domenica 11 agosto 2019

"GAME OVER": I PROFESSIONISTI DEL DEGRADO DELLA PERIFERIA DEL MUNICIPIO X

La lingua italiana è maschilista e la sua dimostrazione umoristica la potete trovare qui (LINK) con un elenco di termini che fanno capire che certi nomi o certi aggettivi assumono un significato diverso a seconda che siano al maschile o al femminile.

Periferia ovviamente è femminile e dunque ha assunto valore negativo. Come le donne è complessa perché frutto di un complesso di fattori, ma viene sempre riassunta mentalmente in una precisa immagine spaziale degradata, violenta, disagiata, emarginata, insalubre, povera, disoccupata, ghettizzata, malfamata, criminale o addirittura terroristica contro tutte le ricerche statistiche o studi seri. Violenza e disagio abitano ogni luogo.
La cosa che fa più rabbia è che sulla parola periferia sedicenti professionisti e politici ci costruiscono carriere personali con soldi pubblici. Non c'è ormai alcuna scelta in ambito pubblico che sia supportata da analisi serie, da studi seri, da conoscenza delle dinamiche reali di un territorio.
Passi che Massimiliano Monnanni, presidente IPAB Asilo Savoia faccia marchette a Zingaretti e ai suoi amici di Parrocchietta Democratica (LINK), ma che questo comportamento sia tollerabile a livello istituzionale municipale proprio no. La periferia non è uno spazio occupato da parallelepipedi statici, ma flussi vitali in movimento di cui voi non conoscete nulla evidentemente.  Smettetela di giocare ai demiurghi calando scelte dall'alto di un vuoto pneumatico di cinici speculatori.  La partecipazione non è un comitato di benvenuto per il 'genio' o salvatore di turno, sedicente tecnico, politico e mediatico che sia.  Sarebbe ora di finirla con questa vostra pretesa di esprimere chissà perché domande e interessi collettivi, che sono per voi tali quando coincidono con i vostri progetti senza passare attraverso alcuna mediazione se non voi stessi per generare vantaggi particolari e non collettivi. Continuate anche voi a cavalcare l'immagine di Ostia criminale, a stare nel solco che vede nella città l'accentuarsi della restrizione degli spazi d’uso collettivi a scapito della socializzazione spontanea e dell’aleatorietà degli utilizzi che vi fanno paura. Quali sono i vostri metodi, le pratiche, gli strumenti per prendere decisioni? Non ci sono mai pervenuti.

Dopo la "palestra della legalità" e il "punto luce" di Save The Children, prendiamo il caso di "Game Over". Si legge, nel documento che vi è stato consegnato dal nipote di Mon. Feroci in Commissione qualche giorno fa, frasi come questa: "Si promuove lo sviluppo della resilienza dei giovani a partire da una riflessione sugli ambienti legati al gioco d'azzardo e alla criminalità organizzata che CARATTERIZZA IL VISSUTO QUOTIDIANO DELLA PERIFERIA DI ROMA, a partire da quella del Municipio X". Ma tutti i dati che vengono forniti nel documento riguardano (senza mai citare la fonte) il livello nazionale. Gli unici risultati locali emersi nella prima fase di lavoro su un campione di 9 classi totale 110 ragazzi (posto che il metodo fosse corretto e fornisse risultati significativi), alla domanda "Hai mai giocato d'azzardo" il 35,4% risponde mai e il 45,1% una volta sola o in rare occasioni. Cioè oltre l'80%.  E nella cerchia dei conoscenti e della famiglia quasi il 78% afferma che "non ci sono persone che giocano d'azzardo in modo problematico". Dunque, quale sarebbe questo "vissuto quotidiano della periferia" legato al gioco d'azzardo?

Tutti professionisti dell'antimafia, dell'antiracket, dell'antiusura ... antitutto, ma soprattutto antiperiferia. Con soldi pubblici.

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