lunedì 4 aprile 2011

P.D.: Partito Derby

Nell’amministrazione non servono tifosi, ma buoni amministratori. Ciò comporta che possiedano un minimo di conoscenza degli argomenti di cui trattano. Ci domandiamo se i consiglieri Foschi e Pelonzi del PD, rispettivamente vicepresidente della commissione sport della Regione Lazio e della commissione sport di Roma Capitale, così come l’Assessore alla Provincia di Roma per le Politiche dello Sport, Patrizia Prestipino (PD), conoscano l’argomento degli stadi di calcio e se esprimono nei loro comunicati stampa la posizione ufficiale del Partito Democratico. In caso affermativo c’è da essere seriamente preoccupati. E’ bene che venga chiarita la cosa una volta per tutte, così i militanti e i simpatizzanti sanno come regolarsi.

Volendo pensare che le loro ultime esternazioni siano frutto di un atteggiamento da tifoso, gli ricordiamo che con la c.d. “Legge per gli stadi” (proposta n.2800 del 7 ottobre 2009) si avranno:

- Una drastica riduzione della burocrazia in materia. Addirittura la possibilità per le istituzioni di rilascio delle autorizzazioni in appena 60 giorni e l’ottenimento di un incentivo statale (di circa 20 milioni di euro) come ammortamento per coprire gli interessi derivanti dai mutui.

- La possibilità di ottenere terreni gratuitamente da costruttori (ripagabili con cubature nelle aree dello stadio) se non addirittura dai Comuni. I presidenti delle società di calcio avranno quindi la possibilità di investire senza alcun rischio d'impresa.

- Accanto agli stadi sono previsti centri commerciali e nuovi quartieri. Infatti all’art.2 delle legge (attualmente al vaglio della VII Commissione permanente, addirittura dal 15 ottobre 2009), è previsto che all'interno della dicitura «complesso multifunzionale» siano previsti «eventuali insediamenti residenziali o direzionali tali da valorizzare ulteriormente il complesso». I «soggetti proponenti» per la costruzione di nuovi stadi possono essere le società di calcio ma anche «soggetti privati o pubblici che, al fine di effettuare investimenti sullo stadio o sul complesso multifunzionale, stipulino un accordo con la medesima società sportiva per la cessione stessa del complesso multifunzionale o dello stadio». In poche parole, qualsiasi costruttore può proporre la costruzione di uno stadio, in accordo con la società di calcio della città, e usufruire così dei finanziamenti e dei vantaggi della legge sugli stadi.

- I finanziamenti verranno erogati grazie a un Piano triennale del Governo (soldi pubblici, dunque nostri), per accedere ai quali basterà presentare un qualsiasi progetto entro 6 mesi dal varo della legge. Ma i vantaggi per i costruttori non finiscono qui: il sindaco del Comune su cui verrà costruito lo stadio, infatti, dovrà promuovere un accordo di programma, da chiudersi entro 6 mesi, «anche al fine di approvare le necessarie varianti urbanistiche e commerciali per conseguire l'effetto di dichiarazione di pubblica utilità» entro 60 giorni dalla presentazione dello studio di fattibilità da parte del soggetto proponente. «Nel caso in cui l'accordo di programma comporti variazioni degli strumenti urbanistici» come il piano regolatore, «l'adesione del sindaco deve essere ratificata dalla giunta comunale entro 30 giorni». In pratica, si stabilisce ex lege "per gli stadi" perfino l'agenda dei Consigli.

- Inoltre, per ristrutturare gli stadi esistenti o procedere alla loro trasformazione in complessi multifunzionali, oltre a poter-dover cedere l'area dello stadio con affidamento diretto per non meno di 50 anni alle società sportive, il Comune può prevedere addirittura la possibilità «di un ampliamento edificatorio delle cubature».

- Infine se venissero approvate anche le leggi abbinate (come la proposta n.1881, art.8) c’è addirittura la possibilità per i Comuni di esentare, per almeno 10 anni (!) «le superfici degli impianti sportivi nuovi o ristrutturati dall'Ici, dalla Tarsu, dagli oneri di urbanizzazione e di costo di costruzione».

Anche un cittadino che di professione non è urbanista, architetto o ingegnere, capisce che si tratta di una legge non per gli stadi, ma per una nuova mega-speculazione edilizia a danno della città.

Senza parlare del fatto che è allarme stadi vuoti e a Roma si pensa di costruirne ben due nuovi. E dove ? Lo stadio della Lazio è previsto in area esondazione del Tevere con vincoli paesaggistici (600 ettari di proprietà di Mezzaroma, con le seguenti cubature: stadio, quattro ristoranti nei torrioni, tre campi di calcio esterni, uno per il calcio a 5, sei campi da tennis, uno da rugby, uno da football americano, uno per l’hockey su prato e uno per l’arco, un diamante per il baseball, una pista di atletica, quattro piscine, un palazzetto per basket e volley, gli uffici del club, il museo della Lazio, un centro commerciale su due livelli, un albergo a 4 stelle, parcheggi per 40 ettari e altri 25 ettari per un parco giochi, villette per 650.000 mc, per un totale di 1,5 milioni di mc). Quello della Roma invece in un’area dell’agro romano, ormai ridotto a cartolina, nonché archeologica (sono stati già rinvenuti una villa romana di età imperiale e una necropoli) per un intervento urbanistico che prevede attorno al nuovo stadio migliaia di appartamenti per un totale di 300 mila metri cubi e chissà quanto altro ancora.

Il governo del territorio è ormai legalmente e dichiaratamente passato nelle mani della speculazione fondiaria con tanto di resa senza condizioni di chi il pubblico lo amministra.

Attendiamo lumi dal Partito Democratico.


(Fonte: Daniele Nalbone, Liberazione 24/11/2010, pag 5.)

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