Il Litorale romano è sprovvisto di una documentazione
certa riguardante la perimetrazione del demanio marittimo, racchiuso tra la
linea di costa (riva del mare, battigia) e la dividente demaniale (linea a
monte che dovrebbe separare la proprietà dello Stato dalle altre). Solo grazie
a LabUr – Laboratorio di Urbanistica si sta affrontando la questione del
tracciamento della dividente demaniale lungo i 4 km di arenile
prospiciente la pineta di Castelfusano, arenile che addirittura risulterebbe
essere stato sdemanializzato nel 1938. La questione è stata recepita anche
dalla Commissione Trasparenza e Garanzia del Municipio Roma X, presieduta da Pietro
MALARA, che se ne sta interessando e che oggi ha tenuto la seconda seduta, per
la questione dell’affidamento di 37 concessioni balneari incluse nel bando di
gara promosso dalla precedente giunta municipale (M5S) nel 2020. Il punto è
semplice: non è possibile procedere all’affidamento in concessione se non è
nota la consistenza dei beni dati in concessione (come già ribadito da LabUr la
scorsa Commissione *).
La questione della dividente di Castelfusano verte su precise indicazioni di
legge (v. box).
Questa linea (v. fig. in basso) corrisponde, in modo
naturale, alla dividente demaniale e può essere spostata soltanto ad esito di
un preciso procedimento amministrativo (nel nostro caso, di competenza della
Capitaneria di Porto di Roma, sempre assente nelle due Commissione),
regolamentato dai citati articoli del Codice della Navigazione. L’unico che
risulta concluso è quello del 1938, di cui esistono i verbali e tutta la
documentazione inerente, da LabUr acquisita. Per quanto narrato, esiste dunque
una obiettiva incertezza sul presunto tracciato della attuale dividente
demaniale lungo i 4 km di arenile prospicienti la pineta di Castelfusano (dal
Canale dei Pescatori fino al confine con la Tenuta di Castelporziano),
finalmente oggetto, dopo segnalazione di LabUr, di una doppia verifica
amministrativa attualmente in corso e condotta dall’Agenzia del Demanio -
Direzione Roma Capitale e dalla Capitaneria di Porto di Roma. Ricordiamo che lo
specifico procedimento di tracciamento della dividente demaniale previsto
dall'art.32 del Codice della Navigazione, ha solo carattere ricognitivo e non
costitutivo di titolo di demanialità. L'avvio di tale procedimento costituisce
una facoltà e non un obbligo per l'Amministrazione, la quale però è tenuta ad
esercitare tale facoltà nei casi in cui esista un ragionevole dubbio in ordine
all'esatto confine demaniale, come nel nostro caso. E’ per esempio indispensabile
avviare tale procedimento ricognitivo di delimitazione nei casi degli ordini di
sgombero per occupazione abusiva di area demaniale o nei casi di errati ordini
di introito dei canoni concessori, come ampiamente chiarito dalla
giurisprudenza.
Un altro problema che si presenta in tal senso riguarda le zone costiere
soggette al fenomeno dell’erosione, fenomeno che comporta una modifica della
linea di costa e dunque del lido e della spiaggia. In particolare, se parte di
tali aree erano state alienate a terzi, a seguito p.es. di una
sdemanializzazione (come nel nostro caso), occorre necessariamente uno
specifico provvedimento dell’autorità amministrativa, previo accertamento della
destinazione dei beni stessi all’uso pubblico, affinché le stesse aree tornino
ad essere un bene demaniale. Inutile dire che ciò riguarda, in particolare,
proprio quel tratto di arenile compreso tra il Canale dei Pescatori e la via
Cristoforo Colombo, parte integrale dell’arenile in questione.
L’Agenzia del Demanio - Direzione Roma Capitale, confermato anche dagli uffici
di Roma Capitale, ha ufficialmente risposto a LabUr che il tratto del Litorale
di Ostia, compreso tra gli stabilimenti balneari denominati ‘la Marinella’ e
‘Kursaal’, è stato interessato nel 2017 da una nuova delimitazione eseguita da
una Commissione, appositamente convocata dalla Capitaneria di Porto di Roma,
che ha fissato la nuova dividente demaniale marittima lungo la linea di confine
tra il lungomare e gli stabilimenti balneari. Dunque un atto ricognitivo che ha
preso atto dell’esistenza di una precedente dividente demaniale (quella del
1938) e che, secondo l’Arch. Cinzia ESPOSITO (principale conoscitrice della
questione e presente nella scorsa Commissione), ha portato a cancellare i
confini dell’area sdemanializzata riportando i lati 'lunghi' di questo enorme
rettangolo (400 mila mq) a coincidere con il ciglio stradale del lungomare di
Ostia, dove ad oggi si attestano gli stabilimenti balneari.
Pertanto, dopo 4 anni, siamo ancora in una fase
procedimentale di riallineamento della dividente demaniale che però non si è
perfezionata e assolutamente, in accordo con l’art.32 del Codice della
Navigazione, costituisce titolo di demanialità. In altre parole, la modifica
della dividente demaniale del 2017 non ha considerato l’area sdemanializzata
nel 1938.
In conclusione, esiste sul Litorale una totale confusione amministrativa che
compromette la regolarità dei canoni concessori da più di 50 anni emessi nei
confronti degli stabilimenti balneari del Litorale romano. Se verrà confermato,
il danno erariale sarebbe di proporzioni bibliche e inficerebbe sia il bando
del 2020 sia il PUA (Piano di Utilizzazione degli Arenili). Non è più
accettabile che si continui con il fallimentare metodo rutelliano del
"pianificar facendo", che ha portato disastri inenarrabili a Roma
Capitale. Continuare ad insistere a fare bandi senza conoscere la consistenza
dei beni dati in concessione (con schede piene di dati provvisori a causa di
istruttorie non concluse e spesso piene di errori di misurazione e di errori
sulle destinazioni d'uso, e che hanno portato a calcoli dei canoni concessori
errati) è gravissimo perché non tutela gli interessi collettivi.
Per questa ragione abbiamo nuovamente chiesto oggi in
Commissione (a maggior ragione per lo sgarbo istituzionale compiuto
dall'Agenzia del Demanio e della Capitaneria di Porto che erano di nuovo
assenti) di rendere pubblico da DOVE è stata spostata la dividente demaniale e
il deposito in Commissione della documentazione inerente. Gli unici atti sono
quelli di LabUr, depositati in Commissione. Oggi addirittura abbiamo fatto
allegare la delibera 2709/1938 che l'agenzia del Demanio ha comunicato non aver
mai visionato, quando noi l'abbiamo ottenuta con un accesso all'archivio
Storico Capitolino, che è liberamente consultabile.
È chiaro a questo punto che se fra 15 giorni, alla terza
convocazione di Commissione, non dovessero arrivare le risposte dagli enti
competenti, LabUr dovrà rivolgersi alle opportune sedi giudiziarie.
______
(*) http://www.labur.eu/public/blog/2022/03/04/ostia-bando-spiagge-ancora-troppa-nebbia/
Nessun commento:
Posta un commento