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sabato 12 novembre 2011

Roma, PRG: un nuovo, perverso, devastante atto amministrativo densificherà i quartieri residenziali


Con la Decisione di Giunta Capitolina n.93 del 16 settembre 2011 si continua ad infierire sul cadavere del piano regolatore di Roma. Tecnicamente, in maniera molto complessa ed articolata, sono stati riscritti gli artt. 13, 52 e 53 delle Norme Tecniche di Attuazione (NTA) del nuovo PRG, il tutto inviato ad ottobre ai Municipi per espressione di parere. In pratica, si vuole lasciare ai costruttori campo libero di intervento nelle zone residenziali della periferia romana per edificare laddove fino ad oggi non era possibile, se non attraverso l’individuazione di un apposito strumento urbanistico e conseguente discussione in Assemblea Capitolina, preceduta (nei casi previsti) anche dal processo di partecipazione cittadina. Citiamo solo due punti, facilmente comprensibili da chiunque, a titolo esemplificativo:


1) tramite il semplice rilascio del permesso di costruire, si consentirà l'edificabilità (0,3 mq/mq) anche nelle aree ove il previgente PRG prevedeva zone agricole, verde pubblico e servizi, addirittura con possibilità di una maggiore edificazione tramite un contributo straordinario da pagare (ancora non definito nei criteri e nelle modalità di stima del calcolo);
2) con riferimento ai Programmi Integrati (PRINT), strumenti urbanistici nati per migliorare la viabilità e i servizi di aree già edificate mediante risorse private, si elimina la partecipazione dei cittadini e si consente di sottoporre la proposta da parte di soggetti privati anche quelli che non rappresentino, in termini di valore catastale o di estensione superficiaria, alcuna maggioranza.

In questo modo, non solo saranno ad esempio 'sanati' nel XIII Municipio scandali come Piccola Palocco o addirittura le Ville di Massimo (oggi bloccate dalla Procura di Roma), ma avranno via libera senza alcun controllo i PRINT di Pietralata, Macchia Saponara e Tor Bella Monaca (l'abbattimento delle torri è difatto un PRINT).Addirittura l'Avvocatura Capitolina si è espressa al fine di sbloccare le difficoltà interpretative delle NTA relative alle aree con destinazione pubblica, a vantaggio delle casse comunali, ma non dei diritti dei cittadini. Tale manovra è stata giustificata in nome della 'semplificazione amministrativa', del 'finanziamento di opere e servizi pubblici' e della 'perequazione urbanistica e finanziaria del PRG'.

Questo perverso, quanto devastante, atto amministrativo è stato elucubrato da due personaggi: il Direttore del Dipartimento Programmazione e Attuazione Urbanistica, Errico Stravato, e il Dirigente della U.O. Pianificazione Urbanistica Generale, Orazio Campo. Entrambi sono uomini del deputato Fabio Rampelli, AN, 'architetto demolitore' di riferimento per Alemanno. (Stravato, quando era ancora presidente del Circolo 'Obiettivo Roma Torre Angela - Tor Bella Monaca', si espresse con sperticate tipo "Efficacia, onestà, lealtà, passione, in sintesi Fabio Rampelli. Onore, Onore, Onore" (11 aprile 2002). E’ sempre Stravato che il 28 Aprile 2009, presso la sala “Verdi” dell’Hotel Quirinale a Roma, nella Commissione Urbanistica dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma, da lui presieduta, poco prima di essere ‘eletto’ in qualità di direttore del Dipartimento di Urbanistica del Comune, organizzava il seminario “Programmi Integrati, limiti e prospettive nel Piano Regolatore di Roma”).

LabUr nelle prossime settimane renderà pubbliche le nefandezze di tale 'decisione' dettagliandone gli aspetti tecnici. Rimarchiamo però che esiste un problema di conflitti che dovrà essere chiarito da parte del Comune di Roma:

Si edificherà, ad esempio, su aree agricole del vecchio PRG, con il solo permesso di costruire, dove potrebbero non essere adeguate le opere di urbanizzazione rispetto all’intervento previsto. Si dovrà pertanto dimostrare che l’area oggetto d’intervento attuativo diretto sia già servita da opere di urbanizzazione primaria, ovvero che siano previste solo piccole opere di completamento di infrastrutture esistenti.

La riscrittura delle norme tecniche di attuazione nel togliere la partecipazione va in conflitto con l'art.3, comma 1, lettera a) della delibera n.57 del Consiglio Comunale (2 marzo 2006, "Regolamento per l'attivazione del processo di partecipazione dei cittadini alle scelte di trasformazione urbana"), che prevede il processo partecipativo in caso di PRINT.

Siamo dunque di fronte ad un raffazzonato e spregiudicato atto amministrativo prodotto dalla Giunta Alemanno. Vengono in mente le ultime dichiarazioni dell’Assessore all'Urbanistica, Marco Corsini: «Colpire l'abusivismo edilizio, oltre a essere un segno di civiltà, è anche un monito per tutti coloro che vogliono fare i 'furbettì. La gente deve vivere e comportarsi nel rispetto delle regole». Ma Corsini, si guarda dentro casa sua ? Meno male che è uomo dell’Avvocatura di Stato.

giovedì 22 ottobre 2009

La disciplina sportiva del ‘lancio del mattone’

Pensavamo in tanti che il pranzo luculliano del nuovo Piano Regolatore di Roma non avesse lasciato spazio nemmeno per un caffè. Invece no. Si ricomincia con l’antipasto.
Si sa, chi fa sport ha necessità di reintegrare le calorie bruciate, sopratutto se pratica la disciplina del ‘lancio del mattone’.
Dopo le piscine per i Mondiali di Nuoto 09, arrivano gli stadi di calcio in vista degli Europei 2016. Insieme totalizzeranno un totale di cinque milioni di metri cubi di cemento sull’Agro romano. L’ Olimpico, sul quale si sono spesi e si continuano a spendere soldi pubblici, non si sa che fine farà.
Anche nel ‘lancio del mattone’ c’è bisogno dell’ ‘aiutino’ per vincere. Si chiama Crimi, un Ddl approvato all’unanimità dalla Commissione Cultura del Senato in sede deliberante, in nome della pubblica “utilità, indefferibilità e urgenza” di avere strutture più funzionali e moderne. Le squadre italiane di calcio potranno così ottenere le concessioni in affidamento diretto, senza gara e senza troppi vincoli in accordo di programma. Basterà presentare il progetto, chiudersi in una stanza e ottenere una votazione a maggioranza. Se l’Ambiente o i Beni culturali faranno storie ci penserà a rimuovere l’ostacolo, con buona probabilità, il Consiglio dei ministri. L’accordo consentirà le varianti al Piano regolatore. Tutto in nome del rilancio dell’economia delle città.
A Roma i nuovi impianti non prevedono solo lo stadio di calcio, ma residenze, uffici e negozi senza i quali l’operazione sarebbe in perdita secca. Crimi però pensa proprio a tutti. Il Coni, proprietario dell’Olimpico, potrà infatti cedere lo stadio «con affidamento diretto», con «la possibilità di un ampliamento edificatorio delle cubature che già insistono sull'area interessata». Tradotto significa ‘lancio del mattone’ in variante al Piano regolatore. E siccome Crimi è performante, sono previsti anche incentivi finanziari, un flusso di danaro straordinario al credito sportivo per concedere contributi in conto capitale sugli investimenti.
La Roma e la Lazio hanno annunciato i loro progetti per i due stadi. Il primo dovrebbe sorgere in zona Massimina, lungo l'Aurelia, sui terreni di proprietà di Scarpellini, il secondo in zona Tiberina, sui terreni di Mezzaroma a rischio idrogeologico. Il progetto della Roma prevede uno stadio di 55/60 mila posti su due livelli, infrastrutture, abitazioni e il più grande centro commerciale d'Europa. Le autorizzazioni urbanistiche non ci sono, nemmeno quella della Soprintendenza ai beni archeologici che ha dichiarato l'esistenza di una villa imperiale. Si attendono invece le tavole dell’impianto della Lazio.
Dunque anche gli ‘sport minori’ come il ‘lancio del mattone’ fanno uso di doping. Le società in crisi ottengono credito a tasso agevolato con soldi pubblici, basta esibire progetti edilizi approvati. Comune, Provincia, Regione e Governo apriranno i loro portafogli per risanare le casse private delle due società sportive. E i romani ‘si daranno all’ippica’ nell’Agro romano … quello delle cartoline di una volta.

mercoledì 23 settembre 2009

Piano Casa: no ai Casa-li.

E il Casale non c’è più. Cancellato. Trasformato in tante villette a schiera come ne è pieno l’entroterra del XIII Municipio. Ci troviamo in Via Antifonte di Ramnunte, nella zona Nuova Palocco, di fronte alla scuola elementare Palocco ’84. All’angolo con Vicolo Canale della Lingua, uno splendido casale si erge solitario a ricordo della vocazione agricola del XIII Municipio. Ma quanti ne esistono in tutto il nostro territorio ? Almeno 53, da una prima stima. Infatti la Carta dell’Agro Romano, che dovrebbe tutelare le presenza storiche, archeologiche e paesistiche presenti appunto nell’Agro Romano, non li censisce tutti (come il caso del Casale del Porro, all’Infernetto, nei cui pressi non solo è presente un acquedotto romano, ma esiste numeroso materiale archeologico in superficie). Scompare la storia del territorio, scompaiono gli spazi verdi ex-agricoli, ma soprattutto scompaiono gli spazi pubblici. Di recente, il 6 agosto, il Consiglio della Regione Lazio ha approvato il Piano Casa con 36 voti a favore e 9 contrari, consentendo (inizialmente) ai proprietari di
ristrutturare i casali oppure di trasformarli in piccole abitazioni da affittare a prezzo concordato, consentendo così un cambio di destinazione d’uso. Addirittura si è parlato di aprire sul posto asili nido. Si utilizzano, in questo modo, strutture oggi abbandonate, come stalle e vecchi magazzini, per farne, grazie alle loro cubature, alberghi, ristoranti, discoteche e finti agri-turismo, distruggendo l’unico elemento conservativo della campagna così com’era fino a 50 anni fa. Per fortuna, sempre il 6 Agosto, è stato votato l’emendamento all’articolo 2 della proposta di Legge Regionale che tutela i casali storici dell’Agro Romano e del territorio laziale. Potrebbe sembrare apparentemente una conquista e sulla carta effettivamente lo è. Ma se un casale come quello di Nuova Palocco (censito nel foglio 30S della Carta dell’Agro al numero 63) è comunque destinato a sparire, cosa ne sarà degli altri? E soprattutto cosa ne sarà di questi potenziali spazi pubblici a servizio dei quartieri dell’entroterra ostiense, nati come una città diffusa che hanno consumato ormai quasi tutto il territorio con le loro villette tutte uguali? Niente strade, piazze e giardini. Adesso neanche più gli spazi verdi agricoli.
Il suolo, su cui si sviluppa una città, è patrimonio della collettività anche se di proprietà di un singolo. E’ necessario dunque recuperare la memoria storica, ma soprattutto dare risposte alle nuove richieste di spazi pubblici che non possono tradursi in un aumento artificioso di ‘consumo di merci’. La politica deve ridurre il peso della rendita immobiliare che è in stretto rapporto con la rendita finanziaria e dunque con la speculazione, che non è imprenditoria.
L’azione che Italia Nostra sta portando avanti a sostegno della battaglia della Sovrintendenza Archeologica per la difesa e tutela dell’Agro romano ci auguriamo che non sia limitata solo ad alcuni municipi, ma estesa anche a tutti gli altri, compreso il XIII Municipio che ha conservato, meglio di altri, il patrimonio paesaggistico e storico di quella parte dell’Agro conosciuta come Marittima e che presto vedrà una delle cementificazioni più pesanti di Roma. Il Litorale infatti ha ricevuto premi di cubatura nel nuovo piano casa fino al 60% e il rischio fondato che si attui la visione fascista di espandere Roma “sopra altri colli lungo le rive del fiume sacro sino alle spiagge del Tirreno” diventerà una promessa mantenuta.