Aumenta la disoccupazione. I dati parlano chiaro: c’è una crescita della sotto-occupazione e del tasso di inattività, soprattutto al Sud e anche fra gli uomini. Un fenomeno destinato a peggiorare nei prossimi mesi, ma nessuno ne parla. Il rischio è che l'abbassamento ulteriore del tasso di attività marginalizzi ancora di più proprio le regioni più povere e con più basso tasso di occupazione.Non è solo aumentata la disoccupazione. È aumentata la sotto-occupazione, nella forma di part-time involontario.
L’aumento del lavoro a tempo parziale è cresciuto del 2,4 per cento e riguarda esclusivamente donne, che dichiarano che non si tratta di una loro scelta. Soprattutto, nel Mezzogiorno è poi aumentato il tasso di inattività, tra le donne, ma anche tra gli uomini.
Il tasso di attività complessivo nel Mezzogiorno si è ulteriormente ridotto rispetto a quello delle altre regioni, attestandosi al 52 per cento cioè 11 punti in meno del tasso nazionale e 17,8 in meno di quello del Nord. Nel caso delle donne la distanza è molto più consistente: quasi 15 punti in meno del tasso nazionale e 24 in meno rispetto al Nord .
L’aumento del tasso di inattività nel Mezzogiorno, tra le donne, ma ora anche tra gli uomini, per certi versi segnala una situazione ancor più grave dell’aumento del tasso di disoccupazione. Si tratta di forza lavoro scoraggiata, fuori da ogni circuito di “attivazione” e persino fuori da ogni interesse e preoccupazione pubblica. Si tratta sia di uomini sia di donne che, secondo quanto dichiarano, non cercano (più) un’occupazione perché pensano di non trovarla. Ma il loro ritirarsi dalle forze di lavoro li rende invisibili come problema da affrontare. E infatti di loro non si parla in questi giorni, in cui tutta l’attenzione, nazionale e internazionale, è concentrata sulla contabilità, pure drammatica, dei disoccupati.
Esistono delle conseguenze perverse dell’utilizzo del solo tasso di disoccupazione, in particolare femminile, come indicatore di area svantaggiata.Ad esempio la Calabria, che ha un basso tasso di disoccupazione femminile solo perché le donne hanno un bassissimo tasso di attività, è stata esclusa dagli incentivi dell’Unione Europea destinati alle imprese che assumono donne nelle “aree svantaggiate”.
C’è ora il rischio che l’abbassamento ulteriore del tasso di attività, e il coinvolgimento nel fenomeno di una quota di uomini, marginalizzi ulteriormente proprio le regioni più povere e a più basso tasso di occupazione rispetto a politiche orientate esclusivamente a contrastare la disoccupazione e sostenere il reddito dei disoccupati (e neppure di tutti).
Nel nostro paese il problema del lavoro, con le sue conseguenze per la vita dei singoli e delle famiglie, non riguarda solo la disoccupazione, ma anche la sotto-occupazione e soprattutto l’inattività – delle donne, ma anche degli uomini, almeno al Sud.
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