martedì 14 settembre 2021

SOCIALE E DIRITTI - I VOLTI DELLA VIOLENZA

 

La violenza sulle donne si manifesta in molte forme e, oltre ad essere un grosso problema di sanità pubblica, è una palese violazione dei diritti umani.
Soltanto ad Ostia, a fronte di un calo significativo degli omicidi, si è registrato un forte incremento di femminicidi, dal 35,2% del 2019 al 41,1% del 2020. Dato ancora più scioccante è che a questa impennata non ha corrisposto l’aumento delle denunce presso le autorità competenti, ed è diminuito il numero delle donne che si sono rivolte allo ‘sportello rosa’ dell’Ospedale Grassi. Se esiste una violazione dei diritti umani è ovvio che a questa consegue una compromissione dell’esercizio dei diritti civili – quanto meno nelle peculiari espressioni di libertà personale e di pensiero – le donne, in particolare, strette dalla morsa tra una cultura ancora fortemente ‘machista’, il disagio annichilente legato alla ‘povertà’ delle proprie risorse socio-relazionali e la disattenzione delle istituzioni. Tra le violenze subite dalle donne, la più comune avviene all'interno della relazione con il partner (si tratta di violenza fisica, psicologica; di abusi sessuali e, appunto, nei casi più estremi di femminicidio). Purtroppo, è assai difficile prevenire e intervenire nei casi di violenza domestica.
Fuori dal più stretto contesto familiare, la violenza ha spesso i caratteri dell’abuso sessuale, dello stalking, delle molestie per strada e sul lavoro, del revenge-porn. Proprio per il complesso di inferiorità conseguente agli abusi costanti, le vittime raramente denunciano, e se individuate spesso difendono il persecutore, perché sono state condizionate a ritenere che la violenza sia una forma d’amore e perché la loro autostima è talmente bassa da convincerle che non potranno farcela senza il loro partner. Quindi, bisognerebbe che chi opera nei servizi socio-sanitari fosse sensibilizzato a riconoscere i sintomi e depistare i fattori di rischio. In relazione a una sofferenza mentale e relazionale non spiegabile, dobbiamo pensare a una violenza domestica quando vi sono problemi emotivi continui, quali stress, ansia, depressione. Un’altra spia sono i comportamenti autolesivi, quali abusi di alcool di droghe o di farmaci, e i pensieri o i tentativi di automutilazione e di suicidio.
Ci si può chiedere se l’uscita dal confinamento dovuto alla pandemia allevierà la situazione per le donne che, durante il lockdown, hanno subito un peggioramento della violenza domestica. La risposta è difficile, perché se da un lato l’uscita da casa (con la ripresa di una vita ‘normale’) allevierà il controllo patologico da parte dei persecutori; dall’altra, i comportamenti ripetuti tendono a radicarsi, e l’insicurezza di sé sperimentata nel lockdown potrebbe perpetuarsi. I sanitari, medici di famiglia e medici di pronto soccorso, in primis, dovrebbero valutare quali sono i fattori di rischio del crescendo della violenza, e qui entrano in gioco anche i consultori famigliari.
Il consultorio familiare fa parte della rete di servizi sul territorio, ospedalieri e ambulatoriali, sociosanitari e socio-assistenziali (centri antiviolenza, telefono rosa antiviolenza e antistalking) che collaborano per un modello integrato di intervento. Ci si potrebbe chiedere: perché potenziare la rete dei consultori familiari? Perché i Consultori Familiari fanno parte, e lo sono a partire dalla costituzione del Servizio Sanitario Nazionale, della rete dei servizi di base del territorio del Dipartimento delle Cure Primarie e Integrazione Socio-sanitaria.
Mai come in questi mesi dell’emergenza sanitaria covid-19, in tante occasioni, è stato evidenziato che devono essere potenziati i servizi territoriali di base. Le ragioni per cui sono da potenziare non sono nuove ma vanno ribadite con chiarezza: i consultori sono servizi ad accesso diretto e gratuito; garantiscono assistenza, consulenza, ascolto; promuovono la salute dei singoli e della comunità; sono caratterizzati da un approccio olistico alla salute e dall’integrazione con gli altri servizi sanitari e sociali del territorio. Ma alle parole, devono seguire i FATTI!

Gianluca Piscitelli
Candidato Consigliere al Municipio X

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