venerdì 2 settembre 2016

IL LITORALE ROMANO FRONTIERA DI LEGALITA’



La recente determinazione dirigenziale con cui il Municipio X ha dichiarato la decadenza dalla titolarità della Concessione Demaniale Marittima dello stabilimento balneare MED (ex art.47 del codice della navigazione) desta, a livello urbanistico, elementi di preoccupazione. Da quanto è dato sapere, tra le diverse contestazioni di carattere amministrativo ed edilizio sollevate si sostiene anche che i manufatti realizzati in quell’area, dunque su Demanio Marittimo, non sarebbero conformi alle grandezze edilizie previste dal Nuovo Piano Regolatore Generale (NPRG) del Comune di Roma. Senza scendere nei dettagli, vale la pena ricordare che le Norme Tecniche di Attuazione (NTA) del NPRG, secondo la Delibera di approvazione del Consiglio Comunale n. 18 del 12 febbraio 2008, individuano il Demanio Marittimo come zona di “Verde pubblico e servizi pubblici di livello locale” (cfr. Elaborato 3a Stralcio della pianificazione vigente: Piano Regolatore Generale: sistemi e regole, normato dall’art. 85 delle NTA). Inoltre, tra le funzioni ammesse in tale area, le uniche destinazioni possibili sono quelle di verde pubblico ed in particolare di “aree per il gioco dei ragazzi e dei bambini e per il tempo libero degli adulti: eventualmente attrezzati con chioschi, punti di ristoro, servizi igienici” (comma 1, lettera d). A tale destinazione corrispondono (comma 2) determinati parametri e grandezze urbanistico-ecologiche, che si riassumono (per la realizzazione di tali servizi di livello locale) in un indice di edificabilità pari a 0,05 mq/mq. Ciò vuol dire che sui 1.700 mq di concessione del MED sarebbero edificabili solo 85 mq.
Ora, secondo l’elenco delle Concessioni Demaniali Marittime ricadenti nel territorio del Municipio Roma X (pubblicato il 4 gennaio 2016 ed aggiornato recentemente, il 3 agosto 2016) il MED avrebbe 125 mq di opere di facile rimozione (chioschi, cabine, rimessa attrezzi, etc), dunque 40 mq in più. Tale eccedenza esisteva già nella determinazione dirigenziale n.846 del 24 marzo 2014, con cui la concessione dello stabilimento balneare MED è stata dichiarata valida fino al 31 dicembre 2020. Allora cosa è cambiato da quella data ad oggi da determinare la decadenza della concessione? Questa è la domanda che una corretta amministrazione pubblica dovrebbe porsi. In altre parole, per il principio della continuità amministrativa, la prima indagine dovrebbe svolgersi all’interno dei propri uffici per verificare la regolarità della proroga della concessione fino al 2020, avvenuta sotto l’amministrazione di Andrea Tassone, PD, arrestato per Mafia Capitale il 4 giugno 2015. Nulla di questo è stato fatto e la determinazione dirigenziale 846/2014 dal 29 agosto 2016 continua a valere per tutti ad eccezione che per il MED, ledendo un principio fondamentale della legalità e cioè l’applicabilità delle norme e dei regolamenti per tutti e non solo per alcuni.
Questa dislessia amministrativa nella gestione di un bene pubblico, come quello demaniale, pone due questioni: l’interesse pubblico della fascia demaniale e l’attuazione prossima ventura del PUA, cioè del Piano Urbanistico degli Arenili.
Secondo gli studi del Comune di Roma, risulta che su tutto il Litorale romano esiste una capacità insediativa residua che ammonta a ben 17.086,03 mq di SUL (la Superficie Utile Lorda è, in urbanistica, “la somma delle superfici di tutti i piani fuori terra, seminterrati ed interrati” comprensive di tutti gli elementi quali, p.es., scale, portici, etc.). Dunque ancora molto è edificabile ed è per questo che occorre disciplinare la fascia demaniale marittima ai fini del rilascio e della regolamentazione delle concessioni. L’obiettivo generale dovrebbe essere il miglioramento dei servizi alla balneazione nel rispetto dei vincoli ambientali e paesistici, cioè in altre parole, riconoscere un interesse pubblico, un interesse collettivo, da tradurre non solo nel diritto di accesso al mare ma, in forma più estesa, nel diritto di fruire del mare e dell’arenile. Potervi accedere, ma non usufruirne non ha alcun senso. Un cattivo esempio, sotto gli occhi di tutti, sono i servizi negati quest’anno sulle spiagge di Castelporziano e di Capocotta, oggetto di un discutibile comportamento amministrativo che ha demolito senza ricostruire, per cui il cittadino trova arenili senza bagnini di salvataggio e relative postazioni, senza servizi igienici, senza presidi sanitari e aree d’ombra assenti o inadeguate, senza alcuna regolamentazione di accesso ai mezzi di trasporto pubblici e privati. Dunque, gli arenili sono stati di fatto sacrificati per una discutibile applicazione della legalità e non si comprende (o forse sì) a favore di chi. Certamente non dei cittadini.
In questo confuso contesto si è inserita la nuova Legge Regionale del 26 Giugno 2015, n. 8 (Pubblicata nel BURL n° 52 del 30 Giugno 2015), “Disposizioni relative all’utilizzazione del demanio marittimo per finalità turistiche e ricreative. Modifiche alla L.R. del 6 agosto 2007, n. 13, concernente l’organizzazione del sistema turistico laziale, e successive modifiche”, di cui recentemente è stato pubblicato anche il Regolamento attuativo. Vale la pena ricordare che da alcuni anni gli stabilimenti balneari sono a tutti gli effetti imprese turistiche e dunque deve esserne ampliato il periodo di apertura delle attività, promuovendo la destagionalizzazione dell’offerta turistica e “lo svolgimento di attività collaterali alla balneazione” mediante utilizzo delle “strutture di facile rimozione utilizzate per finalità turistiche e ricreative, eventualmente presenti sull’area demaniale marittima assentita in concessione“. Una rivoluzione, che dovrà passare per ogni Assemblea Comunale di tutti i comuni marittimi del Lazio, compresa Roma Capitale e dunque Ostia.
Quello a cui si assiste in questi mesi va nella direzione opposta. Ostia, commissariata per mafia per “salvare Roma Capitale dal Commissariamento”, senza alcuna pianificazione territoriale che faccia riferimento ai punti sopra citati, si è caratterizzata durante questa stagione balneare per la spasmodica ricerca delle irregolarità amministrative od edilizie all’interno delle singole concessioni marittime, decontestualizzate da un inquadramento urbanistico che invece doveva avere come riferimento ‘alto’ il raggiungimento dell’interesse pubblico del mare tramite anche l’utilizzo della nuova legge regionale.
Si assiste dunque a inutili (e costose) prove di forza tra amministrazione e concessionari, finalizzate a rimuovere poche decine di mq, demonizzando un’intera categoria, che divengono così gli unici colpevoli, senza ‘indagare’ l’operato degli amministrativi che hanno firmato le precedenti autorizzazioni e senza alcun rispetto verso gli interessi del Cittadino, primus inter pares.
Il mare non è frontiera per l’esibizione del machismo della legalità.
Paula de Jesus per LabUr

giovedì 18 agosto 2016

OSTIA, CAMPING CAPITOL: CHI SI VUOLE PROTEGGERE DISINFORMANDO?



Prosegue senza sosta la disinformazione de La Repubblica sul camping Capitol (LINK 1) da parte di un giornalista che ha difeso per mesi Andrea Tassone (PD), il mini-sindaco di Ostia arrestato per Mafia Capitale, e che nulla ha avuto da dire sul suo vice, Sandro Lorenzatti (SEL), che per 9 anni non ha visto niente nonostante sia stato per 6 anni membro della Commissione di Riserva e 3 anni in Municipio X. Mai un accenno neppure alle intercettazioni di Mafia Capitale tra Buzzi e Fabrizio Testa proprio sul camping Capitol, che abbiamo ampiamente documentato (LINK 2).

GLI ESPOSTI
L’annosa questione Capitol si è riaperta dopo l’esposto di LabUr del 2 marzo 2016, indirizzato al Comune di Roma, al X Municipio, al CBTAR, alla Regione Lazio e al Corpo Forestale dello Stato, al quale è seguito, il 7 marzo, un controllo presso le strutture del campeggio da parte del Municipio X e dal comandante del X Gruppo 'Mare' del Corpo di Polizia Locale, Antonio Di Maggio. Falso dunque che l’unica “denuncia” sia di Angelo Bonelli (Verdi), di cui La Repubblica tesse incomprensibili lodi, che interviene sulla questione, dopo l’esposto di LabUr, il 12 marzo 2016 su Facebook, ripreso dal Corriere della Sera solo il 13 maggio 2016. L’articolo del Corriere si riferisce ad un'inchiesta su 11 campeggi di Roma condotta dal pool di PM Antonio Calaresu, Francesca Passaniti e Antonino Di Maio, coordinati dall’aggiunto Roberto Cucchiari. Gli approfondimenti sul Capitol sono stati delegati proprio al comandante Antonio Di Maggio, in possesso dell’esposto di LabUr del 2 marzo. I reati denunciati erano gli stessi contemplati nella determinazione n.919 del 15.06.2016, con la quale è stata ingiunta la rimozione o demolizione delle opere abusivamente realizzate nel campeggio. Quindi, l'ispezione del 7 marzo avviene a seguito dell'esposto di LabUr che riguardava proprio le strutture igienico sanitarie del campeggio, in funzione dello stato dei lavori, in forte ritardo, e dei loro futuri collaudi, motivo per cui il campeggio non ha mantenuto la promessa di aprire nella primavera del 2016. Sembra che Bonelli abbia solo fatto un  esposto (non una denuncia) alla Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) il 25 maggio 2016 quando ormai le indagini erano state avviate dalla Procura di Roma. A confermarlo su facebook lo stesso Bonelli, che non manca mai, da navigato politico, di pubblicizzare le sue attività. Dunque, nessuna denuncia da parte sua prima del 2 marzo 2016, così come non v’è traccia nella storia di sue denunce sul Porto di Roma ad Ostia per quanto accaduto nel 2008, e come sia andata a finire è cosa nota; la LIPU è lì a testimoniarlo. Chiediamo dunque a Bonelli di rendere pubblica la sua denuncia in Procura sul Capitol, se esiste. Una denuncia che non viene menzionata neppure quando un utente su facebook gli scrive "vi svegliate sempre troppo tardi". Bonelli risponde: “nel 2007 i lavori furono sequestrati grazie ad un mio esposto !!!". Vero, le denunce di Bonelli sono ferme al 2007. Perché dunque La Repubblica, dopo aver confuso un decreto con una sentenza, si comporta come se fosse l’ufficio stampa di Bonelli? “Cui prodest scelus, is fecit”?


L’ANOMALIA E GLI OMESSI CONTROLLI
Il 3 maggio 2016, sulla base di una decisione presa il 26 aprile, il Presidente del Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio (Sezione Prima Quater), Salvatore Mezzacapo, ha dichiarato 'perento' il ricorso numero di registro generale 2489 del 2009, proposto dalla Società SIL Campeggi Srl per l'annullamento del provvedimento di cui alla nota Regione Lazio – Dipartimento Territorio – Direzione Generale Ambiente e Cooperazione tra i Popoli – Area 2S/04, prot. n. 8177/09. In altri termini, la SIL non ha più presentato istanza di fissazione di udienza nel termine di 180 giorni dopo la comunicazione, avvenuta in data 18 giugno 2015 a mezzo pec, perché evidentemente era confidente di aprire nella primavera 2016. Chi o cosa gli garantiva questa certezza?
Sul Capitol molti hanno omesso di controllare, come dovuto, in tutti questi anni: la Regione Lazio, il Comune di Roma, il Municipio X, a partire dall’amministrazione Tassone a quella di Sabella, nonostante LabUr avesse dal 2012 (LINK 3) denunciato e chiesto chiarimenti sia sulla questione del taglio dei pini sia sul procedimento di VIA (Prot. 478964 del 8/11/11), di cui non si sa più nulla.
Infine, il commissariamento di Galletti è un'altra inutile sovrapposizione alla gestione straordinaria della Riserva. Infatti, con decreto del Presidente della Regione Lazio (n. T00468 del 16 dicembre 2014), in ottemperanza alle Sentenze T.A.R. Lazio nn. 3764/2009 e 12651/2009, era già stato nominato il Dott. Vito Consoli, Direttore dell’Agenzia Regionale Parchi (A.R.P.), Commissario ad acta, con il compito di attivare tutti gli adempimenti necessari ai fini della conclusione della procedura amministrativa di adozione del Piano di Gestione e del Regolamento attuativo della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano. Tutto ignorato sia dall’ex Sindaco, Ignazio Marino, sia dall’Assessore alla Trasformazione Urbana, Giovanni Caudo, sia dal Municipio X, con Tassone e Lorenzatti e poi con Sabella. Partirà a questo punto una dettagliata denuncia in Procura.


paula de jesus per LabUr

domenica 14 agosto 2016

OSTIA, RIAPERTURA CAMPEGGIO CAPITOL: ANCHE OGGI UNA PAGINA DI DISINFORMAZIONE.


Incomprensibile la disinformazione di certa stampa sul campeggio Capitol, di cui LabUr ha ampiamente scritto (1). La verità dei fatti è che con decreto del Presidente della Sezione Seconda Bis de Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio, Elena Stanizzi, depositato in segreteria il 14 luglio 2016, è stato autorizzata “l’attività ricettiva limitatamente alle opere ritenute conformi al progetto di cui all’autorizzazione unica“. In altre parole, come dice lo stesso sito del campeggio Capitol (LINK) “da sabato 6 agosto aprirà il settore campeggio“, dunque roulotte, caravan e tende.
Non è vero, come ha scritto ad esempio La Repubblica, che sono ripresi i lavori, così come non è vero il racconto delle origini delle indagini, visto che il primo controllo del 7 marzo 2016 è stato originato dall’esposto di LabUr inviato il 2 marzo 2016 al Comune di Roma, al X Municipio, al CBTAR, alla Regione Lazio e al Corpo Forestale dello Stato, come ben sa il Direttore del Municipio, Arch. Cinzia Esposito, e il comandante Antonio Di Maggio, a capo dei VV.UU. Gruppo Mare. Sul Capitol in questi ultimi anni c’è stato un silenzio assordante a partire proprio dagli elogiati da La Repubblica a cui spettava il controllo: l’ex presidente del Municipio X (Andrea Tassone, PD, finito agli arresti per Mafia Capitale) e l’ex vicepresidente del Municipio X (Sandro Lorenzatti, SeL). Il primo ha addirittura autorizzato il rifacimento (comunque necessario) di tutta via di Castelfusano, con procedure amministrative a dir poco discutibili, allo scopo di favorire soprattutto la riapertura del campeggio. Il secondo, Sandro Lorenzatti, storico ‘verde’, è stato Membro rappresentante per la Regione Lazio della Commissione della Riserva Naturale Statale “Litorale Romano” (2006-2012), riserva naturale dove appunto si è insediato il campeggio (Tipologia 1, area ‘intoccabile’). Il silenzio di Lorenzatti è proseguito anche dal 2013 al 2015, cioè mentre i lavori del campeggio procedevano indisturbati. Ora, in merito all’annullamento della “determinazione n. 919 del 15.06.2016, con la quale è stata ingiunta la rimozione o demolizione delle opere abusivamente realizzate in via di Castel Fusano 195” è stata fissata “per la trattazione collegiale della controversia la camera di consiglio del 30 agosto 2016“. Se il Comune di Roma avrà ragione, rimarrà inalterato il termine di rimozione e demolizione delle opere entro i 90 giorni decorrenti dalla data di notifica della determinazione, avvenuta in data 27 giugno 2016. Dunque, sorprendono alcune dichiarazioni ‘audaci’ quale “a settembre sarà un grande evento a festeggiare la rinascita di una struttura già presente negli anni Ottanta, destinata a riqualificare e rilanciare turisticamente il mare di Roma“, perché negli anni Ottanta quel cemento non c’era.
Le carte vanno lette, capite e rese disponibili ai lettori e ai cittadini rispettandone il contenuto e non alterandolo per scopi poco nobili che nulla hanno a che fare con l’informazione.
(1) I CAMPEGGI DI OSTIA DIMENTICATI DA ‘MAFIA CAPITALE’ LINK

Paula de Jesus per LabUr

domenica 22 maggio 2016

TAGADA’ LA7 - MUNICIPIO X, ORDINARIA AMMINISTRAZIONE A RISCHIO PARALISI



Sono stata intervistata dala giornalista Chiara Privitera, che ha raccontato per Tagadà su La7, in onda il 20 maggio scorso, verità scomode dando
voce e ascolto a chi non ne ha. Ne viene fuori la crisi di rappresentanza non
solo sindacale, ma anche e soprattutto politica e a pagarne le conseguenze sono
i cittadini, soprattutto i più deboli. 2 minuti e mezzo di forte denuncia delle
condizioni difficili  in cui vivono
lavoratrici e lavoratori del Municipio X e la solita demonizzazione, criminalizzazione
e ghettizzazione di chi è incapace di rappresentare la realtà, mentre
imperversa la campagna elettorale fatta di annunci e promesse. “Gli ultimi
quattro geometri di Ostia chiedono il trasferimento. I rinforzi per
l‛organico non sono mai arrivati. Appare più che reale il rischio-paralisi nel
X Municipio di Roma, quello di Ostia sciolto per mafia, in cui
resta ormai solo un manipolo di impiegati ma dalle armi sempre
più spuntate”
, che diventano di fatto i capri espiatori. Un appello
affinché almeno i Sindacati avvertano il dovere di aprire una discussione
pubblica coinvolgendo anche la cittadinanza tutta per parlare del coma della “ordinaria
amministrazione” … e sulle spiagge a Castel Porziano è il caos. Gravi le accuse
del Sen. Franco Mirabelli (PD), i chioschi sono stati chiusi perché “erano
illegali e governati dalla mafia”, che
rispondono: “non siamo stati chiusi, non siamo illegali, non siamo governati
dalla mafia”, anzi sono parte civile nel processo Mafia Capitale e annunciano querele.



Le ‘verità’ di comodo di un PD (e dei fiancheggiatori) che tenta di
calpestare e
nascondere la ricerca stessa della verità, per coprire la vergogna del
vuoto politico, morale, etico e sociale che hanno creato, attraverso l’edulcorazione,
la mistificazione e la delegittimazione.

TAGADA', LA7 - PUNTATA DEL 20 MAGGIO 2016 - LINK DIRETTO A LA7






          

mercoledì 4 maggio 2016

OSTIA, IL ‘TOLLERATO’ VARCO A MARE DI SABELLA: NUOVO ESPOSTO

il cancello che chiude il varco a mare


Inizia la stagione balneare ma la spiaggia della Colonia Marina L’Arca, Lungomare Amerigo Vespucci 10 (Ostia Lido, Roma), a fianco dello stabilimento balneare Venezia, è chiusa, così come il suo varco a mare di cui abbiamo già ampiamente scritto. Una storia vecchia di un anno che si ripete, su cui pende ancora il nostro esposto del 12 agosto 2015. Il varco a mare risulta ancora citato come ‘da realizzare‘ all’interno dell’ordinanza di balneazione 2016 del Comune di Roma (pagina 3). Da voci insistenti, risulterebbe però che la Colonia Marina L’Arca abbia riconsegnato la concessione demaniale, motivo per cui sarebbe chiusa. Ci troveremmo così davanti a varchi di serie A e varchi di serie B: quelli sui quali si è accanito il magistrato Alfonso Sabella durante il periodo in cui aveva la delega di presidente del distrazione‘ sul Lungomare di Ostia. Invieremo un nuovo esposto alla Commissione Prefettizia attuale del Municipio X (commissariato per mafia proprio sotto Sabella mentre invece comandava dubbie operazioni di legalità) chiedendo spiegazioni in merito sia al varco che all’eventuale messa a bando della concessione con procedura ad evidenza pubblica. Tutto questo, mentre imperversano le indagini dell’Autorità Nazionale Anti Corruzione sulle spiagge libere, i cui affidamenti non sono mai stati controllati con dovizia da Sabella.
il cancello chiuso che impedisce l’accesso alla spiaggia
Municipio X (p.es. lo Shilling) e quelli ‘tollerati’ da Sabella (p.es. L’Arca). Un pasticcio imbarazzante e soprattutto illegale compiuto da chi, come Sabella, ha avuto troppi momenti di ‘
Paula de Jesus per LabUr

giovedì 18 febbraio 2016

URBANISTICA SOCIALE PER NUOVA OSTIA: IL PASTICCIO DEL COMUNE DI ROMA



Il degrado edilizio di Nuova Ostia (le famose ‘case ricotta’ del costruttore Armellini) emerge nella sua drammaticità in una pubblicazione di gennaio 2016 fatta dal Comune di Roma, un vero e proprio pasticcio tecnico/amministrativo che denota l’incompetenza degli uffici capitolini.
Tutto prende spunto dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (D.P.C.M. 15 ottobre 2015, “Interventi per la riqualificazione sociale e culturale delle aree urbane degradate, GU n.249 del 26-10-2015) con il quale è stato redatto un “Bando per la presentazione di proposte per la predisposizione del piano nazionale per la riqualificazione sociale e culturale delle aree urbane degradate”. Secondo il bando, erano ammessi a presentare i progetti e le domande di finanziamento entro il 30 novembre 2015, i Comuni che hanno nel loro territorio la presenza di aree urbane degradate. Il Comune di Roma, incomprensibilmente, è riuscito ad affermare e ‘dimostrare’ la non esistenza di “aree degradate”, pubblicando solo a gennaio 2016 (cioè oltre la scadenza prevista) un’analisi per municipio e zona urbanistica sulla base del Censimento ISTAT del 2011 e prendendo in considerazione solo il 96% delle sezioni di censimento di Roma. In pratica, un vero e proprio pasticcio che non restituisce la tragica realtà in cui vive Roma e in particolare l’area di Nuova Ostia. Inoltre, il D.P.C.M. prevedeva che i dati dovessero essere “riferiti al semestre precedente a quello della rilevazione” e dunque non si comprende perché il Comune di Roma abbia utilizzato i dati Censimento ISTAT del 2011, cioè di 5 anni fa.
E’ davvero incomprensibile il comportamento del Comune di Roma, dato che i criteri per definire le “aree urbane degradate” erano semplici:
– Indice di Disagio Sociale (IDS), pari o superiore a 1, sulla base del tasso di disoccupazione, di occupazione, di concentrazione giovanile e di scolarizzazione;
– Indice di Disagio Edilizio (IDE), pari o superiore a 1, sulla base dello stato di conservazione degli edifici residenziali dell’area urbana d’interesse (pessimo e mediocre), del totale degli edifici residenziali dell’area urbana d’interesse, più un coefficiente di ponderazione (0,168)

Per altro il bando prevedeva anche che “gli indicatori potranno essere rilevati anche a livello di territorio infracomunale, attraverso l’aggregazione di particelle censuarie contigue con riferimento ai dati rilevati dal Censimento 2011”.
Nonostante ciò, il Comune di Roma riesce nell’impresa di non far emergere la drammaticità dello stato di abbandono ad esempio di oltre 1.500 unità immobiliari a Nuova Ostia, sia sotto il profilo della manutenzione ordinaria sia di quella straordinaria, un problema da sempre noto all’Amministrazione Capitolina. Ricordiamo che in quest’area è stato chiuso per occupazione abusiva il circolo del PD di via Forni, che aveva aperto già nel 2007 uno sportello per assistere le famiglie “nei rapporti con la Romeo e con l’ATER“, cioè con le aziende che si occupano dell’amministrazione dell’edilizia residenziale. E’ stata la stessa segretaria del circolo, Sabrina Giacobbi, ad affermare che il circolo del PD non ha mai pagato un alloggio che invece il Comune ha pagato per 45 anni alle società della famiglia Armellini.

Le ingerenze di alcuni partiti nelle aree degradate, nel caso specifico a Nuova Ostia del PD, devono terminare. E’ ora che si realizzi una seria urbanistica sociale che recuperi le aree degradate a vantaggio dell’edilizia residenziale pubblica, quella destinata ai poveri, a coloro che vivono in costante emergenza abitativa e non agli amici del partito, pronti a tuonare sciocchezze senza alcun fondamento di realtà grazie alla stampa compiacente in prossimità delle campagne elettorali.
E’ di questi giorni la richiesta da parte del Comune di Roma al Municipio X di intervenire nei confronti dei 4.172 alloggi di edilizia residenziale pubblica facenti parte del patrimonio comunale dopo la chiusura del contratto con la Romeo Gestioni Spa, che perdurava dal 20 ottobre 2005. In realtà i numeri del Municipio X sono di gran lunga più impressionanti, tutti in aree degradate:
– Alloggi di edilizia residenziale e pertinenze condotti in affitto passivo: 1.720 (di cui 1.042 di ‘Armellini’ a Nuova Ostia)
– Alloggi di edilizia residenziale e pertinenze: 4.172
– Beni ad uso non residenziale: 65
– Beni ad uso non residenziale condotti in affitto passivo: 53

Dunque appare evidente che il Comune di Roma non intende assumersi la responsabilità di individuare le ‘aree degradate’ all’interno dei suoi confini. Fa più comodo ai partiti usare queste sacche di degrado come un serbatoio di voti. Eppure oggi ci sarebbe stato lo strumento per risolvere una volta per tutte la questione del degrado sociale, urbanistico ed edilizio del settore di Ostia Ponente. Invece, secondo i ‘calcoli’ (errati) del Comune di Roma, in funzione del censimento del 2011, per Ostia Nord (non Nuova Ostia, che ne costituisce una parte) risulterebbe un Indice di Disagio Sociale (IDS) pari a -0,25 e un Indice di Disagio Edilizio (IDE) pari a +1,72. Valori questi ben lontani da quelli del Municipio Roma X di appartenenza (IDS= -3,81, IDE= +0,63), più vicini a quelli del Comune di Roma (IDS= -4,42, IDE= +0,75) e comunque non sufficienti per classificare Ostia Nord “area degradata”.
In cambio, compiuto il pasticcio, rimane il danno erariale della sede del PD di Nuova Ostia (si stima oltre un milione di euro), le fatiscenti case ‘ricotta’ costruite dalla famiglia Armellini e la ripresa (sempre da parte del PD) della compravendita dei voti in funzione di un fallito e scellerato Piano di Riqualificazione Urbana di Ostia Ponente di quasi 20 anni fa. Nuovamente si conducono analisi senza alcun rigore e le stesse forze politiche, che pure hanno lucrato sulla speculazione fondiaria e sono responsabili della politica che è all’origine del degrado di molti quartieri, sono le stesse che dicono che è tutta colpa della criminalità e finalmente c’è la soluzione, una soluzione che inizia sempre, nella moda del momento, con la parola “legalità” brandita come una clava al solo scopo di accattivarsi il favore elettorale delle loro vittime (e che loro per primi non rispettano). Una “legalità” di cui non sappiamo che farcene se serve solo a colpire i più deboli e favorire i soliti poteri per lasciare tutto così com’è da decenni a questa parte.
Paula de Jesus per LabUr