sabato 14 gennaio 2012

Complanari C. Colombo: non si realizzeranno. Gli ‘escamotage’ del Comune di Roma per rendere legale ciò che è illegittimo e cementificare la città.

Le complanari della Via Cristoforo Colombo non si faranno. Le motivazioni della loro non fattibilità sono contenute proprio nell'ordinanza del Sindaco di Roma n.265 del 17 febbraio 2010, con cui si autorizzano le complanari.

Tutto ha inizio il 19 novembre 2009 con la nota n.57687 dell'Assessore alle Politiche dei LL.PP., Fabrizio Ghera, con la quale viene richiesto l'inserimento nel 'Piano di riqualificazione delle strutture viarie e per la mobilità' dell'intervento di 'Realizzazione delle complanari della Via Cristoforo Colombo', opera a cui è stato attribuito il codice di classificazione C1.1-079. Si tratta di due corsie per senso di marcia in affiancamento all'attuale Via Cristoforo Colombo per una sezione stradale di mt. 9.50 ed una lunghezza totale di circa mt. 3.800, "oltre alla riqualificazione del viadotto esistente sul Fosso di Malafede". La realizzazione è finanziata, nel Piano degli Investimenti allegato al progetto di bilancio 2010-2012, per un importo di 16 milioni di euro tramite 'alienazione di beni' (codice OP1002210001).

Premesso che i fondi dovevano reperirsi già nel 2010, ma così non è stato, il problema principale è nella fonte di finanziamento, così come consentita dal Testo Unico degli Enti Locali (D.lgs. n. 267/2000), Parte II, Titolo IV, Capo I, art.199, comma 1, lettera c). L'alienazione di un bene interessa infatti il patrimonio disponibile dell’ente, in questo caso il Comune di Roma, che può essere utilizzato per la realizzazione di opere pubbliche, l’acquisizione di altro patrimonio immobiliare o la copertura di perdite di gestione delle aziende pubbliche di trasporto (ATAC). I singoli segmenti di beni in cui si può suddividere il patrimonio del Comune di Roma, sono:

1- Il patrimonio a reddito e di Edilizia Residenziale Pubblica (E.R.P.);
2- I beni ad uso istituzionale: gli edifici scolastici, i servizi e gli uffici dell'ente (centri sociali, culturali, strutture sanitarie e di assistenza, mercati, uffici centrali e sedi locali);
3- Le aree, i terreni ed il verde pubblico;

4- I beni storico artistici e del patrimonio archeologico monumentale (aree archeologiche, monumenti, musei, gallerie, teatri, edifici vincolati, ville storiche, cimiteri).

Esclusi i beni di cui ai punti 2) e 4) per ovvii motivi e i beni del punto 3) (in quanto al Comune conviene costruire sopra i propri terreni piuttosto che venderli), per finanziare tramite 'alienazione di beni' le complanari della Via Cristoforo Colombo, resta solo parte del punto 1). Infatti secondo il comma 5 dell’art.1 della Legge 24 dicembre 1993 n. 560, il ricavato dell'alienazione degli alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica è utilizzabile esclusivamente per la realizzazione di programmi finalizzati allo sviluppo di tale settore e non per altro (le complanari della Colombo, ad esempio). In particolare con la Legge 266/2005 (Finanziaria 2006) è stato stabilito che i proventi da questo tipo di alienazione sono destinati:

a) alla realizzazione di nuovi alloggi;
b) al contenimento degli oneri dei mutui sottoscritti da giovani coppie per l’acquisto della prima casa;
c) a promuovere il recupero sociale dei quartieri degradati;
d) per le azioni in favore di famiglie in particolare stato di bisogno.

Del punto 1) restano dunque solo le unità immobiliari che non hanno finalità di edilizia residenziale pubblica, la cui alienazione però (secondo sentenza del TAR Lazio - Roma, n.10993, 8 novembre 2007) dovrebbe essere preceduta da una gara per pubblici incanti, risultando illegittimo procedere a trattativa privata. Ci sono però due ‘escamotage’ che il Comune di Roma sta percorrendo di questi tempi per rendere legale quello che è illegittimo. Uno è il meccanismo impiegato per esempio all'interno della Proposta n. 53/2011, in discussione questi giorni presso l'Assemblea Capitolina. Si tratta dell'autorizzazione all'alienazione del diritto di cubatura in capo a Roma Capitale di cui all'art. 7, comma 3 della Convenzione relativa all'ATO 110 Riserva Verde ('Parco di Plinio' all'Infernetto, Via Salorno).

In altre parole, accade questo. Il Comune stipula con un privato una Convenzione Urbanistica, consentendogli una maggiore edificazione concentrata in singoli comparti grazie allo strumento della compensazione edificatoria. Poi, lo stesso Comune si ritaglia su questa maggiore edificazione un diritto di cubatura, su cui si riserva di definirne le modalità di fruizione. Quindi, prima della costruzione dei singoli comparti, si vende le cubature senza alcuna trasparenza e pubblicità come invece dovrebbe essere per assicurare un maggior introito per l'amministrazione. Nel caso della convenzione 'Parco di Plinio' all'Infernetto, si tratta di 2.113,5 mq derivanti dalla compensazione del comprensorio E1 Monti della Caccia e di 1.733.30 mc di diritto di cubatura per il Comune di Roma, in pratica un edificio chiamato Z6 a 4 piani da edificarsi sopra i resti interrati di un acquedotto romano per la cui salvaguardia si schierò addirittura nel 2008 la Presidenza della Repubblica. In questo modo si procederà anche per la convenzione urbanistica da 200 mila mc (sempre all'Infernetto) legata al costruttore romano Sandro Parnasi, Presidente di Parsitalia, realizzatore del centro commerciale Euroma2 all’EUR, dove atterrerà la compensazione edificatoria di Monte Arsiccio.

Il secondo ‘escamotag’e è quello di legare le sorti delle complanari della via Cristoforo Colombo a quelle del fumoso e inesistente progetto del 'Waterfront', cioè il milione di metri cubi voluti da Alemanno sul lungomare di Ostia. E' stato Errico Stravato, Direttore del Dipartimento Programmazione e Attuazione Urbanistica di Roma Capitale, a dichiarare il 15 luglio 2011 che "le complanari della via Cristoforo Colombo saranno derivate dalla valorizzazione del lungomare di Ostia". Il meccanismo è sempre lo stesso: concedere maggiori cubature ai costruttori, riceverne parte in cambio per un finto uso pubblico per poi rivenderle prima delle edificazioni, ma le cubature in più non sono concesse dalle compensazioni edificatorie bensì da progetti strategici per opere di pubblica utilità.

Allora, perché non si faranno le complanari della via Cristoforo Colombo? Primo perché 16 milioni di euro per le sole complanari, considerando un valore ottimistico di alienazione di 2 mila euro/mq, corrispondono almeno a nuovi 25 mila mc di cemento e non sarà possibile farlo in trattativa privata. Secondo, perché il sistema di finanziamento attraverso l'alienazione di beni per la realizzazione di opere viarie non è limitato alle sole complanari, ma anche alla viabilità ancora da realizzare, tra cui l'adeguamento della Via del Mare – Via Ostiense in entrata a Ostia, per un totale generale di oltre 43 milioni di euro (altri 70 mila mc di cemento).

Fare nuove strade dunque significa portare nuovo cemento, senza mai recuperare il gap precedente. Barattare ogni km di strada con 6 mila mc di cemento è quello che vogliono i cittadini ?

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