sabato 4 luglio 2009

Gelli e Piscolla: doppia "L", due volte libertà

Oggi, la polizia è venuta a casa mia per comunicarmi che sono stata denunciata d’ufficio perché avrei manifestato senza autorizzazione e ho dovuto eleggere domicilio per le notificazioni di legge relative al procedimento penale. Non è questa la sede per un dibattito processuale che stabilisca come siano andati i fatti. Se ci sarà lo farò nelle sedi opportune. Però voglio fare alcune considerazioni a più ampio respiro. Ieri sera ho assistito al dibattito alla festa dell’Unità di Ostia Antica con David Sassoli, Alessandro Fulloni e Paolo Pau sul problema dell’informazione e della libertà in questo Paese. Erano presenti diversi giornalisti locali. Senza fare il nome dell’ambasciatore (che non porta pena), mi è stato riferito che il direttore di una nota televisione locale ha chiesto di intercedere nei miei confronti perché non ha gradito i miei comportamenti. Ecco, nella stessa serata in cui si parla dello stato dell'informazione in Italia, della sua concentrazione in poche mani e del tentativo dei poteri forti di chiudere le voci libere, fuori dal coro, del fatto che la mancanza di informazione ha a che fare direttamente con la democrazia e la libertà d'espressione, della chiusura delle testate indipendenti dal potere e dalle sue direttive, della preoccupazione di un ritorno al fascismo ... ecco nello stesso preciso momento un direttore, sul cui operato, in occasione della contestazione del premio a Licio Gelli, ho fatto un esposto all’ordine dei Giornalisti, invece di rispondere alla mia mail o di telefonarmi (come ha fatto con altri), manda, come nella più antica tradizione borbonica, un emissario, non perché io possa esercitare un mio diritto e lui un suo dovere, previsto dalla categoria alla quale appartiene, ma per chiedermi di fare un passo indietro.
Questa è la mediocrità di questo misero Municipio.
Oggi, con chiaro intento intimidatorio, mi si ripete "d'ufficio"che devo stare tranquilla, guarda caso alla vigilia dell'inaugurazione del Polo Natatorio di Ostia e non solo.
Questa si chiama prepotenza, che spesso sfocia in repressione e qualche volta anche in galera.
Diceva Benjamin Disraeli che con la giustificazione della necessità si compiono i delitti più spaventosi e, aggiungo io … si alzano i toni anche degli innocenti.

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