Oggi Festa dell'Arcobaleno. CHI SARA’ CON NOI ricordo di sostenere il pic-nic multietnico con qualche pietanza nostrana.
A TUTTI, propongo di condividere sulla vostra bacheca l’evento e di mettere per tutta domenica la ‘mano arcobaleno’ - l’immagine della Festa - come vostra immagine del profilo, scrivendo sul vostro stato: IO NON HO PAURA DEI COLORI.
Al parco domenica. Esserci farà la differenza. Vi aspetto insieme a tanti amici !
domenica 29 novembre 2009
giovedì 26 novembre 2009
Il Popolo di Roma e zi Beppe Vizzani
Il giorno del decentramento amministrativo per Ostia e il XIII Municipio ho fatto una scoperta. La mia vita è un romanzo criminale. Eh sì, perché, per tutta Ostia erano state affisse le bandiere tricolore e quelle del Popolo di Roma su tutti i lampioni delle strade principali, persino davanti al Municipio. Mi viene implicitamente comunicato che io non appartengo al Popolo di Roma, eppure sulla mia carta di identità c’è scritto Cittadina italiana residente a Roma. D’altronde i miei messaggi non affondano le proprie radici in 3000 anni di storia. Pare anzi che l’Urbe, faro per il mondo e per la Civiltà dove valori come giustizia, diritto e partecipazione hanno da sempre costituito le sue colonne portanti, non sia un riferimento per me. Evidentemente non faccio parte del popolo, di questo umanesimo identitario, sano meritocratico, capacitante, romano.
D’altronde io non passo per la Romanità avendo solo 42 anni, ma nemmeno dalla cultura marxista che l’ha emarginata per decenni. Nel ’68 non avevo capacità di intendere e di volere, per cui del movimento inverso del Popolo di Roma non ne capisco le motivazioni. Il Popolo di Roma ha le idee chiare: rilancio della meritocrazia contro la cultura dell’egualitarismo, pronto ad affrontare la crisi educazionale che attanaglia la nostra generazione, rispondendo con i Valori e la giustizia sociale, pronto a combattere le sfide del presente e del futuro. Espressione di tutti i cittadini dell’Urbe che sostengono il Rinascimento romano, punto d’incontro dinamico di tendenze culturali e di affermazione di un’Idea moderna e sociale di Patria e di partecipazione politica e militante, in grado di ribadire la priorità della politica sull’economia e degli interessi nazionali sui vantaggi dei singoli o delle singole classi. Romanità dunque contro posizioni di rendita, interessi ideologici o di casta. Territorio e Federalismo contro burocrazia e disunità nazionale, che sospinge e guida la voglia di radicale cambiamento voluto da tutto il popolo attraverso la conquista degli spazi culturali, artistici, meta-politici e di aggregazione da decenni monopolizzati dalle sinistre e dai nemici del rinnovamento. Insomma, viva l’IDENTITÀ, la PARTECIPAZIONE, la LIBERTÀ, espressione popolare ed identitaria, che rifiuta schemi ideologici e divisioni di fazione, punto centrale per tutto il popolo figlio della Nuova Italia, espressione vera e reale del mondo sociale tutto. Cioè RIVOLUZIONE IDENTITARIA.
Molto bene. Cominciassero a togliere tutte le bandiere che hanno messo, con la compiacenza delle istituzioni tutte e senza autorizzazione, su centinaia di lampioni, che hanno ovviamente richiesto tempo e scale apposite, e che a distanza di due giorni campeggiano ancora per il neo quartiere decentrato. Nel frattempo io, come altri, faremo un bell’esposto al Comandante dei Vigili Urbani del XIII Gruppo, Angelo Moretti, e al Commissario di Polizia Antonio Franco, visto che erano presenti e alla richiesta dei cittadini del perché fosse consentito persino di aprire uno striscione lungo 15 metri nessuno di loro abbia battuto ciglio, anzi ci hanno voltato le spalle. Anche perché questo Popolo non l’ho visto nelle battaglie di legalità e contro la casta nell’ultimo anno e mezzo, loro che sono il Popolo del fare, mentre gli uomini di Antonio Franco mi hanno portata in questura non appena sono scesa dall’auto, in occasione dell’inaugurazione da parte del Sindaco del Polo Natatorio di Ostia, per un cartello di cartone con su scritto “questo polo è ‘na ficata, famone nartro uguaglio", e denunciata d’ufficio per manifestazione non autorizzata pur essendo da sola.
Decisamente non faccio parte del Popolo di Roma.
Dopo il decentramento da Roma che il Popolo di Roma migri dentro il GRA. Io chiederò asilo politico a zi Beppe Vizzani, come è soprannominato simpaticamente il nostro Presidente dopo che Alemanno lo ha collocato nel presepe a fare S. Giuseppe. Ma una domanda mi sorge spontanea. Ma il PD, presente addirittura con il coordinatore PD XIII Municipio e i consiglieri al gran completo (ad eccezione di Paolo Orneli), alcuni di loro persino alla cena organizzata da Alemanno, le centinaia di bandiere del Popolo di Roma non le hanno viste ?
XIII Municipio, perequazione selvaggia: l'IDV XIII è l'unica a dire NO.
Ringrazio pubblicamente l'IDV del XIII Municipio, per aver creduto e fatto con noi questa battaglia e per aver raccolto le firme per l'interrogazione/interpellanza al Sindaco sulle 167. Per tutti gli altri partiti che hanno nicchiato su questa battaglia che (a partire dal centro-destra del Municipio XIII, ai Verdi e al PD anche in Campidoglio), malgrado propagandino di "ascoltare la base e puntare sui talenti", rendiamo pubblica, avendone ricevuta l'autorizzazione, lo scambio con Paolo Berdini, noto urbanista.
Caro Paolo,
secondo quanto convenuto all’incontro sul Piano Casa presso la sede di Carta, ti giro queste note che fanno parte dell’interpellanza rivolta al Sindaco di Roma. Un tuo commento sarebbe graditissimo.
Ciao e grazie in ogni caso per l’attenzione
_________________________________
Risponde Paolo Berdini - Urbanista
Il ragionamento che mi hai inviato è perfetto e non merita alcun commento che solleciti.
Aggiungo soltanto due brevi considerazioni. La prima riguarda il fatto che si mistifica sui nomi per fare ciò che si vuole. La perequazione (quella vera) è prevista nella legislazione urbanistica dal 1942 (anno di approvazione della legge fondamentele). Ma in quella sede ci si poneva il problema di equiparare tutti i proprietari inseriti all'interno di un'area di trasformazione urbanistica in modo da non premiare alcuni con edificazione privata e penalizzare altri con la previsione di servizi pubblici da realizzare attraverso l'esproprio. Quella del XIII municipio non è perequazione, dunque. E' un premio di cubatura dato ad un unico propietario perche non si hanno le risorse economiche per espropriare i terreni. Basterebbe aprire una vertenza con il governo centrale e chiedere fondi ad hoc, ma non lo fanno le nostre amministrazioni figurati loro. Le città sono in mano alla speculazione. La seconda riflessione riguarda il fatto che le aree "167" sono state utilizzate storicamente per attenuare la carenza di servizi urbane nelle città. Quello che tu scrivi è sacrosanto. Se aumenta la volumetria grazie alla finta perequazione non restano aree da destinare a verde e servizi. Le città si impoveriscono.
Un caro saluto.
Paolo
___________________________________________
Secondo la Legge 22 ottobre 1971, n. 865, le aree comprese nei Piani di Zona approvati, a norma della legge 18 aprile 1962, n. 167, sono espropriate dai comuni o dai loro consorzi (Art.35, comma 2). Per l'acquisizione di tali aree i comuni, possono utilizzare i fondi di cui dispongono per tali fini o propri fondi di bilancio (Art. 22), ma possono (qualora deficitarii) anche richiedere anticipazioni alla Cassa Depositi e Prestiti (Art. 23).
Il Comune di Roma, per sua stessa ammissione, non ha fondi per eseguire gli espropri: né propri, né ottenuti dalla Cassa Depositi e Prestiti.
Un fattore di crisi è stata la crescita costante dei costi dell’esproprio: con la legge 865/71 questi erano parametrati sul valore agricolo delle aree, nel 1992 sono saliti a circa la metà del valore di mercato, mentre attualmente fanno riferimento al valore di mercato pieno.
Per sopperire alla mancanza di fondi, il Comune di Roma ha introdotto la perequazione, un concetto urbanistico che consiste in uno scambio fra il proprietario, che cede le aree al Comune, e il Comune che cede diritti edificatori al privato.
Ma poiché la principale caratteristica della perequazione urbanistica riguarda l’individuazione di aree 'cedenti' capacità edificatoria e di aree 'riceventi' capacità edificatoria, risulta anomalo (per le 167 del XIII Municipio) che invece entrambe queste tipologie di aree coincidano con gli stessi Piani di Zona. In altre parole, i diritti edificatori acquisiti dai proprietari dei terreni da espropriare sono stati considerati interni agli stessi Piani di Zona e considerati non trasferibili altrove, con conseguente aumento delle cubature negli stessi Piani di Zona e relativa densificazione abitativa.
In più, si è concesso ai proprietari, mediante atto di impegno, di scegliere la cubatura non residenziale al posto di quella residenziale, stravolgendo di fatto la pianificazione dei Piani di Zona stessi. Non esiste quindi nell'applicazione della perequazione dentro i Piani di Zona del XIII Municipio alcun intento pianificatore ma solo la necessità di sopperire (con tale strumento) a una difficoltà economica relativa ai costi di esproprio.
Poiché tali Piani di Zona sono limitrofi ad aree aventi strumenti urbanistici non ancora attuati (p.es., zona O N.51 Infernetto-Macchione, toponimo 13.8 Infernetto-Via Lotti, toponimo 13.4 Infernetto-Ponte Olivella), l'aumento di cubatura e la maggiore densificazione abitativa dei Piani di Zona finiscono addirittura per non apportare alcuna riqualificazione del contesto, per non sopperire alla mancanza dei servizi e per peggiorare la situazione attuale delle aree a loro limitrofe.
Ricordiamo che la legge 18 aprile 1962, n. 167, Art. 1, impegna il Comune di Roma a dotare i singoli Piani di Zona anche delle "opere e servizi complementari, urbani e sociali". Ci chiediamo come questo sia possibile se le stesse opere e servizi, a causa della mancata attuazione, non sono completati in termini di mobilità, di viabilità, di trasporto pubblico, di assistenza sanitaria, di scuole, di centri culturali, etc. nelle aree limitrofe ai Piani di Zona.
Domandiamo pertanto al Sindaco di Roma di giustificare l'applicazione della perequazione urbanistica all'interno dei Piani di Zona del XIII Municipio, in termini di Legge e sulla base della mancata attuazione degli strumenti urbanistici nelle aree limitrofe ai Piani di Zona stessi, perequazione che non solo non ha alcun intento pianificatore e accomuna impropriamente le aree 'cedenti' capacità edificatoria con le aree 'riceventi' capacità edificatoria, ma che finisce addirittura per non portare vantaggi alle aree limitrofe che proprio dai Piani di Zona dovrebbero riceverne.
Caro Paolo,
secondo quanto convenuto all’incontro sul Piano Casa presso la sede di Carta, ti giro queste note che fanno parte dell’interpellanza rivolta al Sindaco di Roma. Un tuo commento sarebbe graditissimo.
Ciao e grazie in ogni caso per l’attenzione
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Risponde Paolo Berdini - Urbanista
Il ragionamento che mi hai inviato è perfetto e non merita alcun commento che solleciti.
Aggiungo soltanto due brevi considerazioni. La prima riguarda il fatto che si mistifica sui nomi per fare ciò che si vuole. La perequazione (quella vera) è prevista nella legislazione urbanistica dal 1942 (anno di approvazione della legge fondamentele). Ma in quella sede ci si poneva il problema di equiparare tutti i proprietari inseriti all'interno di un'area di trasformazione urbanistica in modo da non premiare alcuni con edificazione privata e penalizzare altri con la previsione di servizi pubblici da realizzare attraverso l'esproprio. Quella del XIII municipio non è perequazione, dunque. E' un premio di cubatura dato ad un unico propietario perche non si hanno le risorse economiche per espropriare i terreni. Basterebbe aprire una vertenza con il governo centrale e chiedere fondi ad hoc, ma non lo fanno le nostre amministrazioni figurati loro. Le città sono in mano alla speculazione. La seconda riflessione riguarda il fatto che le aree "167" sono state utilizzate storicamente per attenuare la carenza di servizi urbane nelle città. Quello che tu scrivi è sacrosanto. Se aumenta la volumetria grazie alla finta perequazione non restano aree da destinare a verde e servizi. Le città si impoveriscono.
Un caro saluto.
Paolo
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Secondo la Legge 22 ottobre 1971, n. 865, le aree comprese nei Piani di Zona approvati, a norma della legge 18 aprile 1962, n. 167, sono espropriate dai comuni o dai loro consorzi (Art.35, comma 2). Per l'acquisizione di tali aree i comuni, possono utilizzare i fondi di cui dispongono per tali fini o propri fondi di bilancio (Art. 22), ma possono (qualora deficitarii) anche richiedere anticipazioni alla Cassa Depositi e Prestiti (Art. 23).
Il Comune di Roma, per sua stessa ammissione, non ha fondi per eseguire gli espropri: né propri, né ottenuti dalla Cassa Depositi e Prestiti.
Un fattore di crisi è stata la crescita costante dei costi dell’esproprio: con la legge 865/71 questi erano parametrati sul valore agricolo delle aree, nel 1992 sono saliti a circa la metà del valore di mercato, mentre attualmente fanno riferimento al valore di mercato pieno.
Per sopperire alla mancanza di fondi, il Comune di Roma ha introdotto la perequazione, un concetto urbanistico che consiste in uno scambio fra il proprietario, che cede le aree al Comune, e il Comune che cede diritti edificatori al privato.
Ma poiché la principale caratteristica della perequazione urbanistica riguarda l’individuazione di aree 'cedenti' capacità edificatoria e di aree 'riceventi' capacità edificatoria, risulta anomalo (per le 167 del XIII Municipio) che invece entrambe queste tipologie di aree coincidano con gli stessi Piani di Zona. In altre parole, i diritti edificatori acquisiti dai proprietari dei terreni da espropriare sono stati considerati interni agli stessi Piani di Zona e considerati non trasferibili altrove, con conseguente aumento delle cubature negli stessi Piani di Zona e relativa densificazione abitativa.
In più, si è concesso ai proprietari, mediante atto di impegno, di scegliere la cubatura non residenziale al posto di quella residenziale, stravolgendo di fatto la pianificazione dei Piani di Zona stessi. Non esiste quindi nell'applicazione della perequazione dentro i Piani di Zona del XIII Municipio alcun intento pianificatore ma solo la necessità di sopperire (con tale strumento) a una difficoltà economica relativa ai costi di esproprio.
Poiché tali Piani di Zona sono limitrofi ad aree aventi strumenti urbanistici non ancora attuati (p.es., zona O N.51 Infernetto-Macchione, toponimo 13.8 Infernetto-Via Lotti, toponimo 13.4 Infernetto-Ponte Olivella), l'aumento di cubatura e la maggiore densificazione abitativa dei Piani di Zona finiscono addirittura per non apportare alcuna riqualificazione del contesto, per non sopperire alla mancanza dei servizi e per peggiorare la situazione attuale delle aree a loro limitrofe.
Ricordiamo che la legge 18 aprile 1962, n. 167, Art. 1, impegna il Comune di Roma a dotare i singoli Piani di Zona anche delle "opere e servizi complementari, urbani e sociali". Ci chiediamo come questo sia possibile se le stesse opere e servizi, a causa della mancata attuazione, non sono completati in termini di mobilità, di viabilità, di trasporto pubblico, di assistenza sanitaria, di scuole, di centri culturali, etc. nelle aree limitrofe ai Piani di Zona.
Domandiamo pertanto al Sindaco di Roma di giustificare l'applicazione della perequazione urbanistica all'interno dei Piani di Zona del XIII Municipio, in termini di Legge e sulla base della mancata attuazione degli strumenti urbanistici nelle aree limitrofe ai Piani di Zona stessi, perequazione che non solo non ha alcun intento pianificatore e accomuna impropriamente le aree 'cedenti' capacità edificatoria con le aree 'riceventi' capacità edificatoria, ma che finisce addirittura per non portare vantaggi alle aree limitrofe che proprio dai Piani di Zona dovrebbero riceverne.
lunedì 23 novembre 2009
Ostia: da Alemanno un falso in decentramento
Alemanno ha imposto a un Municipio inutile e passivo come quello Tredicesimo, le scelte di Roma. Lo ha sporcato con il Polo Natatorio e gli impianti privati (abusivi) dei Mondiali di Nuoto, con l'ordinanza di sgombero forzoso su Via Marino Fasan, con le scellerate previsioni urbanistiche del Piano Casa e con tanto altro ancora. Ora il 24 Novembre, finge di lavarsi le mani venendo ad Ostia con un finto decentramento amministrativo, di cui nessuno conosce i contenuti. Ma l'acqua sporca rimarrà sempre a noi cittadini abitanti del territorio. Ricordiamo che il decentramento di Ostia è opera di Marco Pannella, eletto nei primi di Agosto del 1992, appena dopo lo scioglimento prefettizio causato da vicende di tangenti. Regnava come sindaco di Roma, Franco Carraro e l’assessore al decentramento, era il dc Mauro Cutrufo, si proprio lui, quello che oggi (da vice-sindaco) ci parla dell'ovovia tra l'Eur ed Ostia per mezzo dell'Arch. Iannicelli. A quel tempo, dopo l'approvazione della delibera del Consiglio Comunale nr. 281 del 29 ottobre 1992, ''Regolamento speciale del Decentramento nella Circoscrizione XIII'', il consigliere missino Lodovico Pace (oggi Assessore alla Scuola e alle Politiche Sociali della giunta municipale di Vizzani) sottolineava, invece, come lo statuto speciale per Ostia fosse solo il frutto di quanto accaduto negli ultimi due anni (autoscioglimento e tangentopoli). Nessuno si è mai interrogato sulle esigenze di questo territorio. E pensare che sempre Pannella a fine Ottobre 1992 dichiarava che bisognasse dare "precedenza assoluta ai piani particolareggiati della Circoscrizione XIII". Quello dell'Infernetto (l'unico approvato) è fermo dal 1994. Degli altri non se ne sa più nulla. Fu approvato per sconfiggere l'abusivismo dilagante in quel settore di territorio e tutti ricordano ancora le uniche ruspe viste in azione negli ultimi vent'anni mandate da Pannella. Ma è singolare che a quel tempo sempre Lodovico Pace, da semplice consigliere, si interrogasse sui metodi applicati per combattere gli 'abusivi' dell'Infernetto e che invece oggi (da Assessore alle Politiche Sociali) non abbia nulla da dire sugli sgomberi silenti che stanno avvenendo in Via Fasan. Dal decentramento al concentramento: degli affari nel XIII Municipio. E con i progetti del secondo Polo Turistico, del waterfront ma anche con i prossimi rinnovi delle concessioni demaniali ai balneari, ne vedremo delle belle.
Comunicato Stampa Congiunto di Paula de Jesus (Urbanista) - Sabrina Giacobbi (Coordinatrice circolo PD ‘Nuova Ostia’) - Simona Mignozzi (Referente Italia dei Valori, XIII Municipio) - Comitato Civico Entroterra13 - LabUr XIII
Comunicato Stampa Congiunto di Paula de Jesus (Urbanista) - Sabrina Giacobbi (Coordinatrice circolo PD ‘Nuova Ostia’) - Simona Mignozzi (Referente Italia dei Valori, XIII Municipio) - Comitato Civico Entroterra13 - LabUr XIII
sabato 14 novembre 2009
Piano Casa: mistificazione e subalternità della politica ai palazzinari
Le città le disegnano i palazzinari. Cruda verità. Peccato che Alemanno non abbia per se, né Giotto, né Cimabue. Lo slogan, con cui siamo usciti dall’incontro sul Piano Casa organizzato da Carta presso la sua redazione, dice sostanzialmente che non ci sono più gli standard urbanistici e che la politica di Alemanno, incentrata su “quante stanze” costruire è orientata alla vendita e non all’emergenza abitativa. Presenti i nomi più famosi tra gli urbanisti romani e nazionali e rappresentanti delle diverse Regioni e professori universitari. Si è affrontato il tema del Piano Casa lungo un percorso mirato ad evidenziare le contraddizioni Regione per Regione.
Ad una attenta analisi i Piani Casa sono a tutti gli effetti una mistificazione e l’ennesimo esempio della subalternità della politica alla lobby dei costruttori. Ancora una volta non si affronta infatti il problema tra cittadino e proprietario e il loro conflitto, spesso tutto interno. Scompaiono parole come rendita ed immobiliarismo, che invece ne sono l’anima. La pianificazione viene di nuovo cancellata dall’enfasi per il mercato, unico attore e principe di ogni argomentazione squisitamente neoliberista. Per quanto riguarda in particolare la Regione Lazio si è anche sottolineato come il Piano Stadi finisca per aggravare ancora di più la situazione, che ormai è talmente insostenibile da prospettare come unica soluzione il NO al consumo di territorio. Fuori dal tecnicismo della discussione destinato agli operatori, sottolineiamo come sia un vero peccato constatare che questo genere di incontri siano organizzati e sponsorizzati solo da alcune realtà e non vedano il coinvolgimento e la partecipazione attiva e critica di partiti importanti all’opposizione. Mentre il centro-sinistra latita, il PDL invece è bravissimo a vendersi un piano casa come un capolavoro, in effetti tagliato come un bravo sarto farebbe sul proprio target elettorale (v. cementificazione delle coste della Sardegna).
L’ultimo esempio viene dalla conferenza stampa che doveva esserci proprio ieri in Campidoglio sulle linee guide del piano casa e che è saltata con la scusa della non presenza di Antoniozzi. Forse devono ancora affinare la quadra, sistemando gli affari di qualcuno che è rimasto fuori e che sbraita. Il Piano Casa è solo un affare per i costruttori e ci rallegriamo che siano le conclusioni a cui è giunto anche Carapella.
Non si può avere un piano casa che crede di risolvere il problema dell’emergenza abitativa con l’housing sociale. Qualche dato. ¼ delle case nella Regione Lazio è abusivo, quasi 300.000 le case sfitte a Roma e gli oneri concessori derivanti da tale operazione serviranno per finanziare le spese correnti del comune e non per entrare nel fondo vincolato alle opere. D’altronde le casse dei Comuni sono vuote, a causa del mancato introito dell’ICI e di finanziamenti governativi solo promessi, per cui la prima manovra che fa un Sindaco, di qualunque colore, è quella di definire un piano edificatorio sulla base delle necessità di cassa. La collettività dunque viene gabbata due volte.
Sono dunque i palazzinari che finanziano i Comuni e dalla morsa di questo circolo vizioso non c’è volontà politica di uscirne. Un circolo vizioso che non consente uno sviluppo economico corretto e che finisce per controllare l’intera classe politico/amministrativa.
Scellerate le manovre di vendita del patrimonio pubblico, così come quelle del privatismo ecologista. La sostenibilità ambientale infatti deve andare assieme a quella urbanistica e non in contrapposizione, come ancora oggi molti movimenti ambientalisti continuano a sbandierare. Non si può guardare, come accade ad esempio con le 167 ai soli standard di zona, ma a quelli generali. Ancora oggi c’è chi propone la visione ottocentesca come unica risposta al fallimento della visione del 900, cioè alzare per non consumare. E’ dal 1995 che l’unica formula contenuta nei piani casa è quella dell’ampliamento, di case e casette, condomini e capannoni, gazebi e alberghi, indipendentemente da qualsiasi piano urbanistico o paesaggistico, dunque un non piano casa.
Il Piano Casa del Lazio, che si è limitato a ridurre i danni del Piano Casa Berlusconi senza riuscire ad essere riformista, ha due grandissimi difetti: la monetizzazione degli standard urbanistici e la continuazione dell’urbanistica contrattata, pratica scellerata che ha creato i guasti che tutti conosciamo. Accanto a questo mistificatorio piano casa è in atto una scellerata politica di privatizzazione degli spazi pubblici nel loro complesso, con la complicità di una stampa omertosa e silenziosa (come sta ad esempio accadendo sull'argomento de l’housing sociale) su vere e proprie truffe.
Non è vero che i soldi non ci sono, ci sono eccome, ci sono per fare opere scellerate come il ponte di Messina o il MOSE di Venezia.
E’ necessario dunque richiamare alla responsabilità tutti gli intellettuali che hanno tradito il loro mandato, a partire dalle università, concentrate più sulla gestione aziendale che non a produrre cultura. Va combattuto lo smarrimento culturale, subalterno alle egemonie che governano il nostro paese e che lo rendono sempre più schiavo e più povero. Va combattuta la perdita della memoria. E’ infatti dagli anni ’60 che non si riesce più a portare avanti battaglie importanti per dotarsi di strumenti adeguati alle esigenze del buon vivere, dimenticandosi che alcune importanti conquiste sono più attuali che mai. Si deve tornare a parlare di Welfare urbano come produzione di città con case, servizi e trasporti. Oggi invece si producono solo case come assemblaggi di stanze. Bisogna dire basta al fatto che ciascuno fa quello che vuole del territorio, alle deroghe alla pianificazione, al condono dell’abusivismo, all’incoraggiamento al consumo di suolo, al via libera alle iniziative immobiliari. Bisogna tornare a pianificare. Bisogna tornare alla pianificaziione partecipata.
Ad una attenta analisi i Piani Casa sono a tutti gli effetti una mistificazione e l’ennesimo esempio della subalternità della politica alla lobby dei costruttori. Ancora una volta non si affronta infatti il problema tra cittadino e proprietario e il loro conflitto, spesso tutto interno. Scompaiono parole come rendita ed immobiliarismo, che invece ne sono l’anima. La pianificazione viene di nuovo cancellata dall’enfasi per il mercato, unico attore e principe di ogni argomentazione squisitamente neoliberista. Per quanto riguarda in particolare la Regione Lazio si è anche sottolineato come il Piano Stadi finisca per aggravare ancora di più la situazione, che ormai è talmente insostenibile da prospettare come unica soluzione il NO al consumo di territorio. Fuori dal tecnicismo della discussione destinato agli operatori, sottolineiamo come sia un vero peccato constatare che questo genere di incontri siano organizzati e sponsorizzati solo da alcune realtà e non vedano il coinvolgimento e la partecipazione attiva e critica di partiti importanti all’opposizione. Mentre il centro-sinistra latita, il PDL invece è bravissimo a vendersi un piano casa come un capolavoro, in effetti tagliato come un bravo sarto farebbe sul proprio target elettorale (v. cementificazione delle coste della Sardegna).
L’ultimo esempio viene dalla conferenza stampa che doveva esserci proprio ieri in Campidoglio sulle linee guide del piano casa e che è saltata con la scusa della non presenza di Antoniozzi. Forse devono ancora affinare la quadra, sistemando gli affari di qualcuno che è rimasto fuori e che sbraita. Il Piano Casa è solo un affare per i costruttori e ci rallegriamo che siano le conclusioni a cui è giunto anche Carapella.
Non si può avere un piano casa che crede di risolvere il problema dell’emergenza abitativa con l’housing sociale. Qualche dato. ¼ delle case nella Regione Lazio è abusivo, quasi 300.000 le case sfitte a Roma e gli oneri concessori derivanti da tale operazione serviranno per finanziare le spese correnti del comune e non per entrare nel fondo vincolato alle opere. D’altronde le casse dei Comuni sono vuote, a causa del mancato introito dell’ICI e di finanziamenti governativi solo promessi, per cui la prima manovra che fa un Sindaco, di qualunque colore, è quella di definire un piano edificatorio sulla base delle necessità di cassa. La collettività dunque viene gabbata due volte.
Sono dunque i palazzinari che finanziano i Comuni e dalla morsa di questo circolo vizioso non c’è volontà politica di uscirne. Un circolo vizioso che non consente uno sviluppo economico corretto e che finisce per controllare l’intera classe politico/amministrativa.
Scellerate le manovre di vendita del patrimonio pubblico, così come quelle del privatismo ecologista. La sostenibilità ambientale infatti deve andare assieme a quella urbanistica e non in contrapposizione, come ancora oggi molti movimenti ambientalisti continuano a sbandierare. Non si può guardare, come accade ad esempio con le 167 ai soli standard di zona, ma a quelli generali. Ancora oggi c’è chi propone la visione ottocentesca come unica risposta al fallimento della visione del 900, cioè alzare per non consumare. E’ dal 1995 che l’unica formula contenuta nei piani casa è quella dell’ampliamento, di case e casette, condomini e capannoni, gazebi e alberghi, indipendentemente da qualsiasi piano urbanistico o paesaggistico, dunque un non piano casa.
Il Piano Casa del Lazio, che si è limitato a ridurre i danni del Piano Casa Berlusconi senza riuscire ad essere riformista, ha due grandissimi difetti: la monetizzazione degli standard urbanistici e la continuazione dell’urbanistica contrattata, pratica scellerata che ha creato i guasti che tutti conosciamo. Accanto a questo mistificatorio piano casa è in atto una scellerata politica di privatizzazione degli spazi pubblici nel loro complesso, con la complicità di una stampa omertosa e silenziosa (come sta ad esempio accadendo sull'argomento de l’housing sociale) su vere e proprie truffe.
Non è vero che i soldi non ci sono, ci sono eccome, ci sono per fare opere scellerate come il ponte di Messina o il MOSE di Venezia.
E’ necessario dunque richiamare alla responsabilità tutti gli intellettuali che hanno tradito il loro mandato, a partire dalle università, concentrate più sulla gestione aziendale che non a produrre cultura. Va combattuto lo smarrimento culturale, subalterno alle egemonie che governano il nostro paese e che lo rendono sempre più schiavo e più povero. Va combattuta la perdita della memoria. E’ infatti dagli anni ’60 che non si riesce più a portare avanti battaglie importanti per dotarsi di strumenti adeguati alle esigenze del buon vivere, dimenticandosi che alcune importanti conquiste sono più attuali che mai. Si deve tornare a parlare di Welfare urbano come produzione di città con case, servizi e trasporti. Oggi invece si producono solo case come assemblaggi di stanze. Bisogna dire basta al fatto che ciascuno fa quello che vuole del territorio, alle deroghe alla pianificazione, al condono dell’abusivismo, all’incoraggiamento al consumo di suolo, al via libera alle iniziative immobiliari. Bisogna tornare a pianificare. Bisogna tornare alla pianificaziione partecipata.
giovedì 12 novembre 2009
Interpellanza al Sindaco Alemanno. Raccolta firme
Come scritto nei giorni scorsi stiamo raccogliendo le firme per l’interrogazione/interpellanza al Sindaco di Roma sulle 167 che andrà in approvazione al Consiglio Comunale a brevissimo.
Cosa dice l’interpellanza: “il Sindaco giustifichi la perequazione urbanistica all’interno dei piani di zona del XIII Municipio in termini di legge sulla base della mancata attuazione degli strumenti urbanistici nelle aree limitrofe ai Piani di Zona stessi, perequazione che non solo non ha alcun intento pianificatorio e accomuna impropriamente le aree ‘cedenti capacità edificatoria con le aree ‘riceventi’ capacità edificatoria, ma che finisce addirittura per non portare vantaggi alle aree limitrofe che proprio dai piani di zona dovrebbero riceverne”.
Trovate più sotto la traduzione in parole povere dell’interpellanza.
E’ necessario fornire:
Cognome e nome
Luogo e data di nascita
Indirizzo, cap e comune
Numero di iscrizione nelle liste elettorali
Chiunque desideri firmare può inviare via mail a entroterra13@hotmail.com le informazioni necessarie (dati che ovviamente, ai sensi del Codice della Privacy, D.L. 196/2003, verranno utilizzati per le sole finalità relative all’interpellanza e non sarà comunicato o diffuso a terzi, di cui io e solo io Paula de Jesus avrò la piena responsabilità) dopo di che vi comunicheremo dove potrete firmare. La raccolta delle firme avverrà fino a martedì 17 novembre, in quanto abbiamo bisogno del tempo tecnico per portarle all’ufficio dell’anagrafe del Comune di Roma e farle autenticare, per poi poter protocollare l’interpellanza in Comune.
Possono firmare tutti i residenti nel Comune di Roma. Oggi dalle ore 16 sino alle ore 17 presso il Municipio XIII inizieremo la raccolta firme. Mi raccomando il numero di tessera elettorale.
Ringrazio sin’ora i firmatari/paula
In parole povere: La domanda è tecnica e riguarda la certezza sulle leggi di pianificazione urbanistica. Il miglior piano urbanistico del mondo NON è mai il frutto di più o meno competenti urbanisti, ma è SEMPRE una scelta politica. Detto questo, abbiamo a Roma un Piano Regolatore che ha avuto una genesi lunga e laboriosa. A prescindere dalla bontà del Piano Regolatore, di cui si è discusso per 14 anni su moltissimi tavoli, esso è diventato legge il 14 Febbraio 2008. Da persona civile e democratica accetto che esistono delle leggi alle quali mi attengo perché la maggioranza le ha votate, anche se non sono d'accordo. Detto questo aggiungo che i dipartimenti che hanno elaborato la pianificazione delle aree nel Piano Regolatore lo hanno fatto con dei criteri precisi, che sono regole che si sono dati come tecnici e che i politici hanno votato: tot di residenziale, tot di non residenziale, tot di servizi a mq per abitante, un tot di altezze, di distanze ecc. ecc. Le stesse persone, LE STESSE, ora dicono questo: non ho i soldi per acquisire le aree dove sono previste le 167, perché una sentenza della Corte Costituzionale ha stabilito che quelle aree adesso valgono di più al mq. Che fare ? Semplice, rispondono, faccio decadere le regole, i criteri che hanno ispirato tutta la pianificazione urbanistica di Roma, votati a maggioranza in Consiglio, e li scardino. Consento cioè, laddove non consentivo prima perché c'erano delle ragioni tecniche precise (ad esempio, distanza dai fossi, motivazioni geologiche del terreno, altezze massime nel rispetto dell’edificazione circostante ecc. ecc.) di fare quello che prima non consentivo MA NON IN NOME DELL'EMERGENZA ABITATIVA, bensì per il vil danaro, di cui il Comune non dispone più a sufficienza. Per cui il Comune oggi regala, ai palazzinari , una cosa che non si è MAI fatta a Roma: utilizzando il metodo del baratto (mancanza di danaro si trasforma in maggiore cubatura) il Comune consente al costruttore di edificare di più nella stessa area, non in una diversa come è sempre accaduto. Con questa logica perversa si potrebbero costruire interi grattacieli in nome dell’emergenza abitativa. Tanto vale, seguendo questo ragionamento assurdo costruire una Manhattan all'Infernetto per sopperire a tutta l'emergenza abitativa di Roma, che per altro non è aumentata sotto Alemanno, ma è la stessa che c'era sotto Veltroni e che nel PRG è stata calcolata con precise cubature e standard di servizi precisi, che ora diminuiscono mentre aumenta in modo esponenziale la cubatura. Peccato però che l'emergenza abitativa sia rimasta invariata in termini di numeri (a prescindere dal problema delle case vuote o di operazioni speculative ecc. ecc.). Ciò significa che con questa operazione si scardina il sistema delle regole. Ed è questo il contenuto dell’ interpellanza, a prescindere dal fatto che nelle 167 ci sia la sovvenzionata, agevolata, housing sociale o convenzionata. In realtà all’Infernetto la sovvenzionata è sparita., ma questa è una scelta politica nella quale noi non entriamo in merito, anche se non è un dettaglio da poco. L’interpellanza dunque riguarda le regole che stanno alla base non solo di qualunque processo democratico, ma anche, e soprattutto, di uno sviluppo corretto di una città. Altrimenti chiunque arrivi può fare come gli pare. Preciso a titolo meramente tecnico che le altezze degli edifici vengono decise anche per motivazioni di ordine geologico... per cui non è che mi posso alzare quanto mi pare ... altrimenti rischiamo Sarno o qualcos'altro. I restanti argomenti sulla mobilità, la viabilità, le scuole e tutti i servizi che già sono carenti non c’è bisogno che ve li dica.
Cosa dice l’interpellanza: “il Sindaco giustifichi la perequazione urbanistica all’interno dei piani di zona del XIII Municipio in termini di legge sulla base della mancata attuazione degli strumenti urbanistici nelle aree limitrofe ai Piani di Zona stessi, perequazione che non solo non ha alcun intento pianificatorio e accomuna impropriamente le aree ‘cedenti capacità edificatoria con le aree ‘riceventi’ capacità edificatoria, ma che finisce addirittura per non portare vantaggi alle aree limitrofe che proprio dai piani di zona dovrebbero riceverne”.
Trovate più sotto la traduzione in parole povere dell’interpellanza.
E’ necessario fornire:
Cognome e nome
Luogo e data di nascita
Indirizzo, cap e comune
Numero di iscrizione nelle liste elettorali
Chiunque desideri firmare può inviare via mail a entroterra13@hotmail.com le informazioni necessarie (dati che ovviamente, ai sensi del Codice della Privacy, D.L. 196/2003, verranno utilizzati per le sole finalità relative all’interpellanza e non sarà comunicato o diffuso a terzi, di cui io e solo io Paula de Jesus avrò la piena responsabilità) dopo di che vi comunicheremo dove potrete firmare. La raccolta delle firme avverrà fino a martedì 17 novembre, in quanto abbiamo bisogno del tempo tecnico per portarle all’ufficio dell’anagrafe del Comune di Roma e farle autenticare, per poi poter protocollare l’interpellanza in Comune.
Possono firmare tutti i residenti nel Comune di Roma. Oggi dalle ore 16 sino alle ore 17 presso il Municipio XIII inizieremo la raccolta firme. Mi raccomando il numero di tessera elettorale.
Ringrazio sin’ora i firmatari/paula
In parole povere: La domanda è tecnica e riguarda la certezza sulle leggi di pianificazione urbanistica. Il miglior piano urbanistico del mondo NON è mai il frutto di più o meno competenti urbanisti, ma è SEMPRE una scelta politica. Detto questo, abbiamo a Roma un Piano Regolatore che ha avuto una genesi lunga e laboriosa. A prescindere dalla bontà del Piano Regolatore, di cui si è discusso per 14 anni su moltissimi tavoli, esso è diventato legge il 14 Febbraio 2008. Da persona civile e democratica accetto che esistono delle leggi alle quali mi attengo perché la maggioranza le ha votate, anche se non sono d'accordo. Detto questo aggiungo che i dipartimenti che hanno elaborato la pianificazione delle aree nel Piano Regolatore lo hanno fatto con dei criteri precisi, che sono regole che si sono dati come tecnici e che i politici hanno votato: tot di residenziale, tot di non residenziale, tot di servizi a mq per abitante, un tot di altezze, di distanze ecc. ecc. Le stesse persone, LE STESSE, ora dicono questo: non ho i soldi per acquisire le aree dove sono previste le 167, perché una sentenza della Corte Costituzionale ha stabilito che quelle aree adesso valgono di più al mq. Che fare ? Semplice, rispondono, faccio decadere le regole, i criteri che hanno ispirato tutta la pianificazione urbanistica di Roma, votati a maggioranza in Consiglio, e li scardino. Consento cioè, laddove non consentivo prima perché c'erano delle ragioni tecniche precise (ad esempio, distanza dai fossi, motivazioni geologiche del terreno, altezze massime nel rispetto dell’edificazione circostante ecc. ecc.) di fare quello che prima non consentivo MA NON IN NOME DELL'EMERGENZA ABITATIVA, bensì per il vil danaro, di cui il Comune non dispone più a sufficienza. Per cui il Comune oggi regala, ai palazzinari , una cosa che non si è MAI fatta a Roma: utilizzando il metodo del baratto (mancanza di danaro si trasforma in maggiore cubatura) il Comune consente al costruttore di edificare di più nella stessa area, non in una diversa come è sempre accaduto. Con questa logica perversa si potrebbero costruire interi grattacieli in nome dell’emergenza abitativa. Tanto vale, seguendo questo ragionamento assurdo costruire una Manhattan all'Infernetto per sopperire a tutta l'emergenza abitativa di Roma, che per altro non è aumentata sotto Alemanno, ma è la stessa che c'era sotto Veltroni e che nel PRG è stata calcolata con precise cubature e standard di servizi precisi, che ora diminuiscono mentre aumenta in modo esponenziale la cubatura. Peccato però che l'emergenza abitativa sia rimasta invariata in termini di numeri (a prescindere dal problema delle case vuote o di operazioni speculative ecc. ecc.). Ciò significa che con questa operazione si scardina il sistema delle regole. Ed è questo il contenuto dell’ interpellanza, a prescindere dal fatto che nelle 167 ci sia la sovvenzionata, agevolata, housing sociale o convenzionata. In realtà all’Infernetto la sovvenzionata è sparita., ma questa è una scelta politica nella quale noi non entriamo in merito, anche se non è un dettaglio da poco. L’interpellanza dunque riguarda le regole che stanno alla base non solo di qualunque processo democratico, ma anche, e soprattutto, di uno sviluppo corretto di una città. Altrimenti chiunque arrivi può fare come gli pare. Preciso a titolo meramente tecnico che le altezze degli edifici vengono decise anche per motivazioni di ordine geologico... per cui non è che mi posso alzare quanto mi pare ... altrimenti rischiamo Sarno o qualcos'altro. I restanti argomenti sulla mobilità, la viabilità, le scuole e tutti i servizi che già sono carenti non c’è bisogno che ve li dica.
sabato 7 novembre 2009
Consiglio Straordinario sulle infiltrazioni mafiose nel XIII Municipio
Qui sotto il comunicato stampa del Municipio dopo il consiglio straordinario "Infiltrazioni mafiose sul litorale romano". In parole povere venerdì mattina è andato in onda il bla, bla, bla, cioè il nulla assoluto su un tema delicatissimo e da allarme rosso.
Al consiglio straordinario, richiesto dall’opposizione (che però non rilascia alcun comunicato) non si sono presentati, malgrado fossero stati invitati, il Prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, il Comandante II Gruppo Guardia di Finanza, Pierluigi Sozzo,l’Ass. alla Politiche della Sicurezza della Regione Lazio, Luigina Di Liegro, l’Ass. alle Politiche della Sicurezza e Protezione Civile della Provincia di Roma, Ezio Paluzzi. Il Comandante Gruppo Territoriale Carabinieri Ostia, Canio Giuseppe La Gala, tra gli invitati, vagava nei corridoi, mentre il Dirigente Commissariato Polizia di Stato, Antonio Franco, ha mandato Pietrangeli che si è seduto tra il pubblico.
Forse basterebbe solo questo per far comprendere l’inconsistenza di questa consiglio straordinario, che tra l’altro non ha prodotto alcun documento. Dati e informazioni vaghe, propaganda politica e ... vai cor tango. Concentrato di banalità, lotta alle baracche in Pineta, i furti negli appartamenti, la percezione di insicurezza nei cittadini, le baby-gang, il commercio ambulante abusivo ecc. ecc. Santori, presidente della Commissione speciale del Comune per la sicurezza urbana, che parla di un monitoraggio in corso (cosa ci sarà ancora da monitorare visto che sono decenni che si conoscono nomi, cognomi e reati), necessità di fare attività sui giovani nelle scuole sul valore della legalità, scioccheziario vario sull’iter di assegnazione dei beni confiscati alla mafia, varie ed eventuali dell’inutile nulla.
Nessuno che sottolinei due segnali sconcertanti, che danno la misura della non volontà politica e istituzionale di affrontare l’argomento delle infiltrazioni mafiose nel XIII Municipio. 1) La chiusura (a quanto mi risulta) dello sportello anti-usura (anzi Alessandro Paltoni del PD critica il fatto che sia stata data la gestione ad un’associazione privata, per altro vicina al PD). 2) Il trasferimento del nucleo operativo dei baschi verdi, cioè la Guardia di Finanza, l’unico ente che realmente fa le indagini sui flussi di danaro sporco, in un momento in cui nel XIII Municipio c’è un proliferare impressionante ad esempio di banche e di supermercati sempre vuoti.
Come si intende contrastare allora i fenomeni dell'usura e della criminalità organizzata ? Questi due segnali dimostrano l’abbassamento dell’ impegno da parte delle istituzioni contro l'illegalità. Tant’è che c’è una significativa diminuzione delle denunce che costituiscono la strada maestra per sconfiggere questa piaga sociale. L’usura non è un fenomeno che riguarda solo le imprese, ma anche 70 mila famiglie nel Lazio. Un terzo dei commercianti attivi nel Lazio, pari a 26 mila titolari di negozi (un numero prudenziale perché sarebbero ancora in tanti a preferire la via del silenzio) si trova nella morsa dell’usura, che ormai si estende agli artigiani, professionisti, dipendenti pubblici e pensionati. Per un giro d'affari, solo per il commercio, stimato in non meno di 2,3 miliardi di euro tra interessi pagati ed altre utilità. Il Lazio, secondo dati ufficiali, è una delle regioni più a rischio. Un fenomeno sempre più sommerso, senza denunce e senza colpevoli. Solo negli ultimi anni c'è da registrare una caduta verticale delle denunce nella nostra regione (-59,3%).
Ricordiamo anche che a Roma i procedimenti penali per reati di mafia sono più che a Reggio Calabria, il Lazio è la seconda regione in Italia per diffusione dell’usura e la provincia di Roma ha il record di vittime per questo reato. Come ebbe a dire il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, Roma è «uno dei punti dove le cosche criminali e i grandi traffici internazionali illeciti trovano sviluppo sotto il profilo economico e il reimpiego di profitti illeciti, non solo da parte di cosche calabresi ma anche di altre criminalità».
Nel nostro territorio, in particolare, operano ‘ndrangheta e camorra. Il XIII Municipio infatti, è tra i più esposti alle infiltrazioni mafiosi a causa della presenza del mare, del porto, dell’aeroporto. Le organizzazioni mafiose sono negli appalti per le grandi opere (come ad esempio nelle opere per i Mondiali di Nuoto), nell’edilizia residenziale, nel settore turistico e della ristorazione, negli esercizi commerciali.
Come ebbe a dire De Ficchy in un convegno recente «Non cerchiamo illegalità e mafie al di fuori delle istituzioni. La mafia che sta fuori del Palazzo è la manovalanza, la cosiddetta “ala militare". Il problema è tutto qua. La mafia, quella vera, sta nelle istituzioni e nella politica. Quando sentiamo le parole di un Ministro della Repubblica, che esorta gli italiani a ”convivere con la mafia”; quando vediamo tutti i giorni che parti importanti delle istituzioni, della politica, dell’economia, del mondo delle professioni, della stessa società civile, sono contigui o addirittura collusi con le mafie; quando noi vediamo che a parlare di criminalità organizzata (la prima emergenza nazionale) sono rimasti in pochi e sempre di meno; quando vediamo che il problema non è nell’agenda politica nazionale ... c’è da domandarsi se non siamo già in un Paese criminale e se effettivamente c’è ancora qualcuno che voglia fare sul serio la lotta alla mafia.
Non ci meravigliamo, poi, se molte indagini non vengono fatte come dovrebbero essere fatte; di patrimoni sporchi se ne individuano meno di quanti ne dovrebbero essere individuati; le tecniche investigative non vengono aggiornate in relazione alle mutazioni delle mafie ed ancora si procede con un’ottica esclusivamente da “ordine pubblico “; qualche Prefetto che vuole fare il suo dovere viene rimosso, come è accaduto a Roma; ci sono Prefetti, Procuratori della Repubblica, Comandanti provinciali delle forze dell’ordine e Questori che arrivano a negare l’esistenza del fenomeno mafioso, alla stregua di come fanno alcuni organi di stampa, smentendo di fatto quanto affermato dai vertici di organismi centrali investigativi e giudiziari qualificati. Mafia e politica sono come il mare ed i pesci. Non ci sono i pesci se non c’è il mare».
C’è in giro troppa gente che ritiene di aver fatto il proprio dovere limitandosi a parlare di mafia.
E ieri non si è parlato nemmeno di quello. Aggiungiamo che nel XIII Municipio non ci facciamo mancare niente. Ad esempio c’è il grosso fenomeno del gioco d’azzardo, c’è il business colossale dei videopoker e poi c'è la droga, in grandissima quantità, naturalmente. Come affermò Pier Luigi Vigna, ad Ostia c’è la mafia, quella vera.
Il progetto mafioso è di una semplicità spietata: mettere le mani sul territorio, controllare i bar, i chioschi sulle spiagge libere, nel porto turistico … ma la mafia ha bisogno dei colletti bianchi, ad esempio per le concessioni edilizie. Certo non è un bel segnale dunque che il colonnello La Gala non abbia nulla da dire, che Pietrangeli nemmeno, che i vigili urbani, primo organo di controllo, non siano presenti in aula, ma soprattutto che vengano richiamati, ad esempio, dalla Procura perché non vanno a mettere i sigilli, come richiesto, agli impianti abusivi … ma di questo in aula non si parla. E fra poco nel XIII Municipio pioveranno mega investimenti sul secondo polo turistico della capitale, ponte della scafa, water-front, casinò e molto altro ancora. Ma tant’è … basta fare qualche corso nelle scuole sulla legalità, mentre i consiglieri giocano al poker texano e "organizzano" gli spettacolini dell’erotica tour, e Ciardi, il delegato alla sicurezza del Comune di Roma, propone una raccolta firme contro il degrado della Pineta.
Comunicato Stampa
Analizzare le problematiche relative alla sicurezza e porre in essere tutte le misure per garantire la legalità sul territorio. È quanto emerso dal Consiglio Straordinario del XIII Municipio che si è tenuto questa mattina presso l'Aula Consiliare "Massimo di Somma". L'assise ha visto la presenza dei rappresentanti del Comune di Roma, Fabrizio Santori, Presidente Commissione Speciale Sicurezza Urbana, e Giorgio Ciardi, Delegato del Sindaco alle Politiche per la Sicurezza, e di Serena Visentin, Assessore alla Tutela dei Consumatori e Lotta all'Usura della Provincia di Roma.
"Da parte mia- ha spiegato Fabrizio Santori, Presidente Commissione Speciale Sicurezza Comune di Roma- ci sarà un impegno costante e continuo per mettere in campo tutte le azione volte a contrastare il fenomeno della criminalità organizzata. Chiederemo al Sindaco di Roma e al Comitato Provinciale per l'Ordine e la Sicurezza Pubblica di avviare maggiori controlli e di sensibilizzare i cittadini a denunciare episodi di racket e usura. Il valore della legalità deve arrivare anche ai giovani ed è per questo che organizzeremo incontri anche nelle scuole, proprio per poter parlare con i ragazzi".
"Anche la Provincia - ha aggiunto, Serena Visentin, Assessore alla Tutela dei Consumatori e Lotta all'Usura della Provincia di Roma- darà il suo contributo predisponendo, in collaborazione con l'amministrazione locale, una serie di iniziative nella lotta all'usura".
"E' stata una giornata di confronto- ha fatto sapere Salvatore Colloca, Capogruppo Pdl XIII Municipio- il Consiglio vuole affrontare il problema in modo più approfondito ed è per questo che ha rimandato alla Commissione preposta e all'Osservatorio per la Sicurezza di effettuare un'attenta analisi del fenomeno criminalità sul territorio".
"Oggi si è aperto un canale diretto con il Comune di Roma- ha spiegato Luigi Zaccaria, Presidente Commissione Sicurezza XIII Municipio- siamo in linea con il piano che sta portando avanti il Campidoglio, e presentato in aula dai Consiglieri Santori e Ciardi, che prevede che saranno messi a disposizione della comunità e per fini sociali gli immobili sequestrati alla malavita. Invito l'opposizione a lavorare insieme a questa maggioranza per raggiungere obiettivi importanti, attraverso lo spirito di collaborazione e il dialogo".
"E' emersa anche una preoccupazione di fondo- ha aggiunto Stefano Salvemme e Pierfrancesco Marchesi, rispettivamente Presidente Commissione Attività Produttive e Presidente Commissione Lavori Pubblici XIII Municipio- in vista del futuro sviluppo di questo territorio. Per questo, lavoreremo insieme alle altre forze preposte, politiche e non solo, per garantire la massima trasparenza negli atti relativi ad appalti, licenze e concessioni edilizie".
"Affronteremo con determinazione il problema in tutti i suoi aspetti- ha concluso Giacomo Vizzani, Presidente XIII Municipio- come stiamo facendo dall'inizio del nostro mandato. C'è un rapporto di collaborazione costante con le forze dell'ordine, che proprio tra Ostia e l'entroterra stanno facendo un ottimo lavoro, e considerate le peculiarità e la vastità del territorio, l'impegno è e sarà al massimo".
Al consiglio straordinario, richiesto dall’opposizione (che però non rilascia alcun comunicato) non si sono presentati, malgrado fossero stati invitati, il Prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, il Comandante II Gruppo Guardia di Finanza, Pierluigi Sozzo,l’Ass. alla Politiche della Sicurezza della Regione Lazio, Luigina Di Liegro, l’Ass. alle Politiche della Sicurezza e Protezione Civile della Provincia di Roma, Ezio Paluzzi. Il Comandante Gruppo Territoriale Carabinieri Ostia, Canio Giuseppe La Gala, tra gli invitati, vagava nei corridoi, mentre il Dirigente Commissariato Polizia di Stato, Antonio Franco, ha mandato Pietrangeli che si è seduto tra il pubblico.
Forse basterebbe solo questo per far comprendere l’inconsistenza di questa consiglio straordinario, che tra l’altro non ha prodotto alcun documento. Dati e informazioni vaghe, propaganda politica e ... vai cor tango. Concentrato di banalità, lotta alle baracche in Pineta, i furti negli appartamenti, la percezione di insicurezza nei cittadini, le baby-gang, il commercio ambulante abusivo ecc. ecc. Santori, presidente della Commissione speciale del Comune per la sicurezza urbana, che parla di un monitoraggio in corso (cosa ci sarà ancora da monitorare visto che sono decenni che si conoscono nomi, cognomi e reati), necessità di fare attività sui giovani nelle scuole sul valore della legalità, scioccheziario vario sull’iter di assegnazione dei beni confiscati alla mafia, varie ed eventuali dell’inutile nulla.
Nessuno che sottolinei due segnali sconcertanti, che danno la misura della non volontà politica e istituzionale di affrontare l’argomento delle infiltrazioni mafiose nel XIII Municipio. 1) La chiusura (a quanto mi risulta) dello sportello anti-usura (anzi Alessandro Paltoni del PD critica il fatto che sia stata data la gestione ad un’associazione privata, per altro vicina al PD). 2) Il trasferimento del nucleo operativo dei baschi verdi, cioè la Guardia di Finanza, l’unico ente che realmente fa le indagini sui flussi di danaro sporco, in un momento in cui nel XIII Municipio c’è un proliferare impressionante ad esempio di banche e di supermercati sempre vuoti.
Come si intende contrastare allora i fenomeni dell'usura e della criminalità organizzata ? Questi due segnali dimostrano l’abbassamento dell’ impegno da parte delle istituzioni contro l'illegalità. Tant’è che c’è una significativa diminuzione delle denunce che costituiscono la strada maestra per sconfiggere questa piaga sociale. L’usura non è un fenomeno che riguarda solo le imprese, ma anche 70 mila famiglie nel Lazio. Un terzo dei commercianti attivi nel Lazio, pari a 26 mila titolari di negozi (un numero prudenziale perché sarebbero ancora in tanti a preferire la via del silenzio) si trova nella morsa dell’usura, che ormai si estende agli artigiani, professionisti, dipendenti pubblici e pensionati. Per un giro d'affari, solo per il commercio, stimato in non meno di 2,3 miliardi di euro tra interessi pagati ed altre utilità. Il Lazio, secondo dati ufficiali, è una delle regioni più a rischio. Un fenomeno sempre più sommerso, senza denunce e senza colpevoli. Solo negli ultimi anni c'è da registrare una caduta verticale delle denunce nella nostra regione (-59,3%).
Ricordiamo anche che a Roma i procedimenti penali per reati di mafia sono più che a Reggio Calabria, il Lazio è la seconda regione in Italia per diffusione dell’usura e la provincia di Roma ha il record di vittime per questo reato. Come ebbe a dire il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, Roma è «uno dei punti dove le cosche criminali e i grandi traffici internazionali illeciti trovano sviluppo sotto il profilo economico e il reimpiego di profitti illeciti, non solo da parte di cosche calabresi ma anche di altre criminalità».
Nel nostro territorio, in particolare, operano ‘ndrangheta e camorra. Il XIII Municipio infatti, è tra i più esposti alle infiltrazioni mafiosi a causa della presenza del mare, del porto, dell’aeroporto. Le organizzazioni mafiose sono negli appalti per le grandi opere (come ad esempio nelle opere per i Mondiali di Nuoto), nell’edilizia residenziale, nel settore turistico e della ristorazione, negli esercizi commerciali.
Come ebbe a dire De Ficchy in un convegno recente «Non cerchiamo illegalità e mafie al di fuori delle istituzioni. La mafia che sta fuori del Palazzo è la manovalanza, la cosiddetta “ala militare". Il problema è tutto qua. La mafia, quella vera, sta nelle istituzioni e nella politica. Quando sentiamo le parole di un Ministro della Repubblica, che esorta gli italiani a ”convivere con la mafia”; quando vediamo tutti i giorni che parti importanti delle istituzioni, della politica, dell’economia, del mondo delle professioni, della stessa società civile, sono contigui o addirittura collusi con le mafie; quando noi vediamo che a parlare di criminalità organizzata (la prima emergenza nazionale) sono rimasti in pochi e sempre di meno; quando vediamo che il problema non è nell’agenda politica nazionale ... c’è da domandarsi se non siamo già in un Paese criminale e se effettivamente c’è ancora qualcuno che voglia fare sul serio la lotta alla mafia.
Non ci meravigliamo, poi, se molte indagini non vengono fatte come dovrebbero essere fatte; di patrimoni sporchi se ne individuano meno di quanti ne dovrebbero essere individuati; le tecniche investigative non vengono aggiornate in relazione alle mutazioni delle mafie ed ancora si procede con un’ottica esclusivamente da “ordine pubblico “; qualche Prefetto che vuole fare il suo dovere viene rimosso, come è accaduto a Roma; ci sono Prefetti, Procuratori della Repubblica, Comandanti provinciali delle forze dell’ordine e Questori che arrivano a negare l’esistenza del fenomeno mafioso, alla stregua di come fanno alcuni organi di stampa, smentendo di fatto quanto affermato dai vertici di organismi centrali investigativi e giudiziari qualificati. Mafia e politica sono come il mare ed i pesci. Non ci sono i pesci se non c’è il mare».
C’è in giro troppa gente che ritiene di aver fatto il proprio dovere limitandosi a parlare di mafia.
E ieri non si è parlato nemmeno di quello. Aggiungiamo che nel XIII Municipio non ci facciamo mancare niente. Ad esempio c’è il grosso fenomeno del gioco d’azzardo, c’è il business colossale dei videopoker e poi c'è la droga, in grandissima quantità, naturalmente. Come affermò Pier Luigi Vigna, ad Ostia c’è la mafia, quella vera.
Il progetto mafioso è di una semplicità spietata: mettere le mani sul territorio, controllare i bar, i chioschi sulle spiagge libere, nel porto turistico … ma la mafia ha bisogno dei colletti bianchi, ad esempio per le concessioni edilizie. Certo non è un bel segnale dunque che il colonnello La Gala non abbia nulla da dire, che Pietrangeli nemmeno, che i vigili urbani, primo organo di controllo, non siano presenti in aula, ma soprattutto che vengano richiamati, ad esempio, dalla Procura perché non vanno a mettere i sigilli, come richiesto, agli impianti abusivi … ma di questo in aula non si parla. E fra poco nel XIII Municipio pioveranno mega investimenti sul secondo polo turistico della capitale, ponte della scafa, water-front, casinò e molto altro ancora. Ma tant’è … basta fare qualche corso nelle scuole sulla legalità, mentre i consiglieri giocano al poker texano e "organizzano" gli spettacolini dell’erotica tour, e Ciardi, il delegato alla sicurezza del Comune di Roma, propone una raccolta firme contro il degrado della Pineta.
Comunicato Stampa
Analizzare le problematiche relative alla sicurezza e porre in essere tutte le misure per garantire la legalità sul territorio. È quanto emerso dal Consiglio Straordinario del XIII Municipio che si è tenuto questa mattina presso l'Aula Consiliare "Massimo di Somma". L'assise ha visto la presenza dei rappresentanti del Comune di Roma, Fabrizio Santori, Presidente Commissione Speciale Sicurezza Urbana, e Giorgio Ciardi, Delegato del Sindaco alle Politiche per la Sicurezza, e di Serena Visentin, Assessore alla Tutela dei Consumatori e Lotta all'Usura della Provincia di Roma.
"Da parte mia- ha spiegato Fabrizio Santori, Presidente Commissione Speciale Sicurezza Comune di Roma- ci sarà un impegno costante e continuo per mettere in campo tutte le azione volte a contrastare il fenomeno della criminalità organizzata. Chiederemo al Sindaco di Roma e al Comitato Provinciale per l'Ordine e la Sicurezza Pubblica di avviare maggiori controlli e di sensibilizzare i cittadini a denunciare episodi di racket e usura. Il valore della legalità deve arrivare anche ai giovani ed è per questo che organizzeremo incontri anche nelle scuole, proprio per poter parlare con i ragazzi".
"Anche la Provincia - ha aggiunto, Serena Visentin, Assessore alla Tutela dei Consumatori e Lotta all'Usura della Provincia di Roma- darà il suo contributo predisponendo, in collaborazione con l'amministrazione locale, una serie di iniziative nella lotta all'usura".
"E' stata una giornata di confronto- ha fatto sapere Salvatore Colloca, Capogruppo Pdl XIII Municipio- il Consiglio vuole affrontare il problema in modo più approfondito ed è per questo che ha rimandato alla Commissione preposta e all'Osservatorio per la Sicurezza di effettuare un'attenta analisi del fenomeno criminalità sul territorio".
"Oggi si è aperto un canale diretto con il Comune di Roma- ha spiegato Luigi Zaccaria, Presidente Commissione Sicurezza XIII Municipio- siamo in linea con il piano che sta portando avanti il Campidoglio, e presentato in aula dai Consiglieri Santori e Ciardi, che prevede che saranno messi a disposizione della comunità e per fini sociali gli immobili sequestrati alla malavita. Invito l'opposizione a lavorare insieme a questa maggioranza per raggiungere obiettivi importanti, attraverso lo spirito di collaborazione e il dialogo".
"E' emersa anche una preoccupazione di fondo- ha aggiunto Stefano Salvemme e Pierfrancesco Marchesi, rispettivamente Presidente Commissione Attività Produttive e Presidente Commissione Lavori Pubblici XIII Municipio- in vista del futuro sviluppo di questo territorio. Per questo, lavoreremo insieme alle altre forze preposte, politiche e non solo, per garantire la massima trasparenza negli atti relativi ad appalti, licenze e concessioni edilizie".
"Affronteremo con determinazione il problema in tutti i suoi aspetti- ha concluso Giacomo Vizzani, Presidente XIII Municipio- come stiamo facendo dall'inizio del nostro mandato. C'è un rapporto di collaborazione costante con le forze dell'ordine, che proprio tra Ostia e l'entroterra stanno facendo un ottimo lavoro, e considerate le peculiarità e la vastità del territorio, l'impegno è e sarà al massimo".
martedì 3 novembre 2009
XIII Muncipio: ennesima aggressione ad un 'diverso'
Prima l'aggressione "omofoba" in Via dei Promontori all’urlo di "frocio comunista”, poi il pestaggio del ragazzo di origini bielorusse al Pontile sbraitando "schifoso polacco", ora questo ulteriore, terribile atto di violenza nei confronti di un bengalese al grido di “sporco negro” e l’unica commento che riesce a fare il Presidente, Giacomo Vizzani, è che si tratta di un “gesto vigliacco di pochi esaltati”, “che a loro venga data una punizione esemplare” ??? Certo, da un uomo di destra non si può pretendere che riesca a fare un’analisi che vada oltre quella squisitamente punitiva. Non si tratta di fenomeni isolati. Finché si continua a pensarla così, dal problema non se ne esce. Proprio perché genera emulazione la violenza è portata ad espandersi. Forse bisognerebbe avere il coraggio di dire che c’è una diffusa cultura della violenza a cui non si risponde con la violenza, ma si risponde con la violenza di una cultura che metta al centro l’uomo e il senso di comunità, sanando le fratture orribili che attanagliano le nostre città divenute luoghi che sono in rapporto difficile con i bambini e con tutte le altre categorie sociali ‘deboli’, comprendendo dunque le ragioni che rendono la città invivibile per loro e ragionando su cosa fare per rendere il contesto urbano un luogo del ben-essere per tutti e della con-vivenza.
domenica 1 novembre 2009
Se questi sono gli uomini di un partito.
Lettera aperta ai consiglieri del PD Paltoni, Spanò, Caliendo, Bergamini, Sesa, Belmonte, Tassone.
Non voglio nemmeno sforzarmi più di domandarmi perché il PD sia diventato un Partito di Disperati, di Desaparecidos in questo municipio. Avete sempre una scusa: delle primarie, della campagna elettorale, delle scissioni, delle correnti, del capogruppo … beghe, beghe e beghe. Le vostre beghe da salotto sfigato.
Siete il partito più lontano dalla gente che io abbia mai visto negli ultimi anni.
Sempre gli stessi, uguali a voi stessi, passate il vostro tempo a scambiarvi le poltrone. Mandate i giovani, i militanti più generosi e volenterosi allo sbaraglio, come carne da macello a chiedere i voti ogni volta che vi servono per le elezioni, per le primarie, per la raccolta di fondi, per la sagra borgatara di una festa dell’unità che è di unità fra di voi, pochi intimi di corrente. Contenuti zero. La gente (non quella “vera” come la definisce volgarmente D’Ausilio, perché tutta la gente è vera, la gente è gente e basta) … la gente voi non la frequentate, non sapete nemmeno chi è, non conoscete nemmeno i loro problemi o i loro desiderata, e quest’ultima cosa è la più grave. Ripetete a papera le solite quattro cose che leggete sul dispaccio di agenzia del leader di turno, frutto di slogan televisivi. Voi che dite di non guardare la televisione. Voi infarcite i vostri comunicati stampa di frasi vuote. Non vi ricordate nemmeno quello che avete scritto pochi mesi prima. Cadete in contraddizione pensando che la gente è stupida e acritica, che la gente dimentica. Voi, voi non fate battaglie, voi non fate nemmeno opposizione, voi semplicemente non ci siete, né in aula, né nelle piazze. E avete pure il coraggio di dire che i cittadini sono auto referenziali. Voi ??? Voi lo dite ??? Voi che siete sempre gli stessi nelle sezioni da decenni ? Che giocate a prendervi sul serio parlandovi addosso dentro le quattro mura delle sezioni ? Che non siete in grado nemmeno di cavalcare una sola iniziativa cittadina ? Che non sapete “usare strumentalmente” per la dignitosa propaganda nemmeno l’accaduto del pestaggio di un giornalista ad Ostia ad opera di beceri fascisti ? Voi avreste dovuto essere i promotori. Voi, voi siete i primi autoreferenziali. Voi che entrate nell’aula municipale solo per mostrare ad una giornalista una maglietta a difesa della vostra pro-loco su cui avete interessi privati. Voi, che fingete di non sapere quello che dovreste sapere e che invece sapete eccome perché ormai non ci prendete più per fessi a noi cittadini. Noi vi informiamo sempre, con i fax, con le e-mail, con FB, quando vi incontriamo. Ma voi dite di non sapere nulla. E allora, cari consiglieri, cari dirigenti del PD locale, evitate di scrivere che siete in mezzo alla gente vera. Ma di quale gente parlate ? Dei vostri parenti ? Voi dovreste sapere più degli altri. Voi non dovreste essere informati dai cittadini. Se voi foste veramente in mezzo alla gente lo sapreste da voi. Voi invece vi interessate solo di ‘lisciarvi’ il vostro piccolo elettorato familiare. Voi non vi dovete permettere di dire ai cittadini che sono auto referenziali. Voi siete la vergogna della politica, del PD per lo spirito che lo ha animato e la vergogna di un partito che si definisce di sinistra. Voi dovreste vergognarvi di disertare l’aula municipale costantemente, di non essere mai preparati su alcun argomento, di essere approssimativi, superficiali, disinteressati su tutto ciò che accade di veramente importante in questo municipio. Il vostro silenzio è assordante nelle parole e nei fatti. Oggi, alla manifestazione organizzata in tre giorni, da semplici cittadini, che ha portato in piazza 300 persone, che ha camminato in mezzo a centinaia di persone ad Ostia di Sabato, gli unici che mancavano eravate proprio voi del PD su un tema così importante, difficile e delicato come l’omofobia e la violenza in generale, a pochi giorni dal gesto fascista al vostro circolo di Talenti. Io mi vergogno di essere rappresentata da voi. Se ancora vi è rimasta un po’ di dignità politica fate l’unica cosa che vi è rimasta da fare … e mentre voi ci chiedete due euro per le primarie, noi non vi abbiamo nemmeno chiesto un euro per la manifestazione … e non vi chiediamo indietro i soldi con cui vi paghiamo lo stipendio di consiglieri.