giovedì 20 gennaio 2022

LE SPIAGGE DI ROMA IN MANO A UN MANIPOLO DI OPPORTUNISTI E INCAPACI

Raggiri politici, ragazzini e direttori tecnici incapaci messi nei posti chiave e teleguidati da mediocri interessi particolari, organi di controllo che giocano allo scaricabarile, guerre tra bande, ma soprattutto silenzio colpevole da parte di istituzioni, enti e associazioni che si sono riempiti la bocca dell’espressione “tutela dell’interesse pubblico”.

Gravissimo quanto sta accadendo nelle ultime settimane sulla partita delle spiagge del Litorale romano. 
La Regione Lazio sta di fatto modificando la linea di costa del Litorale di Ostia Levante mediante invasive, quanto inefficaci, opere di difesa costiera, mentre l’Agenzia del Demanio ha posto il problema, sia alla Regione Lazio che a Roma Capitale, circa la sdemanializzazione di 400.000 mq, avvenuta nel 1938, proprio ad Ostia Levante. Addirittura non esisterebbero, per le strutture realizzate nel tempo, verbali di incameramento. Nel mentre, la politica sta decidendo, nomine quirinalizie permettendo, le sorti delle concessioni balneari (aste sì, aste no) dopo due discutibili sentenze del Consiglio di Stato (la n.17 e 18 del 9 novembre 2021), veri e propri raggiri politici. Ad aumentare la confusione è intervenuto anche il parere dell’Avvocatura Capitolina in risposta al quesito posto dalla nuova giunta a guida PD del Municipio X (nota CO/140150 del 26 novembre 2021) sulla regolarità o meno di revocare il bando voluto dalla precedente giunta M5S sulla messa a bando delle concessioni, andato per la gran parte, deserto. 

L’Avvocatura, con nota RF/116711 del 7 dicembre 2021, tenuta segreta ma i cui contenuti sono stati resi noti, ha soltanto offerto considerazioni di valenza giuridica lasciando al Municipio X la discrezionalità (e la responsabilità) degli aspetti amministrativi del demanio dichiarati estranei “alla sfera di propria competenza”. Solo il 18 maggio 2022 il TAR Lazio entrerà nel merito dei ricorsi presentati dai titolari delle concessioni balneari contro il bando suddetto e a tale sentenza, sotto il profilo processuale-giudiziale, si rimetterà l’Avvocatura. Al contrario, l’Avvocatura considera che il bando fosse corretto alla luce delle sentenze del Consiglio di Stato, lasciando intendere che potrebbero essere attivati dei contenziosi da parte degli aggiudicatari (provvisori) del bando “in ragione dei rilevanti interessi economici sottesi alla gara”. L’Avvocatura Capitolina, ridottasi ad ufficio legale di un’azienda privata e non pubblica, si limita a sostenere che il Consiglio di Stato le ha dato ragione in quanto, è bene ricordarlo, il bando revocato era stato approvato sotto un profilo giuridico dall’Avvocatura medesima (com'è il vino oste? Bono!). Ma aggiunge: ci rimettiamo alle scelte politiche. 
L’Avvocatura Capitolina, che rappresenta una struttura di supporto agli organi e all’amministrazione di Roma Capitale, risponde tramite il Settore II che però ha competenza legale sul Patrimonio. Peccato che il demanio è dello Stato e che Roma Capitale ha solo compiti gestionali amministrativi per cui avrebbe dovuto rispondere il Settore IX competente sulla pianificazione e dunque sul Piano di Utilizzazione degli Arenili (PUA), che a breve dovrebbe andare in discussione in aula Giulio Cesare per la sua adozione. 
La confusione, forse creata ad arte, regna sovrana. Partono reazioni scomposte, dopo la revoca del bando, da parte del gruppo capitolino M5S (a cui appartiene l’ex-sindaco Virginia Raggi) che ha esplicitamente parlato di ostruzionismo al PUA. Non sappiamo se i grillini, efficienti ‘ripetitori seriali’ di post, abbiano letto il parere dell’Avvocatura, ma una cosa è certa: dopo averlo visionato si percepisce una certa propensione da parte dell'Avvocatura a produrre pareri ondivaghi a seconda del colore della giunta capitolina, oltre a compiere un errore giuridicamente macroscopico e grossolano, quello di aver confuso il demanio marittimo con il patrimonio (forse politico?) di Roma Capitale.

E’ dal 2016 che l’Agenzia del Demanio ha aperto una serie di verifiche sul Litorale romano per capire (mancando dati reali) la consistenza del demanio marittimo a Ostia. All’istruttoria in corso partecipa anche la Regione Lazio che in questi giorni, per difendere la costa di levante dalle mareggiate, sta spacciando gli interventi come una misura di contrasto all’erosione, nonostante sappia perfettamente di non aver ancora definito dopo 50 anni quale sia la linea di costa di riferimento. Non stiamo parlando di un problema di lana caprina: la linea di costa, delimitata a terra dalla dividente demaniale, individua il demanio marittimo e dunque le aree da dare in concessione. Se non sai cosa è tuo, cosa stai dando in concessione? 

In questa tragica confusione legale, amministrativa e politica nessuna persona sana di mente può parlare di sviluppo economico, imprenditoriale e di rilancio turistico di Ostia. In situazioni come queste si infila solo una cattiva gestione, quando non addirittura criminale, di un bene pubblico. Deve partire un serio tavolo tecnico sulla mutazione della linea di costa, non composto da dannosi personaggi quasi sempre incapaci e ignoranti della materia, e per questo scelti appositamente dalla classe politica che governa il territorio. Senza il coinvolgimento delle forze imprenditoriali, in un’ottica di soluzioni afferenti al partenariato pubblico privato, non si va avanti. Anni fa si era introdotto il distretto turistico balneare: un’ottima scelta teorica che però andrebbe ripulita dall’invasività della politica (1).
Sarebbe ora di ripartire almeno da questo.

Paula de Jesus
Resp. Ambiente, Patrimonio e Demanio 

(1) http://waterfrontroma.blogspot.com/2013/06/distretto-turistico-balneare-del.html

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