Finalmente
una legge per lo sviluppo degli spazi verdi urbani. Si tratta della Legge 14
gennaio 2013, n. 10, “Norme per lo sviluppo
degli spazi verdi urbani” (GU n.27 del 1-2-2013), anche se manca ancora il
decreto del Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare per
definire la composizione e le modalità di funzionamento del "Comitato per
lo sviluppo del verde pubblico". Sarà questo Comitato a monitorare
l'attuazione della disattesa legge 29 gennaio 1992, n. 113 che impone l'obbligo
ai comuni con più di 15mila abitanti di porre a dimora un albero per ogni
neonato, a seguito della registrazione anagrafica. Se è vero che la messa a
dimora può essere differita in caso di avversità stagionali o per gravi ragioni
di ordine tecnico, di fatto nessuno sa dire dove sono stati piantati tutti
questi alberi e se sì difficilmente è in grado di dire se sono ancora vivi e
vegeti. Con l'entrata in vigore del provvedimento il 16/02/2013 saranno i Sindaci
a dover render noto il bilancio arboreo del proprio Comune, indicando il
rapporto fra il numero degli alberi piantati in aree urbane di proprietà
pubblica rispettivamente all'inizio e al termine del mandato stesso. A
prescindere dalle ravvicinate scadenze di mandato, come nel caso di Roma, di
fatto i Sindaci delle grandi città italiane difficilmente forniranno questi dati.
I motivi principali? Rendita fondiaria, moneta urbanistica, consumo del
territorio e soprattutto malgoverno, tanto che da anni sono saltate tutte le
misure per la salvaguardia e la gestione delle dotazioni territoriali di
standard previste nell'ambito degli strumenti urbanistici attuativi dal decreto
ministeriale 2 aprile 1968, n. 1444. La dotazione di verde pubblico per ogni
abitante, così come previsto per legge, infatti non c’è. Dunque, se non ci sono
le aree verdi, dove si potranno piantare i nuovi alberi? Forse nelle rotatorie o nelle fasce intermedie
o nelle superfici inaccessibili che indegnamente si fanno rientrare negli
standard di verde pubblico? Il verde pubblico deve essere fruibile e non essere
semplicemente un'area di colore verde non fruibile.
La nuova legge (che prende spunto dal riconoscimento del 21 novembre quale «Giornata nazionale degli alberi», con l’obiettivo di perseguire il rispetto del protocollo di Kyoto, la valorizzazione del patrimonio arboreo e boschivo, la riduzione delle emissioni, la prevenzione del dissesto idrogeologico, il miglioramento della qualità dell'aria e la valorizzazione delle tradizioni legate all'albero), interviene in realtà su un aspetto del tutto dimenticato da parte delle amministrazioni italiane: la vivibilità degli insediamenti urbani. Come possiamo vivere in agglomerati di cemento e ferro senza pubblici spazi verdi di 'natura'? Vediamo come l'articolo 4 di questa legge protegge il decreto del Ministro dei lavori pubblici del 2 aprile 1968, n. 1444,
La nuova legge (che prende spunto dal riconoscimento del 21 novembre quale «Giornata nazionale degli alberi», con l’obiettivo di perseguire il rispetto del protocollo di Kyoto, la valorizzazione del patrimonio arboreo e boschivo, la riduzione delle emissioni, la prevenzione del dissesto idrogeologico, il miglioramento della qualità dell'aria e la valorizzazione delle tradizioni legate all'albero), interviene in realtà su un aspetto del tutto dimenticato da parte delle amministrazioni italiane: la vivibilità degli insediamenti urbani. Come possiamo vivere in agglomerati di cemento e ferro senza pubblici spazi verdi di 'natura'? Vediamo come l'articolo 4 di questa legge protegge il decreto del Ministro dei lavori pubblici del 2 aprile 1968, n. 1444,
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rapporto annuale del Comitato sull'applicazione nei comuni italiani delle
disposizioni del decreto ministeriale 1444
- obbligo per i comuni di approvare le necessarie varianti urbanistiche per il verde e i servizi entro il 31 dicembre di ogni anno
- destinazione delle maggiori entrate derivanti dai contributi per il rilascio dei permessi di costruire e dalle sanzioni previste dal testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia, alla realizzazione di opere pubbliche di urbanizzazione, di recupero urbanistico e di manutenzione del patrimonio comunale in misura non inferiore al 50 per cento del totale annuo.
- obbligo per i comuni di approvare le necessarie varianti urbanistiche per il verde e i servizi entro il 31 dicembre di ogni anno
- destinazione delle maggiori entrate derivanti dai contributi per il rilascio dei permessi di costruire e dalle sanzioni previste dal testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia, alla realizzazione di opere pubbliche di urbanizzazione, di recupero urbanistico e di manutenzione del patrimonio comunale in misura non inferiore al 50 per cento del totale annuo.
E'
finita dunque l'era di amministrazioni che mistificano i parcheggi pubblici con
le aree verdi per raggiungere gli standard? E' finita l'era in cui le varianti
urbanistiche servono solo per consumare territorio? E' finita l'era in cui le
amministrazioni battono moneta urbanistica per concedere cemento ai costruttori
solo per pagare i consulenti del Sindaco, lasciando città senza opere di urbanizzazione?
Sembrerebbe
di sì, ma solo a patto che venga istituito il Comitato di vigilanza (e
bisognerà vedere come sarà composto, perché nulla si dice a riguardo) libero da
influenze politiche, altrimenti la
Legge non trova di fatto applicabilità, venendo a mancare l’organo
essenziale, quello di controllo, cosa che accade sovente nel nostro Paese. Lo
strumento di legge ora c’è e sicuramente può consentire comportamenti meno
discrezionali da parte dei Sindaci. Addirittura con la nuova legge i Sindaci possono
incentivare iniziative finalizzate a favorire l'assorbimento delle emissioni di
anidride carbonica (Co2) dall'atmosfera tramite l'incremento e la
valorizzazione del patrimonio arboreo delle aree urbane, senza contare le nuove
disposizioni per la tutela e la salvaguardia degli alberi monumentali o la
promozione di iniziative locali per lo sviluppo degli spazi verdi urbani per
consentire l'assorbimento delle polveri sottili e per ridurre l'effetto «isola
di calore estiva», favorendo al contempo una regolare raccolta delle acque
piovane.
Il
prossimo 21 novembre è ancora lontano, ma non troppo. E’ necessario però fare
pressione perché almeno per quella data il “Comitato per lo sviluppo del verde
pubblico" sia già stato istituito e sia soprattutto libero da influenze
politiche, altrimenti avremo in Italia l'ennesima bella legge non attuabile.
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