Polo Natatorio denominato ormai il Dolo Natatorio. Anche sotto le feste non smette di regalare l’ennesimo scandalo. Secondo quanto riferito dal deputato della PDL alla Camera, Marco Marsilio “oggi i rappresentanti della FIN, accompagnati da un ufficiale giudiziario si sono presentati al polo natatorio di Ostia e in virtù di un mandato ottenuto da un giudice hanno chiesto di prendere in consegna l'impianto. Avendovi trovato a custodia dello stesso solo vigilanza privata e non i titolari dell'impresa, si sono impossessati di fatto dell'impianto sostituendo catene e lucchetti."
I lavori non sono mai stati finiti e soprattutto l’impianto sembra non sia mai stato collaudato e senza i collaudi non poteva essere utilizzato. Eppure il Sindaco Alemanno e il Presidente del XIII Municipio lo hanno inaugurato a inizio Luglio, promettendone l’apertura alla cittadinanza, con tanto di consegna delle chiavi dalle mani di Alemanno a quelle Vizzani. Poi l'Ingegner Renato Papagni, Presidente dell'Assobalneari, nonché progettista FIN del Polo Natatorio, ha organizzato nell’impianto, il 17 Luglio, il Lympha Aqua show. Infine si è allenata la Nazionale di Nuoto di Fondo in una piscina (secondo i documenti del CONI) lunga 51,50 metri e non 50, senza contare tutta una serie di attività ed iniziative della FIN svoltesi in questi mesi.
Doveva costare 13 milioni di euro, ma il Commissario Delegato (Claudio Rinaldi) ne ha chiesti il doppio senza mai giustificarne gli aumenti. Sono mesi che denunciamo questi fatti su cui la Procura di Roma sta indagando. Ci siamo anche recentemente indignati che il Presidente del XIII Municipio, Giacomo Vizzani, e tutta la maggioranza del centro destra, abbiano bocciato in aula municipale un documento presentato dall’allora capogruppo del PD Paolo Orneli, che chiedeva l’impegno della Giunta e del Consiglio di controllare l'esistenza dei collaudi necessari per fare aprire al pubblico un centro federale come quello del Polo Natatorio di Ostia.
Dunque ha fallito il Commissario Delegato (indagato per abusivismo), ha fallito la FIN (che non ha soldi per pagare le opere), ma ha fallito soprattutto la politica della Giunta Alemanno incapace di far aprire a Roma ben 3 impianti pubblici. Per ultimo, il Presidente del XIII Municipio, Giacomo Vizzani, che, come un burattino, è comparso sul palco del Polo Natatorio, a chiamata del potente di turno, per dare l'immagine di un consenso territoriale che non c’era. Se la collettività perde, qualche imprenditore locale, 'furbetto' del quartierino, 'aiutato' dalla indifferenza di chi era invece preposto al controllo, forse ci ha guadagnato. I fatti denunciati dal deputato Marsilio sottolineano ancora una volta che Vizzani non ha nessun potere, nemmeno dopo la finta cerimonia del decentramento amministrativo di Ostia da Roma, visto che oggi gli hanno ‘sfilato’ anche le chiavi del Polo Natatorio. Insomma, il Dolo Natatorio assomiglia sempre più ad una partita a carte dove il Presidente del Municipio, che dovrebbe rappresentare i cittadini, conta come il due di coppe quando regna bastoni. Come i cittadini.
lunedì 28 dicembre 2009
martedì 22 dicembre 2009
PD XIII: Il Partito Dellamore del XIII Municipio
Succede anche questo nel nostro Municipio.
Oggi, alla presenza del segretario del PD XIII Municipio (Giuliano Droghei) in aula Massimo Di Somma (assente solo Paolo Orneli per motivi di lavoro), il PD si fa bocciare (con l'astensione della maggioranza) le sue proposte di osservazioni alla proposta di delibera della Giunta Alemanno sul finto decentramento del XIII Municipio e vota a favore di quelle della maggioranza, dove per altro mancavano ben 4 consiglieri del PDL dissidenti. E siccome non bastava la testimonianza d'amore, la consigliera Ornella Bergamini (PD) ha chiesto pure l'applauso finale a fine votazione.
Un capolavoro.
Complimenti vivissimi. Un grande partito di opposizione.
Buon natale, cari democratici.
Oggi, alla presenza del segretario del PD XIII Municipio (Giuliano Droghei) in aula Massimo Di Somma (assente solo Paolo Orneli per motivi di lavoro), il PD si fa bocciare (con l'astensione della maggioranza) le sue proposte di osservazioni alla proposta di delibera della Giunta Alemanno sul finto decentramento del XIII Municipio e vota a favore di quelle della maggioranza, dove per altro mancavano ben 4 consiglieri del PDL dissidenti. E siccome non bastava la testimonianza d'amore, la consigliera Ornella Bergamini (PD) ha chiesto pure l'applauso finale a fine votazione.
Un capolavoro.
Complimenti vivissimi. Un grande partito di opposizione.
Buon natale, cari democratici.
lunedì 21 dicembre 2009
XIII Municipio: la telenovela del decentramento
Il decentramento amministrativo del XIII Municipio assomiglia sempre più ad una telenovela. Annunciato in campagna elettorale e siglato nel c.d.' Patto per Ostia' dall'allora candidati Giacomo Vizzani e Gianni Alemanno, riannunciato a più riprese nel corso degli ultimi 20 mesi, con tanto di minacce di dimissioni di alcuni consiglieri Pdl, il 24 Novembre la Giunta Comunale ha firmato quello che a tutti gli effetti è semplicemente una proposta di delibera del Regolamento Speciale del Decentramento Amministrativo (nr.178/2009, prot. 15914/2009). Nulla di più, senza alcun effetto pratico, brutta imitazione della deliberazione comunale 281 del 1992 voluta nei 100 giorni di M. Pannella come Presidente dell'allora XIII Circoscrizione. Pensavamo che la saga fosse finita con la parata picaresca, melense e strappalacrime di fine novembre, invece colpo di scena. La delibera di Giunta approda martedì in Municipio XIII per il parere non vincolante del consiglio. Insomma, la delibera, partita da Ostia, arrivata a Roma, torna indietro per poi di nuovo riandare in Campidoglio. Ma la cosa davvero stupefacente è che dopo ben 20 mesi di lavoro della commissione decentramento, Vizzani si accorge che si sono dimenticati il capitolo sulle attività produttive che dovrà essere inserito. Chissà cosa ne pensa l’Assessore alle Attività Produttive Davide Bordoni, ostiense doc, nonché delegato allo Sviluppo del Litorale, carica che non risulta essere decaduta. Per altro lo stesso Vizzani sottolinea in un’intervista che questa aggiunta dovrà essere esaminata, insieme alle altre, dalla Commissione di consultazione Comune-Municipio (la famosa ‘cabina di regia’ ?). Insomma, a tre giorni da Natale Vizzani scriverà una bella letterina a Babbo Alemanno con tanto di "Io vorrei...". Peccato che questo genere di cartoline costino e chi paga sono sempre gli stessi: i cittadini. Peccato anche che Babbo Alemanno non abbia portato concretamente nulla per i cittadini del XIII Municipio. Infatti, come lo stesso Vizzani sa (ma lo sanno anche i cittadini, ma questo Vizzani non lo sa), un vero decentramento è possibile solo se sono già state trasferite le corrispondenti risorse. Reperire risorse però costa e questo è un periodo di vacche magre ‘tremontiane’. Se la coperta è corta, qualcuno muore di freddo. Il decentramento non è un bazar e si basa su principi fondamentali chiari e precisi, che prevedono ad esempio la misurazione della ‘performance’ e la partecipazione della cittadinanza. Ora la domanda sorge spontanea: ha senso decentrare alcune attività a qualcuno che fin’ora non ha brillato per risultati con i poteri che già aveva ? Ricordiamo infatti che il XIII Municipio ha da sempre alcune deleghe, come ad esempio quella al verde pubblico. Peccato che il 24 Novembre lo stesso Assessore al Verde G. Innocenzi abbia lamentato davanti al Sindaco la mancanza di fondi e la scarsità di personale. Ora, se Vizzani è stato in fortissima difficoltà nei mesi scorsi, a tal punto che si è parlato a Roma addirittura di un suo avvicendamento, non vorremo che la venuta della corte di Re Alemanno ad Ostia sia servita solo a portare la bombola d’ossigeno ad un presidente in affanno. A rimetterci saranno solo i cittadini a cui toccherà pagare personale in più e finte nuove strutture che in realtà sono dei doppioni di quelle già esistenti, per non avere alcun servizio aggiuntivo o miglioramento di quelli esistenti. Nel frattempo sono 20 mesi che i cittadini aspettano l’istituzione delle consulte e di partecipare alle scelte importanti che riguardano il territorio. Auguriamo dunque a Vizzani Buon Natale e buon capodanno. Ne avrà bisogno perché a Gennaio faremo una assemblea cittadina in cui illustreremo l’analisi dettagliata di questo finto decentramento, mentre Vizzani starà disegnando per 6 mesi l’organigramma e il funzionigramma, come lui stesso ha dichiarato. Martedì, nell’ultimo consiglio municipale di quest’anno, porteremo i primi dati da noi elaborati e li invieremo anche a tutti i municipi di Roma, perché, forse, le critiche dei Presidenti degli altri Municipi non sono proprie campate in aria.
venerdì 18 dicembre 2009
Eau de bufala.
Si continua a parlare di privatizzazione dell’acqua. Falso. Non c’è alcuna privatizzazione bensì l’obbligo per gli enti locali di indire una gara, alla quale potranno partecipare anche le aziende pubbliche. Quindi non è la proprietà a cambiare bensì solo il meccanismo di affidamento. La proprietà già oggi può essere pubblica, privata o mista. Il problema reale è un altro e riguarda il sistema di regolazione del settore idrico. E’ dal 1994 che stiamo aspettando che si facciano gli investimenti stabiliti. Nel frattempo l’Europa ha aperto le procedure di infrazione nei confronti dell'Italia e i nostri fiumi e laghi soffrono per l’inadeguatezza di un sistema di depurazione fatiscente. Altro che acquedotti: sono le fogne e i depuratori le vere emergenze idriche di questo paese, figuriamoci nel XIII Municipio.
Con il nuovo decreto sarà sempre il pubblico a stabilire le condizioni dell’affidamento e fissare le tariffe. Il privato si limiterà a prendere i servizi in affidamento, operando in nome e per conto del pubblico e alle condizioni stabilite dal pubblico. Il decreto non impedisce affatto alle aziende pubbliche di vincere le gare, visto che sono i Sindaci a decidere chi vince. I comuni virtuosi dunque continueranno a vincere, mentre i privati vinceranno solo in quei casi in cui la gestione pubblica sia impossibile già da ora.
Inoltre, non c’è alcuna obbligatorietà per i Comuni di vendita delle quote societarie, possibilità per altro che esisteva ben prima del decreto, tant’è che ci sono da anni diverse aziende pubbliche che hanno perso le quote di maggioranza relativa e nessuno se n’è scandalizzato. Sono anni infatti che le aziende pubbliche si comportano come imprese private per effetto della loro capitalizzazione di borsa.
Quello che invece accadrà sicuramente è l'ulteriore perdita di anni in bandi di gara, carte da bollo, ricorsi al Tar, colpi bassi, alleanze ecc. ecc. in un settore che ha urgenza di investimenti. Tra l’altro la stima di 60 miliardi di euro nei prossimi dieci anni è da considerarsi sottostimata. E chi invoca l'authority come la panacea di tutti i mali è miope. Il problema cruciale è la regolamentazione del settore che attualmente è schizofrenica: troppi regolatori che si intralciano l’un l’altro, regolatori che sono anche controllori, Sindaci in palese conflitto di interesse. Insomma, nebbia fitta su chi abbia diritti, doveri, chi deve fare, chi paga e chi ha la responsabilità soggettiva e oggettiva.
Mentre si continua a perdere tempo in dibattiti populisti basati su un falso, il debito cresce sulle spalle delle generazioni future semplicemente perché non si fa l’unica cosa che si dovrebbe fare: investire. Non esiste un “diritto all’acqua” se non ci accolliamo il dovere di caricarci oggi i costi degli investimenti che per altro, in media, sono dell’ordine di poche decine di euro all’anno per famiglia. Non potremmo parlare di questo ?
Con il nuovo decreto sarà sempre il pubblico a stabilire le condizioni dell’affidamento e fissare le tariffe. Il privato si limiterà a prendere i servizi in affidamento, operando in nome e per conto del pubblico e alle condizioni stabilite dal pubblico. Il decreto non impedisce affatto alle aziende pubbliche di vincere le gare, visto che sono i Sindaci a decidere chi vince. I comuni virtuosi dunque continueranno a vincere, mentre i privati vinceranno solo in quei casi in cui la gestione pubblica sia impossibile già da ora.
Inoltre, non c’è alcuna obbligatorietà per i Comuni di vendita delle quote societarie, possibilità per altro che esisteva ben prima del decreto, tant’è che ci sono da anni diverse aziende pubbliche che hanno perso le quote di maggioranza relativa e nessuno se n’è scandalizzato. Sono anni infatti che le aziende pubbliche si comportano come imprese private per effetto della loro capitalizzazione di borsa.
Quello che invece accadrà sicuramente è l'ulteriore perdita di anni in bandi di gara, carte da bollo, ricorsi al Tar, colpi bassi, alleanze ecc. ecc. in un settore che ha urgenza di investimenti. Tra l’altro la stima di 60 miliardi di euro nei prossimi dieci anni è da considerarsi sottostimata. E chi invoca l'authority come la panacea di tutti i mali è miope. Il problema cruciale è la regolamentazione del settore che attualmente è schizofrenica: troppi regolatori che si intralciano l’un l’altro, regolatori che sono anche controllori, Sindaci in palese conflitto di interesse. Insomma, nebbia fitta su chi abbia diritti, doveri, chi deve fare, chi paga e chi ha la responsabilità soggettiva e oggettiva.
Mentre si continua a perdere tempo in dibattiti populisti basati su un falso, il debito cresce sulle spalle delle generazioni future semplicemente perché non si fa l’unica cosa che si dovrebbe fare: investire. Non esiste un “diritto all’acqua” se non ci accolliamo il dovere di caricarci oggi i costi degli investimenti che per altro, in media, sono dell’ordine di poche decine di euro all’anno per famiglia. Non potremmo parlare di questo ?
giovedì 17 dicembre 2009
SMACK, SMACK, THANK YOU, THANK YOU VERY MUCH !
L’incipit è sempre la parte più difficile. Non ne ho uno originale per questa lettera. Vorrei, come nella scena finale del film ‘the fall’, semplicemente dire “smack, smack, thank you, thank you, thank you very very much” e potermi commuovere liberamente, come si conviene negli addii. Domani sera rassegno ufficialmente le mie dimissioni dal Comitato Civico Entroterra13 che ho fondato insieme a persone che forse non sanno nemmeno quanto sia l’affetto e la stima che ho per loro. Persone speciali, davvero. Due anni intensissimi, di guerriglia urbana (perché di questo si è trattato), in cui ho potuto contare sempre sulla compattezza del gruppo, sulla spirito di lealtà, su rapporti basati sulla stima e la fiducia. Un gruppo di persone per bene. Non andrà più di moda, ma questo genere di tradizioni a noi piacciono moltissimo. Lascio il Comitato perché ho preso la tessera del PD. Anche questo non va di moda, ma una certa dose di coerenza mi sembra necessaria. La libertà prima di tutto e so che se rimanessi all’interno del gruppo, avendo una tessera di partito, metterei in difficoltà il gruppo stesso nel portare avanti le battaglie con la stessa libertà intellettuale che ha avuto in questi anni. E’ arrivato il momento che il Comitato non si concentri solo sull' urbanistica e la nuova linfa che arriverà contribuirà ad allargarne gli orizzonti. Ne sono estremamente felice. Personalmente proseguirò a fare ciò che amo, l’urbanista, anche all’interno di un grande partito, verso cui sono stata fortemente critica, ma che sento il più vicino a me, perché credo che sia troppo facile sentirsi nel giusto fra 'quattro topini', mentre è molto più difficile assumersi delle responsabilità dentro un grande partito. Qualunque cosa pensiate io voglio solo dirvi che ho portato avanti il mio impegno nel Comitato con onestà intellettuale e con professionalità. "Non conosco opportunità né prudenza, ma tant'è: si è quel che si è" (L. Sciascia) e io mi piaccio così. La striscia del film la lascio in chiusura.
sabato 12 dicembre 2009
Illegalità urbanistiche: Mazzoli, Marroni, Paula de Jesus interverranno oggi, alle 16 presso via Torre Argentina, 76, 3° piano.
Roma: ore 16, apertura dell'VII Assemblea annuale dell'associazione Radicaliroma. Partecipa Mario Staderini -- 12 dicembre 2009 --
VII ASSEMBLEA ANNUALE DELL’ASSOCIAZIONE RADICALIROMA
DALLA RESISTENZA ALLA RIVOLTA NONVIOLENTA
SABATO 12 E DOMENICA 13 DICEMBRE
VIA TORRE ARGENTINA 76, III PIANO - SALONE DEL PARTITO RADICALE
Sabato 12 dicembre alle ore 16.00, con la relazione del segretario Demetrio Bacaro, si apriranno i lavori della VII assemblea annuale dell’Associazione Radicali Roma. Sarà l’occasione per discutere sull’anno politico associativo appena concluso e le connesse iniziative intraprese tra le quali l’anagrafe degli eletti e gli otto referendum in Regione Lazio. Inoltre, tenendo ben presente l’analisi politica, e quindi sociale, che l’intera galassia radicale continua da anni ad esternare, sarà utile incentrare il dibattito sulla ormai imminente scadenza elettorale per la Regione Lazio, appuntamento che vedrà concorrere la Lista Bonino Pannella in condizioni lontanissime da una partecipazione ad un confronto elettorale pienamente democratico. L’illegalità diffusa che, oramai da decenni, attanaglia il nostro Paese è la causa principale del disastro che i cittadini vivono tutti i giorni sulla propria pelle, e proprio per questo, così come deliberato nell’ultimo congresso di Radicali Italiani, l’Associazione Radicali Roma si pone l’obiettivo, del probabile contro il possibile, volto alla RIVOLTA gandhiana, sociale, politica e morale anche nel Lazio. Auspichiamo che la nostra assemblea possa essere occasione di dibattito per quegli individui, rappresentati di associazioni e movimenti politici che vogliano raccontarci come, sulla propria pelle, o in rappresentanza di altri, hanno vissuto, e continuano a vivere, lo stato di degrado della non-democrazia romana e laziale, per concordare insieme a costoro gli strumenti adatti alla oramai non più rinviabile RIVOLTA nonviolenta che dovrà avere come obiettivo ultimo il cambio di regime, passando da quello partitocratico ad uno pienamente democratico.
Gli ospiti previsti per un saluto e/o per una relazione che interverranno dopo il discorso di apertura del segretario sono:
Lucky AMATO (segretario di Certi Diritti Roma), Michele BALDI (movimento per Roma), Francesca BARELLI (architetto, comitato ex fiera di Roma), Piero BASSO (ex capoturno GAIAGEST Colleferro), Nando BONESSO (responsabile per Roma dei Verdi), Salvatore DAMANTE (ricercatore ambientale), Alessio D’AMATO (Presidente commissione affari costituzionali e consigliere del PD), Paula DE JENUS (architetto, comitato entroterra XIII), Avv. Alvide DI GIULIO (Comitato via Mastrigli), Daniele FICHERA (assessore piccola e media impresa della Regione Lazio), Maurizio MAROTTA (presidente del consorzio sociale gruppo Darco), Umberto MARRONI (capogruppo del Pd al Comune di Roma), Alessandro MAZZOLI (Segretario del PD Lazio), Luigi NIERI (assessore al bilancio della Regione Lazio), Sen. Stefano PEDICA (Segretario regionale dell’IDV), Ivano PEDUZZI (consigliere regionale del Lazio PRC), Mauro PICHEZZI (presidente dell’associazione Viva la vita onlus), Gianluca QUADRANA (consigliere comunale di Roma, lista civica per Rutelli), Donato ROBILOTTA (consigliere regionale del Lazio PDL), Giuseppe SCARAMUZZA (segretario regionale di Cittadinanzattiva), Mario STADERINI (segretario di Radicali Italiani).
VII ASSEMBLEA ANNUALE DELL’ASSOCIAZIONE RADICALIROMA
DALLA RESISTENZA ALLA RIVOLTA NONVIOLENTA
SABATO 12 E DOMENICA 13 DICEMBRE
VIA TORRE ARGENTINA 76, III PIANO - SALONE DEL PARTITO RADICALE
Sabato 12 dicembre alle ore 16.00, con la relazione del segretario Demetrio Bacaro, si apriranno i lavori della VII assemblea annuale dell’Associazione Radicali Roma. Sarà l’occasione per discutere sull’anno politico associativo appena concluso e le connesse iniziative intraprese tra le quali l’anagrafe degli eletti e gli otto referendum in Regione Lazio. Inoltre, tenendo ben presente l’analisi politica, e quindi sociale, che l’intera galassia radicale continua da anni ad esternare, sarà utile incentrare il dibattito sulla ormai imminente scadenza elettorale per la Regione Lazio, appuntamento che vedrà concorrere la Lista Bonino Pannella in condizioni lontanissime da una partecipazione ad un confronto elettorale pienamente democratico. L’illegalità diffusa che, oramai da decenni, attanaglia il nostro Paese è la causa principale del disastro che i cittadini vivono tutti i giorni sulla propria pelle, e proprio per questo, così come deliberato nell’ultimo congresso di Radicali Italiani, l’Associazione Radicali Roma si pone l’obiettivo, del probabile contro il possibile, volto alla RIVOLTA gandhiana, sociale, politica e morale anche nel Lazio. Auspichiamo che la nostra assemblea possa essere occasione di dibattito per quegli individui, rappresentati di associazioni e movimenti politici che vogliano raccontarci come, sulla propria pelle, o in rappresentanza di altri, hanno vissuto, e continuano a vivere, lo stato di degrado della non-democrazia romana e laziale, per concordare insieme a costoro gli strumenti adatti alla oramai non più rinviabile RIVOLTA nonviolenta che dovrà avere come obiettivo ultimo il cambio di regime, passando da quello partitocratico ad uno pienamente democratico.
Gli ospiti previsti per un saluto e/o per una relazione che interverranno dopo il discorso di apertura del segretario sono:
Lucky AMATO (segretario di Certi Diritti Roma), Michele BALDI (movimento per Roma), Francesca BARELLI (architetto, comitato ex fiera di Roma), Piero BASSO (ex capoturno GAIAGEST Colleferro), Nando BONESSO (responsabile per Roma dei Verdi), Salvatore DAMANTE (ricercatore ambientale), Alessio D’AMATO (Presidente commissione affari costituzionali e consigliere del PD), Paula DE JENUS (architetto, comitato entroterra XIII), Avv. Alvide DI GIULIO (Comitato via Mastrigli), Daniele FICHERA (assessore piccola e media impresa della Regione Lazio), Maurizio MAROTTA (presidente del consorzio sociale gruppo Darco), Umberto MARRONI (capogruppo del Pd al Comune di Roma), Alessandro MAZZOLI (Segretario del PD Lazio), Luigi NIERI (assessore al bilancio della Regione Lazio), Sen. Stefano PEDICA (Segretario regionale dell’IDV), Ivano PEDUZZI (consigliere regionale del Lazio PRC), Mauro PICHEZZI (presidente dell’associazione Viva la vita onlus), Gianluca QUADRANA (consigliere comunale di Roma, lista civica per Rutelli), Donato ROBILOTTA (consigliere regionale del Lazio PDL), Giuseppe SCARAMUZZA (segretario regionale di Cittadinanzattiva), Mario STADERINI (segretario di Radicali Italiani).
lunedì 7 dicembre 2009
Le mille ‘balle’ blu dei partiti sull’acqua.
Dopo settimane di articoli e commenti di ogni genere mi chiedo se qualcuno abbia letto la legge di riforma dei servizi pubblici locali (art. 15, D.L. 135/09), quella che impropriamente viene chiamata la legge sulla privatizzazione dell’acqua, che in realtà riguarda altri due servizi oltre l’acqua: i rifiuti e i trasporti locali. Cominciamo a chiarire alcuni aspetti.
1) La legge non impone la privatizzazione dell’acqua, pertanto il sospetto che qualcuno cerchi politicamente di cavalcare ad arte e in modo strumentale le conseguenze del decreto è fondato.
2) L’acqua non è un bene pubblico come molti sostengono, bensì privato per eccellenza. Infatti, mancano le due condizioni che ne definiscono la natura pubblica: l’assenza di rivalità nel consumo (il consumo di un bene pubblico da parte di un individuo non implica l'impossibilità per un altro individuo di consumarlo allo stesso tempo: se bevo un bicchiere d’acqua nessun altro lo può bere) e la non escludibilità nel consumo (una volta che il bene pubblico è prodotto, è difficile o impossibile impedirne la fruizione da parte di consumatori, cosa che invece non accade con l’acqua visto che la paghiamo).
3) Correttamente si dovrebbe parlare della messa a gara del servizio, cosa ben diversa dalla sua privatizzazione.
Quali sono invece i problemi reali che non vengono affrontati dal decreto legge ? Primo fra tutti la regolamentazione delle gare e poi quella del settore. Attualmente il regolatore è un organo politico locale che subisce forti pressioni politiche. Il livello della qualità del servizio erogato non può essere garantito in ogni comune italiano, dal momento che la maggior parte di essi non hanno le competenze per svolgere il monitoraggio dell’acqua. Vale la pena ricordare che nel 2008 in Italia è stato disperso il 42% del volume dell’acqua erogato, contro il 10% della media europea.
Il fulcro della legge gira attorno al divieto di affidamenti diretti di un comune ad un’azienda interamente pubblica, fatta salva la condizione che il socio privato industriale (dunque non solo finanziario, bensì con compiti di gestione) detenga almeno il 40% delle quote. Sotto quella soglia la gara è obbligatoria.
Ora, le aziende pubbliche vere in Italia sono merce rara e se è vero che tante aziende pubbliche sono efficienti, ce ne sono molte che non lo sono affatto. Le aziende pubbliche efficienti non hanno problemi a vincere le gare in quanto sono in grado di essere più concorrenziali di quelle private. Il problema dunque su cui si dovrebbe concentrare la battaglia politica è un altro: avere delle vere e proprie strutture di controllo, che in Italia non sono così diffuse. Perché i partiti non parlano di questo? Perché le amministrazioni locali nascondono troppo spesso nelle loro aziende i deficit per non farli risultare dai bilanci comunali. Inoltre, è comodo utilizzare queste aziende come salvadanaio per i partiti, decidendo le nomine e la gestione reale degli appalti e delle assunzioni per fini elettorali. Dunque le amministrazioni locali non hanno interesse ad occuparsi solo di legiferare e regolare come sarebbe invece auspicabile.
Non c’è alcuna base economica nell’affermazione che il D.L. ridurrà l’efficienza del servizio e aumenterà le tariffe. E’ dimostrato infatti che le aziende a capitale misto sono più spesso efficienti di quelle totalmente pubbliche, ovviamente se si tratta di aziende “appetibili”. In caso contrario, e qui sta il vero rischio, le aziende pubbliche vengono spesso vendute fintamente a privati che in realtà sono solo soci di comodo. E’ necessario ricordare che il settore idrico ha bisogno di investimenti immensi (si parla di decine di miliardi di euro) e i costi dovranno essere coperti necessariamente da prezzi più alti a prescindere da chi sia il gestore, pubblico o privato. Questo aspetto è noto da almeno quindici anni, cioè dalla legge Galli del 1994, quando al governo c’era C.A.Ciampi, mentre è del ‘96 il provvedimento per l’adeguamento dei prezzi dell’allora ministro A. Di Pietro nel primo governo Prodi, che prevedeva un adeguamento dei prezzi in funzione degli investimenti effettuati con il consenso dell’Autorità di ambito (che è espressione dei Comuni).
La liberalizzazione dei servizi locali è dunque un’operazione corretta, fondamentale ed etica per uno sviluppo industriale di un paese, in grado di portare benefici per tutti. Il ruolo che la politica deve però assumersi è quello di emanare regole e controlli, lasciando l’operatività della programmazione alle aziende private o a partecipazione mista.
Quello che si sta mettendo a gara è il servizio più che la costruzione della rete idrica, che invece può essere gestita come "lavori pubblici". Non ci fa ben sperare il curriculum dell’Italia nell’ ambito delle gare, un po’ perché se ne fanno poche (visto che nella maggioranza dei casi si fanno affidamenti diretti), un po’ perché il quadro di regole, al cui interno queste gare vengono effettuate, è schizzofrenico. Il problema dunque più delicato rimane quello dell’Authority e di questro forse mi aspetterei di sentir parlare i partiti.
Personalmente dunque non condivido il polverone politico che si è alzato sulla necessità che il servizio rimanga nelle mani di imprese pubbliche, che fin’ora hanno gestito in modo inefficiente, anche perché di imprese pubbliche veramente gloriose io non ne ricordo, mentre non ho dimenticato la memoria corta degli italiani, sempre pronti a lamentarsi dei "carrozzoni di stato" che oggi invocano in nome di un ‘bene pubblico’ che i realtà non è. Ma di fronte alla sora Lella che mi dice, “privatizzano l’acqua, c’è scritto sul giornale” , riesco solo a rispondere con la battuta di una famosa bollicina di una nota pubblicità dell’acqua “C’è qualcuno ?”
1) La legge non impone la privatizzazione dell’acqua, pertanto il sospetto che qualcuno cerchi politicamente di cavalcare ad arte e in modo strumentale le conseguenze del decreto è fondato.
2) L’acqua non è un bene pubblico come molti sostengono, bensì privato per eccellenza. Infatti, mancano le due condizioni che ne definiscono la natura pubblica: l’assenza di rivalità nel consumo (il consumo di un bene pubblico da parte di un individuo non implica l'impossibilità per un altro individuo di consumarlo allo stesso tempo: se bevo un bicchiere d’acqua nessun altro lo può bere) e la non escludibilità nel consumo (una volta che il bene pubblico è prodotto, è difficile o impossibile impedirne la fruizione da parte di consumatori, cosa che invece non accade con l’acqua visto che la paghiamo).
3) Correttamente si dovrebbe parlare della messa a gara del servizio, cosa ben diversa dalla sua privatizzazione.
Quali sono invece i problemi reali che non vengono affrontati dal decreto legge ? Primo fra tutti la regolamentazione delle gare e poi quella del settore. Attualmente il regolatore è un organo politico locale che subisce forti pressioni politiche. Il livello della qualità del servizio erogato non può essere garantito in ogni comune italiano, dal momento che la maggior parte di essi non hanno le competenze per svolgere il monitoraggio dell’acqua. Vale la pena ricordare che nel 2008 in Italia è stato disperso il 42% del volume dell’acqua erogato, contro il 10% della media europea.
Il fulcro della legge gira attorno al divieto di affidamenti diretti di un comune ad un’azienda interamente pubblica, fatta salva la condizione che il socio privato industriale (dunque non solo finanziario, bensì con compiti di gestione) detenga almeno il 40% delle quote. Sotto quella soglia la gara è obbligatoria.
Ora, le aziende pubbliche vere in Italia sono merce rara e se è vero che tante aziende pubbliche sono efficienti, ce ne sono molte che non lo sono affatto. Le aziende pubbliche efficienti non hanno problemi a vincere le gare in quanto sono in grado di essere più concorrenziali di quelle private. Il problema dunque su cui si dovrebbe concentrare la battaglia politica è un altro: avere delle vere e proprie strutture di controllo, che in Italia non sono così diffuse. Perché i partiti non parlano di questo? Perché le amministrazioni locali nascondono troppo spesso nelle loro aziende i deficit per non farli risultare dai bilanci comunali. Inoltre, è comodo utilizzare queste aziende come salvadanaio per i partiti, decidendo le nomine e la gestione reale degli appalti e delle assunzioni per fini elettorali. Dunque le amministrazioni locali non hanno interesse ad occuparsi solo di legiferare e regolare come sarebbe invece auspicabile.
Non c’è alcuna base economica nell’affermazione che il D.L. ridurrà l’efficienza del servizio e aumenterà le tariffe. E’ dimostrato infatti che le aziende a capitale misto sono più spesso efficienti di quelle totalmente pubbliche, ovviamente se si tratta di aziende “appetibili”. In caso contrario, e qui sta il vero rischio, le aziende pubbliche vengono spesso vendute fintamente a privati che in realtà sono solo soci di comodo. E’ necessario ricordare che il settore idrico ha bisogno di investimenti immensi (si parla di decine di miliardi di euro) e i costi dovranno essere coperti necessariamente da prezzi più alti a prescindere da chi sia il gestore, pubblico o privato. Questo aspetto è noto da almeno quindici anni, cioè dalla legge Galli del 1994, quando al governo c’era C.A.Ciampi, mentre è del ‘96 il provvedimento per l’adeguamento dei prezzi dell’allora ministro A. Di Pietro nel primo governo Prodi, che prevedeva un adeguamento dei prezzi in funzione degli investimenti effettuati con il consenso dell’Autorità di ambito (che è espressione dei Comuni).
La liberalizzazione dei servizi locali è dunque un’operazione corretta, fondamentale ed etica per uno sviluppo industriale di un paese, in grado di portare benefici per tutti. Il ruolo che la politica deve però assumersi è quello di emanare regole e controlli, lasciando l’operatività della programmazione alle aziende private o a partecipazione mista.
Quello che si sta mettendo a gara è il servizio più che la costruzione della rete idrica, che invece può essere gestita come "lavori pubblici". Non ci fa ben sperare il curriculum dell’Italia nell’ ambito delle gare, un po’ perché se ne fanno poche (visto che nella maggioranza dei casi si fanno affidamenti diretti), un po’ perché il quadro di regole, al cui interno queste gare vengono effettuate, è schizzofrenico. Il problema dunque più delicato rimane quello dell’Authority e di questro forse mi aspetterei di sentir parlare i partiti.
Personalmente dunque non condivido il polverone politico che si è alzato sulla necessità che il servizio rimanga nelle mani di imprese pubbliche, che fin’ora hanno gestito in modo inefficiente, anche perché di imprese pubbliche veramente gloriose io non ne ricordo, mentre non ho dimenticato la memoria corta degli italiani, sempre pronti a lamentarsi dei "carrozzoni di stato" che oggi invocano in nome di un ‘bene pubblico’ che i realtà non è. Ma di fronte alla sora Lella che mi dice, “privatizzano l’acqua, c’è scritto sul giornale” , riesco solo a rispondere con la battuta di una famosa bollicina di una nota pubblicità dell’acqua “C’è qualcuno ?”
venerdì 4 dicembre 2009
Non basta indignarsi. E che l'opposizione si svegli !
Basta con la propaganda della sicurezza che solo in Italia coincide con la legalità.
Basta con la propaganda della legalità di questa destra al potere a Roma e nel XIII Municipio.
La loro nostalgia solo estetica e non politica. Consiglieri che entrano in aula sfoderando il saluto romano. Il loro culto per la legalità che si traduce solo nel culto della forza. Machismo da quattro soldi, autoritarismo invece di autorevolezza. Dissuasioni al limite della vessazione per ogni forma di dissenso, figuriamo di protesta. Nella casa dei cittadini, che beffardamente nel XIII Municipio si chiama Palazzo del Governatorato, per assistere alle sedute pubbliche viene trattenuto il documento a persone che sono conosciute da anni dalla stessa amministrazione. Regolamenti mai esibiti. Domande inviate dalle associazioni del territorio a decine via fax e a mezzo stampa a cui non è mai stata data risposta. Disatteso completamente l’Art. comunale sulla partecipazione nelle scelte del territorio. Non appena viene esibito uno striscione vengono chiamate le forze dell’ordine. Digos sempre presente. Dirigenti dei VV.UU. che entrano in Municipio definendo il pubblico dei ‘rompicoglioni’ e minacciandoli di portarli via alla prima avvisaglia di contestazione. Non è consentito nemmeno applaudire. La parola d’ordine dell'autorità municipale è ‘inermi’ ! Quando mai i cittadini sono entrati con le armi ? Identificazioni e denunce.
In questo clima, solo negli ultimi due mesi, si sono avute ben tre aggressioni a sfondo omofobo e razzista. Premiazioni di P2isti, chiusure di spazi pubblici, come ad esempio il Teatro del Lido, militarizzazione degli altri, sgomberi nella Vittorio Emanuele, per non parlare di quelli che si perpetuano tutti i giorni nelle palazzine ad Ostia Ponente, nel silenzio assordante e generale, che hanno come unico scopo quello di schedare le persone per gli affari futuri. Soldi pubblici per opere pubbliche faraoniche piene di illegalità usate a fini privati, in un territorio che ha una delle percentuali più alte di infiltrazioni mafiose, dove nessuno fa nulla per combattere il lavoro nero dei cantieri, a migliaia nel XIII Municipio, senza parlare, questo sì, della loro sicurezza. Campagne di legge e ordine che spostano semplicemente questo senso di insicurezza su un bersaglio visibile e (apparentemente) aggredibile, solo perché non si sanno fare i conti con il senso di precarietà, con il declino delle protezioni collettive, con la paura di chi è diverso da noi, con l'incertezza del futuro, per non parlare degli infortuni sui cantieri e quelli derivanti dal traffico. Un clima irrespirabile che vede invece un aumento dei veri e propri abusi ed illegalità, questi sì, di chi dovrebbe controllare e non lo fa, con l’obiettivo di diminuire il senso di coesione sociale.
Questa destra ha il solo scopo di involgarire il popolo con spettacolini come l’Erotica Tour e il Poker Hold’em, reprimendo ogni espressione civile e culturale della cittadinanza attiva con l'obiettivo di isolare le persone, rompere i legami e creare diffidenza di tutti verso tutti, anche in modo artificioso e inventandolo a tavolino. Non basta più indignarsi e non so cosa aspetti l'opposizione a dire qualcosa.
Basta con la propaganda della legalità di questa destra al potere a Roma e nel XIII Municipio.
La loro nostalgia solo estetica e non politica. Consiglieri che entrano in aula sfoderando il saluto romano. Il loro culto per la legalità che si traduce solo nel culto della forza. Machismo da quattro soldi, autoritarismo invece di autorevolezza. Dissuasioni al limite della vessazione per ogni forma di dissenso, figuriamo di protesta. Nella casa dei cittadini, che beffardamente nel XIII Municipio si chiama Palazzo del Governatorato, per assistere alle sedute pubbliche viene trattenuto il documento a persone che sono conosciute da anni dalla stessa amministrazione. Regolamenti mai esibiti. Domande inviate dalle associazioni del territorio a decine via fax e a mezzo stampa a cui non è mai stata data risposta. Disatteso completamente l’Art. comunale sulla partecipazione nelle scelte del territorio. Non appena viene esibito uno striscione vengono chiamate le forze dell’ordine. Digos sempre presente. Dirigenti dei VV.UU. che entrano in Municipio definendo il pubblico dei ‘rompicoglioni’ e minacciandoli di portarli via alla prima avvisaglia di contestazione. Non è consentito nemmeno applaudire. La parola d’ordine dell'autorità municipale è ‘inermi’ ! Quando mai i cittadini sono entrati con le armi ? Identificazioni e denunce.
In questo clima, solo negli ultimi due mesi, si sono avute ben tre aggressioni a sfondo omofobo e razzista. Premiazioni di P2isti, chiusure di spazi pubblici, come ad esempio il Teatro del Lido, militarizzazione degli altri, sgomberi nella Vittorio Emanuele, per non parlare di quelli che si perpetuano tutti i giorni nelle palazzine ad Ostia Ponente, nel silenzio assordante e generale, che hanno come unico scopo quello di schedare le persone per gli affari futuri. Soldi pubblici per opere pubbliche faraoniche piene di illegalità usate a fini privati, in un territorio che ha una delle percentuali più alte di infiltrazioni mafiose, dove nessuno fa nulla per combattere il lavoro nero dei cantieri, a migliaia nel XIII Municipio, senza parlare, questo sì, della loro sicurezza. Campagne di legge e ordine che spostano semplicemente questo senso di insicurezza su un bersaglio visibile e (apparentemente) aggredibile, solo perché non si sanno fare i conti con il senso di precarietà, con il declino delle protezioni collettive, con la paura di chi è diverso da noi, con l'incertezza del futuro, per non parlare degli infortuni sui cantieri e quelli derivanti dal traffico. Un clima irrespirabile che vede invece un aumento dei veri e propri abusi ed illegalità, questi sì, di chi dovrebbe controllare e non lo fa, con l’obiettivo di diminuire il senso di coesione sociale.
Questa destra ha il solo scopo di involgarire il popolo con spettacolini come l’Erotica Tour e il Poker Hold’em, reprimendo ogni espressione civile e culturale della cittadinanza attiva con l'obiettivo di isolare le persone, rompere i legami e creare diffidenza di tutti verso tutti, anche in modo artificioso e inventandolo a tavolino. Non basta più indignarsi e non so cosa aspetti l'opposizione a dire qualcosa.
giovedì 3 dicembre 2009
Mondiali di Nuoto '09: la trave dei collaudi nell’occhio del Comune di Roma
“Dopo le dichiarazioni rilasciate oggi a mezzo stampa dal Delegato allo Sport del Comune di Roma, Alessandro Cochi, chiediamo la revoca immediata della concessione rilasciata alla FIN da parte del Comune di Roma dei 3 impianti pubblici sorti per i Mondiali di Nuoto Roma '09, in forza anche del parere negativo che l'Avvocatura Comunale ha espresso in data 15 Ottobre 2009” – afferma Paula de Jesus, Vice Presidente Comitato Civico Entroterra13 – “Infatti, secondo quanto afferma lo stesso Cochi, i tre poli natatori, Ostia, Pietralata e Valco San Paolo, non sono ultimati, né ancora completamente collaudati e non aperti alla cittadinanza”.
“E incredibile come Cochi possa fare affermazioni simili che vanno apertamente in contrasto con quanto riportato nella delibera n°85 del Consiglio Comunale del 21 maggio 2007” – dichiara l’Ing. Andrea Schiavone, Presidente di LabUr XIII - “La concessione degli impianti alla FIN era subordinata alla sottoscrizione di atto d'obbligo di ultimazione dei lavori, collaudo degli stessi e omologazione da parte della Federazione Italiana Nuoto entro il 31 marzo 2009".
“Non comprendiamo come sia possibile che dopo lo scandalo degli impianti privati, ancora sotto sequestro, ma aperti al pubblico grazie all’intercessione dello stesso Comune di Roma, il Comune per gli impianti pubblici non adotti lo stesso criterio” – prosegue Paula de Jesus – “Il Comune infatti è corso in aiuto dei privati abusivi con una sanatoria, mentre non si è accorto dell’abuso che lui stesso continua a consentire sui ‘suoi beni’ senza risponderne ai cittadini, che quegli impianti li hanno profumatamente pagati. Risulterebbe, tra l’altro, che la protezione civile abbia autorizzato la FIN ad “allargare” il Polo di Ostia dietro un corrispettivo di 8 milioni di euro che la FIN doveva versare nelle casse del Comune di Roma e che non sono mai arrivati. Per questo motivo l’Avvocatura sta valutando l’ipotesi di mettere a bando i 3 impianti per una nuova concessione”.
“E' davvero deplorevole – conclude A. Schiavone - che nella giornata di domani, 4 Dicembre 2009, si tenga presso il polo natatorio di Ostia un incontro d’aggiornamento per gli arbitri italiani della pallanuoto, così come è incredibile che la piscina scoperta del polo natatorio di Ostia sia lunga 51,50 metri, così come risulta dalla documentazione di progetto depositata presso il CONI. Una piscina così non poteva infatti essere omologata”.
“E incredibile come Cochi possa fare affermazioni simili che vanno apertamente in contrasto con quanto riportato nella delibera n°85 del Consiglio Comunale del 21 maggio 2007” – dichiara l’Ing. Andrea Schiavone, Presidente di LabUr XIII - “La concessione degli impianti alla FIN era subordinata alla sottoscrizione di atto d'obbligo di ultimazione dei lavori, collaudo degli stessi e omologazione da parte della Federazione Italiana Nuoto entro il 31 marzo 2009".
“Non comprendiamo come sia possibile che dopo lo scandalo degli impianti privati, ancora sotto sequestro, ma aperti al pubblico grazie all’intercessione dello stesso Comune di Roma, il Comune per gli impianti pubblici non adotti lo stesso criterio” – prosegue Paula de Jesus – “Il Comune infatti è corso in aiuto dei privati abusivi con una sanatoria, mentre non si è accorto dell’abuso che lui stesso continua a consentire sui ‘suoi beni’ senza risponderne ai cittadini, che quegli impianti li hanno profumatamente pagati. Risulterebbe, tra l’altro, che la protezione civile abbia autorizzato la FIN ad “allargare” il Polo di Ostia dietro un corrispettivo di 8 milioni di euro che la FIN doveva versare nelle casse del Comune di Roma e che non sono mai arrivati. Per questo motivo l’Avvocatura sta valutando l’ipotesi di mettere a bando i 3 impianti per una nuova concessione”.
“E' davvero deplorevole – conclude A. Schiavone - che nella giornata di domani, 4 Dicembre 2009, si tenga presso il polo natatorio di Ostia un incontro d’aggiornamento per gli arbitri italiani della pallanuoto, così come è incredibile che la piscina scoperta del polo natatorio di Ostia sia lunga 51,50 metri, così come risulta dalla documentazione di progetto depositata presso il CONI. Una piscina così non poteva infatti essere omologata”.
mercoledì 2 dicembre 2009
Esce il libro "Potere assoluto". Si parla anche dei Mondiali di Nuoto.
Venerdì 4 Dicembre il nostro amico e giornalista Daniele Nalbone presenta il libro scritto a quattro mani "Potere assoluto". Un intero capitolo è dedicato ai Mondiali di Nuoto, per il quale Daniele Nalbone, così come altri giornalisti e cittadini, hanno ricevuto minacce e denunce. Partecipare è un modo non solo per solidarizzare, ma anche per dire che la società civile è accanto a chi, come Daniele e pochi altri, fa il suo dovere civico.
LabUr XIII e il Comitato Civico Entroterra13 faranno un intervento nel merito dei Mondiali di Nuoto.
____________________________________
Venerdì 04 Dicembre alle 19:30 @ CSOA eXSnia
Ore 19:30 aperitivo + Slide show "C.a.s.e." di Arianna Catania e Pietro Guglielmino
Ore 20:30 Presentazione del “Potere assoluto. La protezione civile al tempo di Bertolaso" Ed. Allegre, 2009
Con gli autori: Manuele Bonaccorsi (Left) e Daniele Nalbone (Liberazione)
ne discutono:
Simona Giannangelli (Legal Team - Comitato dei familiari delle vittime della Casa dello studente - Aquila)
Mariano Massaro (OrSA-Marittimi – Messina)
Vittorio Forte (Rete Campana Salute Ambiente – Presidio di Chiaiano – Napoli)
i Vigili del Fuoco dell'Aquila
Come opera davvero la Protezione civile, qual è la sua macchina amministrativa, chi sono i suoi uomini? E chi è Guido Bertolaso, come è diventato una sorta di "Re Sole" dell'intervento pubblico?
Il Dipartimento diretto da Guido Bertolaso non si occupa soltanto di soccorsi in caso di calamità naturali ma decide la ricostruzione delle città disastrate, coordina gli appalti pubblici, amministra risorse finanziarie di proporzioni rilevanti. Gestisce grandi eventi, manifestazioni sportive, meeting religiosi. Utilizza l'emergenza per governare il territorio. Ma non fa prevenzione, come dimostra il caso de L'Aquila e quello di Messina.
Il libro, tramite l'inchiesta giornalistica, descrive minuziosamente dei poteri, assoluti, che il governo Berlusconi ha garantito alla Protezione civile. Dalla gestione dei terremoti ai Mondiali di nuoto, dalla Vuitton's Cup ai rifiuti di Napoli. Fino a L'Aquila. Dove si sperimenta il sogno berlusconiano di 20 nuove new town, e si rimanda all'infinito la ricostruzione vera. Per questo la città colpita dal sisma del 6 aprile rischia di morire.
A seguire proiezione del documentario "Voci dal cemento" di Daniele Martinis, Lemon Productions, 2009
In funzione bar e trattoria con specialità di pesce - Ingresso a sottoscrizione libera
LabUr XIII e il Comitato Civico Entroterra13 faranno un intervento nel merito dei Mondiali di Nuoto.
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Venerdì 04 Dicembre alle 19:30 @ CSOA eXSnia
Ore 19:30 aperitivo + Slide show "C.a.s.e." di Arianna Catania e Pietro Guglielmino
Ore 20:30 Presentazione del “Potere assoluto. La protezione civile al tempo di Bertolaso" Ed. Allegre, 2009
Con gli autori: Manuele Bonaccorsi (Left) e Daniele Nalbone (Liberazione)
ne discutono:
Simona Giannangelli (Legal Team - Comitato dei familiari delle vittime della Casa dello studente - Aquila)
Mariano Massaro (OrSA-Marittimi – Messina)
Vittorio Forte (Rete Campana Salute Ambiente – Presidio di Chiaiano – Napoli)
i Vigili del Fuoco dell'Aquila
Come opera davvero la Protezione civile, qual è la sua macchina amministrativa, chi sono i suoi uomini? E chi è Guido Bertolaso, come è diventato una sorta di "Re Sole" dell'intervento pubblico?
Il Dipartimento diretto da Guido Bertolaso non si occupa soltanto di soccorsi in caso di calamità naturali ma decide la ricostruzione delle città disastrate, coordina gli appalti pubblici, amministra risorse finanziarie di proporzioni rilevanti. Gestisce grandi eventi, manifestazioni sportive, meeting religiosi. Utilizza l'emergenza per governare il territorio. Ma non fa prevenzione, come dimostra il caso de L'Aquila e quello di Messina.
Il libro, tramite l'inchiesta giornalistica, descrive minuziosamente dei poteri, assoluti, che il governo Berlusconi ha garantito alla Protezione civile. Dalla gestione dei terremoti ai Mondiali di nuoto, dalla Vuitton's Cup ai rifiuti di Napoli. Fino a L'Aquila. Dove si sperimenta il sogno berlusconiano di 20 nuove new town, e si rimanda all'infinito la ricostruzione vera. Per questo la città colpita dal sisma del 6 aprile rischia di morire.
A seguire proiezione del documentario "Voci dal cemento" di Daniele Martinis, Lemon Productions, 2009
In funzione bar e trattoria con specialità di pesce - Ingresso a sottoscrizione libera
domenica 29 novembre 2009
Festa dell'Arcobaleno: vi aspettiamo domenica ad Acilia. IO NON HO PAURA !
Oggi Festa dell'Arcobaleno. CHI SARA’ CON NOI ricordo di sostenere il pic-nic multietnico con qualche pietanza nostrana.
A TUTTI, propongo di condividere sulla vostra bacheca l’evento e di mettere per tutta domenica la ‘mano arcobaleno’ - l’immagine della Festa - come vostra immagine del profilo, scrivendo sul vostro stato: IO NON HO PAURA DEI COLORI.
Al parco domenica. Esserci farà la differenza. Vi aspetto insieme a tanti amici !
A TUTTI, propongo di condividere sulla vostra bacheca l’evento e di mettere per tutta domenica la ‘mano arcobaleno’ - l’immagine della Festa - come vostra immagine del profilo, scrivendo sul vostro stato: IO NON HO PAURA DEI COLORI.
Al parco domenica. Esserci farà la differenza. Vi aspetto insieme a tanti amici !
giovedì 26 novembre 2009
Il Popolo di Roma e zi Beppe Vizzani
Il giorno del decentramento amministrativo per Ostia e il XIII Municipio ho fatto una scoperta. La mia vita è un romanzo criminale. Eh sì, perché, per tutta Ostia erano state affisse le bandiere tricolore e quelle del Popolo di Roma su tutti i lampioni delle strade principali, persino davanti al Municipio. Mi viene implicitamente comunicato che io non appartengo al Popolo di Roma, eppure sulla mia carta di identità c’è scritto Cittadina italiana residente a Roma. D’altronde i miei messaggi non affondano le proprie radici in 3000 anni di storia. Pare anzi che l’Urbe, faro per il mondo e per la Civiltà dove valori come giustizia, diritto e partecipazione hanno da sempre costituito le sue colonne portanti, non sia un riferimento per me. Evidentemente non faccio parte del popolo, di questo umanesimo identitario, sano meritocratico, capacitante, romano.
D’altronde io non passo per la Romanità avendo solo 42 anni, ma nemmeno dalla cultura marxista che l’ha emarginata per decenni. Nel ’68 non avevo capacità di intendere e di volere, per cui del movimento inverso del Popolo di Roma non ne capisco le motivazioni. Il Popolo di Roma ha le idee chiare: rilancio della meritocrazia contro la cultura dell’egualitarismo, pronto ad affrontare la crisi educazionale che attanaglia la nostra generazione, rispondendo con i Valori e la giustizia sociale, pronto a combattere le sfide del presente e del futuro. Espressione di tutti i cittadini dell’Urbe che sostengono il Rinascimento romano, punto d’incontro dinamico di tendenze culturali e di affermazione di un’Idea moderna e sociale di Patria e di partecipazione politica e militante, in grado di ribadire la priorità della politica sull’economia e degli interessi nazionali sui vantaggi dei singoli o delle singole classi. Romanità dunque contro posizioni di rendita, interessi ideologici o di casta. Territorio e Federalismo contro burocrazia e disunità nazionale, che sospinge e guida la voglia di radicale cambiamento voluto da tutto il popolo attraverso la conquista degli spazi culturali, artistici, meta-politici e di aggregazione da decenni monopolizzati dalle sinistre e dai nemici del rinnovamento. Insomma, viva l’IDENTITÀ, la PARTECIPAZIONE, la LIBERTÀ, espressione popolare ed identitaria, che rifiuta schemi ideologici e divisioni di fazione, punto centrale per tutto il popolo figlio della Nuova Italia, espressione vera e reale del mondo sociale tutto. Cioè RIVOLUZIONE IDENTITARIA.
Molto bene. Cominciassero a togliere tutte le bandiere che hanno messo, con la compiacenza delle istituzioni tutte e senza autorizzazione, su centinaia di lampioni, che hanno ovviamente richiesto tempo e scale apposite, e che a distanza di due giorni campeggiano ancora per il neo quartiere decentrato. Nel frattempo io, come altri, faremo un bell’esposto al Comandante dei Vigili Urbani del XIII Gruppo, Angelo Moretti, e al Commissario di Polizia Antonio Franco, visto che erano presenti e alla richiesta dei cittadini del perché fosse consentito persino di aprire uno striscione lungo 15 metri nessuno di loro abbia battuto ciglio, anzi ci hanno voltato le spalle. Anche perché questo Popolo non l’ho visto nelle battaglie di legalità e contro la casta nell’ultimo anno e mezzo, loro che sono il Popolo del fare, mentre gli uomini di Antonio Franco mi hanno portata in questura non appena sono scesa dall’auto, in occasione dell’inaugurazione da parte del Sindaco del Polo Natatorio di Ostia, per un cartello di cartone con su scritto “questo polo è ‘na ficata, famone nartro uguaglio", e denunciata d’ufficio per manifestazione non autorizzata pur essendo da sola.
Decisamente non faccio parte del Popolo di Roma.
Dopo il decentramento da Roma che il Popolo di Roma migri dentro il GRA. Io chiederò asilo politico a zi Beppe Vizzani, come è soprannominato simpaticamente il nostro Presidente dopo che Alemanno lo ha collocato nel presepe a fare S. Giuseppe. Ma una domanda mi sorge spontanea. Ma il PD, presente addirittura con il coordinatore PD XIII Municipio e i consiglieri al gran completo (ad eccezione di Paolo Orneli), alcuni di loro persino alla cena organizzata da Alemanno, le centinaia di bandiere del Popolo di Roma non le hanno viste ?
XIII Municipio, perequazione selvaggia: l'IDV XIII è l'unica a dire NO.
Ringrazio pubblicamente l'IDV del XIII Municipio, per aver creduto e fatto con noi questa battaglia e per aver raccolto le firme per l'interrogazione/interpellanza al Sindaco sulle 167. Per tutti gli altri partiti che hanno nicchiato su questa battaglia che (a partire dal centro-destra del Municipio XIII, ai Verdi e al PD anche in Campidoglio), malgrado propagandino di "ascoltare la base e puntare sui talenti", rendiamo pubblica, avendone ricevuta l'autorizzazione, lo scambio con Paolo Berdini, noto urbanista.
Caro Paolo,
secondo quanto convenuto all’incontro sul Piano Casa presso la sede di Carta, ti giro queste note che fanno parte dell’interpellanza rivolta al Sindaco di Roma. Un tuo commento sarebbe graditissimo.
Ciao e grazie in ogni caso per l’attenzione
_________________________________
Risponde Paolo Berdini - Urbanista
Il ragionamento che mi hai inviato è perfetto e non merita alcun commento che solleciti.
Aggiungo soltanto due brevi considerazioni. La prima riguarda il fatto che si mistifica sui nomi per fare ciò che si vuole. La perequazione (quella vera) è prevista nella legislazione urbanistica dal 1942 (anno di approvazione della legge fondamentele). Ma in quella sede ci si poneva il problema di equiparare tutti i proprietari inseriti all'interno di un'area di trasformazione urbanistica in modo da non premiare alcuni con edificazione privata e penalizzare altri con la previsione di servizi pubblici da realizzare attraverso l'esproprio. Quella del XIII municipio non è perequazione, dunque. E' un premio di cubatura dato ad un unico propietario perche non si hanno le risorse economiche per espropriare i terreni. Basterebbe aprire una vertenza con il governo centrale e chiedere fondi ad hoc, ma non lo fanno le nostre amministrazioni figurati loro. Le città sono in mano alla speculazione. La seconda riflessione riguarda il fatto che le aree "167" sono state utilizzate storicamente per attenuare la carenza di servizi urbane nelle città. Quello che tu scrivi è sacrosanto. Se aumenta la volumetria grazie alla finta perequazione non restano aree da destinare a verde e servizi. Le città si impoveriscono.
Un caro saluto.
Paolo
___________________________________________
Secondo la Legge 22 ottobre 1971, n. 865, le aree comprese nei Piani di Zona approvati, a norma della legge 18 aprile 1962, n. 167, sono espropriate dai comuni o dai loro consorzi (Art.35, comma 2). Per l'acquisizione di tali aree i comuni, possono utilizzare i fondi di cui dispongono per tali fini o propri fondi di bilancio (Art. 22), ma possono (qualora deficitarii) anche richiedere anticipazioni alla Cassa Depositi e Prestiti (Art. 23).
Il Comune di Roma, per sua stessa ammissione, non ha fondi per eseguire gli espropri: né propri, né ottenuti dalla Cassa Depositi e Prestiti.
Un fattore di crisi è stata la crescita costante dei costi dell’esproprio: con la legge 865/71 questi erano parametrati sul valore agricolo delle aree, nel 1992 sono saliti a circa la metà del valore di mercato, mentre attualmente fanno riferimento al valore di mercato pieno.
Per sopperire alla mancanza di fondi, il Comune di Roma ha introdotto la perequazione, un concetto urbanistico che consiste in uno scambio fra il proprietario, che cede le aree al Comune, e il Comune che cede diritti edificatori al privato.
Ma poiché la principale caratteristica della perequazione urbanistica riguarda l’individuazione di aree 'cedenti' capacità edificatoria e di aree 'riceventi' capacità edificatoria, risulta anomalo (per le 167 del XIII Municipio) che invece entrambe queste tipologie di aree coincidano con gli stessi Piani di Zona. In altre parole, i diritti edificatori acquisiti dai proprietari dei terreni da espropriare sono stati considerati interni agli stessi Piani di Zona e considerati non trasferibili altrove, con conseguente aumento delle cubature negli stessi Piani di Zona e relativa densificazione abitativa.
In più, si è concesso ai proprietari, mediante atto di impegno, di scegliere la cubatura non residenziale al posto di quella residenziale, stravolgendo di fatto la pianificazione dei Piani di Zona stessi. Non esiste quindi nell'applicazione della perequazione dentro i Piani di Zona del XIII Municipio alcun intento pianificatore ma solo la necessità di sopperire (con tale strumento) a una difficoltà economica relativa ai costi di esproprio.
Poiché tali Piani di Zona sono limitrofi ad aree aventi strumenti urbanistici non ancora attuati (p.es., zona O N.51 Infernetto-Macchione, toponimo 13.8 Infernetto-Via Lotti, toponimo 13.4 Infernetto-Ponte Olivella), l'aumento di cubatura e la maggiore densificazione abitativa dei Piani di Zona finiscono addirittura per non apportare alcuna riqualificazione del contesto, per non sopperire alla mancanza dei servizi e per peggiorare la situazione attuale delle aree a loro limitrofe.
Ricordiamo che la legge 18 aprile 1962, n. 167, Art. 1, impegna il Comune di Roma a dotare i singoli Piani di Zona anche delle "opere e servizi complementari, urbani e sociali". Ci chiediamo come questo sia possibile se le stesse opere e servizi, a causa della mancata attuazione, non sono completati in termini di mobilità, di viabilità, di trasporto pubblico, di assistenza sanitaria, di scuole, di centri culturali, etc. nelle aree limitrofe ai Piani di Zona.
Domandiamo pertanto al Sindaco di Roma di giustificare l'applicazione della perequazione urbanistica all'interno dei Piani di Zona del XIII Municipio, in termini di Legge e sulla base della mancata attuazione degli strumenti urbanistici nelle aree limitrofe ai Piani di Zona stessi, perequazione che non solo non ha alcun intento pianificatore e accomuna impropriamente le aree 'cedenti' capacità edificatoria con le aree 'riceventi' capacità edificatoria, ma che finisce addirittura per non portare vantaggi alle aree limitrofe che proprio dai Piani di Zona dovrebbero riceverne.
Caro Paolo,
secondo quanto convenuto all’incontro sul Piano Casa presso la sede di Carta, ti giro queste note che fanno parte dell’interpellanza rivolta al Sindaco di Roma. Un tuo commento sarebbe graditissimo.
Ciao e grazie in ogni caso per l’attenzione
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Risponde Paolo Berdini - Urbanista
Il ragionamento che mi hai inviato è perfetto e non merita alcun commento che solleciti.
Aggiungo soltanto due brevi considerazioni. La prima riguarda il fatto che si mistifica sui nomi per fare ciò che si vuole. La perequazione (quella vera) è prevista nella legislazione urbanistica dal 1942 (anno di approvazione della legge fondamentele). Ma in quella sede ci si poneva il problema di equiparare tutti i proprietari inseriti all'interno di un'area di trasformazione urbanistica in modo da non premiare alcuni con edificazione privata e penalizzare altri con la previsione di servizi pubblici da realizzare attraverso l'esproprio. Quella del XIII municipio non è perequazione, dunque. E' un premio di cubatura dato ad un unico propietario perche non si hanno le risorse economiche per espropriare i terreni. Basterebbe aprire una vertenza con il governo centrale e chiedere fondi ad hoc, ma non lo fanno le nostre amministrazioni figurati loro. Le città sono in mano alla speculazione. La seconda riflessione riguarda il fatto che le aree "167" sono state utilizzate storicamente per attenuare la carenza di servizi urbane nelle città. Quello che tu scrivi è sacrosanto. Se aumenta la volumetria grazie alla finta perequazione non restano aree da destinare a verde e servizi. Le città si impoveriscono.
Un caro saluto.
Paolo
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Secondo la Legge 22 ottobre 1971, n. 865, le aree comprese nei Piani di Zona approvati, a norma della legge 18 aprile 1962, n. 167, sono espropriate dai comuni o dai loro consorzi (Art.35, comma 2). Per l'acquisizione di tali aree i comuni, possono utilizzare i fondi di cui dispongono per tali fini o propri fondi di bilancio (Art. 22), ma possono (qualora deficitarii) anche richiedere anticipazioni alla Cassa Depositi e Prestiti (Art. 23).
Il Comune di Roma, per sua stessa ammissione, non ha fondi per eseguire gli espropri: né propri, né ottenuti dalla Cassa Depositi e Prestiti.
Un fattore di crisi è stata la crescita costante dei costi dell’esproprio: con la legge 865/71 questi erano parametrati sul valore agricolo delle aree, nel 1992 sono saliti a circa la metà del valore di mercato, mentre attualmente fanno riferimento al valore di mercato pieno.
Per sopperire alla mancanza di fondi, il Comune di Roma ha introdotto la perequazione, un concetto urbanistico che consiste in uno scambio fra il proprietario, che cede le aree al Comune, e il Comune che cede diritti edificatori al privato.
Ma poiché la principale caratteristica della perequazione urbanistica riguarda l’individuazione di aree 'cedenti' capacità edificatoria e di aree 'riceventi' capacità edificatoria, risulta anomalo (per le 167 del XIII Municipio) che invece entrambe queste tipologie di aree coincidano con gli stessi Piani di Zona. In altre parole, i diritti edificatori acquisiti dai proprietari dei terreni da espropriare sono stati considerati interni agli stessi Piani di Zona e considerati non trasferibili altrove, con conseguente aumento delle cubature negli stessi Piani di Zona e relativa densificazione abitativa.
In più, si è concesso ai proprietari, mediante atto di impegno, di scegliere la cubatura non residenziale al posto di quella residenziale, stravolgendo di fatto la pianificazione dei Piani di Zona stessi. Non esiste quindi nell'applicazione della perequazione dentro i Piani di Zona del XIII Municipio alcun intento pianificatore ma solo la necessità di sopperire (con tale strumento) a una difficoltà economica relativa ai costi di esproprio.
Poiché tali Piani di Zona sono limitrofi ad aree aventi strumenti urbanistici non ancora attuati (p.es., zona O N.51 Infernetto-Macchione, toponimo 13.8 Infernetto-Via Lotti, toponimo 13.4 Infernetto-Ponte Olivella), l'aumento di cubatura e la maggiore densificazione abitativa dei Piani di Zona finiscono addirittura per non apportare alcuna riqualificazione del contesto, per non sopperire alla mancanza dei servizi e per peggiorare la situazione attuale delle aree a loro limitrofe.
Ricordiamo che la legge 18 aprile 1962, n. 167, Art. 1, impegna il Comune di Roma a dotare i singoli Piani di Zona anche delle "opere e servizi complementari, urbani e sociali". Ci chiediamo come questo sia possibile se le stesse opere e servizi, a causa della mancata attuazione, non sono completati in termini di mobilità, di viabilità, di trasporto pubblico, di assistenza sanitaria, di scuole, di centri culturali, etc. nelle aree limitrofe ai Piani di Zona.
Domandiamo pertanto al Sindaco di Roma di giustificare l'applicazione della perequazione urbanistica all'interno dei Piani di Zona del XIII Municipio, in termini di Legge e sulla base della mancata attuazione degli strumenti urbanistici nelle aree limitrofe ai Piani di Zona stessi, perequazione che non solo non ha alcun intento pianificatore e accomuna impropriamente le aree 'cedenti' capacità edificatoria con le aree 'riceventi' capacità edificatoria, ma che finisce addirittura per non portare vantaggi alle aree limitrofe che proprio dai Piani di Zona dovrebbero riceverne.
lunedì 23 novembre 2009
Ostia: da Alemanno un falso in decentramento
Alemanno ha imposto a un Municipio inutile e passivo come quello Tredicesimo, le scelte di Roma. Lo ha sporcato con il Polo Natatorio e gli impianti privati (abusivi) dei Mondiali di Nuoto, con l'ordinanza di sgombero forzoso su Via Marino Fasan, con le scellerate previsioni urbanistiche del Piano Casa e con tanto altro ancora. Ora il 24 Novembre, finge di lavarsi le mani venendo ad Ostia con un finto decentramento amministrativo, di cui nessuno conosce i contenuti. Ma l'acqua sporca rimarrà sempre a noi cittadini abitanti del territorio. Ricordiamo che il decentramento di Ostia è opera di Marco Pannella, eletto nei primi di Agosto del 1992, appena dopo lo scioglimento prefettizio causato da vicende di tangenti. Regnava come sindaco di Roma, Franco Carraro e l’assessore al decentramento, era il dc Mauro Cutrufo, si proprio lui, quello che oggi (da vice-sindaco) ci parla dell'ovovia tra l'Eur ed Ostia per mezzo dell'Arch. Iannicelli. A quel tempo, dopo l'approvazione della delibera del Consiglio Comunale nr. 281 del 29 ottobre 1992, ''Regolamento speciale del Decentramento nella Circoscrizione XIII'', il consigliere missino Lodovico Pace (oggi Assessore alla Scuola e alle Politiche Sociali della giunta municipale di Vizzani) sottolineava, invece, come lo statuto speciale per Ostia fosse solo il frutto di quanto accaduto negli ultimi due anni (autoscioglimento e tangentopoli). Nessuno si è mai interrogato sulle esigenze di questo territorio. E pensare che sempre Pannella a fine Ottobre 1992 dichiarava che bisognasse dare "precedenza assoluta ai piani particolareggiati della Circoscrizione XIII". Quello dell'Infernetto (l'unico approvato) è fermo dal 1994. Degli altri non se ne sa più nulla. Fu approvato per sconfiggere l'abusivismo dilagante in quel settore di territorio e tutti ricordano ancora le uniche ruspe viste in azione negli ultimi vent'anni mandate da Pannella. Ma è singolare che a quel tempo sempre Lodovico Pace, da semplice consigliere, si interrogasse sui metodi applicati per combattere gli 'abusivi' dell'Infernetto e che invece oggi (da Assessore alle Politiche Sociali) non abbia nulla da dire sugli sgomberi silenti che stanno avvenendo in Via Fasan. Dal decentramento al concentramento: degli affari nel XIII Municipio. E con i progetti del secondo Polo Turistico, del waterfront ma anche con i prossimi rinnovi delle concessioni demaniali ai balneari, ne vedremo delle belle.
Comunicato Stampa Congiunto di Paula de Jesus (Urbanista) - Sabrina Giacobbi (Coordinatrice circolo PD ‘Nuova Ostia’) - Simona Mignozzi (Referente Italia dei Valori, XIII Municipio) - Comitato Civico Entroterra13 - LabUr XIII
Comunicato Stampa Congiunto di Paula de Jesus (Urbanista) - Sabrina Giacobbi (Coordinatrice circolo PD ‘Nuova Ostia’) - Simona Mignozzi (Referente Italia dei Valori, XIII Municipio) - Comitato Civico Entroterra13 - LabUr XIII
sabato 14 novembre 2009
Piano Casa: mistificazione e subalternità della politica ai palazzinari
Le città le disegnano i palazzinari. Cruda verità. Peccato che Alemanno non abbia per se, né Giotto, né Cimabue. Lo slogan, con cui siamo usciti dall’incontro sul Piano Casa organizzato da Carta presso la sua redazione, dice sostanzialmente che non ci sono più gli standard urbanistici e che la politica di Alemanno, incentrata su “quante stanze” costruire è orientata alla vendita e non all’emergenza abitativa. Presenti i nomi più famosi tra gli urbanisti romani e nazionali e rappresentanti delle diverse Regioni e professori universitari. Si è affrontato il tema del Piano Casa lungo un percorso mirato ad evidenziare le contraddizioni Regione per Regione.
Ad una attenta analisi i Piani Casa sono a tutti gli effetti una mistificazione e l’ennesimo esempio della subalternità della politica alla lobby dei costruttori. Ancora una volta non si affronta infatti il problema tra cittadino e proprietario e il loro conflitto, spesso tutto interno. Scompaiono parole come rendita ed immobiliarismo, che invece ne sono l’anima. La pianificazione viene di nuovo cancellata dall’enfasi per il mercato, unico attore e principe di ogni argomentazione squisitamente neoliberista. Per quanto riguarda in particolare la Regione Lazio si è anche sottolineato come il Piano Stadi finisca per aggravare ancora di più la situazione, che ormai è talmente insostenibile da prospettare come unica soluzione il NO al consumo di territorio. Fuori dal tecnicismo della discussione destinato agli operatori, sottolineiamo come sia un vero peccato constatare che questo genere di incontri siano organizzati e sponsorizzati solo da alcune realtà e non vedano il coinvolgimento e la partecipazione attiva e critica di partiti importanti all’opposizione. Mentre il centro-sinistra latita, il PDL invece è bravissimo a vendersi un piano casa come un capolavoro, in effetti tagliato come un bravo sarto farebbe sul proprio target elettorale (v. cementificazione delle coste della Sardegna).
L’ultimo esempio viene dalla conferenza stampa che doveva esserci proprio ieri in Campidoglio sulle linee guide del piano casa e che è saltata con la scusa della non presenza di Antoniozzi. Forse devono ancora affinare la quadra, sistemando gli affari di qualcuno che è rimasto fuori e che sbraita. Il Piano Casa è solo un affare per i costruttori e ci rallegriamo che siano le conclusioni a cui è giunto anche Carapella.
Non si può avere un piano casa che crede di risolvere il problema dell’emergenza abitativa con l’housing sociale. Qualche dato. ¼ delle case nella Regione Lazio è abusivo, quasi 300.000 le case sfitte a Roma e gli oneri concessori derivanti da tale operazione serviranno per finanziare le spese correnti del comune e non per entrare nel fondo vincolato alle opere. D’altronde le casse dei Comuni sono vuote, a causa del mancato introito dell’ICI e di finanziamenti governativi solo promessi, per cui la prima manovra che fa un Sindaco, di qualunque colore, è quella di definire un piano edificatorio sulla base delle necessità di cassa. La collettività dunque viene gabbata due volte.
Sono dunque i palazzinari che finanziano i Comuni e dalla morsa di questo circolo vizioso non c’è volontà politica di uscirne. Un circolo vizioso che non consente uno sviluppo economico corretto e che finisce per controllare l’intera classe politico/amministrativa.
Scellerate le manovre di vendita del patrimonio pubblico, così come quelle del privatismo ecologista. La sostenibilità ambientale infatti deve andare assieme a quella urbanistica e non in contrapposizione, come ancora oggi molti movimenti ambientalisti continuano a sbandierare. Non si può guardare, come accade ad esempio con le 167 ai soli standard di zona, ma a quelli generali. Ancora oggi c’è chi propone la visione ottocentesca come unica risposta al fallimento della visione del 900, cioè alzare per non consumare. E’ dal 1995 che l’unica formula contenuta nei piani casa è quella dell’ampliamento, di case e casette, condomini e capannoni, gazebi e alberghi, indipendentemente da qualsiasi piano urbanistico o paesaggistico, dunque un non piano casa.
Il Piano Casa del Lazio, che si è limitato a ridurre i danni del Piano Casa Berlusconi senza riuscire ad essere riformista, ha due grandissimi difetti: la monetizzazione degli standard urbanistici e la continuazione dell’urbanistica contrattata, pratica scellerata che ha creato i guasti che tutti conosciamo. Accanto a questo mistificatorio piano casa è in atto una scellerata politica di privatizzazione degli spazi pubblici nel loro complesso, con la complicità di una stampa omertosa e silenziosa (come sta ad esempio accadendo sull'argomento de l’housing sociale) su vere e proprie truffe.
Non è vero che i soldi non ci sono, ci sono eccome, ci sono per fare opere scellerate come il ponte di Messina o il MOSE di Venezia.
E’ necessario dunque richiamare alla responsabilità tutti gli intellettuali che hanno tradito il loro mandato, a partire dalle università, concentrate più sulla gestione aziendale che non a produrre cultura. Va combattuto lo smarrimento culturale, subalterno alle egemonie che governano il nostro paese e che lo rendono sempre più schiavo e più povero. Va combattuta la perdita della memoria. E’ infatti dagli anni ’60 che non si riesce più a portare avanti battaglie importanti per dotarsi di strumenti adeguati alle esigenze del buon vivere, dimenticandosi che alcune importanti conquiste sono più attuali che mai. Si deve tornare a parlare di Welfare urbano come produzione di città con case, servizi e trasporti. Oggi invece si producono solo case come assemblaggi di stanze. Bisogna dire basta al fatto che ciascuno fa quello che vuole del territorio, alle deroghe alla pianificazione, al condono dell’abusivismo, all’incoraggiamento al consumo di suolo, al via libera alle iniziative immobiliari. Bisogna tornare a pianificare. Bisogna tornare alla pianificaziione partecipata.
Ad una attenta analisi i Piani Casa sono a tutti gli effetti una mistificazione e l’ennesimo esempio della subalternità della politica alla lobby dei costruttori. Ancora una volta non si affronta infatti il problema tra cittadino e proprietario e il loro conflitto, spesso tutto interno. Scompaiono parole come rendita ed immobiliarismo, che invece ne sono l’anima. La pianificazione viene di nuovo cancellata dall’enfasi per il mercato, unico attore e principe di ogni argomentazione squisitamente neoliberista. Per quanto riguarda in particolare la Regione Lazio si è anche sottolineato come il Piano Stadi finisca per aggravare ancora di più la situazione, che ormai è talmente insostenibile da prospettare come unica soluzione il NO al consumo di territorio. Fuori dal tecnicismo della discussione destinato agli operatori, sottolineiamo come sia un vero peccato constatare che questo genere di incontri siano organizzati e sponsorizzati solo da alcune realtà e non vedano il coinvolgimento e la partecipazione attiva e critica di partiti importanti all’opposizione. Mentre il centro-sinistra latita, il PDL invece è bravissimo a vendersi un piano casa come un capolavoro, in effetti tagliato come un bravo sarto farebbe sul proprio target elettorale (v. cementificazione delle coste della Sardegna).
L’ultimo esempio viene dalla conferenza stampa che doveva esserci proprio ieri in Campidoglio sulle linee guide del piano casa e che è saltata con la scusa della non presenza di Antoniozzi. Forse devono ancora affinare la quadra, sistemando gli affari di qualcuno che è rimasto fuori e che sbraita. Il Piano Casa è solo un affare per i costruttori e ci rallegriamo che siano le conclusioni a cui è giunto anche Carapella.
Non si può avere un piano casa che crede di risolvere il problema dell’emergenza abitativa con l’housing sociale. Qualche dato. ¼ delle case nella Regione Lazio è abusivo, quasi 300.000 le case sfitte a Roma e gli oneri concessori derivanti da tale operazione serviranno per finanziare le spese correnti del comune e non per entrare nel fondo vincolato alle opere. D’altronde le casse dei Comuni sono vuote, a causa del mancato introito dell’ICI e di finanziamenti governativi solo promessi, per cui la prima manovra che fa un Sindaco, di qualunque colore, è quella di definire un piano edificatorio sulla base delle necessità di cassa. La collettività dunque viene gabbata due volte.
Sono dunque i palazzinari che finanziano i Comuni e dalla morsa di questo circolo vizioso non c’è volontà politica di uscirne. Un circolo vizioso che non consente uno sviluppo economico corretto e che finisce per controllare l’intera classe politico/amministrativa.
Scellerate le manovre di vendita del patrimonio pubblico, così come quelle del privatismo ecologista. La sostenibilità ambientale infatti deve andare assieme a quella urbanistica e non in contrapposizione, come ancora oggi molti movimenti ambientalisti continuano a sbandierare. Non si può guardare, come accade ad esempio con le 167 ai soli standard di zona, ma a quelli generali. Ancora oggi c’è chi propone la visione ottocentesca come unica risposta al fallimento della visione del 900, cioè alzare per non consumare. E’ dal 1995 che l’unica formula contenuta nei piani casa è quella dell’ampliamento, di case e casette, condomini e capannoni, gazebi e alberghi, indipendentemente da qualsiasi piano urbanistico o paesaggistico, dunque un non piano casa.
Il Piano Casa del Lazio, che si è limitato a ridurre i danni del Piano Casa Berlusconi senza riuscire ad essere riformista, ha due grandissimi difetti: la monetizzazione degli standard urbanistici e la continuazione dell’urbanistica contrattata, pratica scellerata che ha creato i guasti che tutti conosciamo. Accanto a questo mistificatorio piano casa è in atto una scellerata politica di privatizzazione degli spazi pubblici nel loro complesso, con la complicità di una stampa omertosa e silenziosa (come sta ad esempio accadendo sull'argomento de l’housing sociale) su vere e proprie truffe.
Non è vero che i soldi non ci sono, ci sono eccome, ci sono per fare opere scellerate come il ponte di Messina o il MOSE di Venezia.
E’ necessario dunque richiamare alla responsabilità tutti gli intellettuali che hanno tradito il loro mandato, a partire dalle università, concentrate più sulla gestione aziendale che non a produrre cultura. Va combattuto lo smarrimento culturale, subalterno alle egemonie che governano il nostro paese e che lo rendono sempre più schiavo e più povero. Va combattuta la perdita della memoria. E’ infatti dagli anni ’60 che non si riesce più a portare avanti battaglie importanti per dotarsi di strumenti adeguati alle esigenze del buon vivere, dimenticandosi che alcune importanti conquiste sono più attuali che mai. Si deve tornare a parlare di Welfare urbano come produzione di città con case, servizi e trasporti. Oggi invece si producono solo case come assemblaggi di stanze. Bisogna dire basta al fatto che ciascuno fa quello che vuole del territorio, alle deroghe alla pianificazione, al condono dell’abusivismo, all’incoraggiamento al consumo di suolo, al via libera alle iniziative immobiliari. Bisogna tornare a pianificare. Bisogna tornare alla pianificaziione partecipata.
giovedì 12 novembre 2009
Interpellanza al Sindaco Alemanno. Raccolta firme
Come scritto nei giorni scorsi stiamo raccogliendo le firme per l’interrogazione/interpellanza al Sindaco di Roma sulle 167 che andrà in approvazione al Consiglio Comunale a brevissimo.
Cosa dice l’interpellanza: “il Sindaco giustifichi la perequazione urbanistica all’interno dei piani di zona del XIII Municipio in termini di legge sulla base della mancata attuazione degli strumenti urbanistici nelle aree limitrofe ai Piani di Zona stessi, perequazione che non solo non ha alcun intento pianificatorio e accomuna impropriamente le aree ‘cedenti capacità edificatoria con le aree ‘riceventi’ capacità edificatoria, ma che finisce addirittura per non portare vantaggi alle aree limitrofe che proprio dai piani di zona dovrebbero riceverne”.
Trovate più sotto la traduzione in parole povere dell’interpellanza.
E’ necessario fornire:
Cognome e nome
Luogo e data di nascita
Indirizzo, cap e comune
Numero di iscrizione nelle liste elettorali
Chiunque desideri firmare può inviare via mail a entroterra13@hotmail.com le informazioni necessarie (dati che ovviamente, ai sensi del Codice della Privacy, D.L. 196/2003, verranno utilizzati per le sole finalità relative all’interpellanza e non sarà comunicato o diffuso a terzi, di cui io e solo io Paula de Jesus avrò la piena responsabilità) dopo di che vi comunicheremo dove potrete firmare. La raccolta delle firme avverrà fino a martedì 17 novembre, in quanto abbiamo bisogno del tempo tecnico per portarle all’ufficio dell’anagrafe del Comune di Roma e farle autenticare, per poi poter protocollare l’interpellanza in Comune.
Possono firmare tutti i residenti nel Comune di Roma. Oggi dalle ore 16 sino alle ore 17 presso il Municipio XIII inizieremo la raccolta firme. Mi raccomando il numero di tessera elettorale.
Ringrazio sin’ora i firmatari/paula
In parole povere: La domanda è tecnica e riguarda la certezza sulle leggi di pianificazione urbanistica. Il miglior piano urbanistico del mondo NON è mai il frutto di più o meno competenti urbanisti, ma è SEMPRE una scelta politica. Detto questo, abbiamo a Roma un Piano Regolatore che ha avuto una genesi lunga e laboriosa. A prescindere dalla bontà del Piano Regolatore, di cui si è discusso per 14 anni su moltissimi tavoli, esso è diventato legge il 14 Febbraio 2008. Da persona civile e democratica accetto che esistono delle leggi alle quali mi attengo perché la maggioranza le ha votate, anche se non sono d'accordo. Detto questo aggiungo che i dipartimenti che hanno elaborato la pianificazione delle aree nel Piano Regolatore lo hanno fatto con dei criteri precisi, che sono regole che si sono dati come tecnici e che i politici hanno votato: tot di residenziale, tot di non residenziale, tot di servizi a mq per abitante, un tot di altezze, di distanze ecc. ecc. Le stesse persone, LE STESSE, ora dicono questo: non ho i soldi per acquisire le aree dove sono previste le 167, perché una sentenza della Corte Costituzionale ha stabilito che quelle aree adesso valgono di più al mq. Che fare ? Semplice, rispondono, faccio decadere le regole, i criteri che hanno ispirato tutta la pianificazione urbanistica di Roma, votati a maggioranza in Consiglio, e li scardino. Consento cioè, laddove non consentivo prima perché c'erano delle ragioni tecniche precise (ad esempio, distanza dai fossi, motivazioni geologiche del terreno, altezze massime nel rispetto dell’edificazione circostante ecc. ecc.) di fare quello che prima non consentivo MA NON IN NOME DELL'EMERGENZA ABITATIVA, bensì per il vil danaro, di cui il Comune non dispone più a sufficienza. Per cui il Comune oggi regala, ai palazzinari , una cosa che non si è MAI fatta a Roma: utilizzando il metodo del baratto (mancanza di danaro si trasforma in maggiore cubatura) il Comune consente al costruttore di edificare di più nella stessa area, non in una diversa come è sempre accaduto. Con questa logica perversa si potrebbero costruire interi grattacieli in nome dell’emergenza abitativa. Tanto vale, seguendo questo ragionamento assurdo costruire una Manhattan all'Infernetto per sopperire a tutta l'emergenza abitativa di Roma, che per altro non è aumentata sotto Alemanno, ma è la stessa che c'era sotto Veltroni e che nel PRG è stata calcolata con precise cubature e standard di servizi precisi, che ora diminuiscono mentre aumenta in modo esponenziale la cubatura. Peccato però che l'emergenza abitativa sia rimasta invariata in termini di numeri (a prescindere dal problema delle case vuote o di operazioni speculative ecc. ecc.). Ciò significa che con questa operazione si scardina il sistema delle regole. Ed è questo il contenuto dell’ interpellanza, a prescindere dal fatto che nelle 167 ci sia la sovvenzionata, agevolata, housing sociale o convenzionata. In realtà all’Infernetto la sovvenzionata è sparita., ma questa è una scelta politica nella quale noi non entriamo in merito, anche se non è un dettaglio da poco. L’interpellanza dunque riguarda le regole che stanno alla base non solo di qualunque processo democratico, ma anche, e soprattutto, di uno sviluppo corretto di una città. Altrimenti chiunque arrivi può fare come gli pare. Preciso a titolo meramente tecnico che le altezze degli edifici vengono decise anche per motivazioni di ordine geologico... per cui non è che mi posso alzare quanto mi pare ... altrimenti rischiamo Sarno o qualcos'altro. I restanti argomenti sulla mobilità, la viabilità, le scuole e tutti i servizi che già sono carenti non c’è bisogno che ve li dica.
Cosa dice l’interpellanza: “il Sindaco giustifichi la perequazione urbanistica all’interno dei piani di zona del XIII Municipio in termini di legge sulla base della mancata attuazione degli strumenti urbanistici nelle aree limitrofe ai Piani di Zona stessi, perequazione che non solo non ha alcun intento pianificatorio e accomuna impropriamente le aree ‘cedenti capacità edificatoria con le aree ‘riceventi’ capacità edificatoria, ma che finisce addirittura per non portare vantaggi alle aree limitrofe che proprio dai piani di zona dovrebbero riceverne”.
Trovate più sotto la traduzione in parole povere dell’interpellanza.
E’ necessario fornire:
Cognome e nome
Luogo e data di nascita
Indirizzo, cap e comune
Numero di iscrizione nelle liste elettorali
Chiunque desideri firmare può inviare via mail a entroterra13@hotmail.com le informazioni necessarie (dati che ovviamente, ai sensi del Codice della Privacy, D.L. 196/2003, verranno utilizzati per le sole finalità relative all’interpellanza e non sarà comunicato o diffuso a terzi, di cui io e solo io Paula de Jesus avrò la piena responsabilità) dopo di che vi comunicheremo dove potrete firmare. La raccolta delle firme avverrà fino a martedì 17 novembre, in quanto abbiamo bisogno del tempo tecnico per portarle all’ufficio dell’anagrafe del Comune di Roma e farle autenticare, per poi poter protocollare l’interpellanza in Comune.
Possono firmare tutti i residenti nel Comune di Roma. Oggi dalle ore 16 sino alle ore 17 presso il Municipio XIII inizieremo la raccolta firme. Mi raccomando il numero di tessera elettorale.
Ringrazio sin’ora i firmatari/paula
In parole povere: La domanda è tecnica e riguarda la certezza sulle leggi di pianificazione urbanistica. Il miglior piano urbanistico del mondo NON è mai il frutto di più o meno competenti urbanisti, ma è SEMPRE una scelta politica. Detto questo, abbiamo a Roma un Piano Regolatore che ha avuto una genesi lunga e laboriosa. A prescindere dalla bontà del Piano Regolatore, di cui si è discusso per 14 anni su moltissimi tavoli, esso è diventato legge il 14 Febbraio 2008. Da persona civile e democratica accetto che esistono delle leggi alle quali mi attengo perché la maggioranza le ha votate, anche se non sono d'accordo. Detto questo aggiungo che i dipartimenti che hanno elaborato la pianificazione delle aree nel Piano Regolatore lo hanno fatto con dei criteri precisi, che sono regole che si sono dati come tecnici e che i politici hanno votato: tot di residenziale, tot di non residenziale, tot di servizi a mq per abitante, un tot di altezze, di distanze ecc. ecc. Le stesse persone, LE STESSE, ora dicono questo: non ho i soldi per acquisire le aree dove sono previste le 167, perché una sentenza della Corte Costituzionale ha stabilito che quelle aree adesso valgono di più al mq. Che fare ? Semplice, rispondono, faccio decadere le regole, i criteri che hanno ispirato tutta la pianificazione urbanistica di Roma, votati a maggioranza in Consiglio, e li scardino. Consento cioè, laddove non consentivo prima perché c'erano delle ragioni tecniche precise (ad esempio, distanza dai fossi, motivazioni geologiche del terreno, altezze massime nel rispetto dell’edificazione circostante ecc. ecc.) di fare quello che prima non consentivo MA NON IN NOME DELL'EMERGENZA ABITATIVA, bensì per il vil danaro, di cui il Comune non dispone più a sufficienza. Per cui il Comune oggi regala, ai palazzinari , una cosa che non si è MAI fatta a Roma: utilizzando il metodo del baratto (mancanza di danaro si trasforma in maggiore cubatura) il Comune consente al costruttore di edificare di più nella stessa area, non in una diversa come è sempre accaduto. Con questa logica perversa si potrebbero costruire interi grattacieli in nome dell’emergenza abitativa. Tanto vale, seguendo questo ragionamento assurdo costruire una Manhattan all'Infernetto per sopperire a tutta l'emergenza abitativa di Roma, che per altro non è aumentata sotto Alemanno, ma è la stessa che c'era sotto Veltroni e che nel PRG è stata calcolata con precise cubature e standard di servizi precisi, che ora diminuiscono mentre aumenta in modo esponenziale la cubatura. Peccato però che l'emergenza abitativa sia rimasta invariata in termini di numeri (a prescindere dal problema delle case vuote o di operazioni speculative ecc. ecc.). Ciò significa che con questa operazione si scardina il sistema delle regole. Ed è questo il contenuto dell’ interpellanza, a prescindere dal fatto che nelle 167 ci sia la sovvenzionata, agevolata, housing sociale o convenzionata. In realtà all’Infernetto la sovvenzionata è sparita., ma questa è una scelta politica nella quale noi non entriamo in merito, anche se non è un dettaglio da poco. L’interpellanza dunque riguarda le regole che stanno alla base non solo di qualunque processo democratico, ma anche, e soprattutto, di uno sviluppo corretto di una città. Altrimenti chiunque arrivi può fare come gli pare. Preciso a titolo meramente tecnico che le altezze degli edifici vengono decise anche per motivazioni di ordine geologico... per cui non è che mi posso alzare quanto mi pare ... altrimenti rischiamo Sarno o qualcos'altro. I restanti argomenti sulla mobilità, la viabilità, le scuole e tutti i servizi che già sono carenti non c’è bisogno che ve li dica.
sabato 7 novembre 2009
Consiglio Straordinario sulle infiltrazioni mafiose nel XIII Municipio
Qui sotto il comunicato stampa del Municipio dopo il consiglio straordinario "Infiltrazioni mafiose sul litorale romano". In parole povere venerdì mattina è andato in onda il bla, bla, bla, cioè il nulla assoluto su un tema delicatissimo e da allarme rosso.
Al consiglio straordinario, richiesto dall’opposizione (che però non rilascia alcun comunicato) non si sono presentati, malgrado fossero stati invitati, il Prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, il Comandante II Gruppo Guardia di Finanza, Pierluigi Sozzo,l’Ass. alla Politiche della Sicurezza della Regione Lazio, Luigina Di Liegro, l’Ass. alle Politiche della Sicurezza e Protezione Civile della Provincia di Roma, Ezio Paluzzi. Il Comandante Gruppo Territoriale Carabinieri Ostia, Canio Giuseppe La Gala, tra gli invitati, vagava nei corridoi, mentre il Dirigente Commissariato Polizia di Stato, Antonio Franco, ha mandato Pietrangeli che si è seduto tra il pubblico.
Forse basterebbe solo questo per far comprendere l’inconsistenza di questa consiglio straordinario, che tra l’altro non ha prodotto alcun documento. Dati e informazioni vaghe, propaganda politica e ... vai cor tango. Concentrato di banalità, lotta alle baracche in Pineta, i furti negli appartamenti, la percezione di insicurezza nei cittadini, le baby-gang, il commercio ambulante abusivo ecc. ecc. Santori, presidente della Commissione speciale del Comune per la sicurezza urbana, che parla di un monitoraggio in corso (cosa ci sarà ancora da monitorare visto che sono decenni che si conoscono nomi, cognomi e reati), necessità di fare attività sui giovani nelle scuole sul valore della legalità, scioccheziario vario sull’iter di assegnazione dei beni confiscati alla mafia, varie ed eventuali dell’inutile nulla.
Nessuno che sottolinei due segnali sconcertanti, che danno la misura della non volontà politica e istituzionale di affrontare l’argomento delle infiltrazioni mafiose nel XIII Municipio. 1) La chiusura (a quanto mi risulta) dello sportello anti-usura (anzi Alessandro Paltoni del PD critica il fatto che sia stata data la gestione ad un’associazione privata, per altro vicina al PD). 2) Il trasferimento del nucleo operativo dei baschi verdi, cioè la Guardia di Finanza, l’unico ente che realmente fa le indagini sui flussi di danaro sporco, in un momento in cui nel XIII Municipio c’è un proliferare impressionante ad esempio di banche e di supermercati sempre vuoti.
Come si intende contrastare allora i fenomeni dell'usura e della criminalità organizzata ? Questi due segnali dimostrano l’abbassamento dell’ impegno da parte delle istituzioni contro l'illegalità. Tant’è che c’è una significativa diminuzione delle denunce che costituiscono la strada maestra per sconfiggere questa piaga sociale. L’usura non è un fenomeno che riguarda solo le imprese, ma anche 70 mila famiglie nel Lazio. Un terzo dei commercianti attivi nel Lazio, pari a 26 mila titolari di negozi (un numero prudenziale perché sarebbero ancora in tanti a preferire la via del silenzio) si trova nella morsa dell’usura, che ormai si estende agli artigiani, professionisti, dipendenti pubblici e pensionati. Per un giro d'affari, solo per il commercio, stimato in non meno di 2,3 miliardi di euro tra interessi pagati ed altre utilità. Il Lazio, secondo dati ufficiali, è una delle regioni più a rischio. Un fenomeno sempre più sommerso, senza denunce e senza colpevoli. Solo negli ultimi anni c'è da registrare una caduta verticale delle denunce nella nostra regione (-59,3%).
Ricordiamo anche che a Roma i procedimenti penali per reati di mafia sono più che a Reggio Calabria, il Lazio è la seconda regione in Italia per diffusione dell’usura e la provincia di Roma ha il record di vittime per questo reato. Come ebbe a dire il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, Roma è «uno dei punti dove le cosche criminali e i grandi traffici internazionali illeciti trovano sviluppo sotto il profilo economico e il reimpiego di profitti illeciti, non solo da parte di cosche calabresi ma anche di altre criminalità».
Nel nostro territorio, in particolare, operano ‘ndrangheta e camorra. Il XIII Municipio infatti, è tra i più esposti alle infiltrazioni mafiosi a causa della presenza del mare, del porto, dell’aeroporto. Le organizzazioni mafiose sono negli appalti per le grandi opere (come ad esempio nelle opere per i Mondiali di Nuoto), nell’edilizia residenziale, nel settore turistico e della ristorazione, negli esercizi commerciali.
Come ebbe a dire De Ficchy in un convegno recente «Non cerchiamo illegalità e mafie al di fuori delle istituzioni. La mafia che sta fuori del Palazzo è la manovalanza, la cosiddetta “ala militare". Il problema è tutto qua. La mafia, quella vera, sta nelle istituzioni e nella politica. Quando sentiamo le parole di un Ministro della Repubblica, che esorta gli italiani a ”convivere con la mafia”; quando vediamo tutti i giorni che parti importanti delle istituzioni, della politica, dell’economia, del mondo delle professioni, della stessa società civile, sono contigui o addirittura collusi con le mafie; quando noi vediamo che a parlare di criminalità organizzata (la prima emergenza nazionale) sono rimasti in pochi e sempre di meno; quando vediamo che il problema non è nell’agenda politica nazionale ... c’è da domandarsi se non siamo già in un Paese criminale e se effettivamente c’è ancora qualcuno che voglia fare sul serio la lotta alla mafia.
Non ci meravigliamo, poi, se molte indagini non vengono fatte come dovrebbero essere fatte; di patrimoni sporchi se ne individuano meno di quanti ne dovrebbero essere individuati; le tecniche investigative non vengono aggiornate in relazione alle mutazioni delle mafie ed ancora si procede con un’ottica esclusivamente da “ordine pubblico “; qualche Prefetto che vuole fare il suo dovere viene rimosso, come è accaduto a Roma; ci sono Prefetti, Procuratori della Repubblica, Comandanti provinciali delle forze dell’ordine e Questori che arrivano a negare l’esistenza del fenomeno mafioso, alla stregua di come fanno alcuni organi di stampa, smentendo di fatto quanto affermato dai vertici di organismi centrali investigativi e giudiziari qualificati. Mafia e politica sono come il mare ed i pesci. Non ci sono i pesci se non c’è il mare».
C’è in giro troppa gente che ritiene di aver fatto il proprio dovere limitandosi a parlare di mafia.
E ieri non si è parlato nemmeno di quello. Aggiungiamo che nel XIII Municipio non ci facciamo mancare niente. Ad esempio c’è il grosso fenomeno del gioco d’azzardo, c’è il business colossale dei videopoker e poi c'è la droga, in grandissima quantità, naturalmente. Come affermò Pier Luigi Vigna, ad Ostia c’è la mafia, quella vera.
Il progetto mafioso è di una semplicità spietata: mettere le mani sul territorio, controllare i bar, i chioschi sulle spiagge libere, nel porto turistico … ma la mafia ha bisogno dei colletti bianchi, ad esempio per le concessioni edilizie. Certo non è un bel segnale dunque che il colonnello La Gala non abbia nulla da dire, che Pietrangeli nemmeno, che i vigili urbani, primo organo di controllo, non siano presenti in aula, ma soprattutto che vengano richiamati, ad esempio, dalla Procura perché non vanno a mettere i sigilli, come richiesto, agli impianti abusivi … ma di questo in aula non si parla. E fra poco nel XIII Municipio pioveranno mega investimenti sul secondo polo turistico della capitale, ponte della scafa, water-front, casinò e molto altro ancora. Ma tant’è … basta fare qualche corso nelle scuole sulla legalità, mentre i consiglieri giocano al poker texano e "organizzano" gli spettacolini dell’erotica tour, e Ciardi, il delegato alla sicurezza del Comune di Roma, propone una raccolta firme contro il degrado della Pineta.
Comunicato Stampa
Analizzare le problematiche relative alla sicurezza e porre in essere tutte le misure per garantire la legalità sul territorio. È quanto emerso dal Consiglio Straordinario del XIII Municipio che si è tenuto questa mattina presso l'Aula Consiliare "Massimo di Somma". L'assise ha visto la presenza dei rappresentanti del Comune di Roma, Fabrizio Santori, Presidente Commissione Speciale Sicurezza Urbana, e Giorgio Ciardi, Delegato del Sindaco alle Politiche per la Sicurezza, e di Serena Visentin, Assessore alla Tutela dei Consumatori e Lotta all'Usura della Provincia di Roma.
"Da parte mia- ha spiegato Fabrizio Santori, Presidente Commissione Speciale Sicurezza Comune di Roma- ci sarà un impegno costante e continuo per mettere in campo tutte le azione volte a contrastare il fenomeno della criminalità organizzata. Chiederemo al Sindaco di Roma e al Comitato Provinciale per l'Ordine e la Sicurezza Pubblica di avviare maggiori controlli e di sensibilizzare i cittadini a denunciare episodi di racket e usura. Il valore della legalità deve arrivare anche ai giovani ed è per questo che organizzeremo incontri anche nelle scuole, proprio per poter parlare con i ragazzi".
"Anche la Provincia - ha aggiunto, Serena Visentin, Assessore alla Tutela dei Consumatori e Lotta all'Usura della Provincia di Roma- darà il suo contributo predisponendo, in collaborazione con l'amministrazione locale, una serie di iniziative nella lotta all'usura".
"E' stata una giornata di confronto- ha fatto sapere Salvatore Colloca, Capogruppo Pdl XIII Municipio- il Consiglio vuole affrontare il problema in modo più approfondito ed è per questo che ha rimandato alla Commissione preposta e all'Osservatorio per la Sicurezza di effettuare un'attenta analisi del fenomeno criminalità sul territorio".
"Oggi si è aperto un canale diretto con il Comune di Roma- ha spiegato Luigi Zaccaria, Presidente Commissione Sicurezza XIII Municipio- siamo in linea con il piano che sta portando avanti il Campidoglio, e presentato in aula dai Consiglieri Santori e Ciardi, che prevede che saranno messi a disposizione della comunità e per fini sociali gli immobili sequestrati alla malavita. Invito l'opposizione a lavorare insieme a questa maggioranza per raggiungere obiettivi importanti, attraverso lo spirito di collaborazione e il dialogo".
"E' emersa anche una preoccupazione di fondo- ha aggiunto Stefano Salvemme e Pierfrancesco Marchesi, rispettivamente Presidente Commissione Attività Produttive e Presidente Commissione Lavori Pubblici XIII Municipio- in vista del futuro sviluppo di questo territorio. Per questo, lavoreremo insieme alle altre forze preposte, politiche e non solo, per garantire la massima trasparenza negli atti relativi ad appalti, licenze e concessioni edilizie".
"Affronteremo con determinazione il problema in tutti i suoi aspetti- ha concluso Giacomo Vizzani, Presidente XIII Municipio- come stiamo facendo dall'inizio del nostro mandato. C'è un rapporto di collaborazione costante con le forze dell'ordine, che proprio tra Ostia e l'entroterra stanno facendo un ottimo lavoro, e considerate le peculiarità e la vastità del territorio, l'impegno è e sarà al massimo".
Al consiglio straordinario, richiesto dall’opposizione (che però non rilascia alcun comunicato) non si sono presentati, malgrado fossero stati invitati, il Prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, il Comandante II Gruppo Guardia di Finanza, Pierluigi Sozzo,l’Ass. alla Politiche della Sicurezza della Regione Lazio, Luigina Di Liegro, l’Ass. alle Politiche della Sicurezza e Protezione Civile della Provincia di Roma, Ezio Paluzzi. Il Comandante Gruppo Territoriale Carabinieri Ostia, Canio Giuseppe La Gala, tra gli invitati, vagava nei corridoi, mentre il Dirigente Commissariato Polizia di Stato, Antonio Franco, ha mandato Pietrangeli che si è seduto tra il pubblico.
Forse basterebbe solo questo per far comprendere l’inconsistenza di questa consiglio straordinario, che tra l’altro non ha prodotto alcun documento. Dati e informazioni vaghe, propaganda politica e ... vai cor tango. Concentrato di banalità, lotta alle baracche in Pineta, i furti negli appartamenti, la percezione di insicurezza nei cittadini, le baby-gang, il commercio ambulante abusivo ecc. ecc. Santori, presidente della Commissione speciale del Comune per la sicurezza urbana, che parla di un monitoraggio in corso (cosa ci sarà ancora da monitorare visto che sono decenni che si conoscono nomi, cognomi e reati), necessità di fare attività sui giovani nelle scuole sul valore della legalità, scioccheziario vario sull’iter di assegnazione dei beni confiscati alla mafia, varie ed eventuali dell’inutile nulla.
Nessuno che sottolinei due segnali sconcertanti, che danno la misura della non volontà politica e istituzionale di affrontare l’argomento delle infiltrazioni mafiose nel XIII Municipio. 1) La chiusura (a quanto mi risulta) dello sportello anti-usura (anzi Alessandro Paltoni del PD critica il fatto che sia stata data la gestione ad un’associazione privata, per altro vicina al PD). 2) Il trasferimento del nucleo operativo dei baschi verdi, cioè la Guardia di Finanza, l’unico ente che realmente fa le indagini sui flussi di danaro sporco, in un momento in cui nel XIII Municipio c’è un proliferare impressionante ad esempio di banche e di supermercati sempre vuoti.
Come si intende contrastare allora i fenomeni dell'usura e della criminalità organizzata ? Questi due segnali dimostrano l’abbassamento dell’ impegno da parte delle istituzioni contro l'illegalità. Tant’è che c’è una significativa diminuzione delle denunce che costituiscono la strada maestra per sconfiggere questa piaga sociale. L’usura non è un fenomeno che riguarda solo le imprese, ma anche 70 mila famiglie nel Lazio. Un terzo dei commercianti attivi nel Lazio, pari a 26 mila titolari di negozi (un numero prudenziale perché sarebbero ancora in tanti a preferire la via del silenzio) si trova nella morsa dell’usura, che ormai si estende agli artigiani, professionisti, dipendenti pubblici e pensionati. Per un giro d'affari, solo per il commercio, stimato in non meno di 2,3 miliardi di euro tra interessi pagati ed altre utilità. Il Lazio, secondo dati ufficiali, è una delle regioni più a rischio. Un fenomeno sempre più sommerso, senza denunce e senza colpevoli. Solo negli ultimi anni c'è da registrare una caduta verticale delle denunce nella nostra regione (-59,3%).
Ricordiamo anche che a Roma i procedimenti penali per reati di mafia sono più che a Reggio Calabria, il Lazio è la seconda regione in Italia per diffusione dell’usura e la provincia di Roma ha il record di vittime per questo reato. Come ebbe a dire il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, Roma è «uno dei punti dove le cosche criminali e i grandi traffici internazionali illeciti trovano sviluppo sotto il profilo economico e il reimpiego di profitti illeciti, non solo da parte di cosche calabresi ma anche di altre criminalità».
Nel nostro territorio, in particolare, operano ‘ndrangheta e camorra. Il XIII Municipio infatti, è tra i più esposti alle infiltrazioni mafiosi a causa della presenza del mare, del porto, dell’aeroporto. Le organizzazioni mafiose sono negli appalti per le grandi opere (come ad esempio nelle opere per i Mondiali di Nuoto), nell’edilizia residenziale, nel settore turistico e della ristorazione, negli esercizi commerciali.
Come ebbe a dire De Ficchy in un convegno recente «Non cerchiamo illegalità e mafie al di fuori delle istituzioni. La mafia che sta fuori del Palazzo è la manovalanza, la cosiddetta “ala militare". Il problema è tutto qua. La mafia, quella vera, sta nelle istituzioni e nella politica. Quando sentiamo le parole di un Ministro della Repubblica, che esorta gli italiani a ”convivere con la mafia”; quando vediamo tutti i giorni che parti importanti delle istituzioni, della politica, dell’economia, del mondo delle professioni, della stessa società civile, sono contigui o addirittura collusi con le mafie; quando noi vediamo che a parlare di criminalità organizzata (la prima emergenza nazionale) sono rimasti in pochi e sempre di meno; quando vediamo che il problema non è nell’agenda politica nazionale ... c’è da domandarsi se non siamo già in un Paese criminale e se effettivamente c’è ancora qualcuno che voglia fare sul serio la lotta alla mafia.
Non ci meravigliamo, poi, se molte indagini non vengono fatte come dovrebbero essere fatte; di patrimoni sporchi se ne individuano meno di quanti ne dovrebbero essere individuati; le tecniche investigative non vengono aggiornate in relazione alle mutazioni delle mafie ed ancora si procede con un’ottica esclusivamente da “ordine pubblico “; qualche Prefetto che vuole fare il suo dovere viene rimosso, come è accaduto a Roma; ci sono Prefetti, Procuratori della Repubblica, Comandanti provinciali delle forze dell’ordine e Questori che arrivano a negare l’esistenza del fenomeno mafioso, alla stregua di come fanno alcuni organi di stampa, smentendo di fatto quanto affermato dai vertici di organismi centrali investigativi e giudiziari qualificati. Mafia e politica sono come il mare ed i pesci. Non ci sono i pesci se non c’è il mare».
C’è in giro troppa gente che ritiene di aver fatto il proprio dovere limitandosi a parlare di mafia.
E ieri non si è parlato nemmeno di quello. Aggiungiamo che nel XIII Municipio non ci facciamo mancare niente. Ad esempio c’è il grosso fenomeno del gioco d’azzardo, c’è il business colossale dei videopoker e poi c'è la droga, in grandissima quantità, naturalmente. Come affermò Pier Luigi Vigna, ad Ostia c’è la mafia, quella vera.
Il progetto mafioso è di una semplicità spietata: mettere le mani sul territorio, controllare i bar, i chioschi sulle spiagge libere, nel porto turistico … ma la mafia ha bisogno dei colletti bianchi, ad esempio per le concessioni edilizie. Certo non è un bel segnale dunque che il colonnello La Gala non abbia nulla da dire, che Pietrangeli nemmeno, che i vigili urbani, primo organo di controllo, non siano presenti in aula, ma soprattutto che vengano richiamati, ad esempio, dalla Procura perché non vanno a mettere i sigilli, come richiesto, agli impianti abusivi … ma di questo in aula non si parla. E fra poco nel XIII Municipio pioveranno mega investimenti sul secondo polo turistico della capitale, ponte della scafa, water-front, casinò e molto altro ancora. Ma tant’è … basta fare qualche corso nelle scuole sulla legalità, mentre i consiglieri giocano al poker texano e "organizzano" gli spettacolini dell’erotica tour, e Ciardi, il delegato alla sicurezza del Comune di Roma, propone una raccolta firme contro il degrado della Pineta.
Comunicato Stampa
Analizzare le problematiche relative alla sicurezza e porre in essere tutte le misure per garantire la legalità sul territorio. È quanto emerso dal Consiglio Straordinario del XIII Municipio che si è tenuto questa mattina presso l'Aula Consiliare "Massimo di Somma". L'assise ha visto la presenza dei rappresentanti del Comune di Roma, Fabrizio Santori, Presidente Commissione Speciale Sicurezza Urbana, e Giorgio Ciardi, Delegato del Sindaco alle Politiche per la Sicurezza, e di Serena Visentin, Assessore alla Tutela dei Consumatori e Lotta all'Usura della Provincia di Roma.
"Da parte mia- ha spiegato Fabrizio Santori, Presidente Commissione Speciale Sicurezza Comune di Roma- ci sarà un impegno costante e continuo per mettere in campo tutte le azione volte a contrastare il fenomeno della criminalità organizzata. Chiederemo al Sindaco di Roma e al Comitato Provinciale per l'Ordine e la Sicurezza Pubblica di avviare maggiori controlli e di sensibilizzare i cittadini a denunciare episodi di racket e usura. Il valore della legalità deve arrivare anche ai giovani ed è per questo che organizzeremo incontri anche nelle scuole, proprio per poter parlare con i ragazzi".
"Anche la Provincia - ha aggiunto, Serena Visentin, Assessore alla Tutela dei Consumatori e Lotta all'Usura della Provincia di Roma- darà il suo contributo predisponendo, in collaborazione con l'amministrazione locale, una serie di iniziative nella lotta all'usura".
"E' stata una giornata di confronto- ha fatto sapere Salvatore Colloca, Capogruppo Pdl XIII Municipio- il Consiglio vuole affrontare il problema in modo più approfondito ed è per questo che ha rimandato alla Commissione preposta e all'Osservatorio per la Sicurezza di effettuare un'attenta analisi del fenomeno criminalità sul territorio".
"Oggi si è aperto un canale diretto con il Comune di Roma- ha spiegato Luigi Zaccaria, Presidente Commissione Sicurezza XIII Municipio- siamo in linea con il piano che sta portando avanti il Campidoglio, e presentato in aula dai Consiglieri Santori e Ciardi, che prevede che saranno messi a disposizione della comunità e per fini sociali gli immobili sequestrati alla malavita. Invito l'opposizione a lavorare insieme a questa maggioranza per raggiungere obiettivi importanti, attraverso lo spirito di collaborazione e il dialogo".
"E' emersa anche una preoccupazione di fondo- ha aggiunto Stefano Salvemme e Pierfrancesco Marchesi, rispettivamente Presidente Commissione Attività Produttive e Presidente Commissione Lavori Pubblici XIII Municipio- in vista del futuro sviluppo di questo territorio. Per questo, lavoreremo insieme alle altre forze preposte, politiche e non solo, per garantire la massima trasparenza negli atti relativi ad appalti, licenze e concessioni edilizie".
"Affronteremo con determinazione il problema in tutti i suoi aspetti- ha concluso Giacomo Vizzani, Presidente XIII Municipio- come stiamo facendo dall'inizio del nostro mandato. C'è un rapporto di collaborazione costante con le forze dell'ordine, che proprio tra Ostia e l'entroterra stanno facendo un ottimo lavoro, e considerate le peculiarità e la vastità del territorio, l'impegno è e sarà al massimo".
martedì 3 novembre 2009
XIII Muncipio: ennesima aggressione ad un 'diverso'
Prima l'aggressione "omofoba" in Via dei Promontori all’urlo di "frocio comunista”, poi il pestaggio del ragazzo di origini bielorusse al Pontile sbraitando "schifoso polacco", ora questo ulteriore, terribile atto di violenza nei confronti di un bengalese al grido di “sporco negro” e l’unica commento che riesce a fare il Presidente, Giacomo Vizzani, è che si tratta di un “gesto vigliacco di pochi esaltati”, “che a loro venga data una punizione esemplare” ??? Certo, da un uomo di destra non si può pretendere che riesca a fare un’analisi che vada oltre quella squisitamente punitiva. Non si tratta di fenomeni isolati. Finché si continua a pensarla così, dal problema non se ne esce. Proprio perché genera emulazione la violenza è portata ad espandersi. Forse bisognerebbe avere il coraggio di dire che c’è una diffusa cultura della violenza a cui non si risponde con la violenza, ma si risponde con la violenza di una cultura che metta al centro l’uomo e il senso di comunità, sanando le fratture orribili che attanagliano le nostre città divenute luoghi che sono in rapporto difficile con i bambini e con tutte le altre categorie sociali ‘deboli’, comprendendo dunque le ragioni che rendono la città invivibile per loro e ragionando su cosa fare per rendere il contesto urbano un luogo del ben-essere per tutti e della con-vivenza.
domenica 1 novembre 2009
Se questi sono gli uomini di un partito.
Lettera aperta ai consiglieri del PD Paltoni, Spanò, Caliendo, Bergamini, Sesa, Belmonte, Tassone.
Non voglio nemmeno sforzarmi più di domandarmi perché il PD sia diventato un Partito di Disperati, di Desaparecidos in questo municipio. Avete sempre una scusa: delle primarie, della campagna elettorale, delle scissioni, delle correnti, del capogruppo … beghe, beghe e beghe. Le vostre beghe da salotto sfigato.
Siete il partito più lontano dalla gente che io abbia mai visto negli ultimi anni.
Sempre gli stessi, uguali a voi stessi, passate il vostro tempo a scambiarvi le poltrone. Mandate i giovani, i militanti più generosi e volenterosi allo sbaraglio, come carne da macello a chiedere i voti ogni volta che vi servono per le elezioni, per le primarie, per la raccolta di fondi, per la sagra borgatara di una festa dell’unità che è di unità fra di voi, pochi intimi di corrente. Contenuti zero. La gente (non quella “vera” come la definisce volgarmente D’Ausilio, perché tutta la gente è vera, la gente è gente e basta) … la gente voi non la frequentate, non sapete nemmeno chi è, non conoscete nemmeno i loro problemi o i loro desiderata, e quest’ultima cosa è la più grave. Ripetete a papera le solite quattro cose che leggete sul dispaccio di agenzia del leader di turno, frutto di slogan televisivi. Voi che dite di non guardare la televisione. Voi infarcite i vostri comunicati stampa di frasi vuote. Non vi ricordate nemmeno quello che avete scritto pochi mesi prima. Cadete in contraddizione pensando che la gente è stupida e acritica, che la gente dimentica. Voi, voi non fate battaglie, voi non fate nemmeno opposizione, voi semplicemente non ci siete, né in aula, né nelle piazze. E avete pure il coraggio di dire che i cittadini sono auto referenziali. Voi ??? Voi lo dite ??? Voi che siete sempre gli stessi nelle sezioni da decenni ? Che giocate a prendervi sul serio parlandovi addosso dentro le quattro mura delle sezioni ? Che non siete in grado nemmeno di cavalcare una sola iniziativa cittadina ? Che non sapete “usare strumentalmente” per la dignitosa propaganda nemmeno l’accaduto del pestaggio di un giornalista ad Ostia ad opera di beceri fascisti ? Voi avreste dovuto essere i promotori. Voi, voi siete i primi autoreferenziali. Voi che entrate nell’aula municipale solo per mostrare ad una giornalista una maglietta a difesa della vostra pro-loco su cui avete interessi privati. Voi, che fingete di non sapere quello che dovreste sapere e che invece sapete eccome perché ormai non ci prendete più per fessi a noi cittadini. Noi vi informiamo sempre, con i fax, con le e-mail, con FB, quando vi incontriamo. Ma voi dite di non sapere nulla. E allora, cari consiglieri, cari dirigenti del PD locale, evitate di scrivere che siete in mezzo alla gente vera. Ma di quale gente parlate ? Dei vostri parenti ? Voi dovreste sapere più degli altri. Voi non dovreste essere informati dai cittadini. Se voi foste veramente in mezzo alla gente lo sapreste da voi. Voi invece vi interessate solo di ‘lisciarvi’ il vostro piccolo elettorato familiare. Voi non vi dovete permettere di dire ai cittadini che sono auto referenziali. Voi siete la vergogna della politica, del PD per lo spirito che lo ha animato e la vergogna di un partito che si definisce di sinistra. Voi dovreste vergognarvi di disertare l’aula municipale costantemente, di non essere mai preparati su alcun argomento, di essere approssimativi, superficiali, disinteressati su tutto ciò che accade di veramente importante in questo municipio. Il vostro silenzio è assordante nelle parole e nei fatti. Oggi, alla manifestazione organizzata in tre giorni, da semplici cittadini, che ha portato in piazza 300 persone, che ha camminato in mezzo a centinaia di persone ad Ostia di Sabato, gli unici che mancavano eravate proprio voi del PD su un tema così importante, difficile e delicato come l’omofobia e la violenza in generale, a pochi giorni dal gesto fascista al vostro circolo di Talenti. Io mi vergogno di essere rappresentata da voi. Se ancora vi è rimasta un po’ di dignità politica fate l’unica cosa che vi è rimasta da fare … e mentre voi ci chiedete due euro per le primarie, noi non vi abbiamo nemmeno chiesto un euro per la manifestazione … e non vi chiediamo indietro i soldi con cui vi paghiamo lo stipendio di consiglieri.
sabato 31 ottobre 2009
Mo' basta
Razzismo, antisemitismo, omofobia, xenofobia, sessismo … in una parola sola, violenza.
Violenza come modalità espressiva, soprattutto praticata in gruppo con qualunque pretesto.
L’ultimo episodio ad Ostia contro un giornalista pestato al grido di “frocio comunista”, ma poteva accadere ovunque. La sub cultura non ha confini geografici.
Di episodi tragici, come ad esempio la violenza sessuale, ne accadono in continuazione, dalla nuova fiera nella notte di capodanno all’episodio de La Storta sfruttato dalla destra in campagna elettorale. Sarà anche un problema di illuminazione elettrica, ma è soprattutto un problema di cervelli spenti.
Non è Roma ad essere violenta. Sono gli individui quando usano un linguaggio verbale e corporeo violento verso i diversi da sé. Individui prima di tutto pigri mentalmente, perché è poco faticoso associare molte persone sotto un’unica idea: tutte insieme senza distinzioni individuali. E' un vero e proprio codice di riconoscimento: gli omofobi, i razzisti, gli antisemiti, i xenofobi, i sessisti … vanno d’accordo tra loro, si riconoscono e si attraggono; rinforzano le loro credenze a vicenda e accorgendosi che non sono soli a pensare in quel modo concludono che hanno ragione, secondo il falso sillogismo che la maggioranza ha sempre ragione. Proprio perché genera emulazione la violenza è facilmente portata ad espandersi. Non si tratta di fenomeni isolati, come alcuni politici affermano, perché se delle persone hanno il coraggio di rivelare il loro odio in pubblico, di esercitare la loro violenza pubblicamente, è perché sanno di poter contare su un appoggio, spesso anche tacito, dell’opinione pubblica.
Questa si chiama barbarie.
Ed è sbagliato mettere la testa sotto la sabbia o rifiutare di vedere. E ancora più sbagliato scegliere la strada assolutoria. Essere o sembrare deboli, nella modernità della competizione, della deregolazione, dell'individualismo e del mercato elevati a religione, è una colpa in sé. È una colpa essere donna, è una colpa essere senza casa, è una colpa essere nero, omosessuale, islamico ... Tutti loro sono la misura della debolezza profonda dei ‘forti’, la precarietà del loro diritto, la tranquillità del loro dominio.
I potenti non riescono a vincere davvero le guerre, i violenti non fanno che mettere in scena la loro paura, i razzisti non riescono a sentirsi superiori alle loro vittime, la finanza globale va in rovina e porta rovina con sé ... E' la rabbia frustrata di chi si crede forte e si accorge di non esserlo più che produce violenza.
Prima che alla violenza, domani, alla manifestazione di Ostia, dobbiamo prestare attenzione al linguaggio, perché esso è il veicolo primo e più potente di ogni forma di violenza.
Con il linguaggio si può deumanizzare o onorare, spogliare della dignità o dare dignità. Dobbiamo partire da lì. In Italia, sui giornali, in televisione, in Parlamento, si fa a gara per tirar fuori la parola più razzista, omofoba, sessista o l’espressione più volgare e intollerante. E il pubblico ride, senza rendersi conto che ridicolizza se stesso e prima o poi pagherà il prezzo di un senso comune di violenza e di sopraffazione che diventerà egemonico.
Violenza come modalità espressiva, soprattutto praticata in gruppo con qualunque pretesto.
L’ultimo episodio ad Ostia contro un giornalista pestato al grido di “frocio comunista”, ma poteva accadere ovunque. La sub cultura non ha confini geografici.
Di episodi tragici, come ad esempio la violenza sessuale, ne accadono in continuazione, dalla nuova fiera nella notte di capodanno all’episodio de La Storta sfruttato dalla destra in campagna elettorale. Sarà anche un problema di illuminazione elettrica, ma è soprattutto un problema di cervelli spenti.
Non è Roma ad essere violenta. Sono gli individui quando usano un linguaggio verbale e corporeo violento verso i diversi da sé. Individui prima di tutto pigri mentalmente, perché è poco faticoso associare molte persone sotto un’unica idea: tutte insieme senza distinzioni individuali. E' un vero e proprio codice di riconoscimento: gli omofobi, i razzisti, gli antisemiti, i xenofobi, i sessisti … vanno d’accordo tra loro, si riconoscono e si attraggono; rinforzano le loro credenze a vicenda e accorgendosi che non sono soli a pensare in quel modo concludono che hanno ragione, secondo il falso sillogismo che la maggioranza ha sempre ragione. Proprio perché genera emulazione la violenza è facilmente portata ad espandersi. Non si tratta di fenomeni isolati, come alcuni politici affermano, perché se delle persone hanno il coraggio di rivelare il loro odio in pubblico, di esercitare la loro violenza pubblicamente, è perché sanno di poter contare su un appoggio, spesso anche tacito, dell’opinione pubblica.
Questa si chiama barbarie.
Ed è sbagliato mettere la testa sotto la sabbia o rifiutare di vedere. E ancora più sbagliato scegliere la strada assolutoria. Essere o sembrare deboli, nella modernità della competizione, della deregolazione, dell'individualismo e del mercato elevati a religione, è una colpa in sé. È una colpa essere donna, è una colpa essere senza casa, è una colpa essere nero, omosessuale, islamico ... Tutti loro sono la misura della debolezza profonda dei ‘forti’, la precarietà del loro diritto, la tranquillità del loro dominio.
I potenti non riescono a vincere davvero le guerre, i violenti non fanno che mettere in scena la loro paura, i razzisti non riescono a sentirsi superiori alle loro vittime, la finanza globale va in rovina e porta rovina con sé ... E' la rabbia frustrata di chi si crede forte e si accorge di non esserlo più che produce violenza.
Prima che alla violenza, domani, alla manifestazione di Ostia, dobbiamo prestare attenzione al linguaggio, perché esso è il veicolo primo e più potente di ogni forma di violenza.
Con il linguaggio si può deumanizzare o onorare, spogliare della dignità o dare dignità. Dobbiamo partire da lì. In Italia, sui giornali, in televisione, in Parlamento, si fa a gara per tirar fuori la parola più razzista, omofoba, sessista o l’espressione più volgare e intollerante. E il pubblico ride, senza rendersi conto che ridicolizza se stesso e prima o poi pagherà il prezzo di un senso comune di violenza e di sopraffazione che diventerà egemonico.
venerdì 30 ottobre 2009
Francesco (ha bisogno) d'Ausilio
Pubblicata oggi sul Giornale di Ostia la lettera del responsabile organizzazione PD Lazio, Francesco D'Ausilio.
Incipit da manuale. "Straordinaria partecipazione" ... "cittadini determinati e resistenti che vogliono contare" (ecco, bravo, soprattutto resistenti !!! e che non conteranno più visto che le primarie sono finite) ... "reazione al populismo della destra" ... "il popolo del PD è un popolo di cittadini protagonisti" (quando si chiede loro il voto)... Poi, inizia il delirio ... "La vittoria di Bersani disegna un partito che intende essere vicino alla gente normale, che va nei posti dove stanno le persone vere" (sarebbe ora perché non ce ne siamo accorti) ... "donne e uomini liberi, senza fronzoli, senza troppa televisione" (mhmhmhmhm) "un partito che prova ad andare al cuore dei problemi senza scrupoli (ahahahahhahaha). "Con Bersani cala il sipario su una stagione politica intrisa di eccletismo, simbologia e retorica vuota" (ahahahhahah ma non c'eri sempre tu ???).
E qui il capolavoro di spirito di unità del partito "così si spiega il flop di alcune liste alle primarie e di alcune autorevoli personalità politiche anche sul nostro territorio" (ahahahhahahah, qui mi sono sbellicata dal ridere ahahahhahaha ... della serie "volemose bene" tra una 'corrente' d'aria e l'altra).
Signore e Signori ecco a voi il filmato (un capolavoro da non perdere !!!) tratto dalla lettera, sempre di D'Ausilio, al termine delle primarie dell'ottobre 2008 con i volti di coloro che furono eletti allora e il link agli eletti delle ultime primarie. Ogni commento sarebbe superfluo ... Francesco, dammi retta, hai bisogno d'Ausilio per i comunicati stampa ...
http://www.pdlazio.it/wp-content/uploads/2009/10/eletti-assemblea-regionale-2009.pdf).
I comportamenti dissennati di alcune persone hanno sempre più l'aria dei personaggi di quella poesia di Brecht in cui, dopo aver compatito i compagni piombati nell´abisso per avere segato il ramo sul quale stavano seduti, gli astanti hanno proseguito compunti a segare il ramo su cui erano seduti.
Incipit da manuale. "Straordinaria partecipazione" ... "cittadini determinati e resistenti che vogliono contare" (ecco, bravo, soprattutto resistenti !!! e che non conteranno più visto che le primarie sono finite) ... "reazione al populismo della destra" ... "il popolo del PD è un popolo di cittadini protagonisti" (quando si chiede loro il voto)... Poi, inizia il delirio ... "La vittoria di Bersani disegna un partito che intende essere vicino alla gente normale, che va nei posti dove stanno le persone vere" (sarebbe ora perché non ce ne siamo accorti) ... "donne e uomini liberi, senza fronzoli, senza troppa televisione" (mhmhmhmhm) "un partito che prova ad andare al cuore dei problemi senza scrupoli (ahahahahhahaha). "Con Bersani cala il sipario su una stagione politica intrisa di eccletismo, simbologia e retorica vuota" (ahahahhahah ma non c'eri sempre tu ???).
E qui il capolavoro di spirito di unità del partito "così si spiega il flop di alcune liste alle primarie e di alcune autorevoli personalità politiche anche sul nostro territorio" (ahahahhahahah, qui mi sono sbellicata dal ridere ahahahhahaha ... della serie "volemose bene" tra una 'corrente' d'aria e l'altra).
Signore e Signori ecco a voi il filmato (un capolavoro da non perdere !!!) tratto dalla lettera, sempre di D'Ausilio, al termine delle primarie dell'ottobre 2008 con i volti di coloro che furono eletti allora e il link agli eletti delle ultime primarie. Ogni commento sarebbe superfluo ... Francesco, dammi retta, hai bisogno d'Ausilio per i comunicati stampa ...
http://www.pdlazio.it/wp-content/uploads/2009/10/eletti-assemblea-regionale-2009.pdf).
I comportamenti dissennati di alcune persone hanno sempre più l'aria dei personaggi di quella poesia di Brecht in cui, dopo aver compatito i compagni piombati nell´abisso per avere segato il ramo sul quale stavano seduti, gli astanti hanno proseguito compunti a segare il ramo su cui erano seduti.
sabato 24 ottobre 2009
Forza PD: un po' di coraggio con Marrazzo
Mi sono stupita della velocità con la quale alcuni dirigenti del PD si siano lanciati nella difesa di Marrazzo dopo le prime notizie apparse sui quotidiani nazionali. Un po' di prudenza sarebbe stata d'obbligo.
E' una grande occasione per il PD per dimostrare il proprio valore etico e morale.
La vicenda di Marrazzo è squallida quanto quella di Berlusconi.
Penalmente non è rilevante se i politici 'se la fanno' con un trans, un uomo o una donna. Lo è invece se li pagano (Marrazzo dichiara di aver pagato 3.000 euro). Lo è se fanno uso di droga (da diimostrare). Lo è eticamente e penalmente se per mesi non denunciano le estorsioni alla magistratura (fatto gravissimo per un uomo dello Stato a maggior ragione se "è tutta una bufala" come dichiara). Lo è eticamente se sono ricattabili. Solo per questo ultimo motivo dovrebbero, a prescindere dalla fine delle indagini, non occupare ruoli istituzionali in cui rappresentano e dovrebbero curare gli interessi della collettività.
Ricordo ai dirigenti del PD, che negli Stati Uniti, a cui il PD si ispira, Clinton subì l'impeachment per aver MENTITO su un pompino di una stagista.
Chiederne le dimissioni e non ricandidarlo è l'unica scelta possibile. Altrimenti è il suicidio.
E' una grande occasione per il PD per dimostrare il proprio valore etico e morale.
La vicenda di Marrazzo è squallida quanto quella di Berlusconi.
Penalmente non è rilevante se i politici 'se la fanno' con un trans, un uomo o una donna. Lo è invece se li pagano (Marrazzo dichiara di aver pagato 3.000 euro). Lo è se fanno uso di droga (da diimostrare). Lo è eticamente e penalmente se per mesi non denunciano le estorsioni alla magistratura (fatto gravissimo per un uomo dello Stato a maggior ragione se "è tutta una bufala" come dichiara). Lo è eticamente se sono ricattabili. Solo per questo ultimo motivo dovrebbero, a prescindere dalla fine delle indagini, non occupare ruoli istituzionali in cui rappresentano e dovrebbero curare gli interessi della collettività.
Ricordo ai dirigenti del PD, che negli Stati Uniti, a cui il PD si ispira, Clinton subì l'impeachment per aver MENTITO su un pompino di una stagista.
Chiederne le dimissioni e non ricandidarlo è l'unica scelta possibile. Altrimenti è il suicidio.
giovedì 22 ottobre 2009
La disciplina sportiva del ‘lancio del mattone’
Pensavamo in tanti che il pranzo luculliano del nuovo Piano Regolatore di Roma non avesse lasciato spazio nemmeno per un caffè. Invece no. Si ricomincia con l’antipasto.
Si sa, chi fa sport ha necessità di reintegrare le calorie bruciate, sopratutto se pratica la disciplina del ‘lancio del mattone’.
Dopo le piscine per i Mondiali di Nuoto 09, arrivano gli stadi di calcio in vista degli Europei 2016. Insieme totalizzeranno un totale di cinque milioni di metri cubi di cemento sull’Agro romano. L’ Olimpico, sul quale si sono spesi e si continuano a spendere soldi pubblici, non si sa che fine farà.
Anche nel ‘lancio del mattone’ c’è bisogno dell’ ‘aiutino’ per vincere. Si chiama Crimi, un Ddl approvato all’unanimità dalla Commissione Cultura del Senato in sede deliberante, in nome della pubblica “utilità, indefferibilità e urgenza” di avere strutture più funzionali e moderne. Le squadre italiane di calcio potranno così ottenere le concessioni in affidamento diretto, senza gara e senza troppi vincoli in accordo di programma. Basterà presentare il progetto, chiudersi in una stanza e ottenere una votazione a maggioranza. Se l’Ambiente o i Beni culturali faranno storie ci penserà a rimuovere l’ostacolo, con buona probabilità, il Consiglio dei ministri. L’accordo consentirà le varianti al Piano regolatore. Tutto in nome del rilancio dell’economia delle città.
A Roma i nuovi impianti non prevedono solo lo stadio di calcio, ma residenze, uffici e negozi senza i quali l’operazione sarebbe in perdita secca. Crimi però pensa proprio a tutti. Il Coni, proprietario dell’Olimpico, potrà infatti cedere lo stadio «con affidamento diretto», con «la possibilità di un ampliamento edificatorio delle cubature che già insistono sull'area interessata». Tradotto significa ‘lancio del mattone’ in variante al Piano regolatore. E siccome Crimi è performante, sono previsti anche incentivi finanziari, un flusso di danaro straordinario al credito sportivo per concedere contributi in conto capitale sugli investimenti.
La Roma e la Lazio hanno annunciato i loro progetti per i due stadi. Il primo dovrebbe sorgere in zona Massimina, lungo l'Aurelia, sui terreni di proprietà di Scarpellini, il secondo in zona Tiberina, sui terreni di Mezzaroma a rischio idrogeologico. Il progetto della Roma prevede uno stadio di 55/60 mila posti su due livelli, infrastrutture, abitazioni e il più grande centro commerciale d'Europa. Le autorizzazioni urbanistiche non ci sono, nemmeno quella della Soprintendenza ai beni archeologici che ha dichiarato l'esistenza di una villa imperiale. Si attendono invece le tavole dell’impianto della Lazio.
Dunque anche gli ‘sport minori’ come il ‘lancio del mattone’ fanno uso di doping. Le società in crisi ottengono credito a tasso agevolato con soldi pubblici, basta esibire progetti edilizi approvati. Comune, Provincia, Regione e Governo apriranno i loro portafogli per risanare le casse private delle due società sportive. E i romani ‘si daranno all’ippica’ nell’Agro romano … quello delle cartoline di una volta.
Si sa, chi fa sport ha necessità di reintegrare le calorie bruciate, sopratutto se pratica la disciplina del ‘lancio del mattone’.
Dopo le piscine per i Mondiali di Nuoto 09, arrivano gli stadi di calcio in vista degli Europei 2016. Insieme totalizzeranno un totale di cinque milioni di metri cubi di cemento sull’Agro romano. L’ Olimpico, sul quale si sono spesi e si continuano a spendere soldi pubblici, non si sa che fine farà.
Anche nel ‘lancio del mattone’ c’è bisogno dell’ ‘aiutino’ per vincere. Si chiama Crimi, un Ddl approvato all’unanimità dalla Commissione Cultura del Senato in sede deliberante, in nome della pubblica “utilità, indefferibilità e urgenza” di avere strutture più funzionali e moderne. Le squadre italiane di calcio potranno così ottenere le concessioni in affidamento diretto, senza gara e senza troppi vincoli in accordo di programma. Basterà presentare il progetto, chiudersi in una stanza e ottenere una votazione a maggioranza. Se l’Ambiente o i Beni culturali faranno storie ci penserà a rimuovere l’ostacolo, con buona probabilità, il Consiglio dei ministri. L’accordo consentirà le varianti al Piano regolatore. Tutto in nome del rilancio dell’economia delle città.
A Roma i nuovi impianti non prevedono solo lo stadio di calcio, ma residenze, uffici e negozi senza i quali l’operazione sarebbe in perdita secca. Crimi però pensa proprio a tutti. Il Coni, proprietario dell’Olimpico, potrà infatti cedere lo stadio «con affidamento diretto», con «la possibilità di un ampliamento edificatorio delle cubature che già insistono sull'area interessata». Tradotto significa ‘lancio del mattone’ in variante al Piano regolatore. E siccome Crimi è performante, sono previsti anche incentivi finanziari, un flusso di danaro straordinario al credito sportivo per concedere contributi in conto capitale sugli investimenti.
La Roma e la Lazio hanno annunciato i loro progetti per i due stadi. Il primo dovrebbe sorgere in zona Massimina, lungo l'Aurelia, sui terreni di proprietà di Scarpellini, il secondo in zona Tiberina, sui terreni di Mezzaroma a rischio idrogeologico. Il progetto della Roma prevede uno stadio di 55/60 mila posti su due livelli, infrastrutture, abitazioni e il più grande centro commerciale d'Europa. Le autorizzazioni urbanistiche non ci sono, nemmeno quella della Soprintendenza ai beni archeologici che ha dichiarato l'esistenza di una villa imperiale. Si attendono invece le tavole dell’impianto della Lazio.
Dunque anche gli ‘sport minori’ come il ‘lancio del mattone’ fanno uso di doping. Le società in crisi ottengono credito a tasso agevolato con soldi pubblici, basta esibire progetti edilizi approvati. Comune, Provincia, Regione e Governo apriranno i loro portafogli per risanare le casse private delle due società sportive. E i romani ‘si daranno all’ippica’ nell’Agro romano … quello delle cartoline di una volta.