venerdì 19 marzo 2010
Vérité ou Barbarie.
Io intendo combattere. Non sono una centrale di opinionismo. Non sono equidistante. Non seguo il modello «Porta a Porta». Cerco di essere sempre rigorosa e chiara, per poter accampare il diritto di lottare per diffondere un altro, ben più alto diritto: quello alla verità. Ma, in ciò, sono intransigente ed aspra. Irritante e fastidiosa. Ora aggressiva, ora ironica. Mi ispiro, per quanto sono in grado di fare, ad alcune grandi figure, prima fra tutte Antonio Gramsci, al suo insegnamento etico, civile, intellettuale e, oso dirlo, politico. Mi ispiro al suo «sarcasmo appassionato», tento di fornire prima di tutto e me stessa e a chi vorrà accompagnarmi nel cammino, strumenti di conoscenza. Sono stata sempre pronta a lottare, con la modestia delle mie capacità e la pochezza dei miei mezzi, per un obiettivo che semplicemente, senza timore di dire una parola sacra, si chiama verità. Perché questo è ciò che voglio fare. E questo, più in generale, è il dovere di uno studioso, non dimenticando, gramscianamente, che la verità è rivoluzionaria, e che la verità che ci sta a cuore è anche la verità che occorre svelare dietro l’ipocrisia, la menzogna, e, soprattutto, l’oppressione, qualunque essa sia.
Oggi la menzogna ha molti volti: io ho scelto insieme ad altri amici di svolgere il nostro compito usando i nostri strumenti, quelli della ricerca, del metodo, dell’acribia filologica, della scepsi critica. E, con un pizzico di superbia, decidiamo di affrontare un compito che è anche politico, di chi, per dirla con Sartre, «abbraccia interamente la sua epoca». Noi non abbiamo nel nostro ideale la figura dello studioso rinchiuso nel suo studio, ma quella dello studioso che si cimenta con i problemi del suo tempo, che si “sporca le mani”, per citare ancora Sartre; che parteggia.
«Odio gli indifferenti»: il grido di battaglia lanciato dal giovane Gramsci sulle pagine del numero unico «La Città Futura», nel febbraio 1917, è per noi non solo attualissimo, ma indispensabile. La lotta per la verità è sempre politica, e la verità giova a tutti: o meglio, a tutti coloro che non traggono vantaggio dal suo occultamento o dal suo rovesciamento.
La lotta contro le menzogne, contro le false verità, contro le imposizioni di impossibili «memorie condivise», contro i vuoti di memoria, contro le facili tendenze all’oblio, contro mistificazioni e rovesciamenti, contro invenzioni di tradizioni, contro il ricorso alla storia come un grande magazzino ove a basso costo si prendono merci da usare a fini di auto legittimazione politica o di delegittimazione dei propri avversari o nemici …
Contro tutto ciò e molto altro ancora, con tutte le nostre forze, ci batteremo, determinati a rompere un silenzio che ci opprime, e un rumore che ci assorda: mezzi di cui il potere tenta di sedare ogni spirito critico, ogni istanza, appunto, di verità. Saremo pochi? Saremo deboli? Non importa. Noi siamo refrattari alla menzogna.
Fare gli urbanisti, farlo seriamente e appassionatamente, con scienza e con volontà di verità (ossia di giustizia), crediamo sia alzare una buona barricata, prima di dover lanciare il grido d’allarme: Hannibal ad portas.
Vérité ou Barbarie.
(manifesto adattato da me e ispirato da un articolo comparso su Il Manifesto)
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