a dicembre 2015 in ambito di Legge di Stabilità, ha approfittato del problema, introducendo nella legge un emendamento a favore di tutti i balneari, poi riformulato in sede di testo finale (14 dicembre 2015), ma che inizialmente così recitava: “…fino al 31 dicembre 2016 sono sospese le decadenze, nonché gli eventuali procedimenti amministrativi, avviati dalle amministrazioni competenti, concernenti il rilascio, la sospensione, la revoca o la decadenza della concessione demaniale marittima derivanti dal mancato versamento del canone, e relativi effetti” (pubblicato nel Bollettino delle Giunte e Commissioni del 06/12/2015). In questa frase non c’era alcuna restrizione ai soli “concessionari pertinenziali“. Forse solo così si capisce perché il senatore Stefano Esposito (PD), intervenendo sull’argomento telecomandato da Matteo Orfini (presidente PD), ha scritto ‘spiaggie’ con una imbarazzante ‘i’ di troppo, la ‘i’ di ‘interessi’ ‘illegittimi quando non illeciti’. Interessi ai quali il PD da 2 anni a questa parte sembra essersi dedicato con particolare attenzione, soprattutto ad Ostia, dove si adopera per creare evidente confusione. D’altronde Stefano Esposito, personaggio sconosciuto alla politica, è diventato ‘famoso’ nel suo breve Assessorato alla Mobilità presso il Comune di Roma (materia a lui ignota) per le bestemmie in Aula Giulio Cesare, per aver intonato il coretto juventino “Roma merda”, per essere diventato un troll su twitter e facebook contro il M5S e per esser stato condannato per diffamazione verso i NoTav. Insomma, l’ultima ‘sbrodolata’ di Esposito serve solo per gettare fumo e far ‘caciara’ con l’obiettivo di mascherare gli interessi del PD sulle spiagge. Vediamo perché.
LA QUESTIONE DEI CANONI DEMANIALI RIVISTI NEL 2007
Con la legge finanziaria del 2007 (art.1 comma 251 legge 296/2006) sono state introdotte nuove modalità di calcolo dei canoni demaniali marittimi per finalità turistico/ricreative.
Con una serie di circolari dell’Agenzia del Demanio e del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sono state stabilite le ‘linee guida’ per la determinazione del canone demaniale relativamente all’individuazione e quantificazione delle superfici demaniali sulla base delle seguenti tipologie: area scoperta, area di facile rimozione, area di difficile rimozione, pertinenze demaniali non soggette a canone OMI, pertinenze demaniali soggette a canone OMI e specchi d’acqua. Per ‘pertinenza demaniale’ si intende una costruzione (bar, ristorante, etc.), realizzata dal privato in area di concessione, che risulta però acquisita dallo Stato. Quelle soggette al canone OMI sono quelle destinate ad attività commerciali, terziario/direzionali e di produzione di beni e servizi.
Ricordiamo che l’Osservatorio del Mercato Immobiliare (OMI) è l’organo dell’Agenzia delle Entrate che cura la rilevazione e l’elaborazione delle informazioni di carattere tecnico-economico relative ai valori immobiliari e al mercato degli affitti. Dunque, per canone OMI, si intende che a un ristorante, a un bar, a una palestra costruita su demanio marittimo deve applicarsi, come coefficiente, lo stesso valore di mercato rilevato dagli esercizi equivalenti della stessa zona e che non insistono su aree demaniali.
ACQUISIZIONE ALLO STATO DELLE OPERE INAMOVIBILI REALIZZATE NELL’AMBITO DI UNA CONCESSIONE DEMANIALE MARITTIMA
Le ‘pertinenze demaniali’ soggette a canone OMI sono opere spesso, per loro natura, ‘non amovibili’: bar, ristoranti, palestre, negozi, etc. che sono state acquisite, gratuitamente,
dallo Stato. Infatti l’Agenzia del Demanio impone che alla scadenza di una concessione demaniale, l’acquisizione (accessione gratuita) allo Stato delle opere ‘non amovibili’ in essa
comprese avvenga ‘ipso iure’ cioè senza la necessità dell’adozione di alcun ulteriore atto, salva la facoltà dell’autorità concedente di ordinarne la demolizione. Non è previsto alcun
rimborso o compenso all’ex-concessionario. Ciò avviene mediante un atto di incameramento, che consiste nella redazione del ‘testimoniale di stato’ e del ‘verbale di contestazione’ delle opere ‘non amovibili’. Il passaggio delle opere ‘non amovibili’ allo Stato si chiama ‘devoluzione’. Da qui l’importanza tra rinnovo e proroga di una concessione. Il rinnovo segna la scadenza della precedente concessione e dunque l’incameramento delle opere ‘non amovibili; la proroga presuppone la continuazione del rapporto in corso e dunque non c’è incameramento. In realtà la legge che fino ad oggi ha consentito il rinnovo automatico delle concessioni ha introdotto un regime derogatorio che in sostanza esclude l’incameramento, uguagliando il rinnovo automatico alla proroga. E’ chiaro che in fase di incameramento esiste una molteplicità di casi: si deve valutare se un’opera è veramente inamovibile, se è in buono stato di conservazione o se conviene demolirla e così via.
IL PROBLEMA
Il problema è come considerare le opere di difficile rimozione (‘non amovibili’) realizzate in aree in concessione che, alla scadenza del titolo, non siano state formalmente incamerate tra le pertinenze demaniali mediante redazione di specifico verbale e relativo testimoniale di Stato (atto di incameramento). Ciò è all’origine della disparità dei pagamenti tra le concessioni che hanno al loro interno beni incamerati (pertinenze dunque soggette anche al canone OMI, secondo gli aumenti previsti dalla finanziaria del 2007) e concessioni che non li hanno. Le prime, vengono chiamate “concessioni pertinenziali” proprio perché nel canone da pagare la quota dovuta alle pertinenze è quella più rilevante. Il problema delle pertinenze demaniali, con canoni aumentati del 300% o 1500% in un anno (dal 2006 al 2007), ha mandato e sta mandando in fallimento centinaia di imprenditori balneari italiani che prima pagavano poco e ora pagano troppo.
Una recente sentenza del TAR della Toscana n.328 del 27 febbraio 2015 ha stabilito che i beni edificati dal concessionario su area demaniale sono in proprietà superficiaria del
concessionario e non sono quindi di proprietà demaniale, dunque non sono pertinenze demaniali e quindi non sono soggette al canone OMI, ma a quello tabellare. In questo modo, si è definitivamente sancita la disparità con i concessionari pertinenziali, che devono pagare canoni insostenibili e che, a causa di ciò, stanno per vedersi revocata la concessione stessa proprio per il mancato pagamento del canone.
IL CAOS INTRODOTTO DAL PD
Mentre da anni si discute tale problema in ogni sede senza venirne a capo, a partire dall’estate 2013 (dopo gli arresti per mafia sul Litorale romano e dopo l’arresto del presidente del X Municipio, Andrea Tassone, PD), il PD ha imbastito un’azione di fanatismo nel nome della “Legalità” dando dei ‘mafiosi’ a tutti i concessionari balneari e considerandoli abusivi per aver costruito in maniera, a loro dire, illegale sul demanio marittimo. Poiché il litorale di Roma è, per decentramento amministrativo, governato proprio dal X Municipio, sono partite da Ostia le finte ‘ruspe della legalità’, si sono aperti finti varchi a mare e si sono operati, fino a novembre 2015, finti sequestri per presunti abusi edilizi, mai convalidati da un GIP, su bar, ristoranti e locali degli stabilimenti balneari (nessuno in realtà mai incamerato). Tutto orchestrato a livello mediatico dal Sen. Stefano Esposito, telecomandato da Matteo Orfini, in veste di commissario del PD di Ostia. Obiettivo, indebolire il potere delle associazioni dei balneari di Ostia. Peccato che Orfini sia stato evidentemente messo all’oscuro su quello che il partito, che lui stesso presiede, stava facendo alla Camera in ambito di Legge di Stabilità.
Infatti è accaduto qualcosa di incredibile a inizio dicembre 2015.
Nel testo approvato dalla V Commissione Bilancio della Camera (A.C. 3444-A) della Legge di Stabilità 2016 (nuovo nome della legge finanziaria), è comparso il 6 dicembre 2015 il
seguente emendamento (pubblicato nel Bollettino delle Giunte e Commissioni del 06/12/2015):
Dopo il comma 256, aggiungere il seguente:
256¬bis. Nelle more del riordino della materia previsto dall’articolo 1, comma 732, della legge 27 dicembre 2013, n.147, fino al 31 dicembre 2016 sono sospese le decadenze,
nonché gli eventuali procedimenti amministrativi, avviati dalle amministrazioni competenti, concernenti il rilascio, la sospensione, la revoca o la decadenza della concessione demaniale marittima derivanti dal mancato versamento del canone, e relativi effetti. Fino alla medesima data del 31 dicembre 2016 sono sospesi i procedimenti amministrativi finalizzati alla devoluzione delle opere non amovibili di cui all’articolo 49 del regio decreto 30 marzo 1942, n. 327.
[nr. di presentazione: 27.46; presentatori Pizzolante (AP), Arlotti (PD), Giacobbe (PD), Capone (PD), Sani (PD)]
Dunque, non si diceva esplicitamente di voler salvare i ‘concessionari pertinenziali’, bensì si chideva di sospendere la devoluzione delle opere non amovibili nel caso di mancato
pagamento del canone (quindi una regola che vale per tutti i concessionari), che estendeva di fatto a tutta la categoria dei concessionari balneari l’impunità in caso di mancato
pagamento del canone. Il M5S a questo punto ha accusato il 15 dicembre il PD di fare il doppio gioco con i balneari, perché se da una parte il PD, capeggiato da Esposito, li definisce ‘mafiosi’ ad Ostia, dall’altra avrebbe consentito con l’emendamento che, in assenza del pagamento del canone, nulla potesse accadere nei loro riguardi.
Peccato che il 14 dicembre tale emendamento (pubblicato nel Bollettino delle Giunte e Commissioni) fosse già stato riformulato, riportando la questione nei giusti termini:
Dopo il comma 256, aggiungere il seguente:
256bis. Sino alla data del 30 settembre 2016, entro la quale si provvede al complessivo riordino della disciplina dei canoni demaniali marittimi, i procedimenti amministrativi
pendenti alla data del 15 novembre 2015, avviati dalle amministrazioni competenti per il rilascio, la sospensione, la revoca e la decadenza di concessioni demaniali marittime con
finalità turisticoricreative, con esclusivo riferimento a quelle inerenti la conduzione delle pertinenze demaniali, derivanti da procedure di contenzioso connesse all’applicazione dei
criteri per il calcolo dei canoni di cui all’articolo 1, comma 251, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, sono sospesi. La disposizione di cui al presente comma non si applica per i
beni pertinenziali che risultano comunque oggetto di procedimenti giudiziari di natura penale. [nr. di presentazione: 27.46; presentatori Pizzolante (AP), Arlotti (PD)]
A questo punto il “coupe de theatre” di Stefano Esposito: il 17 dicembre, nonostante non sapesse nulla di quanto fosse accaduto sino ad allora, accusa il M5S di non sapere a sua volta dell’emendamento riformulato! e dichiara di essere “incredulo per un’iniziativa incomprensibile“che “testimonia una mancanza di regia politica” sul tema da parte del PD. Poi, per salvare l’azione mediatica condotta ad Ostia, aggiunge di “confidare nel Lodo Mirabelli”. Franco Mirabelli è il capogruppo del PD in Commissione Antimafia e una sua modifica all’emendamento contestato avrebbe consentito di non far valere la norma per gli enti commissariati per mafia. A parte che l’emendamento era già stato approvato nella sua versione finale il 14 dicembre (cioè 3 giorni prima!), ma comunque l’emendamento non interveniva (neppure nella sua stesura iniziale) sugli eventuali abusi edilizi, ma solo sul mancato versamento del canone. Esposito, nel cavalcare la tesi ad Ostia dei balneari ‘mafiosi’, neppure si era accorto che, se ci fosse stato l’intervento della Commissione Antimafia come auspicato anche da Orfini, sarebbero stati coinvolti nella sua ‘guerra’ personale anche i concessionari di Bovalino, Bagnara Calabra, Scicli o Scalea, anch’essi comuni marini commissariati per mafia. A correre in soccorso del senatore distratto, anche l’organo di partito, l’Unità che, con un imbarazzante e raffazzonato articolo, ha finito per creare ulteriore caos. Infatti, oltre a riportare le esternazioni di Esposito, ha riportato anche un intervento di Carla Ruoco (deputato M5S) del giugno 2014 in cui evidenziava, con chiarezza, i problemi dei concessionari pertinenziali. Peccato che l’Unità abbia messo sullo stesso piano l’intervento del M5S (confinato ai soli concessionari pertinenziali) con l’emendamento iniziale della Legge di Stabilità 2016 che invece era aperto a tutti i concessionari, seguendo il delirio di Esposito in tandem con Orfini.
Quindi, in odore di smascheramento, il PD dopo 8 giorni dall’errore commesso (speriamo in buona fede) riformula l’emendamento, questa volta rivolto ai soli concessionari pertinenziali. Si evince dunque come Orfini ed Esposito abbiano strumentalizzato una questione delicata e nazionale per diffamare nuovamente l’intera categoria dei balneari di Ostia con metodi di distrazione di massa, che portano lontano dalla verità. Consigliamo ad entrambi di interessarsi del lavoro svolto dai colleghi alla Camera dei Deputati per evitare figuracce mostrando tutto il loro vuoto pneumatico tecnico e politico.
Paula de Jesus per LabUr