Il 1° Maggio ad Ostia, come in molte città, i negozi saranno aperti perché c’è “la crisi economica” e “si tratta di un sabato d'inizio mese, la gente ha lo stipendio in tasca e può spendere”, dicono dalla Confesercenti. Dunque la festa del lavoro la si celebra lavorando e spendendo. Chi non può fare né l’una né l’altra cosa, guarderà le vetrine o andrà al concertone del 1° Maggio a Roma centro.
In pochi giorni ad Ostia accadono due fatti importanti.
La festa della Liberazione diventa la festa della Libertà, furbescamente evocativa del Popolo della Libertà, di fronte alla stele dei caduti di tutte le guerre, con tanto di omissione delle parole nazifascismo e partigiano e identificazione dei cittadini che hanno cantato “Bella Ciao”.
La festa del lavoro diventa la festa del consumo, in un quartiere di Roma che ha un numero impressionante di sportelli bancari.
In effetti una cosa è certa: c’è crisi, “c’è grossa crisi” come direbbe Qelo, non tanto e non solo economica, ma soprattutto neuronale e, visto che è primavera, una ‘curetta’ per la memoria sarebbe opportuna.
Mentre va in onda un revisionismo storico che sa di falso, di artificioso e di rancoroso, si trova una mediazione per la manifestazione di CasaPound del 7 Maggio.
L’importante è mediare … anche con la Storia. Peccato che questo tipo di mediazione renda tutti meno liberi e più poveri, alla faccia del Popolo della Libertà e dei portafogli pieni il primo sabato del mese.
Chissà se il 1° Maggio ad Ostia celebreranno la giornata del lavoro mettendo un insegna con su scritto “Arbeit macht frei” (“Il lavoro rende liberi”).
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