Nell’ambito dei servizi sociali e socio-sanitari ha assunto i contorni di una cosa pressoché oziosa la questione della sinergia e dell’interfaccia che dovrebbe diventare prassi di sistema del complesso dei presidi e delle unità operative destinate a rispondere ai bisogni dei cittadini. E, soprattutto, a non complicare la vita del cittadino che, a tal riguardo, sembrerebbe non smettere mai di essere ‘paziente’…Le idee per cercare di realizzare sia l’una sia l’altra, nel corso degli ultimi due decenni – quelli che hanno visto la ‘materiale’ applicazione nei tanti contesti territoriali denominati ‘ambiti’ o ‘distretti’ della L. 328/2000 – non sono certo mancate.L’ultima quella del P.U.A., il Punto Unico d’Accesso di cui, al di là della copiosa documentazione e normativa disponibile, si stenta ancora a capire esattamente cosa sia. Ed è per questo che spesso, laddove è stato attivato, il tutto sembra essere lasciato alla ‘creatività amministrativa’ di questo o quel dirigente responsabile, spesso delle Asl, e nel quasi totale disinteresse della componente ‘sociale’ rappresentata dal comune o dai municipi, ‘partner’ istituzionali necessari. Viene da chiedersi, allora, perché questo accade? Perché la proposta di istituire il P.U.A. che, certamente, risponde ad un’esigenza pratica e migliorativa dei servizi, poi, sembra in alcuni casi ridursi o risolversi nell’apparente sovrapposizione, ad esempio, con un altro servizio dal ‘glorioso’ passato come quello del Segretariato sociale? La riflessione sull’argomento è insufficiente? La normativa è poco chiara? Francamente non crediamo che le cose stiano così.
A livello generale, ciò che sicuramente continua a riscontrarsi è una cattiva interpretazione dell’autonomia amministrativa degli enti pubblici e dei loro uffici rappresentati dai diversi dirigenti. Se è pur vero che una disposizione deve necessariamente tener conto, nel suo momento applicativo, della realtà nella quale viene messa in pratica, ciò non dovrebbe esimere chi ha la responsabilità dell’azione amministrativa a non tenere in debito conto cosa accade in altri contesti. E ciò al fine sia di tenere conto di una certa omogeneità dell’offerta dei servizi avendo, quanto meno, come riferimento il proprio macro-contesto regionale; sia, di mantenere attivi dei momenti comunicativi preziosi per confrontarsi e scambiarsi delle buone prassi. Il che vuol dire accettare la continuità e l’imprescindibilità del feed-back organizzativo e ridurre (se non scongiurare!) l’autoreferenzialità che caratterizza, non di rado, i servizi tanto in ambito sociale quanto in ambito sanitario.
Scendendo nello specifico, pertanto, il PUA non può essere interpretato come un ufficio d’importanza marginale nella sua dimensione pratica, esecutiva e che, magari, tende a svolgere compiti di orientamento tradizionalmente d’appannaggio - seguendo l’esempio che abbiamo proposto - del Segretariato sociale. Siamo convinti che non si faccia una buona amministrazione se si rischia la sovrapposizione di funzioni, facendo sì che la complessità ceda spazio alla confusione e alla complicatezza (questa sì tutta a danno del singolo cittadino, irrimediabilmente disorientato). Crediamo, invece, nella bontà della realizzazione di una struttura che aiuti gli operatori del sociosanitario e i decisori amministrativi a favorire la comunicazione tra i servizi stimolando il sopra citato feed back organizzativo e spingendo verso la perdita di senso, di ragion d’essere dell’autoreferenzialità dei servizi stessi. Il tutto, appare ridondante affermarlo, in una prospettiva di qualità totale del sistema sociosanitario nel suo complesso e dell’insieme organizzativo proprio del distretto sociosanitario.
Ecco perché il P.U.A. non è riducibile ad uno specifico ufficio. Esso deve essere inteso, piuttosto, come l’espressione di una struttura di connessione tra servizi che – dagli aspetti più basilari, come gestire l’agenda degli appuntamenti presso i vari ambulatori o uffici; a quelli più articolati, come la rappresentazione dell’insieme degli interventi di cui ha beneficiato il cittadino o la raccolta di dati utili alla programmazione e/o al case management – davvero prenda in carico, in maniera integrata, gli utenti così da fornire un servizio più rispondente alle esigenze delle cittadine e dei cittadini.
Gianluca Piscitelli
Candidato Consigliere Municipio X
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