La Giunta capitolina afferma che ha per ora approvato solo una delibera che prevede il "Progetto dell'ampliamento del Porto di Roma".
La società ‘Porto Turistico srl’, che viene indicata dal Comune come l’attuale gestore del porto e come colei che si occuperà della sua riqualificazione, ha dichiarato di voler donare 1.000.000 di euro per il restauro di Tor San Michele (in totale, ne servono 2 di milioni, secondo quanto dichiara sempre il Comune).
Salta però subito all’occhio che il titolare della concessione dell'area è la "Attività Turistiche Imprenditoriali srl" (in breve "A.T.I. srl", con sede legale in Via Capo Palinuro 10/12), la cui attività è la costruzione e gestione del Porto Turistico di Ostia. A meno che l'ampliamento sia inteso come un nuovo porto, cosa c’entra dunque la 'Porto Turistico srl' (con sede in Largo del Porto di Roma, 5) ? Per altro, l'attività di quest'ultima non risulta essere stata dichiarata all'ufficio del Registro delle Imprese, mentre l'archivio anagrafico dell'Agenzia delle Entrate recita: "altre attività connesse ai trasporti per via d'acqua".
La 'Porto Turistico srl' dunque non gestisce il porto, contrariamente a quanto dichiara il Comune di Roma, né può realizzarne un ampliamento, per cui la domanda sorge spontanea: di che cosa si occupa ? Probabilmente di filantropia e mecenatismo: dona infatti 1 milione di euro al Comune. Ma per fare cosa, visto che Tor San Michele non solo non è del Comune di Roma, ma ricade addirittura su area demaniale ?
Alemanno ha una predilezione per le bugie soprattutto in tema demaniale: sono mesi infatti che sostiene che l'Idroscalo di Ostia sia diventato del Comune di Roma e quindi, sempre secondo il Sindaco, anche Tor San Michele. Niente di più falso. Le tappe del federalismo demaniale, incluso in quello fiscale, prevedono che, solo il 21 marzo 2011, un apposito Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri dichiarerà l’assegnazione dei beni demaniali agli enti territoriali che, entro il 21 gennaio 2011, avranno presentato una richiesta motivata di attribuzione all’Agenzia del Demanio. Ad oggi c'è solo la delibera nr.100 della Giunta Comunale dell’8 Aprile 2009, un semplice Protocollo d’Intesa tra l’Agenzia del Demanio e il Comune di Roma nella quale è inclusa la “porzione di area e fabbricati censiti a patrimonio dello Stato con scheda RMB0886 denominata Aeridroscalo di Ostia, sita in Ostia (RM) alla via degli Atlantici". Nulla di più.
Cosa lega dunque il Porto di Ostia a Tor San Michele ? Perché un ampliamento del porto dovrebbe favorire il restauro di un monumento del Demanio ? Tralasciando la boutade della filantropia e del mecenatismo, a cui non crede nessuno, va sottolineato che dietro a tutta questa operazione ci sono i fortissimi interessi dei cantieri navali e il loro ampliamento ai danni dell'abitato dell'Idroscalo di Ostia, terreni su cui il Comune non avrà competenza, almeno fino al 2013.
Sono anni che le amministrazioni, di centro-destra così come di centro-sinistra, vogliono abbattere tutto l'abitato dell'Idroscalo, raddoppiare i cantieri navali esistenti, fare un misero parco fluviale e creare un edificio-faro alla punta dell'Idroscalo, con tanto di ristorante e molto altro. Un piatto ricco e appetibile per molti, anche per gli ambientalisti, visto che l'attuale area della LIPU verrà ingrandita. Solo che c’è un ostacolo ed è quello del Demanio. Infatti, affinché i terreni possano passare al Comune di Roma, devono essere presentati progetti concreti per quelle aree (disponibilità economica, fruibilità pubblica, sostenibilità ambientale, etc.).
Ed è proprio qui che si inserisce il Porto di Ostia: progettato malissimo, tant’è che si insabbia l'ingresso, presenta un progetto per un nuovo braccio a mare al fine di raddoppiare i posti barca e competere con il nuovo e vicinissimo Porto di Fiumicino.
Uno scambio dunque fra le parti: il porto eroga finanziamenti al Comune per il suo progetto e il Comune rende il favore deliberandone l'ampliamento, così i cantieri navali potranno ampliarsi.
Cosa accadrà è tutto da vedere, anche perché l’iter prevede almeno una ventina di autorizzazioni e nulla osta di altri Enti. Non va dimenticato per altro che l'area del porto è ancora a rischio idrogeologico R4 (rischio massimo) per la mancanza di un argine mai costruito e che il Porto di Ostia non ha mai ottemperato ai suoi doveri previsti nella concessione: la caserma della Guardia di Finanza, dileguatasi nelle nebbie, e tutta la viabilità pubblica esterna, retrostante il porto, da via dell'Idroscalo a via Carlo Avegno, che, contrariamente a quanto previsto, sarà pagata con i soldi pubblici presi dalle casse del Comune di Roma.
In attesa della prossima bugia di Gianni Pinocchio, rivediamoci "gli allegri naviganti".
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