Lo aspettavo questo articolo come la manna nei giorni del deserto cerebrale. Il testo originale lo trovate a questo link (*) con i documenti, a firma di Max Blumenthal, giornalista USA pluripremiato.
E' lungo, ma per smontare una fake ci vuole molto, ma molto più tempo che costruirne una. Qui la traduzione fatta da me alla buona.
Dopo oltre 40mila morti in USA per complicazioni legate alla nuova pandemia si propagano come un virus anche le più assurde teorie della cospirazione secondo cui il CoVID-19 sarebbe un virus prodotto nel laboratorio di ricerca biologico cinese di Wuhan, sfuggito per una perdita accidentale causata da ricerche non sicure sui coronavirus sui pipistrelli, forse deliberatamente, per fabbricare un'arma biologica. Facciamo un po' di cronistoria.
La notizia esce per la prima volta a gennaio sul Washington Times (giornale di destra). Viene respinta e screditata subito da da giornalisti e scienziati.
Ad aprile Trump, che non sa bene che pesci prendere (tranne quelli in faccia), la butta in caciara dando tutta la colpa ai cinesi e sguizaglia Fox News e il Washington Post, che ripescano la storia di gennaio perfezionandola ad uso e consumo del proprio pubblico repubbblicano.
Sia Fox News sia Washington Post non pubblicano una sola prova concreta a supporto delle loro affermazioni, ma trovano sponda anche tra gli anti-trumpiani dell'establishment politico.
Vediamo adesso invece le fonti scientifiche.
1) Un team di ricercatori americani, britannici e australiani lo scrive chiaramente il 17 marzo sulla rivista scientifica Nature: “non crediamo che qualsiasi tipo di scenario di laboratorio sia plausibile…. Le nostre analisi mostrano chiaramente che SARS-CoV-2 non è un virus costruito in laboratorio o un virus appositamente manipolato".
2) Un gruppo di 27 scienziati della sanità pubblica di 8 paesi ha firmato una lettera aperta lo scorso marzo sulla rivista medica Lancet fornendo supporto a scienziati e professionisti della Sanità in Cina "condannando fermamente teorie complottistiche che suggeriscono che il COVID-19 non abbia un'origine naturale“. I risultati scientifici fino ad oggi fatti "concludono in modo schiacciante che questo coronavirus ha avuto origine nella fauna selvatica, così come molti altri agenti patogeni emergenti".
Dopo aver trascorso gli ultimi quattro anni a difendersi da false informazioni propagandate sui media mainstream e da personaggi del c.d. "deep-state" che hanno costruito campagna mediatica per dipingere lui e i suoi alleati come collaboratori russi (Russiagate), Trump ora sta usando le stesse tattiche che ha condannato nei confronti della Cina. E come lo fa? Usando anonimi funzionari statunitensi e fake news ribollite. Lo stesso metodo usato dall'amministrazione di George W. Bush sulle armi irachene di distruzione di massa grzie alla giornalista del New York Times Judith Miller.
La buona reputazione del Times ha conferito legittimità alla storia delle armi di distruzione di massa, consentendo all'amministrazione Bush di ottenere il consenso per l'invasione dell'Iraq. Alla fine la giornalista Miller fu stanata e accusata di essere una truffatrice e andò in prigione proteggendo le sue fonti neocon, ma morirono migliaia di soldati americani e milioni di iracheni.
Oggi, mentre l'amministrazione Trump porta la sua guerra di propaganda contro la Cina a un nuovo livello inquietante, un editorialista neocon al Washington Post riesce a far sembrare la Miller una giornalista alle prime armi.
La teoria secondo cui il virus Covid-19 è sfuggito da un laboratorio di ricerca biologica a Wuhan, in Cina, è stata ripresa il 14 aprile sul Washington Post da Josh Rogin. Neocon ha lavorato in passato presso l'ambasciata giapponese e trascorso il suo tempo a chiedere cambi di regime dei paesi c.d. dell' "asse del male", come li definiva Bush. Verso la fine del suo articolo, Rogin scrive "Non sappiamo se il coronavirus sia nato nel laboratorio di Wuhan" dopo aver passato tutto il resto dell'articolo ad offrire ogni possibile insinuazione che il virus fosse effettivamente fuoriuscito dall'Istituto di Virologia di Wuhan. L'ipotesi di Rogin poggia in gran parte su un cablo del gennaio 2018 dell'Ambasciata degli Stati Uniti a Pechino (che lui sostiene di aver "ottenuto" in modo del tutto casuale). Il cablo avvertiva che "il lavoro del laboratorio di Wuhan sui coronavirus di pipistrello e la loro potenziale trasmissione umana rappresenta un rischio di una nuova pandemia simile alla SARS". Ma come spiega Blumenthal, Rogin ha distorto la natura della ricerca in questione e successivamente si è rifiutato di pubblicare il cablo quando gli scienziati glielo hanno chiesto.
Rogin a questo punto non sa come uscirne e si rivolge a Xiao Qiang, un attivista filo-americano che chiede il cambio di regime in Cina, definito ingannevolmente "ricercatore", al fine di sostenere la tesi complottista. Peccato che non sia né un virologo né un epidemiologo. Nessun virologo o epidemiologo è stato mai citato e ascoltato da Rogin.
L'articolo di Rogin è stato oggetto di aspre critiche da parte della dott.ssa Angela Rasmussen, una virologa della Columbia University, che ha definito le sue affermazioni sul laboratorio cinese "estremamente vaghe" e senza alcuna dimostrazione di "un rischio chiaro e specifico". Ma era troppo tardi. Il virus della disinformazione è diventato pandemico.
Il 15 aprile, il giorno dopo l'articolo di Rogin, il corrispondente di Fox News (per i non vedenti la tv di Trump) Bret Baier ha pubblicato un articolo straordinariamente simile a quello di Rogin che affermava che "c'è una crescente fiducia nel fatto che l'epidemia di Covid-19 abbia probabilmente avuto origine in un laboratorio di Wuhan ..." Come Rogin , Baier non porta prove concrete a sostegno della sua tesi, ma si basa, così scrive, su "documenti classificati e open source" non meglio specificati provenienti da "fonti statunitensi" che però ammette di non aver visto personalmente.
La sera stessa del 15 aprile, il senatore repubblicano neocon Tom Cotton va in onda su Fox News e tuona "Il rapporto di Bret Baier mostra che il partito comunista cinese è responsabile di ogni singola morte, ogni posto di lavoro perso ... da questo coronavirus ... Xi Jinping e tutto il cucuzzaro di comunisti cinesi la pagheranno cara". Ecco il bollino dell'amministrazione Trump sulla banana del complotto.
Nel frattempo, le più importanti voci liberal anti-Trump hanno bruciato l'articolo di Rogin con la lucentezza della rispettabilità bipartisan. Dopo che è stato condiviso dall'editorialista del New York Magazine Yashar Ali, l'editorialista del New York Times Charles Blow ha espresso il proprio stupore per la presunta rivelazione, della serie non mi sono accorto di niente, dormivo. Tom Gara di Buzzfeed ha fatto un ulteriore passo avanti, proclamando che fosse un'ipotesi "decisamente plausibile". Perfino la Columbia Journalism Review ha scritto che l'articolo di Rogin "conteneva una notizis bomba". Anche Chris Hayes su MSNBC sembrava essersi fatto prendere dalla teoria della cospirazione di Rogin. Tutto documentato nel testo di Blumenthal.
Il 17 aprile, il segretario di Stato Mike Pompeo ha portato la teoria infondata sulla scena globale dichiarando: “Stiamo ancora chiedendo al Partito Comunista Cinese di consentire agli esperti di entrare in quel laboratorio di virologia in modo da poter determinare esattamente da dove è iniziato questo virus”.
Lo stesso giorno, Trump dichiara che "sembra avere senso" che il virus sia stato prodotto in un laboratorio di Wuhan. Come Cotton e Pompeo, non ha offerto prove a sostegno del suo 'sesto' senso.
A sei mesi da un'elezione presidenziale e nel mezzo di una pandemia che ha portato già a 43mila morti e l'economia americana in estrema difficoltà, una teoria complottista contro la Cina è diventata l'argomento di distrazione di massa.
Quindi, prendono un vecchio articolo, già bollato come bufala, del 24 gennaio, con un titolo scioccante, uscito sulle pagine del Washington Times, giornale di destra di proprietà della Chiesa dell'Unificazione, culto sudcoreano "Il coronavirus potrebbe essere nato in un laboratorio collegato al programma di guerra biologica cinese". Chi era la fonte? Un ex tenente colonnello in un'unità di intelligence militare israeliana di nome Danny Shoham. "I coronavirus [in particolare la SARS] sono stati studiati nell'istituto e probabilmente lì conservati", dice Shoham al Washington Times, riferendosi al Wuhan Institute of Virology.
Sebbene Shoham abbia suggerito che "la fuoriuscita del virus verso l'esterno potrebbe avvenire sia come perdita sia come infezione di qualcuno che non osservi le norme di sicurezza" ha infine ammesso (come praticamente ogni altro esperto fino ad oggi): "finora non ci sono prove o indicazioni che un tale incidente sia avvenuto"
Shoham è attualmente membro del Begin-Sadat Center for Strategic Studies, un centro di ricerca collegato al partito Likud con sede presso l'Università israeliana di Bar-Ilan. Uno sguardo al suo lavoro nell'istituto rivela una chiara dedizione all'agenda del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, con particolare attenzione a contenere l'Iran e insistere sul cambio di regime in Siria. Il Centro Begin-Sadat in passato ha sollecitato l'Occidente a non sconfiggere l'ISIS, ponendo il gruppo jihadista come uno "strumento utile" per minare il governo siriano e l'Iran.
Oltre a Shoham, il Washington Times cita nel suo articolo di Gennaio una puntata radiofonica di Radio Free Asia (RFA) che insinuava che il Wuhan Institute of Virology avrebbe potuto essere la fonte di Covid-19. La RFA è un'agenzia di stampa del governo degli Stati Uniti creata durante la guerra fredda come parte di una "Rete di propaganda mondiale costruita dalla CIA", secondo il New York Times. RFA è gestito dall'Agenzia statunitense per i media globali (ex Broadcasting Board of Governors), un'agenzia federale del governo degli Stati Uniti che opera sotto la sorveglianza del Dipartimento di Stato. Descrivendo il suo lavoro come "vitale per gli interessi nazionali degli Stati Uniti", l'obiettivo principale della radiodiffusione dell'Agenzia degli Stati Uniti è di essere "coerente con gli obiettivi generali di politica estera degli Stati Uniti".
Larry Klayman, un avvocato repubblicano di destra con una propensione a presentare azioni di disturbo contro i nemici politici, si è fiondato sull'articolo del Washington Times per proclamare l'intento di una causa legale da 20 miliardi di dollari contro la Cina presso il tribunale federale degli Stati Uniti. (Il senatore Cotton e il neocons Henry Jackson si sono accodati) .
Giorni dopo l'articolo del Washington Times, il principale rivale del giornale, il Washington Post, ha pubblicato un lungo articolo che citava i virologi che confutavano la teoria secondo cui il Covid-19 non è un virus da laboratorio, a testimonianza della qualità della ricerca presso il Wuhan Institute of Virology e versando acqua fredda sulla teoria incendiaria che il virus fosse un'arma biologica.
Il 25 marzo, due mesi dopo la sua prima pubblicazione, il Washington Times ha aggiunto un editoriale all'articolo precedente, negando se stesso: "Da quando questa storia è andata avanti", si legge "scienziati al di fuori della Cina hanno avuto la possibilità di studiare il virus SARS-CoV-2. Hanno concluso che non mostra segni di essere stato fabbricato o manipolato intenzionalmente in un laboratorio, anche se l'origine esatta rimane oscura e gli esperti discutono se possa essere sfuggito da un laboratorio cinese che lo stava studiando".
Lo stesso giorno, Danny Shoham dichiara al quotidiano israeliano Haaretz: "Al momento non ci sono ancora risultati inequivocabili che ci dicano chiaramente quale sia la fonte del virus".
La teoria della cospirazione sembrava essersi fermata. E invece nel tentativo disperato di far rivivere la storia apparentemente morta dopo due mesi, l'amministrazione Trump torna a bomba.
14 aprile, sempre lo stesso giornale, Josh Rogin del Washington Post riporta in vita la cospirazione del laboratorio di Wuhan sollevando sospetti su presunti problemi di sicurezza in un laboratorio che studiava i coronavirus presso il Wuhan Institute of Virology (WIV).
La struttura cinese è un laboratorio di livello 4 di sicurezza biologica (BSL-4), il più alto standard internazionale di precauzione di sicurezza biologica. Dozzine di strutture BSL-4 sono operative in tutto il mondo, tra cui 13 strutture negli Stati Uniti sono nate nel 2013. "L'obiettivo finale della ricerca BSL-4", secondo Scientific American, "[è] avanzare verso la prevenzione e il trattamento di malattie mortali".
Rogin ha basato i suoi timori su potenziali problemi di sicurezza con il laboratorio cinese su un unico, vago commento dei funzionari dell'ambasciata americana a Pechino senza alcuna competenza scientifica. "Durante l'incontro con gli scienziati del laboratorio WIV", si legge nel cablo, "hanno notato che il nuovo laboratorio ha una grave carenza di tecnici e investigatori adeguatamente formati necessari per operare in sicurezza in questo laboratorio ad alto contenimento". Peccato che Rogin non faccia menzione di tutto ciò che è scritto nei cablo. Nei documenti, i funzionari statunitensi hanno posto maggiormente l'accento sul valore della ricerca condotta nel laboratorio di Wuhan per predire e prevenire potenziali focolai di coronavirus, più che sulla sicurezza. "Soprattutto", è scritto sul cablo "i ricercatori hanno anche dimostrato che vari coronavirus simili alla SARS possono interagire con ACE2, il recettore umano identificato per il coronavirus SARS. Questa scoperta suggerisce fortemente che i coronavirus tipo SARS dei pipistrelli possono essere trasmessi all'uomo causando malattie simili alla SARS. Dal punto di vista della salute pubblica, ciò obbliga alla sorveglianza continua sui coronavirus tipo SARS nei pipistrelli e lo studio dell'interfaccia animale-umana fondamentale per la futura previsione e prevenzione dell'epidemia di coronavirus emergenti".
La dott.ssa Angela Rasmussen, virologa e ricercatrice associata presso il Center of Infection and Immunity alla Columbia University School of Public Health, ha sottolineato che il cablo "sostiene che è importante continuare a lavorare sui COV di pipistrelli a causa del loro potenziale come agenti patogeni umani, ma non suggerisce che esistano problemi di sicurezza relativi in particolare al lavoro di WIV su COV di pipistrelli in grado di utilizzare ACE2 umano come recettore".
Alla fine, Rogin è stato costretto ad ammettere che non c'erano prove a sostegno delle sue insinuazioni, scrivendo nel penultimo paragrafo dell'articolo, "Non sappiamo se il coronavirus sia nato nel laboratorio di Wuhan".
Mentre Rogin ha affermato che è stato "insolito" per i funzionari dell'ambasciata americana visitare il laboratorio di Wuhan,in realtà gli scambi internazionali sono estremamente comuni, così come la collaborazione tra ricercatori americani e cinesi. Dall'apertura nel 2015, WIV ha ricevuto molte visite di scienziati, esperti e funzionari governativi di oltre una dozzina di paesi.
La struttura in questione, il laboratorio nazionale di biosicurezza di alto livello, è il prodotto della collaborazione congiunta tra Cina e Francia e certificata dalle autorità di entrambi i paesi insieme agli standard dell'Organizzazione internazionale per la standardizzazione (ISO) nel 2016. Dal 2015, otto delegazioni di funzionari del governo francese, scienziati e professionisti della salute hanno visitato il laboratorio.
È importante notare che la Francia, il paese con la maggiore esperienza e conoscenza del laboratorio di Wuhan oltre alla Cina, ha respinto con forza le notizie secondo cui il nuovo coronavirus è nato in laboratorio. "Vorremmo chiarire che fino ad oggi non ci sono prove concrete a conferma dei recenti rapporti sulla stampa americana che collegano le origini di Covid-19 e il lavoro del laboratorio P4 [o BSL-4] di Wuhan, in Cina", così un funzionario dell'ufficio del Presidente Emmanuel Macron il 18 aprile.
Secondo l'OMS, "sono stati fatti molti investimenti nella formazione del personale", con la formazione di ricercatori negli Stati Uniti, in Francia, in Canada e in Australia e poi anche in Cina prima che il laboratorio diventasse operativo. I ricercatori cinesi sono stati schietti e trasparenti nel loro protocollo di sicurezza, pubblicando, a maggio 2019, una panoramica del programma di formazione per utenti del laboratorio in una pubblicazione del CDC statunitense sulle malattie infettive emergenti.
Invece di discutere le questioni relative alla WIV con esperti scientifici, Rogin ha tentato di rafforzare le sue affermazioni basandosi sulla speculazione di funzionari anonimi dell'amministrazione Trump e Xiao Qiang, un attivista del governo anti-cinese con una lunga storia di finanziamenti del governo USA. Rogin definisce Xiao semplicemente come un "ricercatore", tentando disonestamente di fornire credibilità accademica ad un professionista della dissidenza politica. In effetti, Xiao non ha esperienza in nessuna scienza e tiene lezioni su "attivismo digitale", "libertà su Internet" e "blog sulla Cina". Rogin cioè ha completamente omesso di dire il vero record di Xiao Qiang come attivista del governo anti-cinese.
Per oltre 20 anni, Xiao ha lavorato ed è stato finanziato dal National Endowment for Democracy (NED), il braccio armato principale degli sforzi di cambio di regime del governo degli Stati Uniti nei paesi presi di mira da Washington. Il NED ha finanziato e addestrato movimenti di opposizione di destra dal Venezuela al Nicaragua a Hong Kong, dove elementi violenti separatisti hanno trascorso gran parte del 2019 a chiedere la fine del dominio cinese.
Xiao è stato Direttore Esecutivo della ONG di New York "Human Rights" in Cina dal 1991 al 2002. Come collaboratore di lunga data della NED, è stato Vice-Presidente del Comitato Direttivo del World Movement for Democracy, la "rete delle reti" internazionale fondata dal NED e "per la quale il NED funge da segretariato". Xiao è anche caporedattore di China Digital Times, una pubblicazione da lui fondata nel 2003, anch'essa finanziata dal NED.
Per suggerire subdolamente che il Wuhan Institute of Virology fosse la fonte dell'epidemia di Covid-19, Rogin ha attaccato Shi Zhengli, a capo del gruppo di ricerca del WIV che studiava i coronavirus dei pipistrelli, distorcendo il suo lavoro scientifico per dipingerla come una scienziata pazza e spericolata. Rogin è arrivato ad affermare che "altri scienziati hanno messo in dubbio il lavoro di Shi e del suo team e che stavano correndo rischi inutili" e che "il governo degli Stati Uniti aveva imposto una moratoria sul finanziamento" sulla ricerca che il team di Shi stava portando avanti.
Per timore che il suo articolo venisse riproposto con noncuranza dai teorici della cospirazione per suggerire che il coronavirus fosse stato progettato in laboratorio, gli editori di Nature hanno posto un disclaimer in cima all'articolo a marzo in cui affermava: “Siamo consapevoli che questa storia viene utilizzata come base per teorie non verificate secondo cui il nuovo coronavirus che causa COVID-19 è stato progettato. Non ci sono prove che questo sia vero; gli scienziati ritengono che un animale sia la fonte più probabile del coronavirus. "
Secondo Nature, lo studio condotto dagli americani era "in corso prima dell'inizio della moratoria americana e il National Institutes of Health (NIH) degli Stati Uniti gli ha permesso di procedere mentre era in fase di revisione da parte dell'agenzia".
Gli scienziati hanno massacrato Rogin per non aver intervistato alcun esperto e fatto affidamento su vaghe insinuazioni al fine di promuovere un'agenda guidata dalla politica.
Il dott. Rasmussen, il virologo della Columbia University, ha criticato le affermazioni sensazionali di Rogin sui protocolli di sicurezza del laboratorio cinese come "estremamente vaghe", affermando che non è riuscito a "dimostrare un rischio chiaro e specifico". Il Dr. Rasmussen ha continuato a criticare Rogin per aver rappresentato in modo inesatto i cablo del Dipartimento di Stato USA e l'uso disinvolto del virgolettato per sostenere la sua narrazione.
Il Dr. Stephen Goldstein, un altro virologo e ricercatore presso la School of Medicine dell'Università dello Utah, ha accusato Rogin di "molteplici lacune sostanziali e scientifiche" e di basarsi su "insinuazioni non supportate". Rogin ha sempre respinto le loro richieste di pubblicare i cablo del Dipartimento di Stato americano nella loro interezza.
Dopo essere stato sfidato dal Dr. Rasmussen, dal Dr. Goldstein e da altri per i suoi rapporti irresponsabili e l'incapacità di consultare esperti scientifici, Rogin ha affermato di aver parlato con "i migliori virologi", ma si è rifiutato di elaborare o spiegare perché non includesse le opinioni di questi presunti esperti nel suo articolo.
Un articolo di Forbes del 17 aprile del Dr. Jason Kindrachuk, un assistente professore di patogenesi virale all'Università di Manitoba, ha anche minato le affermazioni di Rogin, affermando che non esistono prove scientifiche a sostegno della teoria secondo cui il nuovo coronavirus sia trapelato da un laboratorio cinese.
Ricordiamo che è Rogin del Washington Post: ha fatto carriera pubblicando articoli sensazionalistici quando non di propaganda neocon, mascherata da cronaca. Dopo un periodo di lavoro presso un quotidiano giapponese ha lavorato all'Ambasciata del Giappone. Rogin si è fatto un nome come trasportatore di acqua presso gli uffici della sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Al Daily Beast, ha collaborato con il neocon Eli Lake su una storia fasulla del 2013 sostenendo che la "Legion of Doom" di Al Qaeda si era riunita per una "conference call". Il classico prodotto di fughe di notizie da parte di sostenitori della sicurezza nazionale che cercavano di dipingere Obama come debole nei confronti del terrorismo. Rogin e Lake sono stati infine costretti a confessare che la "chiamata" era inesistente dopo che lo hanno deriso per giorni e infine criticato anche da esperti di sicurezza nazionale.
Due anni dopo, Rogin si è inventato un'altra falsa storia con tanto di foto: una colonna di carri armati russi che rifornivano separatisti filo-russi in Ucraina. Le foto risultarono vecchie di anni e raffiguravano carri armati russi nell'Ossezia meridionale.
Le cadute di Rogin lo hanno portato accanto a Bloomberg, dove lui e il collega neocon Eli Lake sono stati premiati con stipendi da $ 275.000 all'anno per fare copia e incolla dei comunicati dei sostenitori della politica estera nel Congresso e nel Dipartimento di Stato.
Da quando Rogin è entrato a far parte del Washington Post di proprietà di Amazon dal 2017, ha fatto pressioni sull'ex consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca John Bolton affinché seguisse la sua etichetta "Troika of Tyranny" con operazioni di cambio di regime contro gli stati socialisti in America Latina; ha fatto pressioni, dopo l'uccisione da parte degli Stati Uniti del leader dell'ISIS Abu Bakr al-Baghdadi, per chiedere agli Stati Uniti di assassinare il presidente siriano Bashar al-Assad; ha chiesto a gran voce agli Stati Uniti di sostenere le milizie estremiste nella provincia siriana di Idlib controllata da Al Qaeda; e ha suggerito che un ex funzionario di Obama sia processato davanti al tribunale federale per aver fatto pressioni sulla società di comunicazione cinese privata, Huawei.
All'inizio di quella che divenne una crociata lunga anni per denigrare il rappresentante Tulsi Gabbard per la sua opposizione alla guerra per procura americana in Siria, Rogin fu costretto a pubblicare una correzione di 70 parole dopo aver accusato Gabbard di agire come "portavoce di Assad a Washington."
Nonostante la sua lunga storia di gaffes e retorica febbrile, Rogin è riuscito a imbastire e veicolare sui mainstream una teoria della cospirazione respinta dagli scienziati come pura fantasia. Il documento costruito per fare opposizione a Trump, ha fornito all'amministrazione Trump il veicolo perfetto per consegnare al pubblico la propaganda della guerra fredda.
Come avverte il motto del Post, "La democrazia muore nelle tenebre".
(*) https://thegrayzone.com/2020/04/20/trump-media-chinese-lab-coronavirus-conspiracy/amp/?__twitter_impression=true&fbclid=IwAR1a1K5ap21TbK9HYytRyX8LbqjPWYO0oCQygNPbYrNFTebKWG-TSuXywGk