domenica 9 febbraio 2014

Ostia, sede PD nei locali di società indagata per evasione: "Niente da rimproverarci".

Il video dell'intervista, anche a me, è di Nello Trocchia per Il Fatto Quotidiano (LINK)

A Ostia, Municipio X di Roma, il circolo del Partito Democratico, si trova nei locali di proprietà della Moreno Estate, la società di Angiola Armellini, erede di una famiglia di costruttori e indagata per associazione a delinquere finalizzata all’evasione fiscale. Per il Pd la sede è a costo zero. Una presenza che risale agli anni Settanta e ha attraversato le diverse sigle societarie del gruppo imprenditoriale che proprio sul litorale romano ha costruito un intero quartiere. Immobili sconosciuti al fisco sui quali Armellini non avrebbe pagato neanche le imposte locali, ma affittati dal Comune di Roma, ben 1042 appartamenti, per farne case popolari. Ogni anno il Campidoglio paga 4 milioni e 200 mila euro. E a via Forni si trova sede anche il Pd:  “Non paghiamo niente – conferma Sabrina Giacobbi, segretaria del circolo dei democratici di Nuova Ostia – Ma non abbiamo nulla da rimproverarci”. Nessun imbarazzo. Mentre il Comune paga, il Partito Democratico è ospite della signora evasione. Intanto i cittadini vivono in palazzi fatiscenti con sostegni e puntellamenti per sorreggere gli edifici.


DEMOCRATICI A COSTO ZERO (di Nello Trocchi per Il Fatto Quotidiano)



Il Pd ha trovato una soluzione al problema abitativo, il dramma mattone ha finalmente una risposta. Almeno a Ostia, municipio di Roma, dove il circolo del Partito democratico, in via Forni, è situato nei locali di proprietà della Moreno Estate, la società riconducibile ad Angiola Armellini, erede di una famiglia di costruttori, indagata per associazione a delinquere finalizzata all'evasione fiscale. Per il Pd la sede è a costo zero.
Una presenza, quella del Partito democratico, che risale agli anni Settanta e ha attraversato le diverse sigle societarie del gruppo imprenditoriale che proprio a Ostia ha costruito un intero quartiere. Quartiere, secondo le Fiamme gialle, sconosciuto al fisco, in tutto ben 1200 appartamenti, per la quasi totalità a Ostia. Appartamenti sui quali Armellini non avrebbe neanche pagato le imposte locali come l'Imu. Edifici sconosciuti al fisco, ma affittati dal comune di Roma per farne case popolari. In uno di questi abita il Pd.

Gli immobili dove il partito svolge la sua attività politica, infatti, rientrano in quelli che il comune di Roma ha preso in affitto dalla Moreno destinandoli all'edilizia residenziale pubblica. In particolare i civici dove il Partito democratico ha trovato casa rientrano nei 5 mila metri quadri, indicati sotto la voce ‘locali', destinati, ad area commerciale. Appartamenti e locali, per i quali il comune versa ogni anno alla Moreno la cifra di 4 milioni e 200 mila euro.

Cifra oggetto anche di richiesta di aumento da parte del gruppo Armellini. L'amministrazione comunale paga la Moreno mentre il Pd svolge la sua attività politica in un immobile destinato ad edilizia popolare. "Non paghiamo niente - conferma Sabrina Giacobbi, segretaria del circolo Pd di Ostia Nuova- ma non abbiamo nulla da rimproverarci. Siamo in questo posto da tanti anni, dai tempi di Renato Armellini ( il padre di Angiola, ndr). Questi locali ce li ha concessi la Moreno per svolgere una funzione culturale nel territorio, mettiamo a disposizione i locali anche per le feste dei bambini" . E l'autonomia politica rispetto al potere dei palazzinari?

"Noi siamo autonomi, comunque adesso al partito chiediamo cosa fare rispetto a questa situazione". C'è chi nel Pd arriva a individuare un'altra funzione, di certo originale, alla presenza del circolo in quei locali . "Quegli immobili ricadono nella parte commerciale - spiega Andrea Storri, assessore al bilancio del Municipio X - e stanno sul piano strada, ma di negozi in quell'area non ce ne sono. Il partito occupò quell'immobile, parliamo degli anni 70, per fare attività politica ed evitare un uso improprio".

Insomma, la funzione aggiuntiva è che la presenza del Pd ha evitato che al posto dei negozi sorgessero altri appartamenti. Meglio un circolo che case ‘abusive'. "Io non mi vergogno - continua l'esponente Pd - di aver sottratto quei locali al de-grato ulteriore, grazie al mio partito sono stati fatti grandi passi di riqualificazione in quel quadrante".
Ma il Pd gode di rimborsi elettorali? "Ma a noi non arriva nulla - ribatte l'esponente democratico - neanche un centesimo". Oltre il Pd restano gli appartamenti. Quelli che la Moreno ha affittato al comune dove abitano 4 mila persone. Palazzi in condizioni fatiscenti con sostegni e puntellamenti per sorreggere edifici decadenti come ilfattoquotidiano.it   racconta in un video. "Viviamo in condizioni vergognose - racconta un cittadino - i lavori li facciamo da soli con il rischio che prima o poi ci crolli la casa addosso".
Mentre i cittadini invocano interventi, il circolo di via Forni del Pd, oggi, è chiuso, ma un iscritto ci racconta la sua versione. "Io mi ricordo come le faceva le case Armellini, ci ho pure lavorato, ma alla fine noi ci tocca pure ringraziarlo. Ci ospita".




domenica 26 gennaio 2014

Lo scandalo della case di Angiola Armellini a Nuova Ostia

Da anni lo denunciamo come LabUr (Laboratorio di Urbanistica) e per questa ragione siamo stati contattati per parlare dello scandalo Armellini a Nuova Ostia.

Addirittura la sede del circolo del PD di Nuova Ostia si trova dentro ad uno dei locali presi in affitto dal Comune di Roma da una delle società di Angiola Armellini per “Edilizia Residenziale Pubblica”. Il Comune paga da sempre la famiglia Armellini, ma solo recentemente la Guardia di Finanza scopre che Angiola Armellini ha evaso le tasse, anche quelle comunali (ICI, IMU) mediante un intreccio di società estere. Qui sotto l’informativa della Guardia di Finanza e le dichiarazioni (tra di loro contraddittorie) rilasciate dall’amministrazione capitolina. Cadono tutti dalle nuvole.
Il 23 gennaio, il Presidente del Municipio X, Andrea Tassone, rilascia delle dichiarazioni ridicole al TG5, ma anche il Vice Sindaco, Luigi Nieri, intervistato nella trasmissione L'Arena di Giletti farfuglia una serie di inesattezze e qualche bugia. Verrà poi smentito la domenica successiva dal Sindaco, Ignazio Marino, che però non ha fatto assolutamente nulla.
Le interviste con i nostri contributi.

23 gennaio 2014 il presidente del Municipio X, Andrea Tassone


23 gennaio 2014 il vicesindaco del Comune di Roma, Luigi Nieri


Così parlò il 2 febbraio 2014 il sindaco del Comune di Roma, Ignazio Marino



E l'ottimo pezzo di Roberta Rei per Linea Gialla su La7 del 4 febbraio 2014 a questo LINK

E infine, la puntata di Servizio Pubblico, dal titolo "Svendesi Roma", di Stefano maria Bianchi e Giulia Cerino, andata in onda il 27 Giugno 2014 a questo LINK

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INFORMATIVA DELLA GUARDIA DI FINANZA

Alla luce delle risultanze investigative emerse dalle indagini svolte, è stato possibile conseguire significativi risultati di servizio in materia di lotta all’evasione fiscale internazionale ed alla detenzione occulta di capitali all’estero.
In particolare si è proceduto:
- al disconoscimento dei citati trust di diritto estero di cui è stata dimostrata l’invalidità, in termini di fittizia interposizione e la conseguente inopponibilità all’amministrazione finanziaria, in qaunto privi dei connotati fisiologici di tale istituto;
- alla disapplicazione degli effetti scriminanti dei menzionati 10 scudi fiscali riferiti al patrimonio estero della Armellini Angiola per circa 100 milioni di euro, in ragione del fatto che le relative istanze di emersione non sono state presentate dall’effettivo beneficiario dei beni artatamente conferiti in trust, bensì dai relativi, formali trustee;
- alla segnalazione nei confronti della competente A.G. di n.13 soggetti a vario titolo indagati per i reati di cui agli artt. 4 e 5 del D.Lgs. n.74/2000, 416 c.p. (con riguardo a 4 dei predetti soggetti) nonché 640 comma 2, c.p.;
all’esecuzione, oltre che di numerose e complesse attività di indagine e di polizia giudiziaria, anche di attività ispettive di natura amministrativa, di cui:
1) nr.3 verifiche fiscali nei confronti di altrettante società ritenute estero-vestite riqualificate quali ‘evasori totali’;
2) nr.1 verifica fiscale nei confronti di persona fisica detentrice di rilevantissimi interessi economici occultati all’estero;
- alla contestazione di violazioni alla normativa in materia di monitoraggio fiscale in relazione all’importo complessivo di € 2.157.959.577,15;
- alla constatazione di violazioni tributarie corrispondenti ai seguenti importi:
1) maggiore base imponibile ai fini IRES: € 110.339.969,97;
2) maggiore base imponibile ai fini IRPEF: € 79.037.486,00;
3) imposta di registro evasa: 231.600,00;
- all’individuazione di un vasto patrimonio immobiliare, articolato in
1) n.3 alberghi (cc.dd. ARAN Hotels)
* Barcelò Aran blu, situato in Ostia (Roma), Lungomare Duca degli Abruzzi n.72;
* Barcelò Aran Mantegna, situato in Roma, via ANdrea Mantegna n.130;
* Barcelò Aran Park Hotel, situato in Roma, via Riccardo Forster n.24;
2) n.1243 fabbricati, ubicati in Roma (in prevalenza), Pomezia (RM) e Sezze (LT), principalmente costituiti da appartamenti con relative pertinenze facente capo – per il tramite di soggetti nazionali ed esteri – in ultima istanza, alla predetta imprenditrice romana.
Tale circostanza, come si dirà meglio nel prosieguo, è stata oggetto di comunicazione ai competenti Organi istituzionali, al fine della applicazione delle misure cautelari ritenute opportune.
L’attività di servizio, peraltro, ha consentito di approfondire specifici profili normativi in relazione ai quali – ravvisate talune criticità – sono state avanzate alla Superiore Gerarchia n.3 proposte di modifica normativa.


sabato 4 gennaio 2014

Ostia, via C. Colombo e l'insana scelta dei cavalcavia



Per numero di veicoli coinvolti in incidenti, le intersezioni della via Cristoforo Colombo più pericolose, nel tratto interno all’attuale X Municipio, sono nell’ordine: via di Malafede (tamponamenti multipli), via di Casalpalocco e via Pindaro/via E.Wolf Ferrari. Una situazione da sempre denunciata ma mai affrontata con competenza dalla pubblica amministrazione. Tutti si aspettavano soluzioni serie invece la beffa è arrivata proprio in questi giorni. Dopo l’incidente del 1° gennaio di quest’anno al km. 22,00 della Colombo, dove un giovane ha perso la vita per una imprudenza scavalcando di notte il guardrail, si è risvegliata l’attenzione sulla ‘pericolosità‘ della via, rivolta non al traffico veicolare bensì agli attraversamenti pedonali, inesistenti da sempre, per scelte sbagliate e negligenza della pubblica amministrazione. La soluzione proposta dall’attuale giunta municipale, governata dal presidente Andrea Tassone, è quella di realizzare dei sovrappassi presso gli incroci a raso già semaforizzati prendendo però come esempio una realizzazione per nulla analoga: il sovrappasso delle Tre Fontane su via Laurentina, dove non c’è alcun semaforo.

Chiunque sia competente in materia è a conoscenza del fatto che la soluzione di un sovrappasso in prossimità di incroci a raso, già regolati da semaforizzazione, non solo è inutile ma finisce anche per ridurre la visibilità presso gli incroci stessi, rendendo più pericoloso l’attraversamento veicolare. E’il caso della via Cristoforo Colombo, che nel tratto in questione è classificata come strada urbana a scorrimento (non veloce), tipologia di strada che ammette attraversamenti pedonali semaforizzati, non sfalzati, come conferma anche il Corpo di Polizia Locale di Roma Capitale.
Perché dunque la scelta di sovrappassi? Tutto ha inizio dalle scelte sbagliate dell’amministrazione, sempre di centro-sinistra, nel periodo 2006-2008, allora minisindaco Paolo Orneli. Si tentò di mettere in sicurezza l’incrocio di via Pindaro, propendendo appunto un sovrappasso ciclopedonale. Ad agosto del 2006 il sovrappasso era in fase di progettazione. Nello stesso mese del 2007 l’opera fu finanziata e dichiarata di «immediata cantierabilità». A febbraio del 2008 il Campidoglio garantì che stavano per partire i lavori. Ma a gennaio 2014 ancora non si sa neppure che fine abbiano fatto i 550 mila euro destinati per quella realizzazione. Una soluzione, quella del sovrappasso, che a quel tempo non convinceva neppure i componenti del PD che oggi come nel 2006, siedono nel Municipio X (ex-XIII), ma che invece adesso plaudono la scelta allora contestata. E’ il caso di Marco Belmonte, attuale assessore municipale alla ‘sicurezza’, di Giuseppe Sesa, oggi capogruppo municipale del PD, che voleva addirittura un sottopasso.
Il cartello lavori del sovrappasso è ancora lì, dopo 5 anni. Ad aggiudicarsi la gara il 5 maggio del 2008 è stata l’azienda “A.R. Alessandro Rubei Costruzioni srl” con un ribasso eccezionale del 40.3950 % sull’importo dei lavori a base d’asta (€ 466.463,95 diventati 278.035,84). L’azienda è legata alla costruzione delle opere di urbanizzazione e alla realizzazione di unità abitative in località Malafede ed anche ad altre opere per la EUR Servizi Terziari, cioè le Terrazze del Presidente su via di Acilia. Coincidenze? Forse. I lavori che dovevano durare 180 giorni a partire dalla data del 31 marzo 2009. Invece accadde l’impiccio. A seguito dell’entrata in vigore del Decreto ministeriale del 14 gennaio 2008, ‘Approvazione delle nuove norme tecniche per le costruzioni’ (G.U. n.29 del 4 febbraio 2008), e alla normativa sull’abbattimento delle barriere architettoniche, l’impresa presentava un nuovo progetto esecutivo, con una integrazione economica di € 324.840,00 (incremento di circa il 120%). Il Comune, pur valutando tecnicamente idoneo il progetto, ritenne di non approvarlo a causa dei costi elevati e comunicò, il 12 luglio 2009, la possibile risoluzione contrattuale per inadempimento dell’appaltatore. L’epilogo della vicenda si è avuto con la Deliberazione n.64 (Adunanza del 3 novembre 2010) dell’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture con cui si invitava il Comune a comunicare, nel termine di 30 giorni, le proprie valutazioni ed i provvedimenti adottati o che intendeva adottare per la definizione del caso in questione. Poi il silenzio. Nel frattempo, il 4 febbraio 2009, nell’Aula Consiliare del Municipio ostiense, si apprendeva che il sovrappasso sarebbe stato spostato all’altezza dell’innesto di via Pericle (Casalpalocco) su via C. Colombo, per finire su via Guarnieri (Infernetto), per favorire principalmente i ragazzi del liceo scientifico Democrito sito in via Prassilla a CasalPalocco.

La soluzione dei sovrappassi è inutilmente costosa rispetto ad un attraversamento pedonale semaforizzato, introduce ulteriore pericolosità al traffico veicolare, finisce per realizzare artificiose barriere architettoniche e non risolve in tempi brevi neppure la questione della sicurezza dei pedoni, considerato che riattivare tutta la procedura amministrativa di una nuova gara significa attendere almeno 14 mesi, più altri 6 per i lavori.
In tutta questa confusione e approssimazione, LabUr chiederà Accesso Civico agli atti pubblici della precedente gara, almeno per capire dove sono finiti i 550 mila euro previsti per un sovrappasso già inutile 8 anni fa.
Paula de Jesus, per Labur

lunedì 9 dicembre 2013

Municipio X: Malafede su Via di Acilia

Giacomina Di Salvo, assessore all'urbanistica dell'attuale Municipio X di Roma Capitale, ha raggiunto il suo primo record: ben 85 giorni per informare sul raddoppio della via di Acilia, vicenda nota da quasi 20 anni. Una delle opere a scomputo che risalgono alla deliberazione consiliare n.107 del 15 maggio 1995, modificata ed integrata con le deliberazioni consiliari n.32 del 5 marzo 1996, n.260 del 16 dicembre 1996 e n.262 del 2 ottobre 1997, poi perfezionatesi nella famosa Convenzione del 23 marzo 1999 a firma dell'allora Sindaco, Francesco Rutelli. Una delle più brutte pagine dell'urbanistica romana  legata allo scandalo delle Terrazze del Presidente. Una lottizzazione abusiva sanata e mandata in prescrizione, di cui la Di Salvo riesce perfino a sbagliare, nella sua relazione, il numero di unità immobiliari che la compongono: non sono 900 ma 1.367 (38 unità commerciali e 32 unità direzionali). La Di Salvo scrive del sequestro del 2008, del parziale dissequestro del febbraio 2011, della rivalutazione degli oneri a maggio 2011, della nuova convenzione stipulata il 4 novembre 2011, per concludere che, se va tutto bene, per colpa dell'Italgas il fine lavori è previsto per giugno 2015, pur non essendoci ancora un progetto esecutivo per il sottopasso dell'innesto con la via Cristoforo Colombo.
Peccato che la Di Salvo non abbia aggiunto il dettaglio che il 13 dicembre 2011 il GUP (Giudice dell'Udienza Preliminare) del Tribunale di Roma, Roberto Saulino, abbia assolto il costruttore Antonio Pulcini e altri 16 tra funzionari dell’ufficio Condono del Comune di Roma e del Municipio ex-XIII, prendendo atto "del sopraggiunto inglobamento dell’edificato nella nuova destinazione urbanistica dell’area”.
La Di Salvo da per scontato che le Terrazze del Presidente (quasi 300mila mc senza servizi) abbiano tutte le opere di urbanizzazione primaria a posto (comprese, ad esempio, le fogne), concentrandosi solamente sulle opere di urbanizzazione secondaria (p.es., asili nido, aree verdi, impianti sportivi) nell'attesa che Pulcini faccia le opere stradali attese da 20 anni. Per l’assessore tecnico Di Salvo dunque si tratta solo di ‘ritocchi’. Tradotto, secondo il tecnico Di Salvo, 'urbanisticamente' le Terrazze del Presidente sono compatibili con il contesto, proprio come ha detto Saulino. Il cerchio dunque si sta chiudendo.
Tutto è partito il 14 gennaio 2011 quando Roberto Saulino, questa volta in qualità di GIP (Giudice per le Indagini Preliminari), ha firmato l'archiviazione del procedimento per diffamazione contro la Gabanelli e Mondani, avviato il 6 giugno 2008 da Roberto Morassut (al tempo, Assessore all'urbanistica di Roma), dopo la puntata di Report del 4 maggio 2008 che svelò lo scandalo delle Terrazze del Presidente. Saulino conosceva bene le carte e la sua pessima sentenza del 2011 ne è la prova.
Lo scandalo delle Terrazze del Presidente, nato sotto le giunte Rutelli e Veltroni, ha portato indubbi vantaggi al Piano di Zona 'Malafede', costruito successivamente alle sue spalle (e in quota alla sinistra) grazie agli oneri proprio di Pulcini: le strade di accesso dalla via di Acilia al Piano di Zona 'Malafede' (via Usellini e via Menzio) sono le uniche opere realizzate del pacchetto previsto già nel 1999.

Lo scenario, farsa, assai probabile dei prossimi mesi? Un fittizio intervento di miglioria della via di Acilia, l'abolizione del sottopasso per la Colombo, nuovi servizi per le Terrazze del Presidente (realizzati dal 'filantropo' Pulcini, tra i finanziatori tra l'altro della campagna elettorale del presidente del Municipio X, Andrea Tassone), ad uso anche del Piano di Zona 'Malafede' (che, come previsto, dovrà essere densificato) e infine beatificazione della giunta municipale di sinistra. I primi segnali già sono arrivati e sono ravvisabili nella relazione alquanto imprecisa e incompleta dell'assessore 'tecnico' Di Salvo.
Come se non bastasse questo inquietante scenario 'urbanistico', l’11 settembre 2013 il consigliere municipale Giulio Notturni (Lista Marchini) presenta una interrogazione alla Di Salvo, su segnalazione di Antonio Crisci (comitato Terrazze del Presidente), sui tempi di realizzazione del raddoppio della via di Acilia. In data 20 novembre 2013 (nr. prot. 122620) viene protocollata la risposta, che però giunge a Notturni solo giovedì scorso (4 dicembre 2013). La stessa risposta fotocopia della Di Salvo viene invece inviata in data 20 novembre 2013 (nr. prot. 122626) all'Associazione Axamalafede Villa Fralana, motivandola come risposta a una precedente richiesta di chiarimenti fatta da tale associazione in data 01 ottobre 2013, cioè 3 settimane dopo quella del consigliere Notturni. Peccato che l’associazione Axamalafede Villa Fralana abbia come 'presidente' proprio il marito della Di Salvo, legato ad esponenti del PD locale, che il 23 novembre ha organizzato un evento in Piazza Omiccioli, invitando l'assessore Di Salvo ad 'illustrare' la sua risposta sul raddoppio della via di Acilia, prima che la risposta arrivasse al consigliere Notturni. Insomma, cose mai viste, gestite tutte in famiglia contro ogni regola di correttezza amministrativa che è quella di gestire il bene pubblico, non questioni private o privatistiche.

A breve LabUr proporrà un incontro per fare chiarezza davanti a tutta la cittadinanza e non solo ad amici e parenti.

paula de jesus per LabUr

mercoledì 4 dicembre 2013

Ostia, quei maledetti pini assassini



Avevamo già scritto cosa prevede la Legge n.10 del 14 gennaio 2013, “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani” (GU n.27 del 1-2-2013), già ampiamente disattesa (LINK). Sappiamo tutti quanto il verde pubblico sia uno degli standard urbanistici che consentono la nascita delle città. Non tutti forse sanno che a Roma, nelle sole alberate stradali, sono state censite circa 120 specie di essenze arboree, con 18 generi predominanti (142.007 piante, l'87% del totale) le cui prime tre sono: Robinia specie varie (18.866), Platanus specie varie (17.251) e Pinus Pinea (16.507). A turno, vanno abbattute perché, stranamente, trattandosi di alberi, 'perdono le foglie' e 'fanno le radici'.

Dopo i platani, mentre le robinie tremano, ora è il turno dei pini. Tagliamoli, bruciamoli, disperdiamone le ceneri. Pini maledetti, assassini. Distruggiamo tutte le copie de "I Pini di Roma" di Ottorino Respighi. I pini devono stare in pineta: cosa ci fanno a bordo strada? Neanche le streghe di Salem furono così tanto perseguitate nel 1692. Frutto dell'ignoranza in materia di piantumazione e del collaborazionismo di ambienti politicamente pilotati, sta nascendo in questi giorni, dopo la morte del motociclista sulla via Cristoforo Colombo per la caduta di un pino, la indecente campagna contro il pino, l'albero di Roma. L'attuale amministrazione, incapace, arrogante e supponente, continua a scaricare sull'operato della precedente giunta e sulla presunta pericolosità dei pini, le sue responsabilità. L'attuale Municipio X è pieno di pini a bordo strada, da almeno 60 anni ed è l'unico a Roma con proprio decentramento amministrativo che prevede quanto segue:
Art. 4 Aree verdi e parchi pubblici 1. E’ attribuita al Municipio la competenza in materia di istituzione, programmazione, progettazione, realizzazione, gestione, manutenzione e tutela dei parchi e giardini di interesse municipale, delle alberate stradali e delle altre aree verdi situate nel territorio del Municipio, escluse le aree archeologiche.
L'Assessore all'Ambiente e Sicurezza del Municipio X, Marco Belmonte (PD), per 5 anni (2008-2013) è stato presidente della Commissione Controllo e Garanzia dello stesso municipio, in grado dunque di avere tutte le informazioni possibili, anche quelle sulla messa in sicurezza del tratto della Via C. Colombo incriminato (già oggetto nel 2010 di analogo episodio senza vittime). Belmonte in questi giorni è riuscito a dire un'immensità di sciocchezze, a volte tra loro contraddittorie, non assumendosi mai la responsabilità di una evidente negligenza dell'amministrazione che rappresenta. Era il 31 luglio 2013 quando assieme al presidente dell'attuale Municipio X, Andrea Tassone, aveva dichiarato: “Tra qualche giorno si procederà alle potature degli alberi nell'entroterra. Siamo consapevoli che non sono i periodi adatti per questo genere di interventi, ma prevalgono le ragioni di sicurezza... La tromba d’aria che, nei giorni scorsi, si è abbattuta sul Litorale e sull'entroterra provocando la caduta di alberi e rami, fortunatamente non ha causato danni per l’incolumità dei cittadini, ma dobbiamo correre ai ripari”. L'altro giorno, quando è caduto il pino, ben dopo 4 mesi le dichiarazioni sopra riportate, la velocità media del vento era di 29 km/h (grado 5, brezza tesa, 'oscillano gli arbusti con foglie'). Non cerchiamo colpevoli improbabili, non inventiamoci pini assetati di sangue: evitiamo che amministratori negligenti e incompetenti gestiscano il verde pubblico. Belmonte si dimetta per decenza. Sarà la magistratura a trovare i colpevoli, che non sono di certo i pini di Roma.

martedì 12 novembre 2013

Italia, uno Stato all'ultima spiaggia



Esiste una precisa volontà politica, di natura trasversale (PD, PdL, Lega), non di vendere le spiagge, ma di condonare le pertinenze demaniali marittime delle concessioni rilasciate agli stabilimenti balneari. Per pertinenza demaniale marittima si intende un'opera inamovibile o di difficile rimozione esistente sul demanio marittimo e tali opere possono appartenere, nel regime giuridico vigente, anche a privati. Questo è il corretto approccio per comprendere cosa si nasconde dietro gli emendamenti proposti da tutti i partiti, in tema di spiagge, nel disegno di legge di Stabilità 2014.
Si tratta di un condono edilizio e fiscale mascherato nel tentativo da parte del Governo di recuperare quei miliardi di euro persi negli ultimi 30 anni a causa dei mancati o sottostimati proventi derivanti dalle concessioni demaniali marittime. Si vendono le aree dove insistono gli stabilimenti balneari (intesi in senso 'fisico'), sinora in concessione, per 'contribuire' al risanamento dei conti pubblici, offrendo agli attuali concessionari il diritto di prelazione all'acquisto. Il ‘capolavoro’, in questo senso, lo fa il PdL che ha proposto addirittura di utilizzare l'eventuale ricavato di questo condono mascherato per finanziare un fondo per l’erogazione di mutui a favore degli stessi titolari di stabilimenti balneari che intendono procedere alla ristrutturazione dei propri immobili. In pratica lo Stato vende quella parte delle spiagge occupata dalle pertinenze demaniali marittime e i soldi che incassa li rende disponibili per gli imprenditori balneari che intendono investire nella ristrutturazione delle pertinenze stesse.
Questo obiettivo comune di PD, PdL e Lega nasce dall'annoso problema della gestione del demanio marittimo, argomento complesso e ormai compromesso a causa delle modalità discrezionali di rilascio delle concessioni delle aree demaniali, nonché della selvaggia realizzazione delle pertinenze demaniali marittime concessa dai Comuni.
Lo scontro politico di questi giorni dunque non è quello della “vendita delle spiagge”. Gli stabilimenti balneari infatti si sono trasformati in vere e proprie ‘imprese turistiche’ dai tempi del Governo Amato in poi (Legge 29 marzo 2001, n. 135, art.7, c.1) nel silenzio generale. La conseguenza è che sulle spiagge è stato edificato di tutto: bar, ristoranti, negozi, piscine, campi da gioco (tennis, calcio, volley, etc.), anche locali per attività professionali. Strutture spesso abusive che non verranno mai abbattute, neppure all'eventuale scadenza della concessione che prevede il ripristino dei luoghi. Si tratta, come nel caso evidente del Litorale romano, di pertinenze demaniali marittime che hanno ormai finito per compromettere non solo la natura del demanio marittimo dal punto di vista 'del suolo', ma anche dal punto di vista funzionale, non essendo più accessorie alla 'balneazione' ma al 'turismo balneare'.
Tutto è iniziato con il decreto legislativo del 31 marzo 1998, n. 112 (art.105), in cui venivano conferite alle Regioni e agli Enti Locali le funzioni relative al rilascio di concessioni di beni del Demanio Marittimo. I Comuni invece, grazie alla subdelega delle Regioni, sono divenuti i soggetti che applicano i parametri e i criteri per la riscossione del credito verso i concessionari, fermo restando il principio che l'unico creditore rimane lo Stato (il che è ovvio, trattandosi di demanio statale) e che in caso di mancato pagamento provvederà lo Stato attraverso l’Agenzia del Demanio alla procedura di riscossione coattiva.
Il risultato è che oggi vengono applicati canoni concessori molto bassi (di media, poco più di 1 euro a mq), che generalmente vengono pagati dal singolo concessionario, ma canoni pertinenziali quasi sempre evasi per erronee valutazioni e successivi contenziosi tra Comuni e Agenzia del Demanio. Poiché il creditore (l'Agenzia del Demanio) entra in contenzioso con l'esattore del credito (il Comune) di solito il Tribunale ordinario, competente in materia, sospende il pagamento da parte del concessionario fino a quando l’Agenzia del Demanio e il Comune non allineano i propri dati e chiedono un canone a prezzo di mercato.
Nel disegno di legge di Stabilità 2014 non si parla dunque di nuova cementificazione delle spiagge, ma si sta tentando in modo trasversale di articolare un vero e proprio condono edilizio e fiscale delle esistenti pertinenze demaniali marittime, avendo la certezza che non verranno mai demolite,  qualora gli emendamenti non venissero approvati. Di fatto queste strutture sono già private, perché contemplate nel meccanismo attuale del rinnovo automatico della concessione, e pertanto si tratta di passare da uno stato 'de facto' a uno 'de jure'.
A rimetterci, da sempre, lo Stato, cioè i cittadini.

martedì 29 ottobre 2013

Ostia: nuovo Direttore del Municipio, vecchie ombre di mafia

Ad Ostia si annuncia l’arrivo, come ‘nuovo’ Direttore del Municipio X, di Claudio Saccotelli, intercettato l’8 gennaio 2004 in una equivoca conversazione con l’iracheno Sulaiman Faraj, uno degli arrestati il 4 novembre del 2004 nella operazione ‘Anco Marzio’, che per prima denunciò la presenza di una “associazione per delinquere di tipo mafioso” sul Litorale romano (art. 416-bis del c.p.). Se così fosse, a cosa è servito rimuovere il 15 luglio 2013 il dirigente tecnico del Municipio X, Aldo Papalini, intercettato anche lui il 1° giugno 2012 in una conversazione con un altro esponente della malavita locale. Il Sindaco di Roma, Ignazio Marino, definì l’episodio “gravissimo” e “sebbene l’indagine sia ancora in corso, rivelerebbe un inquietante rapporto tra alcuni esponenti della malavita organizzata locale e l’amministrazione comunale nel Municipio X. Un fatto sul quale abbiamo deciso di intervenire subito per rispristinare la legalità e per inviare un segnale chiaro e forte alla città. La criminalità si combatte con la trasparenza e con la determinazione”. Qualcosa dunque non torna nel valzer di nomine che, dal 15 luglio, si sussegue nel Municipio X.
Nel 2004, nelle 500 pagine di ordinanza, si legge: “gli indagati hanno nelle loro mani i dipendenti pubblici che dovrebbero controllare il regolare rilascio delle concessioni per l’installazione dei chioschi sulla spiaggia libera di ponente” e che tale organizzazione malavitosa era stata in grado di bloccare “il lavoro statale di rifacimento del lungomare di Ostia”. Nelle intercettazioni, Claudio Saccotelli così dialogava con il pregiudicato ‘Frank’ l’iracheno. «Quando puoi stare sul lungomare, all’altezza del tuo lotto?» «Anche tra mezz’ora» «Tu vai, c’è l’ingegnere Tabacchiera, con il direttore dei lavori» «Ma come lo riconosco?» «Lui sa chi sei. Ti riconosce lui». In realtà le aggressioni, anche fisiche, erano iniziate già molti anni prima. L’architetto Finzi, direttore tecnico e direttore del Municipio prima di Saccotelli, fu aggredito nel 2000 da Roberto Pergola (anche lui arrestato nel 2004) che assieme all’iracheno Sulaiman Faraj fonderà la cooperativa “Marta” per gestire il parcheggio del Porto Turistico di Roma ad Ostia, concesso a loro in comodato gratuito dal proprietario del Porto Mauro Balini. ‘Frank’ l’iracheno, dopo diverse vicissitudini, è stato arrestato nuovamente il 24 agosto 2012, sempre al Porto Turistico di Roma, ubriaco.
A fine luglio 2013 scatta l’operazione ‘Nuova Alba’, sostanzialmente la fotocopia dell’operazione ‘Anco Marzio’ del 2004. Nell’ambito delle intercettazioni Papalini viene rimosso. “Quello è l’unico lotto che non l’ha mai voluto nessuno, lo sai di chi era quello là, no? È de quelli che avemo ammazzato, gli ultimi”. Armando Spada si riferisce a un chiosco della spiaggia di ponente, un tempo di Francesco Antonini e Giovanni Galleoni, soprannominati Baficchio e Sorcanera, uccisi il 22 novembre 2011 a Nuova Ostia. Papalini non fa una piega e tranquillamente seduto nel suo ufficio, ribatte: “ora è assegnato a una romena, compagna di un comandante della finanza”. Conclude Spada: “Eh vabbè, se non se ne parla, famo presto a fa… je lo brucio”. L’operazione ‘Nuova Alba’, dopo 10 anni, riproporrà anche la presenza della malavita nel Porto di Roma, attribuendo a Mauro Balini “interessenze inquietanti con gli ambienti malavitosi”, dove il termine interessenza deve intendersi come “partecipazione agli utili di un’azienda, di un affare”.
Nulla è cambiato negli ultimi 10 anni e se non fosse stato per l’intervento delle forze dell’ordine e della Procura di Roma, quei ‘rapporti inquietanti’ tra malavita organizzata e amministrazione comunale, non sarebbero mai stati denunciati. Saccotelli è stato Direttore dell’attuale Municipio X proprio in quegli anni, da luglio 2002 a luglio 2008, per poi avere altri incarichi all’interno del Comune di Roma. Domani, 30 ottobre, si preannuncia il suo ritorno. Per altro sempre domani scade anche l’incarico nel Municipio X di Paolo Cafaggi, Direttore dell’Unità Tecnica e di quella Ambiente/Litorale (subentrato ad Aldo Papalini il 15 luglio), che risulta essere rinviato a giudizio per “concorso in abuso edilizio e falso ideologico” (LINK)
Se le nomine di Cafaggi e Saccotelli sono il “segnale chiaro e forte alla città” con cui il Sindaco Ignazio Marino combatte la criminalità a poche settimane dall’inizio del processo (previsto il 17 dicembre) scaturito dall’operazione ‘Nuova Alba’, non c’è ‘niente di nuovo sul fronte occidentale’.

Paula de Jesus per LabUr

martedì 8 ottobre 2013

Ostia in stallo per le bici, tra illegalità e protagonismi

Il 17 settembre scorso sono stati montati i primi stalli per le biciclette, che giacevano nei depositi della Unità Organizzativa Ambiente e Litorale da oltre tre anni, in diversi punti del Municipio X.
Peccato che il posizionamento degli stalli sia stato operato con spesa pubblica in totale dispregio della Legge 19 ottobre 1998, n. 366, Norme per il finanziamento della mobilità ciclistica, della Legge Regionale 16 febbraio 1990, n. 13, Interventi regionali per favorire lo sviluppo del trasporto ciclistico, del Regolamento viario urbano del Comune di Roma, del Decreto Legislativo N. 285 del 30/04/1992, Nuovo codice della strada. Non solo. Questa iniziativa non risulta mai esser stata perfezionata all’atto dell’installazione da alcuna determinazione dirigenziale del Corpo di Polizia Locale di Roma Capitale, U.O. X Gruppo Mare, costituendo dunque grave illecito amministrativo, e comunque mai pubblicata per la sua eventuale efficacia presso l'Albo Pretorio on-line del Comune di Roma, come previsto dal D.Lgs del 18 agosto 2000, n. 267, Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali e dalla legge 18 giugno 2009, n. 69, Disposizioni per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività nonché in materia di processo civile. In particolare, oltre l'arbitraria ed illegittima localizzazione scelta per la realizzazione di stalli per velocipedi, non risultano nemmeno seguite le linee guide da tempo adottate nelle più importanti realtà europee relative all’offerta degli stalli (commisurata alla domanda effettiva, documentabile e quantitativamente significativa di sosta dei velocipedi), al posizionamento degli stalli (il più vicino possibile ai principali punti di approdo/sosta dei ciclisti), alla salvaguardia dei requisiti di sicurezza (accessibilità e fruibilità dello spazio pubblico come pure delle aree private regolarmente autorizzate, particolarmente in presenza di pubblici esercizi e servizi), alla visibilità ed identificabilità degli stalli ad uso esclusivo per velocipedi, con apposizione di opportuna segnaletica orizzontale e verticale.

Dopo che il Sindaco Marino ha percorso in bicicletta contromano Via Regina Elena, ha un degno compare anche nel Municipio X, l’Assessore Marco Belmonte, che ad una legittima richiesta di una mobilità alternativa ciclabile, è arrivato ad una illegale attuazione di protagonismo amministrativo.
Con i soldi impiegati per il posizionamento degli stalli e delle finte pedonalizzazioni e i costi aggiuntivi degli straordinari per i vigili urbani (che solo per i Fori Imperiali è di 400mila euro al mese), si potrebbero realizzare piste ciclabili in sede protetta per completare la magliatura di quelle esistenti. Dalla programmazione alla estemporaneizzazione del problema per una foto sul giornale in bicicletta.

Paula de Jesus per LabUr, Laboratorio di Urbanistica