sabato 31 ottobre 2009
Mo' basta
Razzismo, antisemitismo, omofobia, xenofobia, sessismo … in una parola sola, violenza.
Violenza come modalità espressiva, soprattutto praticata in gruppo con qualunque pretesto.
L’ultimo episodio ad Ostia contro un giornalista pestato al grido di “frocio comunista”, ma poteva accadere ovunque. La sub cultura non ha confini geografici.
Di episodi tragici, come ad esempio la violenza sessuale, ne accadono in continuazione, dalla nuova fiera nella notte di capodanno all’episodio de La Storta sfruttato dalla destra in campagna elettorale. Sarà anche un problema di illuminazione elettrica, ma è soprattutto un problema di cervelli spenti.
Non è Roma ad essere violenta. Sono gli individui quando usano un linguaggio verbale e corporeo violento verso i diversi da sé. Individui prima di tutto pigri mentalmente, perché è poco faticoso associare molte persone sotto un’unica idea: tutte insieme senza distinzioni individuali. E' un vero e proprio codice di riconoscimento: gli omofobi, i razzisti, gli antisemiti, i xenofobi, i sessisti … vanno d’accordo tra loro, si riconoscono e si attraggono; rinforzano le loro credenze a vicenda e accorgendosi che non sono soli a pensare in quel modo concludono che hanno ragione, secondo il falso sillogismo che la maggioranza ha sempre ragione. Proprio perché genera emulazione la violenza è facilmente portata ad espandersi. Non si tratta di fenomeni isolati, come alcuni politici affermano, perché se delle persone hanno il coraggio di rivelare il loro odio in pubblico, di esercitare la loro violenza pubblicamente, è perché sanno di poter contare su un appoggio, spesso anche tacito, dell’opinione pubblica.
Questa si chiama barbarie.
Ed è sbagliato mettere la testa sotto la sabbia o rifiutare di vedere. E ancora più sbagliato scegliere la strada assolutoria. Essere o sembrare deboli, nella modernità della competizione, della deregolazione, dell'individualismo e del mercato elevati a religione, è una colpa in sé. È una colpa essere donna, è una colpa essere senza casa, è una colpa essere nero, omosessuale, islamico ... Tutti loro sono la misura della debolezza profonda dei ‘forti’, la precarietà del loro diritto, la tranquillità del loro dominio.
I potenti non riescono a vincere davvero le guerre, i violenti non fanno che mettere in scena la loro paura, i razzisti non riescono a sentirsi superiori alle loro vittime, la finanza globale va in rovina e porta rovina con sé ... E' la rabbia frustrata di chi si crede forte e si accorge di non esserlo più che produce violenza.
Prima che alla violenza, domani, alla manifestazione di Ostia, dobbiamo prestare attenzione al linguaggio, perché esso è il veicolo primo e più potente di ogni forma di violenza.
Con il linguaggio si può deumanizzare o onorare, spogliare della dignità o dare dignità. Dobbiamo partire da lì. In Italia, sui giornali, in televisione, in Parlamento, si fa a gara per tirar fuori la parola più razzista, omofoba, sessista o l’espressione più volgare e intollerante. E il pubblico ride, senza rendersi conto che ridicolizza se stesso e prima o poi pagherà il prezzo di un senso comune di violenza e di sopraffazione che diventerà egemonico.
Violenza come modalità espressiva, soprattutto praticata in gruppo con qualunque pretesto.
L’ultimo episodio ad Ostia contro un giornalista pestato al grido di “frocio comunista”, ma poteva accadere ovunque. La sub cultura non ha confini geografici.
Di episodi tragici, come ad esempio la violenza sessuale, ne accadono in continuazione, dalla nuova fiera nella notte di capodanno all’episodio de La Storta sfruttato dalla destra in campagna elettorale. Sarà anche un problema di illuminazione elettrica, ma è soprattutto un problema di cervelli spenti.
Non è Roma ad essere violenta. Sono gli individui quando usano un linguaggio verbale e corporeo violento verso i diversi da sé. Individui prima di tutto pigri mentalmente, perché è poco faticoso associare molte persone sotto un’unica idea: tutte insieme senza distinzioni individuali. E' un vero e proprio codice di riconoscimento: gli omofobi, i razzisti, gli antisemiti, i xenofobi, i sessisti … vanno d’accordo tra loro, si riconoscono e si attraggono; rinforzano le loro credenze a vicenda e accorgendosi che non sono soli a pensare in quel modo concludono che hanno ragione, secondo il falso sillogismo che la maggioranza ha sempre ragione. Proprio perché genera emulazione la violenza è facilmente portata ad espandersi. Non si tratta di fenomeni isolati, come alcuni politici affermano, perché se delle persone hanno il coraggio di rivelare il loro odio in pubblico, di esercitare la loro violenza pubblicamente, è perché sanno di poter contare su un appoggio, spesso anche tacito, dell’opinione pubblica.
Questa si chiama barbarie.
Ed è sbagliato mettere la testa sotto la sabbia o rifiutare di vedere. E ancora più sbagliato scegliere la strada assolutoria. Essere o sembrare deboli, nella modernità della competizione, della deregolazione, dell'individualismo e del mercato elevati a religione, è una colpa in sé. È una colpa essere donna, è una colpa essere senza casa, è una colpa essere nero, omosessuale, islamico ... Tutti loro sono la misura della debolezza profonda dei ‘forti’, la precarietà del loro diritto, la tranquillità del loro dominio.
I potenti non riescono a vincere davvero le guerre, i violenti non fanno che mettere in scena la loro paura, i razzisti non riescono a sentirsi superiori alle loro vittime, la finanza globale va in rovina e porta rovina con sé ... E' la rabbia frustrata di chi si crede forte e si accorge di non esserlo più che produce violenza.
Prima che alla violenza, domani, alla manifestazione di Ostia, dobbiamo prestare attenzione al linguaggio, perché esso è il veicolo primo e più potente di ogni forma di violenza.
Con il linguaggio si può deumanizzare o onorare, spogliare della dignità o dare dignità. Dobbiamo partire da lì. In Italia, sui giornali, in televisione, in Parlamento, si fa a gara per tirar fuori la parola più razzista, omofoba, sessista o l’espressione più volgare e intollerante. E il pubblico ride, senza rendersi conto che ridicolizza se stesso e prima o poi pagherà il prezzo di un senso comune di violenza e di sopraffazione che diventerà egemonico.
venerdì 30 ottobre 2009
Francesco (ha bisogno) d'Ausilio
Pubblicata oggi sul Giornale di Ostia la lettera del responsabile organizzazione PD Lazio, Francesco D'Ausilio.
Incipit da manuale. "Straordinaria partecipazione" ... "cittadini determinati e resistenti che vogliono contare" (ecco, bravo, soprattutto resistenti !!! e che non conteranno più visto che le primarie sono finite) ... "reazione al populismo della destra" ... "il popolo del PD è un popolo di cittadini protagonisti" (quando si chiede loro il voto)... Poi, inizia il delirio ... "La vittoria di Bersani disegna un partito che intende essere vicino alla gente normale, che va nei posti dove stanno le persone vere" (sarebbe ora perché non ce ne siamo accorti) ... "donne e uomini liberi, senza fronzoli, senza troppa televisione" (mhmhmhmhm) "un partito che prova ad andare al cuore dei problemi senza scrupoli (ahahahahhahaha). "Con Bersani cala il sipario su una stagione politica intrisa di eccletismo, simbologia e retorica vuota" (ahahahhahah ma non c'eri sempre tu ???).
E qui il capolavoro di spirito di unità del partito "così si spiega il flop di alcune liste alle primarie e di alcune autorevoli personalità politiche anche sul nostro territorio" (ahahahhahahah, qui mi sono sbellicata dal ridere ahahahhahaha ... della serie "volemose bene" tra una 'corrente' d'aria e l'altra).
Signore e Signori ecco a voi il filmato (un capolavoro da non perdere !!!) tratto dalla lettera, sempre di D'Ausilio, al termine delle primarie dell'ottobre 2008 con i volti di coloro che furono eletti allora e il link agli eletti delle ultime primarie. Ogni commento sarebbe superfluo ... Francesco, dammi retta, hai bisogno d'Ausilio per i comunicati stampa ...
http://www.pdlazio.it/wp-content/uploads/2009/10/eletti-assemblea-regionale-2009.pdf).
I comportamenti dissennati di alcune persone hanno sempre più l'aria dei personaggi di quella poesia di Brecht in cui, dopo aver compatito i compagni piombati nell´abisso per avere segato il ramo sul quale stavano seduti, gli astanti hanno proseguito compunti a segare il ramo su cui erano seduti.
Incipit da manuale. "Straordinaria partecipazione" ... "cittadini determinati e resistenti che vogliono contare" (ecco, bravo, soprattutto resistenti !!! e che non conteranno più visto che le primarie sono finite) ... "reazione al populismo della destra" ... "il popolo del PD è un popolo di cittadini protagonisti" (quando si chiede loro il voto)... Poi, inizia il delirio ... "La vittoria di Bersani disegna un partito che intende essere vicino alla gente normale, che va nei posti dove stanno le persone vere" (sarebbe ora perché non ce ne siamo accorti) ... "donne e uomini liberi, senza fronzoli, senza troppa televisione" (mhmhmhmhm) "un partito che prova ad andare al cuore dei problemi senza scrupoli (ahahahahhahaha). "Con Bersani cala il sipario su una stagione politica intrisa di eccletismo, simbologia e retorica vuota" (ahahahhahah ma non c'eri sempre tu ???).
E qui il capolavoro di spirito di unità del partito "così si spiega il flop di alcune liste alle primarie e di alcune autorevoli personalità politiche anche sul nostro territorio" (ahahahhahahah, qui mi sono sbellicata dal ridere ahahahhahaha ... della serie "volemose bene" tra una 'corrente' d'aria e l'altra).
Signore e Signori ecco a voi il filmato (un capolavoro da non perdere !!!) tratto dalla lettera, sempre di D'Ausilio, al termine delle primarie dell'ottobre 2008 con i volti di coloro che furono eletti allora e il link agli eletti delle ultime primarie. Ogni commento sarebbe superfluo ... Francesco, dammi retta, hai bisogno d'Ausilio per i comunicati stampa ...
http://www.pdlazio.it/wp-content/uploads/2009/10/eletti-assemblea-regionale-2009.pdf).
I comportamenti dissennati di alcune persone hanno sempre più l'aria dei personaggi di quella poesia di Brecht in cui, dopo aver compatito i compagni piombati nell´abisso per avere segato il ramo sul quale stavano seduti, gli astanti hanno proseguito compunti a segare il ramo su cui erano seduti.
sabato 24 ottobre 2009
Forza PD: un po' di coraggio con Marrazzo
Mi sono stupita della velocità con la quale alcuni dirigenti del PD si siano lanciati nella difesa di Marrazzo dopo le prime notizie apparse sui quotidiani nazionali. Un po' di prudenza sarebbe stata d'obbligo.
E' una grande occasione per il PD per dimostrare il proprio valore etico e morale.
La vicenda di Marrazzo è squallida quanto quella di Berlusconi.
Penalmente non è rilevante se i politici 'se la fanno' con un trans, un uomo o una donna. Lo è invece se li pagano (Marrazzo dichiara di aver pagato 3.000 euro). Lo è se fanno uso di droga (da diimostrare). Lo è eticamente e penalmente se per mesi non denunciano le estorsioni alla magistratura (fatto gravissimo per un uomo dello Stato a maggior ragione se "è tutta una bufala" come dichiara). Lo è eticamente se sono ricattabili. Solo per questo ultimo motivo dovrebbero, a prescindere dalla fine delle indagini, non occupare ruoli istituzionali in cui rappresentano e dovrebbero curare gli interessi della collettività.
Ricordo ai dirigenti del PD, che negli Stati Uniti, a cui il PD si ispira, Clinton subì l'impeachment per aver MENTITO su un pompino di una stagista.
Chiederne le dimissioni e non ricandidarlo è l'unica scelta possibile. Altrimenti è il suicidio.
E' una grande occasione per il PD per dimostrare il proprio valore etico e morale.
La vicenda di Marrazzo è squallida quanto quella di Berlusconi.
Penalmente non è rilevante se i politici 'se la fanno' con un trans, un uomo o una donna. Lo è invece se li pagano (Marrazzo dichiara di aver pagato 3.000 euro). Lo è se fanno uso di droga (da diimostrare). Lo è eticamente e penalmente se per mesi non denunciano le estorsioni alla magistratura (fatto gravissimo per un uomo dello Stato a maggior ragione se "è tutta una bufala" come dichiara). Lo è eticamente se sono ricattabili. Solo per questo ultimo motivo dovrebbero, a prescindere dalla fine delle indagini, non occupare ruoli istituzionali in cui rappresentano e dovrebbero curare gli interessi della collettività.
Ricordo ai dirigenti del PD, che negli Stati Uniti, a cui il PD si ispira, Clinton subì l'impeachment per aver MENTITO su un pompino di una stagista.
Chiederne le dimissioni e non ricandidarlo è l'unica scelta possibile. Altrimenti è il suicidio.
giovedì 22 ottobre 2009
La disciplina sportiva del ‘lancio del mattone’
Pensavamo in tanti che il pranzo luculliano del nuovo Piano Regolatore di Roma non avesse lasciato spazio nemmeno per un caffè. Invece no. Si ricomincia con l’antipasto.
Si sa, chi fa sport ha necessità di reintegrare le calorie bruciate, sopratutto se pratica la disciplina del ‘lancio del mattone’.
Dopo le piscine per i Mondiali di Nuoto 09, arrivano gli stadi di calcio in vista degli Europei 2016. Insieme totalizzeranno un totale di cinque milioni di metri cubi di cemento sull’Agro romano. L’ Olimpico, sul quale si sono spesi e si continuano a spendere soldi pubblici, non si sa che fine farà.
Anche nel ‘lancio del mattone’ c’è bisogno dell’ ‘aiutino’ per vincere. Si chiama Crimi, un Ddl approvato all’unanimità dalla Commissione Cultura del Senato in sede deliberante, in nome della pubblica “utilità, indefferibilità e urgenza” di avere strutture più funzionali e moderne. Le squadre italiane di calcio potranno così ottenere le concessioni in affidamento diretto, senza gara e senza troppi vincoli in accordo di programma. Basterà presentare il progetto, chiudersi in una stanza e ottenere una votazione a maggioranza. Se l’Ambiente o i Beni culturali faranno storie ci penserà a rimuovere l’ostacolo, con buona probabilità, il Consiglio dei ministri. L’accordo consentirà le varianti al Piano regolatore. Tutto in nome del rilancio dell’economia delle città.
A Roma i nuovi impianti non prevedono solo lo stadio di calcio, ma residenze, uffici e negozi senza i quali l’operazione sarebbe in perdita secca. Crimi però pensa proprio a tutti. Il Coni, proprietario dell’Olimpico, potrà infatti cedere lo stadio «con affidamento diretto», con «la possibilità di un ampliamento edificatorio delle cubature che già insistono sull'area interessata». Tradotto significa ‘lancio del mattone’ in variante al Piano regolatore. E siccome Crimi è performante, sono previsti anche incentivi finanziari, un flusso di danaro straordinario al credito sportivo per concedere contributi in conto capitale sugli investimenti.
La Roma e la Lazio hanno annunciato i loro progetti per i due stadi. Il primo dovrebbe sorgere in zona Massimina, lungo l'Aurelia, sui terreni di proprietà di Scarpellini, il secondo in zona Tiberina, sui terreni di Mezzaroma a rischio idrogeologico. Il progetto della Roma prevede uno stadio di 55/60 mila posti su due livelli, infrastrutture, abitazioni e il più grande centro commerciale d'Europa. Le autorizzazioni urbanistiche non ci sono, nemmeno quella della Soprintendenza ai beni archeologici che ha dichiarato l'esistenza di una villa imperiale. Si attendono invece le tavole dell’impianto della Lazio.
Dunque anche gli ‘sport minori’ come il ‘lancio del mattone’ fanno uso di doping. Le società in crisi ottengono credito a tasso agevolato con soldi pubblici, basta esibire progetti edilizi approvati. Comune, Provincia, Regione e Governo apriranno i loro portafogli per risanare le casse private delle due società sportive. E i romani ‘si daranno all’ippica’ nell’Agro romano … quello delle cartoline di una volta.
Si sa, chi fa sport ha necessità di reintegrare le calorie bruciate, sopratutto se pratica la disciplina del ‘lancio del mattone’.
Dopo le piscine per i Mondiali di Nuoto 09, arrivano gli stadi di calcio in vista degli Europei 2016. Insieme totalizzeranno un totale di cinque milioni di metri cubi di cemento sull’Agro romano. L’ Olimpico, sul quale si sono spesi e si continuano a spendere soldi pubblici, non si sa che fine farà.
Anche nel ‘lancio del mattone’ c’è bisogno dell’ ‘aiutino’ per vincere. Si chiama Crimi, un Ddl approvato all’unanimità dalla Commissione Cultura del Senato in sede deliberante, in nome della pubblica “utilità, indefferibilità e urgenza” di avere strutture più funzionali e moderne. Le squadre italiane di calcio potranno così ottenere le concessioni in affidamento diretto, senza gara e senza troppi vincoli in accordo di programma. Basterà presentare il progetto, chiudersi in una stanza e ottenere una votazione a maggioranza. Se l’Ambiente o i Beni culturali faranno storie ci penserà a rimuovere l’ostacolo, con buona probabilità, il Consiglio dei ministri. L’accordo consentirà le varianti al Piano regolatore. Tutto in nome del rilancio dell’economia delle città.
A Roma i nuovi impianti non prevedono solo lo stadio di calcio, ma residenze, uffici e negozi senza i quali l’operazione sarebbe in perdita secca. Crimi però pensa proprio a tutti. Il Coni, proprietario dell’Olimpico, potrà infatti cedere lo stadio «con affidamento diretto», con «la possibilità di un ampliamento edificatorio delle cubature che già insistono sull'area interessata». Tradotto significa ‘lancio del mattone’ in variante al Piano regolatore. E siccome Crimi è performante, sono previsti anche incentivi finanziari, un flusso di danaro straordinario al credito sportivo per concedere contributi in conto capitale sugli investimenti.
La Roma e la Lazio hanno annunciato i loro progetti per i due stadi. Il primo dovrebbe sorgere in zona Massimina, lungo l'Aurelia, sui terreni di proprietà di Scarpellini, il secondo in zona Tiberina, sui terreni di Mezzaroma a rischio idrogeologico. Il progetto della Roma prevede uno stadio di 55/60 mila posti su due livelli, infrastrutture, abitazioni e il più grande centro commerciale d'Europa. Le autorizzazioni urbanistiche non ci sono, nemmeno quella della Soprintendenza ai beni archeologici che ha dichiarato l'esistenza di una villa imperiale. Si attendono invece le tavole dell’impianto della Lazio.
Dunque anche gli ‘sport minori’ come il ‘lancio del mattone’ fanno uso di doping. Le società in crisi ottengono credito a tasso agevolato con soldi pubblici, basta esibire progetti edilizi approvati. Comune, Provincia, Regione e Governo apriranno i loro portafogli per risanare le casse private delle due società sportive. E i romani ‘si daranno all’ippica’ nell’Agro romano … quello delle cartoline di una volta.
mercoledì 21 ottobre 2009
Ostia: l'isola che non c'è.
Ieri pomeriggio si è tenuto il Consiglio Straordinario sulle isole artificiali al largo di Ostia, che qualcuno ha battezzato "isole ecologiche" (il 'dotto' Bonvicini) e che propriamente si chiamano Portoghesi, dal nome del noto Architetto. Consiglio inutile, soprattutto sotto il profilo informativo. Invitato il Vice Sindaco Cotrufo, che evidentemente preferisce venire ad Ostia solo quando c’è “pizza in tour” per sentir cantare la figlia di Claudio Villa, in compagnia di Vizzani e Bordoni (anche loro assenti in aula, così come tutta la Giunta Municipale), invece che in aula municipale a illustrare il futuro del litorale di Ostia. Ma si sa, lui di questo ne parla a Bruxelles, dove presenta i progetti, che nessuno ha mai visto (nemmeno i consiglieri) alla ricerca di sponsor finanziari. Presente invece l’Arch.Maria Vincenzina Iannicelli, dirigente della II Unità Organizzativa Tecnica Ufficio Turismo e Assetto istituzionale Roma Capitale, il cui compito è quello di monitorare le attività di pianificazione urbanistica e programmazione attuativa di localizzazioni ed interventi turistico ricettivi. Tradotto, (cito sempre dal loro sito) individuare dove si possono fare alberghi, agriturismi, campeggi e ostelli, ma anche villaggi turistici e arie attrezzate per la sosta temporanea. Gli unici due grandi progetti in programmazione sono: il parco a tema sull’impero romano e l’accoglienza turistica. Il resto: il deserto delle idee intelligenti. Dunque, delle isole Portoghesi l'Architetto non sa dire niente, così come non sa nulla del nostro territorio. Ripete a pappagallo quello che è riportato sul loro sito, una sequenza di banalità sconcertanti, quali ad esempio la “vocazione turistica del nostro territorio” ecc. ecc. Delle isole artificiali nemmeno due parole, tranne che sono previste, ma commette l’errore di parlare di cose che nemmeno competono al suo Ufficio, tirando fuori un po’ di brillantina da sbattere negli occhi dei consiglieri digiuni di tutto, parlando di centralità, di corridoi della mobilità, di ponti sul Tevere, della quarta pista dell’aeroporto di Fiumicino, dell'ovovia Eur-Ostia e di altre amene sciocchezze, come un libro dei sogni che invece è il libro degli incubi.
L’Architetto si risente quando i cittadini prendono la parola, forse perché abituata a fare monologhi di slogan pubblicitari senza contradditorio. I soliti noti spiegano all’Architetto che senza alcun riferimento cartografico, senza dati dimensionali o analisi serie sui flussi turistici sono tutte chiacchere e non è nemmeno carnevale. I riferimenti evocativi ai cittadini non interessano. Che Roma, ed in particolare Ostia e l’entroterra, abbiano un patrimonio storico-artistico di altissimo livello lo sanno benissimo. Proprio per questo i cittadini non capiscono come il rilancio del turismo del territorio si voglia costruire su un parco a tema in area archeologica. E’ come se si volesse abbattere il Colosseo per ricostruirne uno nuovo in plastica rifinito in tutte le sue parti.
L’Architetto addirittura parla di un campo da golf di 80 ettari (!!!), la cui reperibilità forse è possibile dove è prevista la centralità di Acilia-Madonnetta o abbattendo gli alberi della pineta di Castel Fusano. Non vale la pena di riportare l’elenco dello scioccheziaro di questo dirigente, così come il comportamento del Consigliere Bonvicini che sembra prepararsi a fare la controfigura dell’animale nel Circo Massimo del nuovo parco a tema sulla Roma Imperiale. Allo stesso modo non vale nemmeno la pena di raccontare che l’aula si è desertificata prima della votazione della mozione su cui i Capigruppo erano tutti d’accordo nel dire il proprio no alle isole artificiali, facendo mancare così il numero legale.
Vale invece la pena sottolineare un aspetto importante. Da mesi attendiamo il famoso decentramento amministrativo, che coinvolge anche le scelte urbanistiche, e su cui il PDL ha costruito tutta la campagna elettorale e ottenuto il consenso degli elettori. Risulta non pervenuto e non perverrà nemmeno a breve. Nel frattempo però gli appetiti degli affaristi del quartierino ostiense si sono fatti sentire sui tavoli che contano, lasciando la cittadinanza, l’imprenditoria sana e la politica sana di questo municipio fuori. Ad esempio l'Ing. Renato Papagni, che nella mattinata di ieri faceva il bulletto sull'importanze delle isole, sostenendo che ne stava discutendo sui tavoli che non erano quelli del Municipio, che, secondo lui, non conta nulla. Le cose allora sono due: o qualcuno non ha capito l'importanza del progetto delle isole artificiali o le isole artificiali sono, come direbbe Fantozzi, "una cagata pazzesca".
Ricordiamo che chi deciderà se si faranno o meno le isole artificiali sarà la cittadinanza attiva e seria di questo territorio e non i finti imprenditori sputtanati dalle Iene.
Rimaniamo comunque dell'idea che le cinque isole portoghesi sono solo un paravento per coprire la borsa degli affari sottobanco che riguardano altre cose che non sono le isole artificiali … che, come tali … sono come la canzone di Bennato … l’isola che non c’è.
L’Architetto si risente quando i cittadini prendono la parola, forse perché abituata a fare monologhi di slogan pubblicitari senza contradditorio. I soliti noti spiegano all’Architetto che senza alcun riferimento cartografico, senza dati dimensionali o analisi serie sui flussi turistici sono tutte chiacchere e non è nemmeno carnevale. I riferimenti evocativi ai cittadini non interessano. Che Roma, ed in particolare Ostia e l’entroterra, abbiano un patrimonio storico-artistico di altissimo livello lo sanno benissimo. Proprio per questo i cittadini non capiscono come il rilancio del turismo del territorio si voglia costruire su un parco a tema in area archeologica. E’ come se si volesse abbattere il Colosseo per ricostruirne uno nuovo in plastica rifinito in tutte le sue parti.
L’Architetto addirittura parla di un campo da golf di 80 ettari (!!!), la cui reperibilità forse è possibile dove è prevista la centralità di Acilia-Madonnetta o abbattendo gli alberi della pineta di Castel Fusano. Non vale la pena di riportare l’elenco dello scioccheziaro di questo dirigente, così come il comportamento del Consigliere Bonvicini che sembra prepararsi a fare la controfigura dell’animale nel Circo Massimo del nuovo parco a tema sulla Roma Imperiale. Allo stesso modo non vale nemmeno la pena di raccontare che l’aula si è desertificata prima della votazione della mozione su cui i Capigruppo erano tutti d’accordo nel dire il proprio no alle isole artificiali, facendo mancare così il numero legale.
Vale invece la pena sottolineare un aspetto importante. Da mesi attendiamo il famoso decentramento amministrativo, che coinvolge anche le scelte urbanistiche, e su cui il PDL ha costruito tutta la campagna elettorale e ottenuto il consenso degli elettori. Risulta non pervenuto e non perverrà nemmeno a breve. Nel frattempo però gli appetiti degli affaristi del quartierino ostiense si sono fatti sentire sui tavoli che contano, lasciando la cittadinanza, l’imprenditoria sana e la politica sana di questo municipio fuori. Ad esempio l'Ing. Renato Papagni, che nella mattinata di ieri faceva il bulletto sull'importanze delle isole, sostenendo che ne stava discutendo sui tavoli che non erano quelli del Municipio, che, secondo lui, non conta nulla. Le cose allora sono due: o qualcuno non ha capito l'importanza del progetto delle isole artificiali o le isole artificiali sono, come direbbe Fantozzi, "una cagata pazzesca".
Ricordiamo che chi deciderà se si faranno o meno le isole artificiali sarà la cittadinanza attiva e seria di questo territorio e non i finti imprenditori sputtanati dalle Iene.
Rimaniamo comunque dell'idea che le cinque isole portoghesi sono solo un paravento per coprire la borsa degli affari sottobanco che riguardano altre cose che non sono le isole artificiali … che, come tali … sono come la canzone di Bennato … l’isola che non c’è.
lunedì 19 ottobre 2009
Sanatoria agli abusi dei Mondiali di Nuoto: la 'dolce Euchessina'.
Molte cose ci sarebbero da dire sulla storia dei Mondiali di Nuoto 09 che è stata costellata da eventi, grandi e piccoli, comportamenti oggettivamente virtuosi e altri oggettivamente condannabili. Oggettivamente perché, come dice Scalfari, così si rispetta la norma che condanna il peccato, ma non il peccatore. Non è questa la sede per analizzarli tutti. Sono contenta però del fatto che ci sono le avvisaglie di una piccola rivoluzione: la società civile ha vinto una battaglia, quella sugli abusi degli impianti privati. Quella sugli impianti pubblici è ancora in corso. I sedicenti imprenditori, a rischio zero, sono indagati per il reato penale di abuso edilizio. Come ha scritto il gip Donatella Pavone, in una delle ordinanze di sequestro “Nessun dubbio può sussistere circa la esistenza, ad oggi, del reato per cui si procede per le implementazioni (i lavori per la realizzazione delle strutture nel circoli romani interessati dai sequestri) in quanto gli interventi edilizi posti in essere erano da qualificarsi illeciti sino al giugno 2009, ma restano tali anche successivamente all’intesa data dal Comune di Roma e al nuovo provvedimento di raggiunta intesa del luglio 2009″. Malgrado gli ampi poteri dei Commissari Delegati che si sono avvicendati (A. Balducci e C. Rinaldi). Malgrado l’Ing. Claudio Rinaldi, nei poteri conferitigli da Bertolaso e Berlusconi, si sia timbrato e firmato da solo un decreto (d.c.d.6198 del 30 Giugno 2009) in cui si auto-autorizzava a poter fare tutte le varianti agli strumenti urbanistici esistenti, andando anche in deroga agli standard e prescindendo dall’intesa con l’Assessorato all’Urbanistica e dal parere del Giunta comunale di Roma, sostituendo, a tutti gli effetti, ogni autorizzazione, concessione, nulla osta o atto di assenso. Malgrado l’intesa di Alemanno di Luglio 2009. Malgrado tutti i soldi pubblici concessi dall’Isituto di Credito sportivo anche ai privati … Insomma, malgrado tutto questo, la fionda di Davide ha fatto centro. La valenza etica di questo comportamento civico, oggettivamente virtuoso, è altissima, mentre è assolutamente bassissimo il valore etico della frase pronunciata, prima dei Mondiali di Nuoto, dal Sindaco Gianni Alemanno di “chiudere un occhio per il bene della collettività” e il comportamento che sta tenendo la Giunta, ed in particolare l’Assessore all’Urbanistica Marco Corsini, che ha sempre vantato di essere un uomo dell’Avvocatura dello Stato.
Forse dalla destra ci aspettavamo un gesto istituzionale in linea con la sbandierata loro vocazione legalitaria. Invece no. Rieccoci di nuovo di fronte all’ordinaria volgarità morale, quella di una amministrazione forte con i deboli e debole con i forti. Mentre l’amministrazione capitolina ogni giorno sforna comunicati stampa sulla lotta all’abusivismo commerciale, all’occupazione abusiva di case, all’immigrazione clandestina, va in onda il condono. E’ stato sufficiente che un imprenditore locale, dalle amicizia che contano, in corsa per le prossime regionali, inscenasse una finta protesta, poco originale in stile Cobas come è nella moda del momento, e salisse sul tetto del suo impianto sportivo abusivo, in un pomeriggio assolato, minacciando di gettarsi se non avessero tolto i sigilli posti a sequestro, che Corsini si precipita in Procura per tentare un accordo. L’accordo si trova. Vengono tolti i sigilli, il reato penale di abuso rimane, ma il Comune, con la scusa dei finti posti di lavoro e dei finti servizi alle famiglie, invece di costituirsi parte civile per i mancati pagamenti degli oneri concessori, decide per una sanatoria che consente la riapertura dei fidi bancari chiusi a seguito del sequestro. Cosa non da poco. Insomma, basterà pagare e tutto sarà risolto.
L'abusivismo speculativo è un cancro sociale, culturale ed economico di questo paese, l’unico al mondo con il record di 18 condoni. Una vera e propria industria e il modo prevalente di edificare. Dopo lo storico abusivismo per necessità si è passati dagli anni ottanta all’abusivismo come attività economico–speculativa. I condoni sono dei preziosi incentivi. L’aumento dell’abusivismo dopo ogni condono ne è la dimostrazione. Esso infatti è un elemento non marginale dell’economia sommersa che dovrebbe essere combattuta e invece viene sostenuta proprio da scelte come la sanatoria proposta da Corsini, che forse dimentica, nel suo ruolo di Assessore all’urbanistica, che si tratta per l’urbanistica e per le discipline che regolano il buon funzionamento del territorio di una ‘dolce Euchessina’.
Siamo ancora in pieno medioevo culturale in cui vige la simonia. L’amministrazione scende a patti con chi ha scempiato il territorio, e addirittura lucra con l'illecito, dimenticandosi che esiste un primario interesse collettivo al quale devono sottomettersi le ragioni dei privati. Ed è un comportamento oggettivamente condannabile quello di un amministratore, tutt’ora in servizio presso l’Avvocatura Generale dello Stato, che lavora per smantellare lo Stato di diritto.
Forse dalla destra ci aspettavamo un gesto istituzionale in linea con la sbandierata loro vocazione legalitaria. Invece no. Rieccoci di nuovo di fronte all’ordinaria volgarità morale, quella di una amministrazione forte con i deboli e debole con i forti. Mentre l’amministrazione capitolina ogni giorno sforna comunicati stampa sulla lotta all’abusivismo commerciale, all’occupazione abusiva di case, all’immigrazione clandestina, va in onda il condono. E’ stato sufficiente che un imprenditore locale, dalle amicizia che contano, in corsa per le prossime regionali, inscenasse una finta protesta, poco originale in stile Cobas come è nella moda del momento, e salisse sul tetto del suo impianto sportivo abusivo, in un pomeriggio assolato, minacciando di gettarsi se non avessero tolto i sigilli posti a sequestro, che Corsini si precipita in Procura per tentare un accordo. L’accordo si trova. Vengono tolti i sigilli, il reato penale di abuso rimane, ma il Comune, con la scusa dei finti posti di lavoro e dei finti servizi alle famiglie, invece di costituirsi parte civile per i mancati pagamenti degli oneri concessori, decide per una sanatoria che consente la riapertura dei fidi bancari chiusi a seguito del sequestro. Cosa non da poco. Insomma, basterà pagare e tutto sarà risolto.
L'abusivismo speculativo è un cancro sociale, culturale ed economico di questo paese, l’unico al mondo con il record di 18 condoni. Una vera e propria industria e il modo prevalente di edificare. Dopo lo storico abusivismo per necessità si è passati dagli anni ottanta all’abusivismo come attività economico–speculativa. I condoni sono dei preziosi incentivi. L’aumento dell’abusivismo dopo ogni condono ne è la dimostrazione. Esso infatti è un elemento non marginale dell’economia sommersa che dovrebbe essere combattuta e invece viene sostenuta proprio da scelte come la sanatoria proposta da Corsini, che forse dimentica, nel suo ruolo di Assessore all’urbanistica, che si tratta per l’urbanistica e per le discipline che regolano il buon funzionamento del territorio di una ‘dolce Euchessina’.
Siamo ancora in pieno medioevo culturale in cui vige la simonia. L’amministrazione scende a patti con chi ha scempiato il territorio, e addirittura lucra con l'illecito, dimenticandosi che esiste un primario interesse collettivo al quale devono sottomettersi le ragioni dei privati. Ed è un comportamento oggettivamente condannabile quello di un amministratore, tutt’ora in servizio presso l’Avvocatura Generale dello Stato, che lavora per smantellare lo Stato di diritto.
martedì 13 ottobre 2009
Mondiali di nuoto: opposizione in Campidoglio e Regione di chi siete servi ?
La notizia apparsa su Il Messaggero.it, secondo la quale per otto dei quindici circoli sportivi romani interessati dal sequestro di strutture realizzate in vista del mondiali di nuoto potrebbe prospettarsi a breve un'ipotesi di sanatoria, è un'ammissione che i permessi non c'erano né del Comune, né della Regione, come abbiamo sempre sostenuto e denunciato. Si ammette dunque che il reato c'è.
Chiediamo all'opposizione in Campidoglio e alla Regione Lazio di prendere una posizione chiara su questa ipotesi. Altrimenti anche loro appartengono al popolo del fare: un esercito di servi dell'illegalità.
Questo paese è sempre più senza decenza e senza pudore. L'ennesima sanatoria di tutte le violazioni, come premio ai disonesti.
Dicono che gli italiani non abbiano il senso dello stato. E come potrebbero averlo se questa è la classe politica ?
Non veniteci a chiedere i voti.
Chiediamo all'opposizione in Campidoglio e alla Regione Lazio di prendere una posizione chiara su questa ipotesi. Altrimenti anche loro appartengono al popolo del fare: un esercito di servi dell'illegalità.
Questo paese è sempre più senza decenza e senza pudore. L'ennesima sanatoria di tutte le violazioni, come premio ai disonesti.
Dicono che gli italiani non abbiano il senso dello stato. E come potrebbero averlo se questa è la classe politica ?
Non veniteci a chiedere i voti.
domenica 11 ottobre 2009
sabato 10 ottobre 2009
Mondiali di Nuoto: Peras-solo o Peras-sola ?
Su Facebook accade anche questo. La diretta, minuto per minuto, di un finto psicodramma. Un imprenditore locale, che si vanta di essere brillante e di successo, non riesce nemmeno ad inscenare una protesta originale, e come nella moda del momento in stile Cobas, sale sul tetto del suo impianto sportivo sorto per i Mondiali di Nuoto 09, in un pomeriggio assolato, minacciando di gettarsi se non tolgono i sigilli posti a sequestro della struttura ritenuta abusiva dalla Procura.
L’avvenimento di ordinaria volgarità morale non meriterebbe nemmeno di essere raccontato se non fosse che, di fronte ad una simile tragedia greca 'de noantri', l'unica cosa possibile da fare, per non cadere nello sconforto, è quella di riderci su.
Buon divertimento !
Ore 14:46
- CCE13: Tana della Procura a Maurizio Perazzolo per l’impianto al Torrino: sul cornicione con un megafono minaccia di buttarsi giù se entro le 15 non arriva qualcuno.
- Andrea: Io non posso...ho il "corso di recuperatore e lucidatore di marmitte Proma anni '80".
- Vittorio: Anch’io. Non posso proprio mancare.
- Paola: Io non posso perché devo stirare e comunque anche se potessi andrei lì per bloccare le strade, così sarei certa che nessuno riesca ad arrivare. Patetico !
- Marco: io non posso ho le cose mie.
- Simone: No, davvero. Tra l'altro ho pure il gomito attaccato al ginocchio e la testa ancora nel sacchetto.
- Alberto: Io non posso perché devo riparare ai vuoti che questi maledetti politici lasciano nelle casse dello stato!
- Dario: Io non posso. Mi sto allenando nella piscina comunale, quella che costa ¼ di quello che chiede Perazzolo.
- Giorgia: Io neanche. Questi psicodrammi mi fanno piangere e mi si sbava il trucco.
- Fernando: Chi è che si vuole buttare giù ??? Quello che è titolare anche del centro sportivo ‘Le Cupole’ ad Acilia ? L’amico di Barelli ?
- Clemente: Sì, il trombato politico delle ultime elezioni. Quello che non si è capito come abbia potuto ottenere un terreno comunale (con quale bando poi ?) per costruirci una foresteria che nel frattempo è triplicata rispetto al progetto originale e aggiungere una ulteriore piscina, una piazza d’armi come palestra, ristoranti ecc. ecc.
- Simona: sono le 15.07 si sarà buttato ...
- Franz: Ahahahahaahah!
- Viola: i giornalisti presenti sul posto al telefono mi riferiscono che ancora no. Svetta con un megafono urlando “più sport meno burocrazia”. Ha portato una cinquantina di sfigati, tra amici e manovalanza irregolare e regolare, che manifestano con striscioni. Strano ... la celere non c'è. Quella viene solo ad Ostia. Patetico davvero. Tutto perché si deve fare pubblicità per la candidatura alle prossime regionali.
- Stefano: un pagliaccio
- Pasquale: Vogliamo anche aggiungere che non si capisce come uno come lui possa aver tirato fuori dal portafoglio 20 milioni di euro ? Se vado in banca a chiedere un prestito di 5.000 euro devo mettere a garanzia casa mia per 25.000 !!!! Ma la finanza da questi lo fa mai un controllo ?
- Adriano: senza parlare del mutuo agevolato dell’Istituto di Credito Sportivo che ha preso Perazzolo con i nostri soldi …
- Sandro: Anch’io sono capace di fare l’imprenditore senza rischio d’impresa quando ho il potente di turno che mi para le chiappe e i soldi pubblici !
- Adriano: è il complesso di inferiorità nei confronti degli Agnelli !!! ahahahhahah
- Sandro: Perazzolo chiederà allora la rottamazione delle piscine ???
- Fulvio: No, chiederà lo ‘scudo pisciale’.
- Viola: (in diretta telefonica) Perazzolo: "Noi con Repubblica non parliamo", a Liberazione "siete degli infami !" I giornalisti ridono.
- Vittorio: Qualcuno gli spiegasse che anche se è un terreno comunale gli oneri concessori li DEVE pagare !!!
- Viola: (in diretta telefonica) Perazzolo al megafono: "Il prefetto ci levi i sigilli"
- Norma: Va di moda imitare lo psiconano. Fra poco urlerà che è perseguitato dalla giustizia! Ma non è lui quello che ha in corso il vaglio della Commissione di Appello Nazionale della FIDIS per presunte irregolarità nella sua elezione e che ha una causa civile presentata dell’ex presidente eletto in febbraio Gibertini ? Ah sì, è proprio lui. Però …
- Tonino: più che i sigilli alla struttura gli dovrebbero sigillare la bocca per le idiozie che strilla.
- Viola: (in diretta telefonica) E’ uscita una tizia dal centro sportivo, rivolgendosi agli extra-comunitari che sfilano con i cartelli e che non parlano nemmeno l'italiano gli ha detto "Attraversate la strada e fate quello che vi dico perché vi abbiamo pagato la giornata !!! E urlate quello che dice Perazzolo al megafono", ma è un fallimento perché parlano solo rumeno ahahahahhahaha La gente si sta sganasciando dalle risate.
- Andrea: Allora non sono dipendenti ahahahha un consiglio: "mangiare" si traduce "mangieria"..
- Adriano: E' stato dichiarato che in tutti gli impianti sottoposti a sequestro ci saranno manifestazioni di protesta ahahahhah protesta contro la Procura. La manifestazione degli abusivi contro la legalità ahahahhahah
- Viola: (in diretta telefonica) Perazzolo stufo di gridare, e particolarmente nervoso perché non arriva nessuno che conti, ha lasciato il cornicione e mollato il megafono ad un altro. :-)))))))))
- Pasquale: Peccato. Sarebbe stata una splendida notizia per la nera.
- Luca: In effetti fa bene Perazzolo a gridare ai giornalisti di Repubblica e Liberazione che sono tutti comunisti, proprio oggi, che si ricordano i 40 anni della morte del medico argentino, Ernesto Guevara de la Serna detto il 'Che', assassinato il 9 Ottobre del 1967 dai soldati del dittatore Barrientos.
- Sonia: Va in onda la saga: da Burlesconi a Pagliacciolo.
- Viola: (in diretta telefonica) Nel frattempo, sotto lo zero9 (è il nome dell’impianto dei mondiali di nuoto di Perazzolo) è arrivato pare ‘su richiesta’ un pullmino con dei bambini che dovevano giocare a pallanuoto. Personale del centro fermano le auto per strada dicendo:" Signora dove manderà suo figlio in piscina?"
- Dario: dove mando i bambini non lo so, ma dove ci mando Perazzolo lo so benissimo
- Viola: (in diretta telefonica) Ai rumeni sono state distribuite le magliette di zero9 perché le indossino:-))))))))))
- Adriana: Mio Dio come siamo caduti in basso ! Ma contro chi vorrebbero manifestare questi rumeni telecomandati ???
- Luca: non l’hanno capito manco loro ...una cosa è certa, manifestano da soli ...
- Dario: ma scusate, i rumeni sarebbero i 70 dipendenti di Perazzolo ????
- Andrea: Allora ? Si è buttato? Ha mollato ? Ed ora cosa ne faccio del cappellino nero con la veletta a tono ? Chiederò il risarcimento dei danni morali e materiali !
- Paola: Pare che stia minacciando il suicidio sul cornicione di Città Futura un altro gestore indagato, un impianto sorto sempre lì vicino.
– Alberto: Quello è un altro che non si butta perché la piscina non è nemmeno finita. Poraccio.
- Marinella: Ma non servivano per i Mondiali ? Qualcuno gli ricordi che sono finiti da 2 mesi !!!
- Pasquale: Allova c'aveva caldo..eva pev quello, ha visto che nun c'eva l'acqua.
- Adriano: Questo sbraita perché i fornitori hanno paura di non essere pagati! Con il sequestro gli hanno messo i cordoni sul conto !!!
- Viola: (in diretta telefonica) Perazzolo è tornato sul cornicione, ma non c'è più nessuno per strada:-)))))))
- Stefano: Ahahahah !!! Peras-SOLO !!!!
- Roberto: agli iscritti al centro sportivo ha tirato una Peras-SOLA ahahhahahha
mercoledì 7 ottobre 2009
Roberto Morassut: diamo a Cesare quel che è di Cesare.
L’urbanistica è materia bella ma complessa ed esaurire in poche righe l’argomento della politica urbanistica romana del centro sinistra sarebbe non solo arrogante, ma anche poco professionale da parte mia. Assisto però da mesi ad un gogna pubblica dell’ex assessore Morassut, soprattutto per la vicenda delle Terrazze del Presidente del noto imprenditore Pulcini.
Nella puntata di Report dal titolo “I re di Roma”, andata in onda a maggio del 2008, è stata fatta una fotografia di una città gravemente malata da tempo. Basta rispolverare uno splendido film, “Le mani sulla città” di Francesco Rosi (1963), per capire che il male viene da lontano. Nel 1965, nel tentativo di curare il malato, Roma si dotò di un piano urbanistico, cioè di quello strumento con cui si cerca di controllare e contenere le patologie urbane attraverso regole che disciplinino il rapporto con la proprietà privata dei suoli, limitandone l’autonomia e inquadrandola in una visione di città. Si tratta dunque di un compromesso. L’Italia però ha una oggettiva debolezza del governo della cosa pubblica. Il futuro del territorio è stato ed è tutt’oggi affidato all’iniziativa privata in un quadro carente di regole certe e generali. Ciò è potuto accadere grazie al concorso trasversale dei governi sia di centro destra sia di centro sinistra. In parole povere, è l’economia ad aver dettato le regole a discapito dell’autonomia della politica. Questo fenomeno è stato particolarmente evidente negli anni '90, anni in cui il Ministero delle Infrastrutture ha iniziato a ricorrere in modo massiccio alle c.d. ‘attività per progetti’, esautorando così il ministero stesso dal governo dei processi urbani in un quadro sistematico che avesse al centro le esigenze delle città. Sono stati gli anni in cui nacque l’urbanistica contrattata grazie all’introduzione di strumenti chiamati ‘programmi complessi’. Anni in cui si è proceduto, anche a livello amministrativo, relativamente alle trasformazioni delle città, all’uso massiccio degli accordi di programma, cioè delle varianti ai piani regolatori. A questo si sono aggiunte, sempre in quegli anni, le politiche finalizzate al rilancio delle attività produttive sotto il profilo squisitamente economicistico e il drastico taglio della spesa pubblica nei trasferimenti di risorse alle autonomie locali, con il conseguente svuotamento delle casse comunali, che ha istigato i comuni a mercificare il proprio patrimonio andando in deroga ai piani regolatori. Tutto ciò, ha indotto a penetranti e pervasivi effetti di distorsione sull’intero ordinamento delle istituzioni e della società. ‘L’urbanistica contrattata’ si prefigura dunque come un male ben peggiore di quello della speculazione fondiaria descritta da Rosi. Dal 2001 a 2006, sotto il governo Berlusconi, il quadro allarmante sopradescritto si è arricchito di provvedimenti legislativi vergognosi. 2001: scudo fiscale che ha portato a Roma e nel Lazio una enorme quantità di denaro sporco che si è riversato nell’acquisto di attività c.d. pulite soprattutto in investimenti immobiliari. Sono seguiti a breve distanza ben due provvedimenti, quello sul cambio di destinazione d’uso e il condono edilizio (il terzo in 18 anni, unico caso al mondo). E’ in questo quadro che ‘vengono su’ Le Terrazze del Presidente. Siamo nel 1992. Morassut allora non so cosa facesse, ma di sicuro non era assessore all’Urbanistica di Roma. Ricordo che la puntata di Report aveva come oggetto le centralità urbane e la vicenda delle Terrazze del Presidente è stata affrontata perché era un caso emblematico di una piaga di ‘governo della cosa pubblica’ (nello specifico la mancata realizzazione del raddoppio di Via Acilia da parte di Pulcini è stato il ‘modus operandi’ con cui successivamente non sono state realizzate ad esempio le linee ferrate a servizio delle centralità urbane, cioè la non esecuzione delle opere a scomputo e il mancato pagamento degli oneri concessori). La vicenda delle Terrazze del Presidente è complessa e non verrà affrontata in questa sede. Dal 1992 ad oggi sono state numerose le passerelle di ogni colore politico (rassegna stampa disponibile). La trasmissione di Report ha avuto il merito di portare finalmente all’attenzione del grande pubblico e delle Procura il caso. A fine dicembre 2008 il sequestro cautelativo e i fatti che tutti conosciamo e di cui attendiamo gli sviluppi. Alcune considerazioni personali. Quelle 12 torri, di dimensioni abnormi, che svettano nel punto più alto del XIII Municipio, sono state per 16 lunghi anni sotto l’occhio visibile di chiunque, compreso quelli degli organi preposti al controllo del territorio, a volte forti con i deboli, ma deboli con i forti. Ora, è necessario sottolineare, che anche il miglior piano urbanistico è giustamente sempre e solo frutto di un indirizzo politico e che i cambi delle giunte, anche dello stesso colore politico, influiscono sulle deroghe al piano regolatore.
Dopo il ‘disegno su carta’, si passa alla fase di attuazione. La colpa dunque, di qualunque realizzazione, non è mai e solo del dipartimento di urbanistica, che offre gli strumenti per una corretta attuazione a prescindere dalla bontà della scelta, ma anche degli enti di controllo (Assessorato ai Lavori Pubblici, Sovrintendenza, uffici tecnici, ufficio condono edilizi, polizia municipale, stampa, cittadinanza attiva ecc.) che spesso e volentieri non operano nell’interesse dell’ente al quale appartengono e cioè il Comune, quindi, in ultima analisi, se stessi.
C’è un grande bisogno di pulizia nell’opinione pubblica, al limite della gogna, che è comprensibile, ma che rischia di non essere espressione di verità. Morassut è stato il più esposto mediaticamente per effetto della trasmissione e ha finito per diventare il capro espiatorio di un sistema distorto, penetrante e pervasivo delle istituzioni e della società tutta.
Le periferie di Roma sono sempre più luoghi senza identità, ma non si può pensare che soltanto con l’urbanistica la si può ritrovare. Il piano regolatore è uno strumento indispensabile, ma se manca la consapevolezza dei problemi in gioco, se viene meno la possibilità di invertire il corso delle cose, esso è uno mera conquista accademica. E’ dunque un problema di cultura generale di cui la classe politica, e non il singolo amministratore, ha una grossa fetta di responsabilità. Forse è di questo di cui dovremmo parlare.
Nella puntata di Report dal titolo “I re di Roma”, andata in onda a maggio del 2008, è stata fatta una fotografia di una città gravemente malata da tempo. Basta rispolverare uno splendido film, “Le mani sulla città” di Francesco Rosi (1963), per capire che il male viene da lontano. Nel 1965, nel tentativo di curare il malato, Roma si dotò di un piano urbanistico, cioè di quello strumento con cui si cerca di controllare e contenere le patologie urbane attraverso regole che disciplinino il rapporto con la proprietà privata dei suoli, limitandone l’autonomia e inquadrandola in una visione di città. Si tratta dunque di un compromesso. L’Italia però ha una oggettiva debolezza del governo della cosa pubblica. Il futuro del territorio è stato ed è tutt’oggi affidato all’iniziativa privata in un quadro carente di regole certe e generali. Ciò è potuto accadere grazie al concorso trasversale dei governi sia di centro destra sia di centro sinistra. In parole povere, è l’economia ad aver dettato le regole a discapito dell’autonomia della politica. Questo fenomeno è stato particolarmente evidente negli anni '90, anni in cui il Ministero delle Infrastrutture ha iniziato a ricorrere in modo massiccio alle c.d. ‘attività per progetti’, esautorando così il ministero stesso dal governo dei processi urbani in un quadro sistematico che avesse al centro le esigenze delle città. Sono stati gli anni in cui nacque l’urbanistica contrattata grazie all’introduzione di strumenti chiamati ‘programmi complessi’. Anni in cui si è proceduto, anche a livello amministrativo, relativamente alle trasformazioni delle città, all’uso massiccio degli accordi di programma, cioè delle varianti ai piani regolatori. A questo si sono aggiunte, sempre in quegli anni, le politiche finalizzate al rilancio delle attività produttive sotto il profilo squisitamente economicistico e il drastico taglio della spesa pubblica nei trasferimenti di risorse alle autonomie locali, con il conseguente svuotamento delle casse comunali, che ha istigato i comuni a mercificare il proprio patrimonio andando in deroga ai piani regolatori. Tutto ciò, ha indotto a penetranti e pervasivi effetti di distorsione sull’intero ordinamento delle istituzioni e della società. ‘L’urbanistica contrattata’ si prefigura dunque come un male ben peggiore di quello della speculazione fondiaria descritta da Rosi. Dal 2001 a 2006, sotto il governo Berlusconi, il quadro allarmante sopradescritto si è arricchito di provvedimenti legislativi vergognosi. 2001: scudo fiscale che ha portato a Roma e nel Lazio una enorme quantità di denaro sporco che si è riversato nell’acquisto di attività c.d. pulite soprattutto in investimenti immobiliari. Sono seguiti a breve distanza ben due provvedimenti, quello sul cambio di destinazione d’uso e il condono edilizio (il terzo in 18 anni, unico caso al mondo). E’ in questo quadro che ‘vengono su’ Le Terrazze del Presidente. Siamo nel 1992. Morassut allora non so cosa facesse, ma di sicuro non era assessore all’Urbanistica di Roma. Ricordo che la puntata di Report aveva come oggetto le centralità urbane e la vicenda delle Terrazze del Presidente è stata affrontata perché era un caso emblematico di una piaga di ‘governo della cosa pubblica’ (nello specifico la mancata realizzazione del raddoppio di Via Acilia da parte di Pulcini è stato il ‘modus operandi’ con cui successivamente non sono state realizzate ad esempio le linee ferrate a servizio delle centralità urbane, cioè la non esecuzione delle opere a scomputo e il mancato pagamento degli oneri concessori). La vicenda delle Terrazze del Presidente è complessa e non verrà affrontata in questa sede. Dal 1992 ad oggi sono state numerose le passerelle di ogni colore politico (rassegna stampa disponibile). La trasmissione di Report ha avuto il merito di portare finalmente all’attenzione del grande pubblico e delle Procura il caso. A fine dicembre 2008 il sequestro cautelativo e i fatti che tutti conosciamo e di cui attendiamo gli sviluppi. Alcune considerazioni personali. Quelle 12 torri, di dimensioni abnormi, che svettano nel punto più alto del XIII Municipio, sono state per 16 lunghi anni sotto l’occhio visibile di chiunque, compreso quelli degli organi preposti al controllo del territorio, a volte forti con i deboli, ma deboli con i forti. Ora, è necessario sottolineare, che anche il miglior piano urbanistico è giustamente sempre e solo frutto di un indirizzo politico e che i cambi delle giunte, anche dello stesso colore politico, influiscono sulle deroghe al piano regolatore.
Dopo il ‘disegno su carta’, si passa alla fase di attuazione. La colpa dunque, di qualunque realizzazione, non è mai e solo del dipartimento di urbanistica, che offre gli strumenti per una corretta attuazione a prescindere dalla bontà della scelta, ma anche degli enti di controllo (Assessorato ai Lavori Pubblici, Sovrintendenza, uffici tecnici, ufficio condono edilizi, polizia municipale, stampa, cittadinanza attiva ecc.) che spesso e volentieri non operano nell’interesse dell’ente al quale appartengono e cioè il Comune, quindi, in ultima analisi, se stessi.
C’è un grande bisogno di pulizia nell’opinione pubblica, al limite della gogna, che è comprensibile, ma che rischia di non essere espressione di verità. Morassut è stato il più esposto mediaticamente per effetto della trasmissione e ha finito per diventare il capro espiatorio di un sistema distorto, penetrante e pervasivo delle istituzioni e della società tutta.
Le periferie di Roma sono sempre più luoghi senza identità, ma non si può pensare che soltanto con l’urbanistica la si può ritrovare. Il piano regolatore è uno strumento indispensabile, ma se manca la consapevolezza dei problemi in gioco, se viene meno la possibilità di invertire il corso delle cose, esso è uno mera conquista accademica. E’ dunque un problema di cultura generale di cui la classe politica, e non il singolo amministratore, ha una grossa fetta di responsabilità. Forse è di questo di cui dovremmo parlare.
lunedì 5 ottobre 2009
Renato Papagni: seconda segnalazione all'Ordine degli Ingegneri
ORDINE DEGLI INGEGNERI DELLA PROVINCIA DI ROMA
Raccomandata A/R anticipata via FAX
Roma, 5 Ottobre 2009
Oggetto: seconda segnalazione nei confronti di un Vs iscritto.
Spett.le Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma,
In data 6 Aprile c.a. ho inviato una segnalazione per il mancato rispetto del codice deontologico dell’Ing. Renato Papagni, n° di iscrizione XXXX Sezione X, data iscrizione all'Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma il XX/XX/19XX. Segnalo che l’impianto del Polo Natatorio di Ostia ad oggi non è ancora terminato, come rilevabile dalla stampa e dai canali televisivi nazionali anche la scorsa settimana.
Alla precedente segnalazione si aggiunge la presente relativa al fatto che la piscina scoperta (secondo quanto dichiarano i documenti ufficiali del Commissario Delegato ai Mondiali di Nuoto Ing. Claudio Rinaldi e il C.O.N.I., Ing. Vincenzo Scionti, che alleghiamo in copia) è più lunga di 2 m (52 m) rispetto a quanto richiesto dal quadro esigenziale della F.I.N., impedendone l’uso, come richiesto dalla stessa FIN, per il centro federale che sorgerà ad Ostia. Ricordiamo che l’Ing. Renato Papagni era sia progettista sia coordinatore tecnico degli impianti pubblici natatori (Ostia, Valco San Paolo e Pietralata), oltre che membro tecnico della F.I.N.
Chiedo all’Ordine di valutare un intervento nei confronti dell’Ing. Renato Papagni a tutela della professionalità degli iscritti all’Ordine degli Ingegneri affinché errori così grossolani (+ 2 metri su una piscina da 50, quando le tolleranze in fase costruttiva sono di soli 3 cm), non ricada a danno di tutta la categoria.
Di seguito i fatti.
L’omologazione di una piscina si riferisce essenzialmente alle misure della vasca (lunghezza, larghezza e profondità) ed alle attrezzature di cui essa è dotata. A seconda del tipo di sport acquatico (nuoto, pallanuoto, sincronizzato, tuffi, salvamento) e del livello di attività, sono richieste misure diverse e dotazioni diverse, tutte comunque in conformità alle normative FIN nazionali e FINA internazionali.
Inoltre l’omologazione della vasca è indispensabile per il collaudo finale dell’impianto, soprattutto quando l’opera è finanziata con istituti di credito che prevedono tassi agevolati ed in tutte quelle opere pubbliche del settore sportivo finanziate dagli Enti Locali”.
Le norme F.I.N.A. degli impianti, relative alle piscine, prevedono (per l’omologazione) il rispetto delle tolleranze dimensionali, secondo il seguente articolo:
FR 2.2 Tolleranze Dimensionali
FR 2.2.1 Rispetto alla lunghezza nominale di 50,0 m è ammessa una tolleranza in eccesso di 0,03 m e di 0,00 m in difetto sulla distanza tra le due pareti terminali, in ogni punto tra 0,3 m al di sopra e 0,8 m al di sotto della superficie dell'acqua. Questa distanza deve essere certificata da un geometra od un altro funzionario qualificato, nominato o approvato dal Membro (FINA) della nazione in cui si trova la piscina. Questi limiti non possono essere superati neanche quando sono montate le piastre per il cronometraggio automatico.
Nel quadro esigenziale minimo delle piscine destinate ai Mondiali di Nuoto Roma ’09, presentato dalla F.I.N. (Federazione Italiana Nuoto), nella persona del Presidente Paolo Barelli, si elencava (tra quelle necessarie al nuoto di fondo) la piscina scoperta del Polo Natatorio di Ostia (presso il Lungomare Caio Duilio, ad Ostia Lido – Roma), precisandone le dimensioni: 50x25 metri.
Le stesse dichiarazioni venivano rilasciate al quotidiano Il Tempo (05/05/2009, “Ecco i nuovi impianti dei Mondiali di nuoto”, a firma di Daniele Di Mario) dal delegato Fin per i Mondiali nonché progettista e coordinatore dei lavori di Ostia: piscina scoperta di 50 metri dove “si alleneranno” gli atleti protagonisti delle gare di nuoto di fondo.
Per i Campionati Mondiali, infine, una piscina (norme F.I.N.) deve avere dimensioni 50x25 e profondità minima di metri 2,00. Il Polo Natatorio di Ostia è stato realizzato mediante soldi pubblici del Comune di Roma, del Credito Sportivo e della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Segnaliamo inoltre:
Che in data 21/05/2009 la Commissione Impianti Sportivi del CONI (prot. 691/AMcc, pos. 295/267) esprimeva parere favorevole nr.44/2009 a firma congiunta del Presidente Ing. Vincenzo Scionti e del Responsabile delle Istruttorie Arch. Attilio Magni, riguardo la “vasca scoperta m. 51,50 x 25 – prof. 2,10”;
Che lo stesso Commissario Delegato per i Mondiali di Nuoto, Ing. Claudio Rinaldi, ha fornito alla Procura della Repubblica di Roma, tramite il Nucleo Operativo Ecologico del Comando dei Carabinieri per la Tutela dell'Ambiente, la descrizione dell'impianto del Polo Natatorio di Ostia, nella quale si afferma che la vasca scoperta ha dimensioni m 52x25
Che presso la piscina scoperta si sono tenuti gli allenamenti, come riferito dalla stessa F.I.N., per gli atleti impegnati nelle gare di fondo dei Mondiali di Nuoto Roma ’09;
Che la piscina scoperta, come riferito dalla stessa F.I.N., è stata omologata e inaugurata alla presenza anche del Sindaco di Roma, Gianni Alemanno.
Con osservanza,
Raccomandata A/R anticipata via FAX
Roma, 5 Ottobre 2009
Oggetto: seconda segnalazione nei confronti di un Vs iscritto.
Spett.le Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma,
In data 6 Aprile c.a. ho inviato una segnalazione per il mancato rispetto del codice deontologico dell’Ing. Renato Papagni, n° di iscrizione XXXX Sezione X, data iscrizione all'Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma il XX/XX/19XX. Segnalo che l’impianto del Polo Natatorio di Ostia ad oggi non è ancora terminato, come rilevabile dalla stampa e dai canali televisivi nazionali anche la scorsa settimana.
Alla precedente segnalazione si aggiunge la presente relativa al fatto che la piscina scoperta (secondo quanto dichiarano i documenti ufficiali del Commissario Delegato ai Mondiali di Nuoto Ing. Claudio Rinaldi e il C.O.N.I., Ing. Vincenzo Scionti, che alleghiamo in copia) è più lunga di 2 m (52 m) rispetto a quanto richiesto dal quadro esigenziale della F.I.N., impedendone l’uso, come richiesto dalla stessa FIN, per il centro federale che sorgerà ad Ostia. Ricordiamo che l’Ing. Renato Papagni era sia progettista sia coordinatore tecnico degli impianti pubblici natatori (Ostia, Valco San Paolo e Pietralata), oltre che membro tecnico della F.I.N.
Chiedo all’Ordine di valutare un intervento nei confronti dell’Ing. Renato Papagni a tutela della professionalità degli iscritti all’Ordine degli Ingegneri affinché errori così grossolani (+ 2 metri su una piscina da 50, quando le tolleranze in fase costruttiva sono di soli 3 cm), non ricada a danno di tutta la categoria.
Di seguito i fatti.
L’omologazione di una piscina si riferisce essenzialmente alle misure della vasca (lunghezza, larghezza e profondità) ed alle attrezzature di cui essa è dotata. A seconda del tipo di sport acquatico (nuoto, pallanuoto, sincronizzato, tuffi, salvamento) e del livello di attività, sono richieste misure diverse e dotazioni diverse, tutte comunque in conformità alle normative FIN nazionali e FINA internazionali.
Inoltre l’omologazione della vasca è indispensabile per il collaudo finale dell’impianto, soprattutto quando l’opera è finanziata con istituti di credito che prevedono tassi agevolati ed in tutte quelle opere pubbliche del settore sportivo finanziate dagli Enti Locali”.
Le norme F.I.N.A. degli impianti, relative alle piscine, prevedono (per l’omologazione) il rispetto delle tolleranze dimensionali, secondo il seguente articolo:
FR 2.2 Tolleranze Dimensionali
FR 2.2.1 Rispetto alla lunghezza nominale di 50,0 m è ammessa una tolleranza in eccesso di 0,03 m e di 0,00 m in difetto sulla distanza tra le due pareti terminali, in ogni punto tra 0,3 m al di sopra e 0,8 m al di sotto della superficie dell'acqua. Questa distanza deve essere certificata da un geometra od un altro funzionario qualificato, nominato o approvato dal Membro (FINA) della nazione in cui si trova la piscina. Questi limiti non possono essere superati neanche quando sono montate le piastre per il cronometraggio automatico.
Nel quadro esigenziale minimo delle piscine destinate ai Mondiali di Nuoto Roma ’09, presentato dalla F.I.N. (Federazione Italiana Nuoto), nella persona del Presidente Paolo Barelli, si elencava (tra quelle necessarie al nuoto di fondo) la piscina scoperta del Polo Natatorio di Ostia (presso il Lungomare Caio Duilio, ad Ostia Lido – Roma), precisandone le dimensioni: 50x25 metri.
Le stesse dichiarazioni venivano rilasciate al quotidiano Il Tempo (05/05/2009, “Ecco i nuovi impianti dei Mondiali di nuoto”, a firma di Daniele Di Mario) dal delegato Fin per i Mondiali nonché progettista e coordinatore dei lavori di Ostia: piscina scoperta di 50 metri dove “si alleneranno” gli atleti protagonisti delle gare di nuoto di fondo.
Per i Campionati Mondiali, infine, una piscina (norme F.I.N.) deve avere dimensioni 50x25 e profondità minima di metri 2,00. Il Polo Natatorio di Ostia è stato realizzato mediante soldi pubblici del Comune di Roma, del Credito Sportivo e della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Segnaliamo inoltre:
Che in data 21/05/2009 la Commissione Impianti Sportivi del CONI (prot. 691/AMcc, pos. 295/267) esprimeva parere favorevole nr.44/2009 a firma congiunta del Presidente Ing. Vincenzo Scionti e del Responsabile delle Istruttorie Arch. Attilio Magni, riguardo la “vasca scoperta m. 51,50 x 25 – prof. 2,10”;
Che lo stesso Commissario Delegato per i Mondiali di Nuoto, Ing. Claudio Rinaldi, ha fornito alla Procura della Repubblica di Roma, tramite il Nucleo Operativo Ecologico del Comando dei Carabinieri per la Tutela dell'Ambiente, la descrizione dell'impianto del Polo Natatorio di Ostia, nella quale si afferma che la vasca scoperta ha dimensioni m 52x25
Che presso la piscina scoperta si sono tenuti gli allenamenti, come riferito dalla stessa F.I.N., per gli atleti impegnati nelle gare di fondo dei Mondiali di Nuoto Roma ’09;
Che la piscina scoperta, come riferito dalla stessa F.I.N., è stata omologata e inaugurata alla presenza anche del Sindaco di Roma, Gianni Alemanno.
Con osservanza,