma Capitale - Gruppo Mare di aver disatteso una sua richiesta, visto che l'anno scorso (esattamente il 3 luglio 2019), come sempre fanno, erano intervenuti nella stessa spiaggia a far rimuovere i lettini e gli ombrelloni abusivi, che venivano portati da un pulmino bianco, a seguito di un esposto (qui i LINK1 LINK2 LINK3) dove si possono apprezzare anche i commenti di Antonino Di Giovanni e dell'Assessore ALESSANDRO IEVA).
L'ennesima pagina politica nera sulla spiaggia "bianca" che quest'anno è particolarmente sfortunata.
Questa notte è stato ritrovato il cadavere di un uomo sulla battigia su cui sta indagando la polizia scientifica (LINK).
Prima ancora c'è stato un falò che ha scatenato deliranti post al grido dell'attentato mafioso da parte dell'Amministrazione Capitolina e Municipale e ancora prima l'episodio dei chiodi arruginiti (*).
Nel primo caso si è trattato di un falò di un gruppo di ragazzini, secondo quanto ha testimoniato allo stesso consigliere comunale del M5S, Paolo Ferrarra, il gestore dello stabilimento vicino. Nel secondo caso si è trattato di una non accurata pulizia dell'arenile dove è stato abbattuto malamente un chiosco. Nonostante tutti questi accadimenti risulta davvero incomprensibile perché in quella spiaggia non ci sia ad oggi, 18 luglio, una delle 3 postazioni fisse notturne di 'vigilanza armata', dalle 22 alle 5, come previsto da gara del Municipio X (LINK).

_____________________________________________

(*) In data 19 giugno alle ore 21.47 il consigliere comunale Paolo Ferrara pubblica sulla sua pagina facebook un post dal titolo “Ascoltate le parole di questi ragazzi. Incredibile!”, girato evidentemente ore prima, in cui dei ragazzi, non identificabili, lamentavano di aver trovato “10 chiodi” (“quanti erano”, chiede Ferrara, “siamo arrivati a 10” risponde il ragazzo. “10 chiodi” ribadisce Ferrara). I ragazzi continuano a rimanere scalzi nonostante i chiodi mentre parlano con Ferrara, improvvisatosi investigatore. Secondo quanto viene riferito nel video ci sarebbero numerosi testimoni che si sarebbero messi “a scavare pure loro”.
Nel montaggio del video viene mostrata una pattuglia dei Carabinieri.
Il consigliere Ferrara afferma, a corredo del video, con certezza che siano stati posizionati “appositamente a formare delle barriere” “per far male e attaccare l’amministrazione”. Dunque ha evidenza investigativa che la presenza di chiodi arrugginiti e vetri rotti non sia dovuta ad una mancata manutenzione, ma ad un piano criminale per colpire l’Amministrazione e la cittadinanza tutta del Municipio X. Aggiunge inoltre di essere andato personalmente a sporgere denuncia presso il Comando dei Carabinieri che hanno verificato sul posto, aggiungendo che l’Amministrazione è stata “costretta a chiudere la spiaggia per alcuni giorni per procedere alla bonifica”.

Dopo poco più di un’ora, alle 22:44 sempre del 19 giungo, la Presidente del Municipio, Giuliana Di Pillo, riprendendo lo stesso video del consigliere Paolo Ferrara, ribadisce sulla sua pagina facebook quanto dichiarato da Ferrara parlando di “attacco all’Amministrazione” e che “i cittadini dovranno rinunciare a quella spiaggia per effettuare la bonifica” e aggiunge che “è stata sporta denuncia ai Carabinieri, che hanno VERIFICATO l'accaduto recandosi sul posto”.

Il giorno successivo, 20 Giugno, la Sindaca Virginia Raggi sulla sua pagina facebook, alle 11:25, pubblica il video girato e montato dal consigliere Paolo Ferrara.
Questi post, che vengono rilanciati migliaia di volte sui social, ricevono centinaia di commenti che non vengono moderati, in cui in modo esplicito si fa riferimento non ad un atto vandalico bensì ad un attacco mafioso a tal punto che un’ora dopo (12:52) la notizia viene ripresa da La Repubblica “Ostia, chiodi e vetri sulle spiagge libere: "Così i clan vogliono tornare a dettare legge". Addirittura viene intervistato un dipendente del Municipio X, addetto alla pulizia dell’arenile, che dichiara “"Ormai siamo in guerra. Ogni mattina troviamo le spiagge vandalizzate da bande criminali. Mi domando se non sia meglio rimettere i chioschi abusivi e cedere al ricatto di queste persone". Il dipendente curiosamente riporta le stesse frasi del consigliere Paolo Ferrara arricchendole di particolari investigativi incomprensibili “Stamattina abbiamo trovato un carrello di cartone di un supermercato alla spiaggia ex Amanusa e totalmente sporcata di proposito”. L’articolo conclude affermando che “il X Municipio ha già sporto denuncia, al momento contro ignoti” e che le forze dell’ordine “qualche sospetto già lo hanno”.
La notizia esce su diverse testate sempre sulla falsa riga di quella di La Repubblica, compreso su La Stampa <>
Lo stesso Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, il 20 Giugno alle ore 20.02 scrive “Pronti a difendere con tutte le istituzioni le spiagge libere di Ostia contro il ricatto e le minacce della mafia”.

I cittadini del Municipio X, bollati da anni di essere mafiosi e collusi, vorrebbero sapere, vista l’eco nazionale che ha avuto la notizia e la gravità dell’accaduto definito “atto criminale” dalla Sindaca e “minacce della mafia” dal governatore del Lazio:

1) Se i Carabinieri hanno eseguito delle investigazioni sul luogo del crimine, fatto rilievi fotografici o di altra natura, sentito i testimoni e stilato un verbale. Se hanno richiesto il sequestro dell’area, scena del crimine o hanno dato il beneplacito (a chi?) a rimuovere i detriti (chiodi, vetri, carrello e quant'altro)
2) Se la denuncia depositata presso il Comando dei Carabinieri è stata fatta dal Municipio X o dal consigliere Paolo Ferrara e in questo caso se a nome dell’Amministrazione o a titolo personale. Se si tratta di denuncia contro ignoti o di un esposto e se in tale atto si fa riferimento al solo ritrovamento di chiodi nella sabbia o ad altri atti intimidatori. Se l’Amministrazione ha fatto altre denunce o esposti in passato e se sì quali e se sono stati fatti a titolo personale.
3) Quando è stata pulita la spiaggia ex-Amanusa prima del 19 Giugno? Con che frequenza viene pulita, a quanto corrisponde in termini di frequenza la pulizia della spiaggia che “avviene regolarmente (anche) con l’erpice” secondo quanto dichiara la Sindaca” - «Se quei chiodi fossero stati già lì, sarebbero stati rimossi», se tale pulizia avviene nel rispetto dell’ordinanza balneare sindacale e secondo contratto con la ditta che ha in appalto la pulizia della stessa. Perché la spiaggia è stata, contrariamente a quanto affermato dal consigliere Ferrara, dalla Presidente Di Pillo e dalla Sindaca Raggi, riaperta poche ore dopo una semplice pulizia con la vagliatrice e perché sono emersi rifiuti di ogni tipo visto che la Sindaca ha dichiarato che viene “regolarmente” utilizzato l’erpice mentre l’assessore all’Ambiente, Alessandro Ieva, dichiara sulla sua pagina facebook che le spiagge vengono vagliate 2 volte al settimana? (Il Messaggero, il 22 Giugno, scrive <<“All'ex Amanusa sabato sera è arrivata la vagliatrice a ripulire l'arenile da chiodi e schegge di vetro. Una bonifica che in realtà è stata solo superficiale, come hanno lamentato in molti già ieri mattina. «La macchina ha sollevato i rifiuti che erano nascosti sotto la sabbia dicono servirebbe una ruspa per un intervento più profondo e risolutivo». Dalla sabbia sono spuntati fuori tubi, corrugati, sassi e residui del vecchio chiosco demolito>>). Perché dopo l’abbattimento del chiosco nel 2017 l’area non è stata bonificata? Infine, sarebbe interessante capire, viste le dichiarazioni del dipende a La Repubblica sopra riportate, se la pulizia viene eseguita dai dipendenti del Municipio X o in subappalto?
Poiché nessuno del M5S ha smentito che si tratti di una atto intimidatorio di stampo mafioso, perché non è stato convocato un Consiglio Straordinario urgente con l'Osservatorio Provinciale per l'Ordine e la Sicurezza, il Prefetto, i Carabinieri?

mercoledì 8 luglio 2020

PAOLO FERRARA (M5S) E LE INTERCETTAZIONI CON PARNASI

MAGO ZEPPOLINO E L'OSSESSIONE PER LA ROTONDA. LE INTERCETTAZIONI CON PARNASI
"ciò che dici, ciò che fai, ciò che pensi e ciò che sei qui da noi viene tutto da un unico posto chiamato coerenza" (2016 - Zeppolino)

"
dobbiamo capire .... quali sono nella tua testa quali sono tutti quanti quelli che qualificheremo come interventi ... ehm... diciamo da realizzare" (Parnasi Luca)


Il consigliere Paolo Ferrara, ex capogruppo del M5S in Campidoglio e reale reggente del Municipio X di Roma Capitale, è più noto con il soprannome di Paolino Zeppolino benché abbia frequentato il corso triennale di recitazione presso il teatro Dafne nel 2003. Una delle sue principali ossessioni è la "Rotonda" in fondo alla Cristoforo Colombo, ma la "Fontana dello Zodiaco" non gli ha portato fortuna in questi anni, forse perché Saturno lo abbandonerà solo a dicembre.
Presentato il progetto di riqualificazione in pompa magna il 29 marzo 2019, il restauro della fontana e della pavimentazione, chiuse nel 2016, non parte, nonostante Zeppolino dichiari che i lavori sarebbero iniziati a giugno e conclusi entro la fine del 2019.
La cantierizzazione viene dichiarata il 17 gennaio 2020, due anni dopo il finanziamento e tre mesi dopo l'aggiudicazione dell'appalto. Consegna - si saprà poi, perché all'albo pretorio la data del fine lavori stranamente non è indicata - 20 luglio 2020. "Ci sono voluti sedici mesi per attuare un provvedimento deciso e finanziato dal Campidoglio a dicembre del 2017 ...complice la noncuranza degli uffici e la carenza di personale per la progettazione dell’opera", scrive Il Faro online (*). Ma Zeppolino tuona: "negli ultimi tre anni abbiamo lavorato. In questi giorni è partito il restauro e la consegna sarà nel mese di luglio. Un lavoro così non è mai stato fatto".
Curiosa la "carenza di personale per la progettazione dell'opera" in Risorse x Roma, così sempre iperattiva sul Lungomare di Roma Capitale. I rendering sono sempre andati forte, tant'è che Zeppolino ne ha presentati a raffica in questi anni sui social, finiti anche in un'ordinanza della Procura nell'inchiesta "Stadio della Roma", con l'accusa di aver chiesto al costruttore Luca Parnasi un progetto di restyling del Litorale di Ostia che Zeppolino «presentava come proprio» (**). La sua posizione penale nella vicenda dello Stadio della Roma (progetto tornato in auge in questi giorni) verrà stralciata, ma rimane il dato politico di non aver rifiutato l’approccio di Parnasi e aver richiesto il famoso progetto di restyling, cosa che gli costerà la poltrona di capogruppo del M5S.

Ecco alcuni dei passaggi delle intercettazioni.
(Per chi se lo fosse scordato, Giampaolo Gola è l'ex Assessore allo Sport, di nomina dunque politica e fiduciaria dei grillini del Municipio X, a processo per lo scandalo dello "Stadio della Roma" (***) )

4 ottobre 2017 (Pag. 173 di 387)

- Alle ore 13.32, Luca Parnasi parla con Paolo Ferrara, che lo sollecita a raggiungerlo alle 14.30 ad Ostia. Parnasi dice che all'incontro verranno Luca (Caporilli) e Giulio (Mangosi) perché lui sta correndo a Milano per un altro impegno.

Ferrara Paolo: Luca?
Parnasi Luca: Grande Paolo come stai?
Ferrara Paolo: Ciao bene, senti maaaa .... state venendo?
Parnasi Luca: Guarda passsa Luca .... e Giulio alle due e mezza perché io purtroppo ....
Ferrara Paolo: okay!
Parnasi Luca: .... mi hanno chiamato adesso gli americani e devo andare di corsa a Milano!
Ferrara Paolo: va bene dai, okay
Parnasi Luca: due...due e mezza in punto e se .... se non è un problema per te eh? se no
Ferrara Paolo: no no figurati no no no no, va bene ma
Parnasi Luca: come ti pare a te, scegli tu
Ferrara Paolo: eee che ne so? Dimmi tu e se tu puoi sta...vuoi esserci...eh
Parnasi Luca: no io voglio .... io voglio che loro facciano un ... prima ... un ... un discorso di analisi per capire il territorio, poi intervengo io!
Ferrara Paolo: va bene, dai, okay allora va bene, aspetto che mi chiamano dai!
Parnasi Luca: io ... alle due e mezza sono esattamente lì alla Rotonda!
Ferrara Paolo: va bene!
Parnasi Luca: due e mezza, due e quarantacinque!
Ferrara Paolo: ciao, grazie
Parnasi Luca: un abbraccio ciao ciao ciao
Ferrara Paolo: ciao ciao

Dopo 10 minuti, alle 13.42, Ferrara Paolo chiama Parnasi Luca che gli ribadisce che all'incontro saranno presenti Luca (Caporilli) e Giulio (Mangosi) perché lui ha un altro impegno a Milano. Parnasi aggiunge che saranno proprio Luca e Giulio che dovranno occuparsi della questione che è al centro dell'incontro dopo che lui (Ferrara) gli avrà specificato quali sono gli inteventi che possono essere realizzati. Parnasi dice a Ferrara che se vuole che sia presente anche lui possono spostare l'appuntamento. Ferrara dice che si incontrerà con Luca e Giulio ai quali rappresenterà le idee che ha.

Ferrara Paolo: Luca di'
Parnasi Luca: Paolo scusami, no per dire ... solo per chiarezza ... io ti stavo chiamando, ti avrei chiamato tra qualche momento ma tu mi hai anticipato la telefonata .... e io volevo aspettare se tu avevi avuto qualche impegno e per cui ti avrei detto che io sono stato chiamato, dovrei prendere un treno alle tre per andare a Milano e ... con gli americani perché stiamo definendo con tutti gli investitori del pacchetto, me l'hanno anticipato, dovevo prendere l'aereo alle cinque e mi ero organizzato per venire ad Ostia però ho preferito mantenere l'appuntamento allora io pre ... preferisco che Luca come dire, faccia insieme a Giulio una parte di screening che serve come dire a ... a ... a ... a mettere in campo anche un po' di risorse su questa vicenda perché secondo me .... per fare un lavoro fatto bene ... è molto importante molto molto molto importante, uscire dalla parte della teoria alla parte pratica, per fare la parte pratica dobbiamo capire .... quali sono nella tua testa quali sono tutti quanti quelli che qualificheremo come interventi ... ehm... diciamo da realizzare la cui finalità poi, diciamo dal punto di vista operativo io guardo dal ... dal ... dal punto di vista finanziario economico perché è chiaro che per fare una roba fatta bene devi andare a inve...a ... a coinvolgere degli investitori. Quindi questo è il senso, io ho preferito mantenerlo ma se vuoi spostarlo perché preferisci anche la mia presenza io lo sposto, scegli tu per ... come ti pare a te, magari io ... io penso che mi stavi chiamando perché c'avevi la campagna in corso e quindi è ... è ... è giornata calda pure per te! Però ripeto, come tu preferisci io faccio, per me se ... se lo manteniamo perché poi ... loro si erano tenuti il tempo e saremo venuti in tre e ... e quindi diamo è ... è .... vale la pena perdere un'ora per dargli tu quali sono i tre-quattro bullett points su cui operare, se invece pensi che la vuoi rifare perché sei incasinato e ... è meglio che ci sono anche io in prima battuta lo rispostiamo mi chiedo ... chiedo scusa ma a me m'hanno chiamato gli americani pochi minuti fa m'hanno detto "Luca devi ... devi prendere il treno delle tre perché c'abbiamo una riunione alle sei" e io purtroppo in questo momento ... sono soggetto un po' alla questione del montaggio finanziario, perché poi alla fine 'sto stadio toccherà pure ... costruirlo ... pronto? ... Paolo? Mi senti? ecco mi senti? ... m'hai sentito che ho detto?
Ferrara Paolo: sì sì sì, assolutamente sì.
Parnasi Luca: eh!
Ferrara Paolo: ma va benissimo, mi incontro con loro e gli ... gli ... gli relaziono ...
Parnasi Luca: perfetto dai
Ferrara Paolo: ... due o tre idee che abbiamo dai!
Parnasi Luca: perfetto ... e poi ... e poi ci penso io ... e poi guarda tanto in tempo reale io domani sono a Roma!
Ferrara Paolo: ma sì, sì sì!
Parnasi Luca: eeee mi metto a lavorare!
Ferrara Paolo: stai tranquillo, grazie Luca ciao, ciao!
Parnasi Luca: scusa, scusami Paolo, un abbraccio
Ferrara Paolo: figurati ciao ciao
Parnasi Luca: ciao Paolo
Ferrara Paolo: ciao

Il 20 ottobre 2017 Caporilli chiede al sodale Teofili Sergio, altro cugino di Parnasi Luca, nonché dipendente di Eurnova, di reperire documenti catastali relativi al Lungomare di Ostia all'altezza dell'incrocio con la via Cristoforo Colombo dove, dice "c'hanno chiesto di pensare ad una potenziale .... diciamo ... offerta di riqualificazione" e Caporilli aggiunge "ne parliamo con qualche progettista per fargli presentare quattro tavole".


E' il 17 giugno scorso: l'imprenditore chiamato a gestire le ristrutturazione della fontana realizzata da Pier Luigi Nervi si presenta alla stazione di via dei Fabbri Navali per denunciare ai carabinieri una serie di pesanti minacce subite, che finisce con tre arresti (****).

__________________________________________________________

(*) https://www.ilfaroonline.it/2019/04/26/ostia-restauro-della-rotonda-appalto-al-via-16-mesi-attesa/271805/

(**) https://www.nextquotidiano.it/paolo-ferrara-parnasi-lungomare-ostia/

(***) https://www.nextquotidiano.it/stadio-della-roma-processo/

(****)
Ostia, pizzo sull'appalto della RotondaTentata estorsione al cantiere della fontana dello Zodiaco Minacciato un imprenditore: «Cinquemila euro o brucia tutto»
L'OPERAZIONE
«Stiamo con i napoletani, quelli di Ostia: dacci 5mila euro o ti bruciamo il cantiere». Un'estorsione con il metodo mafioso è stata scoperta dai carabinieri del Gruppo Ostia. Al centro l'appalto del Comune di Roma per la ristrutturazione della fontana dello Zodiaco, quella che collocata sulla Rotonda alla fine della Cristoforo Colombo. A far partire la gara è stata la giunta M5S del X Municipio, ma una volta aggiudicata sono arrivati i problemi. In tre si sono presentati davanti all'imprenditore che aveva vinto il bando per chiedergli soldi. I tre, due italiani ed un albanese, tutti residenti nel comune di Fiumicino, avevano contattato il titolare del cantiere agli inizi del mese di giugno scorso e, dopo aver paventato l'appartenenza al gruppo criminale dei napoletani, radicato da tempo ad Ostia ed analogo ai noti clan Fasciani e Spada, avevano richiesto la somma di 5mila euro, sotto la minaccia di danneggiare il cantiere in caso di rifiuto.
LA TESTIMONIANZA
Per i tre estorsori, per cui è stata ipotizzata l'aggravante dal metodo mafioso, identificati anche grazie alla tempestiva denuncia dell'imprenditore, si sono aperte le porte del carcere romano di Regina Coeli. «Mi hanno detto che non erano né Spada, né Fasciani, ma che appartenevano ai cosiddetti napoletani di Ostia e che qui ora comandavano loro», ha raccontato la vittima agli inquirenti. Una minaccia pesante soprattutto alla luce del nuovo riassestamento criminale nel litorale che, appunto, racconta l'ascesa dei «napoletani». Il gruppo degli emergenti che fa capo a Barboncino, quello per il quale si scomodò perfino Diabolik, al secolo Fabrizio Piscitelli, per firmare con un Casamonica il patto di Grottaferrata che avrebbe dovuto garantire la pax criminale su Ostia. Con gli Spada e i Fasciani in carcere, si impone sulla piazza di Ostia Marco Esposito, alias Barboncino, uno dei pregiudicati più temuti di Ostia per la dimestichezza con le armi. Messo alla porta da don Carmine, perché troppo imprevedibile e ingovernabile Esposito entra prima nella batteria dei Triassi e poi in quella degli Spada con cui però entra in aperto conflitto nel 2013, sparando a una gamba, in una notte di luglio, Ottavio Spada e mancando per un soffio lo zio di Romoletto, uscito indenne dal conflitto a fuoco Secondo la testimonianza dell'imprenditore, due fratelli pugili di Fiumicino (insieme a un picchiatore albanese) lo aveva contattato telefonicamente per ammonirlo del fatto che sarebbe stato lo stesso professionista a dover chiamare loro, e non viceversa, per «non avere problemi» e «proseguire i lavori senza incidenti». Minacce fatte anche di presenza al cantiere con il gruppo dei tre che, sistematicamente, faceva pressioni alla vittima. L'attività investigativa dei carabinieri del Gruppo Ostia, agli ordini del colonnello Pasqualino Toscani, è stata minuziosa e capillare quanto brillante: l'arresto dei tre, infatti, è arrivato in flagranza di reato. Un'inchiesta portata avanti con l'attenzione e la professionalità che contraddistingue gli uomini dell'Arma del Lido che stanno dando filo da torcere alle organizzazioni criminali che nel giro di tre anni, dall'insediamento del nuovo comandante, sono completamente messe all'angolo. L'operazione di ieri evidenzia anche la fiducia della gente nei confronti dei militari di Ostia. Le cose sono cambiate davvero: ora denunciare non fa più paura. (Mirko Polisano, Il Messaggero - 8 Luglio 2020)